Creato da foglienere il 22/10/2006

Mens Insana

ciarlatano, venditore di sogni, mercante di nuvole

 

 

Sono stato a casa tua ieri...

Post n°18 pubblicato il 26 Novembre 2006 da foglienere
Foto di foglienere

"Sono stato a casa tua ieri", per caso ho sentito queste parole, la voce era maschile, il tono era neutro, piatto. Nell'assenza di emozioni di quella voce c'era qualcosa di inquietante, ho provato ad immaginarmi la telefonata. Due amici? magari erano d'accordo di trovarsi ieri, ma uno non si è fatto trovare a casa... Improbabile, forse prima dei cellulari la cosa poteva accadere, ma ormai è molto improbabile.
La mia mente ha iniziato a compiere giri strani.
Due innamorati? Storia iniziata da poco, lei gli ha appena dato le chiavi e lui non si sente ancora a proprio agio ad andare da lei, non la sente ancora casa sua, si sente ancora in bisogno di dirle che è passato da casa... Troppo campato in aria, la cosa sembra troppo formale per una relazione.
Ex-fidanzato scaricato che non riesce a dimenticare, non solo torna da lei, ma deve anche farglielo sapere, spera che il suo dolore faccia leva nel cuore di lei, che tutta l'attenzione che le dà ora possa compensare quella che non ha voluto darle mentre condividevano la loro vita... ancora troppo freddo il tono...
Ecco!!! La freddezza del tono, roba da far gelare il sangue, era per sottolineare la minaccia! "Sono stato a casa tua" sottoindeva qulacosa tipo: "ho visto tua moglie, sta bene con il nuovo taglio di capelli, così corti le donano molto. E i tuoi bambini, il piccolo, mamma mia che scatenato! Ha rotto la macchinina nuova, quella che gli hai regalato la settimana scorsa. La piccola invece che angelo, con quei bei capelli neri, lunghi e lucidi, quel nastro rosso le sta una meraviglia..." lo stava ricattando insomma, o doveva riscattare qualche malavitoso debito. Oddio dovevo rincorrerlo, dovevo chiamare la polizia. Si e poi che gli dicevo? "Polizia buongiorno ha bisogno?" " Si ho ascoltato poer caso una conversazione e ho montato un caso di mafia e strozzinaggio su una persona che non ho mai visto e di cui faccio fatica anche a riconoscere la voce perchè l'ho sentita una volta sola di sfuggita, mi potete aiutare?" "tu tu tu tu tu tu..."
Ok lo seguo, ma seguo chi?!?!!? Va be' sono tornato a casa e ho smesso di guardare film polizieschi alla Tv, ho bevuto la mia santa camomilla, mi sono messo a letto con un bel libro di fiabe...
Magari domani vado a caccia di orchi, o meglio ancora cerco qualche bella principessa da svegliare con un bacio

PS: la conversazione "ieri sono stato a casa tua..." l'ho veramente ascoltata, solo che chi parlava era un geometra e la casa era molto probabilmente in costruzione.

 
 
 

Dal Giappone - Manga, Fast Food e Samurai

Post n°17 pubblicato il 22 Novembre 2006 da foglienere

Ho finito di leggere il libro citato qualche post sotto.
Di Peter Carey, Manga Fast Food e Samurai. Il libro racconta del viaggio di padre e figlio in Giappone. Il libro è scritto in maniera piuttosto semplice, il racconto si rivela a parere mio un po' superficiale, tratta della incapacità per un'occidentale di capire la cultura giapponese, ma lo stesso autore chiude indeciso dell'esito del suo viaggio. Presenta più il Giappone di Wasabi di Gerard Krawkzyc che non quello de L'Ultimo Samurai. Forse l'ho caricato di troppe aspettative, ma un po' il libro mi ha deluso. resta comunque un interessante quadro sul giappone visto da un adulto con in mente la tradizione, ma impreparato al colorato mondo dell'attuale paese del sol levante.

 
 
 

16 Ottobre, ovvero come parlare di una data

Post n°16 pubblicato il 17 Novembre 2006 da foglienere
Foto di foglienere

Ti svegli ed è il 16 Ottobre. Hai la sensazione che ti abbiamo fregato.
16 Ottobre. Otto Sedici, il doppio... ma anche qui ti senti fregato, Ottobre è il decimo mese.
Non te l'aspettavi. Questa data ti rimbalza per la mente.
Hai superato metà mese, il 16 porta con sè quell'idea di tempo che fugge, hai appena superato quella cima che sembrava inarrivabile, ma ora stai scendendo velocemente dall'altra parte. Pensi ai prossimi giorni, vuoi sentirli, gustarli, farli tuoi, sono ancora 14/15 giorni di un mese che è pur sempre tuo! Eppure non ti accorgi, la prossima volta che inizi a pensare al tempo il calendario segnerà un 1, semplice, chiaro, inderogabile, cambiato mese, girato pagina, tutta un'altra storia.
Ottobre poi, sa di autunno, quell'autunno appena iniziato, con ancora l'inverno lontano, con ancora qualche promessa di giornate serene, le foglie che iniziano a prendere i colori dell'oro e del rame, i primi sentori fievoli del Natale e del nuovo anno, ma fievoli, come una lieve sinfonia di sottofondo. Ottobre mese di routine, senza feste, senza interruzioni, è il mese dell'ordinarietà, del normale vivere quitidiano. I giorni si succedono uguali nella rassicurante ripetizione dei riti quitidiani, è un mese che passa inosservato, è l'amico riservato con cui ti siedi tranquillo a parlare, con cui guardi le stelle in silenzio, con cui condividi l'unica birra della sera, con cui discuti in toni sommessi per non rovinare la magia dell'incontro. Ottobre mese dove inizia a far capolino l'idea di tirare le somme, vedere cosa si è fatto, cosa c'è da fare, c'è ancora un po' di tempo, qualcosina si può fare ancora. Come prima di partire per un lungo viaggio, le valigie sono pronte, ma manca più di un'ora e così ti guardi intorno. Ci sarebbero quelle 2-3 cose da sistemare, quella porta che cigola da una settimana, sarebbe un attimo, l'olio è lì a portata di mano, c'è la Tv accesa che ti distrae e riempie con delle inascoltate voci il silenzio della casa (che è sempre silenziosa prima di partire), ah ci sarebbe da chiamare la Zia che compie gli anni fra due giorni, o il tecnico per quel rubinetto che non funziona bene, devi ricordartelo.
Ti svegli ed è il 16 Ottobre, un giorno che sa di fregatura, di tempo ormai perso, di esigue possibilità di rimedio, di discesa.
Eppure in questo giorno ci sono persone che sorridono. Fortunati, che il sorriso lo usano poco, ma lo tengono di scorta, sempre pronto nel cuore, per tirarlo fuori quando gli altri ne hanno bisogno. A voi che rendete sopportabile il 16 Ottobre.
La prossima volta forse vi parlerò del 3 Aprile, o magari delle 16.40.
Scalda

 
 
 

Giappone

Post n°15 pubblicato il 15 Novembre 2006 da foglienere

immagine
Continua l'assenza del computer, quindi: libri!

Ascoltando Dispenser su Radio 2 ho sentito parlare di questo libro

 

Manga, fast food & samurai

Ovviamente finirà sul mio già colmo scaffale di letture future (sob spero di riuscire ad alleggerire il carico di quel povero scaffale, ora mi guarda con un bel sorriso di legno piegato... incute un po' di timore, sembra che rida della mia incapacità di trovare tempo per leggere, con tutti quei bei libri appoggiati sopra come tanti denti colorati...)
 

 
 
 

Pigrizia

Post n°14 pubblicato il 10 Novembre 2006 da foglienere

Senza computer a casa mi limito a segnalarvi un link. Un libro che probabilmente leggerò.

Ringrazio L'angolo di Jane per la recensione al suddetto. Anche se prima devo vuotare lo scaffale dei libri "da leggere", scaffale che ultimamente si sta più riempiendo che svuotando.... sigh

Time waits for nobody cantava Freddy....

 
 
 

Out of service

Post n°13 pubblicato il 10 Novembre 2006 da foglienere

sito fuori servizio per furto....

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 08 Novembre 2006 da foglienere

... e cammino.
Nel fragore della città, la chitarra mi pesa sulla spalla, gli occhi bassi a fissare stancamente il marcipiede, le mani in tasca di chi non sa che farsene. Cammino. Per strada nessuno si cura di me, io non mi curo di loro. Incrociandoci sullo stretto marciapiede ci scansiamo, ci tocchiamo, ci urtiamo, mastichiamo insieme una scusa e una bestemmia. Odio le persone che incontro e ne ho paura. Le loro facce vuote, la loro puzza, i loro occhi da assassini. Svolto in vicolo, stretto, buio, odore di vomito. Cammino. Il vicolo è tortuoso, lungo. Un ragazzo si fa uno spinello, un cane piscia in un angolo. Cammino. Calpesto vetri rotti, supero mucchi di immondizia. Il rumore della città si affievolisce lentamente. Mi fermo. Impugno la chitarra, Le note di un pianoforte riverberano flebili, scendono come neve dalla finestra al primo piano di una vecchia casa in questo lurido vicolo. Non conosco la mano che danza sui tasti, ma come ogni sera la accompagno con le note della mia chitarra. Finalmente alzo gli occhi, guardo un cielo pieno di stelle. Ora nel silenzio oscuro del mio cuore brillano le stelle al suono di una dolce musica.

 
 
 

Pensieri

Post n°11 pubblicato il 05 Novembre 2006 da foglienere

Nella velata luce di una mezza falce di luna, un frastuono improvviso seguito da un faragoroso silenzio. Lo sguardo inquietante di un gufo appena posatosi su un marcescente abete mi trafigge inchiodandomi a terra. Sento il gelo umido dell'erba, della vita che freme nel letargo notturno. La mia mano accarezza la calda pelliccia di un lupo, ne avverto il cuore pulsare potente sotto le dita, sento la sua brama di sangue, la gratitudine di abbandonarsi per un attimo al contatto con un altro essere vivente. Ne sento la rabbia mentre mi abbandona correndo verso la foresta. Il vento fra i rami, un fruscio appena percettibile, mi alzo. Mi perdo nei pensieri del bosco, nel lento rimuginare degli alberi, nel loro lungo crescere incurante, nelle rapide emozioni degli insetti, negli inquieti timori dei roditori nelle veloci fughe, nelle meticolose osservazioni degli eleganti rapaci.
E tornare nella mia limitata mente di uomo è un dolore sordo di gabbia troppo angusta.

 
 
 

Effetto Farfalla... (Assurdità sulla Teoria del Caos)

Post n°10 pubblicato il 03 Novembre 2006 da foglienere

immagineJack camminava distratto ultimamente, aveva appena letto della teoria del caos e si chideva... "ma come cazzo fa un farfalla in Australia a provocare un uragano in Kansas? E poi non possono cercare quella maledetta farfalla e far finire 'sti benedetti uragani in America?" Continuava a rimuginare su come le azioni confluiscono e pochissimi insignificanti input modificano grandi eventi, o meglio, continuò a farlo nei due minuti che dividevano la biblioteca dal primo McDonald, dove il pensiero costruttivo è bandito per convenzione e ogni forma di sano ragionamento viene annegata in montagne di patatine e laghi di ketchup. E proprio una macchia di rosso condimento arrivò ad ornargli la felpa nuova. Il colpevole era un suo coetaneo che passandogli vicino ha fatto franare il suo piccolo monte di patatine già condito. Jack non pensò nemmeno, il pugno era il minimo sindacale. La piccola rissa durò poco, gli inservienti divisero i due e li cacciarono dal locale.
Il giorno dopo scoppiarono due guerre contemporaneamente, Jack rimase di sasso a questo fatto, suo fratello sarebbe diventato militare entro qualche giorno e pensare che sembrava tutto così tranquillo.
Ma gli ronzava nella testa quella Teoria del caos, così iniziò a fare caso alle sue azioni e la cosa lo sconcertò. Non voleva crederci, tutta quella responsabilità sulle sue spalle era troppa... o forse erano solo coincidenze!
Fatto sta che si scoprì un giorno a battere i piedi, incazzato con i genitori per l'ennesima rifiuto a ritardargli il coprifuoco, non passarono due ore che un terremoto sconquassò l'Asia meridionale. Un volta colto da un raptus calciò una pianta, al telegiornale registrarono che in Amazzonia si era quasi raddoppiato il ritmo di deforestazione. Lasciò il frigo aperto e il polo nord si scioglieva...
Così decise di cambiare, ogni suo gesto era d'importanza vitale, coincidenze o meno non poteva continuare così.
Ritrovò quel ragazzo del McDonald e gli chiese scusa, seppur prima dovette scansare due ottimi diretti al volto (per fortuna ce la fece...). Tornando a casa vide una ragazza, era parecchio che gli veniva dietro, ma siccome non era proprio una fotomodella (e sicuramente non lo sarebbe mai diventata) non l'aveva mai degnata di uno sguardo. Eppure, sarà il suo nuovo stato d'animo, sarà stata la luce del sole che giocava maliziosamente tra i suoi neri capelli, chissà cosa fu, ma gli venne voglia di passare il pomeriggio con lei. Pomeriggio che finì molto tardi con un abbraccio e un dolce bacio di buona notte delicatamente appoggiato sulle labbra, un casto bacio tra due teneri adolescenti al loro primo incontro, certo è che i tutti i baci e gli abbracci che si erano scambiati prima di nascosto al parco non avevano nulla del primo tenero incontro tra due adolescenti, ma tanto vale... Dato che c'era provò anche l'ultima cosa, seminò una pianta. Ma alla sera il telegiornale non portava nessuna buona notizia, il mondo sembrava andare a rotoli e oltretutto ne sembrava anche oltremodo contento. Jack era un tipo testardo e continuò così, ogni tanto perdeva la pazienza, ma poco, così ogni tanto capitava un piccolo tifone quando sbuffava, un piccolo tsunami, un allargamento del buco nell'ozono.
Dopo un po' di tempo ecco che le guerre lentamente smisero, l'ultima cessò quando il lui e il ragazzo del McDonald uscirono insieme un'anno dopo per bersi una birra da buoni amici. La pianta che aveva seminato fiorì e con essa l'Amazzonia aveva riguadagnato tutta la terra persa nell'ultimo mezzo secolo. E da quando si sposò, non vi fu più nemmeno un divorzio....

 
 
 

Spada e Sax (Confortably numb)

Post n°9 pubblicato il 31 Ottobre 2006 da foglienere

Il nostro sogno era cavalcare il mondo, io con la spada al fianco e lei con il Sax a tracolla. Non c'era luogo che non ci attendesse, saremmo andati ovunque, l'importante era esserci assieme. Le avrei accarezzato spesso i biondi capelli e le gote candide, quella sua pelle così chiara e soffice mi avrebbe elettrizzato ad ogni contatto. Mi avrebbe incatenato con il suo sguardo da gatta, io non sarei stato altro che un misero naufrago nel mare grigio dei suoi occhi.
La fredda sera sarebbe stata scaldata da un piccolo fuoco e dalle vibranti calde note del suo inseparabile sax. La melodia si sarebbe sparsa come dolce polvere tutto attorno, su ogni stelo d'erba umida si sarebbe poggiata un'effimera nota. Tra le mie mano il peso della spada, accarezzandola la sua familiare spigolosità mi avrebbe riportato alla mente parecchi ricordi.
L'alba si sarebbe schiusa aprendo le meraviglie di un nuovo giorno assieme in cui il cielo, la terra e la strada si sarebbero fusi, per diventare perle preziose nei nostri ricordi.
Ma il bambino è cresciuto, il sogno è svanito ed io sono divenuto insensibile.
Lei non l'ho mai incontrata...

 
 
 

PERCHÈ SCALDA?

Sono The Crow, il corvo del cimitero di Pére Lachaise. E tu sarai un angelo, un giorno. La tua anima camminerà nella notte per giocare ancora con il Mondo...
Ti aspetterò, ragazza.

Jessica
 

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