Il mondo intorno

VENERDI' E' MORTO IL CALCIO

Morire per fare il proprio
lavoro. Morire per una partita di calcio. Morire perchè qualcuno ha
deciso che dovevi morire perchè sei un poliziotto, perchè qualcuno
prende il calcio a pretesto per fare a botte ogni volta.
Faccio il giornalista sportivo e dovrei esserci abituato, a queste cose. Eppure ogni volta ne resto sgomento.
Venerdì
sera non è molto soltanto un uomo di 38 anni che stava facendo il suo
lavoro, ma forse stavolta è morto il calcio. Sul serio.
Ogni
domenica mi capita di documentare episodi di violenza "ordinaria"
(ammesso che possa essere definita così) anche sui campi
dilettantistici. Ma di fronte a storie di questo genere, davvero non
c'è confronto.
A caldo
ho pensato che la decisione di fermare i campionati, stoppare per tutta
la stagione i professionisti, fosse la scelta giusta ma adesso,
ripensandoci, mi domando perchè la si debba dare vinta a questi
teppisti che infangano non solo il calcio ma anche tutti quei tifosi
che allo stadio ci vanno per fare il tifo, anche sfottendo gli
avversari, ma senza vivere ogni volta come se fosse una guerriglia
umana. Fermarsi a riflettere per un pò. Anche un mese se serve. Giusto.
Ma è importante ripartire, inasprendo le regole.
E'strano come
oggi si debba prendere a modello l'Inghilterra dopo i fatti
dell'Heysel. Eppure forse, schedando tutti - chi se frega della privacy
in questi casi - si potrebbe venirne fuori. Intanto però, quelli che
stanno dentro, quelli che hanno arrestato, devono restarci, in galera.
Che buttino la chiave.
Speranza vana. Ci sono nove minorenni. Che
secondo la più classica decisione italica, presto usciranno, con la
pena tramutata magari in lavori socialmente utili. E ricominceranno a
far casino.
E si andrà avanti sino al prossimo morto.