Creato da foglienere il 22/10/2006

Mens Insana

ciarlatano, venditore di sogni, mercante di nuvole

 

 

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Maschiaccio

Post n°57 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da foglienere

Ecco un raccontino, o meglio, la presentazione di un personaggio, una spadaccina costretta a nascndersi. Non mi piace come l'ho scritto, poca ironia, un po' pesantuccio, ma non mi veniva niente di meglio. Magari lo riarrangerò un giorno, per ora mi ha un po' stufato.

Le armi mi hanno sempre affascinato, fin da piccola. Ho sempre visto i miei fratelli allenarsi duramente con quelle spade scintillanti. Ma quando a 4 anni chiesi come regalo una spada fui guardata come la peggiore delle bambine e mi fu regalata una bambola. Era il mio 4 compleanno, il 25 Agosto del 1623. Quella bambola è ancora in camera mia che mi guarda beffarda senza che io l'abbia mai toccata. La mia passione per quelle striscie d'acciaio scintillante non si placò, ma da brava figlia di nobile casato non potevo abbassarmi a prendere in mano una spada. Il vietarmelo però, accentuò sempre più la mia voglia di brandire quelle lame affilate. A otto anni, i miei genitori provarono a cedere leggermente e mi regalarono un arco. Non era il mio sogno, ma servì a tenere la mia mente occupata e il mio corpo lontano da quei salotti pieni di signore infagottate di ampi vestiti, dai camerieri ossequienti, da bambine smorfiose.
Le lezioni si svolgevano sempre nel prato a fianco dell'ingresso, dovevo presentarmi vestita di tutto punto, come se andassi a cena, con le ampie gonne che mi impedivano di muovermi, il bustino che rendeva ogni respiro un'impresa, le ampie maniche che si impigliavano sempre nella corda. Eppure anche così divenni brava, ricevevo i complimenti del maestro e dei miei compagni. Probabilmenti molti degli apprezzamenti erano dovuti al fatto che ero la figlia del padrone di casa, ma non me ne curavo perchè sentivo di meritarli. Ero sempre più brava con l'arco, ma non mi bastava, non ero per nulla soddisfatta. Iniziai ad uscire di nascosto a cavallo con il mio arco, vestita con brache e camicia e capelli raccolti. Le prime uscite erano timide, i fermavo nelle radure nei pressi della villa, ma iniziarono presto a farsi temerarie. Uscivo anche per ore, odiavo i pomeriggi di pioggia che mi costringevano a casa. Mi prese la sete della caccia, ricordo bene quell'estate, avevo compiuto i tredici anni. La gioia di colpire quella tenera lepre, vedere lo strale coglierla a mezzo salto. Quando andai a recuperarla sentii un lungo brivido lungo la schiena, ma inesplicabilmente provai una forte gioia nel sentire il piccolo cuore smettere di battere. Era una cosa che le mie sorelle e le mie amiche non avrebbero mai provato, anzi si sarebbero ritratte colme di ribrezzo. Io mi cullavo nella gioia della mia unicità.
Iniziai a spiare di nascosto le lezioni di scherma dei miei fratelli, ripetendole con un batone fino alla nausea. grazie al cielo ci facevano portare spesso i guanti, altrimenti chissà cos'avrebbe detto la mamma di quei calli, inaccettabili sulle mani di una dolce fanciulla.
A quindici anni finìi a letto del maestro di scherma e inizia le lezioni con la spada.
Avevo già avuto le mie piccole esperienze e avevo capito in fretta che arma poteva essere la femminilità. Così con un po' di moine, qualche stuzzicatina, qualche allusione subito mascherata da un innocente rossore, il maestro non tardò a cadere nella mia rete. Avevo calcolato tutto alla perfezione. Lo avevo incastrato al ritorno dall'allenamento con i mano le armi smussate. Così dopo avergli dimostrato la mia disponibilità presi con noncuranza una delle delle lame chiedendo con finta innocenza:
"Questa come si usa?"
Lui rise e prendendo l'altra lama si mise blandamente in guardia
"Quarda, ci si mette così e..."
Non finì la frase, rimase a bocca aperta mentre la sua spada volò dall'altra parte della stanza. Mi ero allenata parecchio su quel disarmo ed ero sicuro di coglierlo impreparato. La cosa funzionò, il ricatto era ovvio, lezioni di spada per notti di piacere. Rimase stupito di quanto avevo imparato solo guardando, poi sotto la sua guida in breve tempo superai i miei fratelli, lo avrei anche dimostrato se me ne fosse stata data la possibilità.
Anche l'altra parte del patto mi soddisfava pienamente, le notti si dimostravano spesso troppo brevi.
Vivevo nel costante timore che la nostra relazione potesse essere scoperta, eppure mi faceva sorridere pensare che lo scandalo suscitato dalla nostra relazione amorosa sarebbe stato nulla al confronto si quello che sarebbe scoppiato se mi avessero sorpreso capace di adoperare una spada.
Eppure...

Se siete arrivati fino in fondo bravi! Volevo creare un personaggio femminile per un racconto o un gioco di ruolo, ma dovevo giustificare da una parte la sua femminilità e dall'altra la bravura in ambiti prettamente maschili come la spada e il tiro con l'arco.
Beh se a qualcuno serve prenda pure....

 
 
 
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Sono The Crow, il corvo del cimitero di Pére Lachaise. E tu sarai un angelo, un giorno. La tua anima camminerà nella notte per giocare ancora con il Mondo...
Ti aspetterò, ragazza.

Jessica
 

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