Post n°60 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da foglienere
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Suvvia so che prima o poi ci siete caduti anche voi, ebbene si ci sono caduto anch'io. Dove? Ma nel certificato, quello dell'esimio dottor Pinetti applicato al blog, il quale ci tiene a precisare che siamo già alla terza versione, mica è nato così! sotto ci sono ben altre 2 versione che sono state testate e scartate per avere solo il meglio in questa ultima versione. eeeehhhh!!!?!?! Sirena artificiale? Bravo pirla! ora clicca riprova, fai di nuovo copia incolla e come tutti gli altri maschietti prima di te cambia quella bella F con una virile M (dai su avete sbagliato anche voi vero amici miei?) Recito di nuovo il mantra e stavolta esce: e a questo punto via con le prove!!!!!! proviamo tutte le combinazioni possibili sperando che me ne capiti una carina che mi soddisfi... |
Il tuo nome, |
Post n°57 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da foglienere
Ecco un raccontino, o meglio, la presentazione di un personaggio, una spadaccina costretta a nascndersi. Non mi piace come l'ho scritto, poca ironia, un po' pesantuccio, ma non mi veniva niente di meglio. Magari lo riarrangerò un giorno, per ora mi ha un po' stufato. Le armi mi hanno sempre affascinato, fin da piccola. Ho sempre visto i miei fratelli allenarsi duramente con quelle spade scintillanti. Ma quando a 4 anni chiesi come regalo una spada fui guardata come la peggiore delle bambine e mi fu regalata una bambola. Era il mio 4 compleanno, il 25 Agosto del 1623. Quella bambola è ancora in camera mia che mi guarda beffarda senza che io l'abbia mai toccata. La mia passione per quelle striscie d'acciaio scintillante non si placò, ma da brava figlia di nobile casato non potevo abbassarmi a prendere in mano una spada. Il vietarmelo però, accentuò sempre più la mia voglia di brandire quelle lame affilate. A otto anni, i miei genitori provarono a cedere leggermente e mi regalarono un arco. Non era il mio sogno, ma servì a tenere la mia mente occupata e il mio corpo lontano da quei salotti pieni di signore infagottate di ampi vestiti, dai camerieri ossequienti, da bambine smorfiose. Le lezioni si svolgevano sempre nel prato a fianco dell'ingresso, dovevo presentarmi vestita di tutto punto, come se andassi a cena, con le ampie gonne che mi impedivano di muovermi, il bustino che rendeva ogni respiro un'impresa, le ampie maniche che si impigliavano sempre nella corda. Eppure anche così divenni brava, ricevevo i complimenti del maestro e dei miei compagni. Probabilmenti molti degli apprezzamenti erano dovuti al fatto che ero la figlia del padrone di casa, ma non me ne curavo perchè sentivo di meritarli. Ero sempre più brava con l'arco, ma non mi bastava, non ero per nulla soddisfatta. Iniziai ad uscire di nascosto a cavallo con il mio arco, vestita con brache e camicia e capelli raccolti. Le prime uscite erano timide, i fermavo nelle radure nei pressi della villa, ma iniziarono presto a farsi temerarie. Uscivo anche per ore, odiavo i pomeriggi di pioggia che mi costringevano a casa. Mi prese la sete della caccia, ricordo bene quell'estate, avevo compiuto i tredici anni. La gioia di colpire quella tenera lepre, vedere lo strale coglierla a mezzo salto. Quando andai a recuperarla sentii un lungo brivido lungo la schiena, ma inesplicabilmente provai una forte gioia nel sentire il piccolo cuore smettere di battere. Era una cosa che le mie sorelle e le mie amiche non avrebbero mai provato, anzi si sarebbero ritratte colme di ribrezzo. Io mi cullavo nella gioia della mia unicità. Iniziai a spiare di nascosto le lezioni di scherma dei miei fratelli, ripetendole con un batone fino alla nausea. grazie al cielo ci facevano portare spesso i guanti, altrimenti chissà cos'avrebbe detto la mamma di quei calli, inaccettabili sulle mani di una dolce fanciulla. A quindici anni finìi a letto del maestro di scherma e inizia le lezioni con la spada. Avevo già avuto le mie piccole esperienze e avevo capito in fretta che arma poteva essere la femminilità. Così con un po' di moine, qualche stuzzicatina, qualche allusione subito mascherata da un innocente rossore, il maestro non tardò a cadere nella mia rete. Avevo calcolato tutto alla perfezione. Lo avevo incastrato al ritorno dall'allenamento con i mano le armi smussate. Così dopo avergli dimostrato la mia disponibilità presi con noncuranza una delle delle lame chiedendo con finta innocenza: "Questa come si usa?" Lui rise e prendendo l'altra lama si mise blandamente in guardia "Quarda, ci si mette così e..." Non finì la frase, rimase a bocca aperta mentre la sua spada volò dall'altra parte della stanza. Mi ero allenata parecchio su quel disarmo ed ero sicuro di coglierlo impreparato. La cosa funzionò, il ricatto era ovvio, lezioni di spada per notti di piacere. Rimase stupito di quanto avevo imparato solo guardando, poi sotto la sua guida in breve tempo superai i miei fratelli, lo avrei anche dimostrato se me ne fosse stata data la possibilità. Anche l'altra parte del patto mi soddisfava pienamente, le notti si dimostravano spesso troppo brevi. Vivevo nel costante timore che la nostra relazione potesse essere scoperta, eppure mi faceva sorridere pensare che lo scandalo suscitato dalla nostra relazione amorosa sarebbe stato nulla al confronto si quello che sarebbe scoppiato se mi avessero sorpreso capace di adoperare una spada. Eppure... Se siete arrivati fino in fondo bravi! Volevo creare un personaggio femminile per un racconto o un gioco di ruolo, ma dovevo giustificare da una parte la sua femminilità e dall'altra la bravura in ambiti prettamente maschili come la spada e il tiro con l'arco. Beh se a qualcuno serve prenda pure.... |
beh sapete tutti cos'è il phising... no? (link su Wikipedia) magari sfruttando qualche errore di battitura dove potrebbe finire? insomma vista la popolarità di questo blog (per ora pari a quello di Alfonso Zappaterra*) ho pensato di dare qualche suggerimento a quelli che volessero sfruttare il nome del mio blog per catturare l'attenzione di qualche sbadato navigante. Quindi: |
Sono a corto di idiozie... Mi sembra di averle proprio finite. Devono essere evaporate mentre dormivo. Eh si le sane idiozie vanno tenute fresche, vanno curate. Non puoi metterle in frigo, o ancora peggio in freezer, si rompono, si rovinano in fretta. Devono prendere aria, solo se libere di vagare possono mantenersi. Le sto cercando affanosamente, guardo sotto il letto, sul tavolo della cucina, cerco nell'armadio, nelle tasche delle giacche, pròo a rebaltar i calti. Niente, nessuna idiozia per oggi. Caspita neanche nelle bozze qualcosa di idiota, solo scritti seri. Tenetemi così per un po', la mancanza di tempo libero e di cure mi ha fatto perdere le mie idioze. Come diceva Michelagnolo Scultore "Abbiatemi per iscusato" |
Vi prego ditemi che davvero non è mai esitito il disastro di Ustica, che l'orrore del Cermis non è mai avvenuto, che Callipari sta bene, che anche tutte le altre tragedie sono veramente falsità. Avvolgemtemi di calde bugie, coccolatemi con tenere menzogne, ma fin da subito, perchè la fredda lama della verità non si fermi a metà. Non posso accettare questa ferita, questo mezzo dolore, non posso credere che le tragedie non abbiano un responsabile, è un dolore che sa di sofferenza eterna perchè non può guarire... |
Affondo i canini in quel lurido collo. L'insaziabile fame e l'ossessione del sangue si placano mentre bevo quell'oro rosso. Sento l'estasi ripercuotersi in tutto il mio vecchio corpo, l'energia che mi scorre attraverso queste aride vene. L'ebbrezza della nuova vita appena rubata mi prende e per un po' la stanchezza e la disperazione si placano, ma so che sono in agguato, come feroci predatori attorno ad una creatura ferita. |
Viaggiamo quasi sempre assieme. Lui è il compagno di viaggio che preferisco, chiuso nell'abitacolo della macchina non c'è via di fuga, neanche con i discorsi. La Radio può momentaneamente coprire un silenzio imbarazzante, ma nei lunghi viaggi in due il dialogo è inevitabile. Due persone in un auto è un concetto strano. Il piccolo spazio ristretto così familiare mentre ti trovi in posti sconosciuti, come portarsi un piccolo angolo di casa sempre in giro. E in questo piccolo angolo la confessione è d'obbligo. Così, tolgo la maschera e tiro fuori me stesso. Lui mi ascolta sempre, mi guarda attento, sembra sempre capire cosa provo. Spesso risponde con il silenzio alle mie parole, non il silenzio imbarazzato di chi non sa che dire, ma quel silenzio carico di significato di chi non ti giudica, di chi riflette su quello che hai detto e prova mettersi nei tuoi panni. Sembra strano ma in quei silenzi mi rinfranco, non serve neanche che arrivi una risposta, ma mi basta la sua presenza per sentirmi meglio. Si chiama Cambec |
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Jessica
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