Il mondo intorno

IL RUGBY E L SUA SCUOLA DI VITA

Il calcio riparte, in gran parte a porte chiuse. Che tristezza. Non hanno capito che non serve a niente, che i delinquenti (perchè quello sono, non tifosi) troveranno altri luoghi dove sfogarsi. E in questo weekend da addetto ai lavori, mi passano davanti fotogrammi in contrasto. Lo stadio deserto di Perugia, la città dove lavoro e dove oggi si gioca un big match e gli 80mila di Twickenham, dove l'Italia del Rugby ha giocato contro l'Inghilterra.

Eccolo, il contrasto. Calcio e rugby. La gente che passa ordinata davanti ai tornelli con la polizia che li perquisisce e i tifosi - quelli italiani e quelli inglesi - che mangiano INSIEME prima della partita del Sei Nazioni perchè lì "è un rito". Gli ultras che si ritrovano tre ore prima della partita nei pressi dello stadio per marcare il territorio. Anche per loro "è un rito". Il fuoriclasse spocchioso che s'incazza se non sta al centro dell'attenzione e manda a quel paese il tecnico che lo sostituisce e la palla ovale che schizza via da una mano all'altra, perchè in meta non ci si va mai da soli.

Il cosiddetto campionato Primavera zeppo di stranieri e le penalizzazioni se non curi a dovere il vivaio con tanto di italiani da far crescere. L'Inter che va in campo con undici stranieri e il Super 10, dove di stranieri ne puoi mettere a referto AL MASSIMO 5, le proteste per un rigore non dato e l'arbitro che decide senza che nessuno protesti.

I giocatori che scappano al fischio finale e magari danno la caccia all'arbitro e le due squadre schierate a centro campo, insieme, a prendersi l'appluaso del pubblico.

I genitori dei bambini delle scuole calcio che insultano l'arbitro con gli allenatori che insegnano a tuffarsi per cercare un rigore e gli insegnanti del minirugby, che ti dicono che a 7 anni è presto per provare una mischia, perchè il contatto fa parte del gioco, ma se sei piccolo devi pensare a divertirti.

Le risse a fine gara, con un dirigente ammazzato di botte dai giocatori della squadra avversaria e il terzo tempo, con il sindaco del comune ospitante che si mette in testa alla carovana delle due squadre e li conduce in una taverna, dove i giocatori ospiti vengono serviti da quelli di casa, le cui mamme avevano cucinato tutto il giorno.