Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Ottobre 2009

Fiat lux

Post n°576 pubblicato il 15 Ottobre 2009 da middlemarch_g

Mia madre, che negli ultimi tempi aveva preso l'abitudine di passare un paio di mesi all'anno in India, a Putthaparti, nell'ashram di Sai Baba, questa volta ha deciso che va a Lourdes.

E con questo ammetterete che nella mia famiglia il concetto di sincretismo assume delle modalità abbastanza peculiari.

Poi dice che i figli si drogano.

 
 
 

Profetici piazzamenti

Post n°575 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da middlemarch_g

I leader più sexy del pianeta: Berlusconi è fra il Togo e il Tagikistan

Un po' dove sta anche l'Italia, no? Mi ricordo che sull'Avvenire quest'estate qualcuno affermò la necessità di avere un leader che fosse specchio e anima del paese. E io dissi: più specchio di così si muore. Ma la mia dichiarazione non venne ripresa da alcun organo di stampa nazionale né estero.

Poi uno dice nemo propheta in patria.

 
 
 

Traiettorie impercettibili

Post n°574 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da middlemarch_g

Mercoledì scorso sono uscita di casa per andare al lavoro alle sette e dieci. M’ero messa una gonna bianca che mi piace molto con la precisa consapevolezza che sarebbe stata l’ultima volta per quest’anno. E’ una gonna estiva, da portare senza calze. Non faceva ancora fresco, ma sentivo che non sarebbe durata abbastanza per metterla ancora una volta. Cheneso, sarà stata la percezione della caducità del tempo, l’aria di autunno incipiente, o il senso elementare delle cose che cambiano. Poi sono entrata in macchina, ho acceso il motore, ho imboccato il vialetto, e appena girato l’angolo ho visto la mia gatta morta proprio all’angolo della strada. Aveva gli occhi spalancati, come se la cosa l’avesse sorpresa sulla via, nel momento preciso in cui posava in terra una delle sue quattro zampe pelose. Nessun segno di investimento – su quella strada si circola a 10 all’ora senza eccezioni, ci conosciamo tutti, il comprensorio è pieno di bambini e non c’è nessun criminale – per cui l’ipotesi più verosimile è che se la sia portata via la vecchiaia con un atto di clemenza e in un colpo solo. Martedì pomeriggio, meno di 12 ore prima, sembrava ancora in forma discreta. E la notte invece l’ha finita così.

Contemporaneamente, sul versante sud di questa improponibile penisola, ma sempre dal lato che affaccia verso l’Adriatico, Smilla con una flebo al braccio cercava di tirare avanti nello studio di un veterinario. Non ci conoscevamo, Smilla ed io. Da un certo punto di vista molto superficiale potremmo dire che non  ci conosciamo neppure Annalà ed io. Annalà è la coinquilina di Smilla. Quella che paga l’affitto, cammina su due zampe e interloquisce verbalmente invece di miagolare. Questo se la conoscenza fosse un fatto assimilabile a un'interazione nozionistica. Il che non è. Ed è per questo che anche se non l'ho mai vista, sento di conoscere Annalà.

Quarantottore dopo, mentre ero in Toscana a studiare, Annalà mi ha scritto un sms. Anche Smilla aveva detto basta, e se n’era andata. Niente più flebo a trattenerla a forza all’interno del suo contenitore biologico di carne, ossa e pelo + vibrisse. Smilla e Lilli sono partite quasi insieme a due giorni di distanza.

Nell’intervallo tra le due giornate, tra la morte di Lilli e quella di Smilla, ho scritto un messaggio ad Annalà, che fra le altre cose diceva: “Era una gatta difficile, non si capiva mai di cosa avesse bisogno, aveva una cosa che assomigliava a un disturbo dell'attaccamento. Però è quando perdi un animale così strano che ti accorgi di quanto amore c'era in tutta quell'esasperazione che provocava." Lei mi ha risposto citando questa frase e aggiungendo: Stavo ripensando che quando ho letto mi è balzato alla mente un "quanto quella descrizione può adattarsi anche a me?"...che non sarebbe né un bene né un male. Sarebbe e basta, nel caso.

Sapete che vi dico? Che a pensarci meglio forse non esiste neppure un solo essere vivente a cui non si adatti una descrizione simile. Perché siamo tutti difficili, tutti abbiamo le idee confuse, tutti siamo ammalati di qualche forma più o meno patologica di disturbo dell’attaccamento. E anche se qualcuno la nasconde meglio di altri, tutti siamo ubriachi di quella stessa esasperazione d’amore che affliggeva Lilli, che tormenta Annalà, che si gonfia sulle nostre teste come un’onda anomala e certe volte ci porta via in un mare di lacrime perché non sentiremo più la voce particolare e unica di un felino tigrato con una macchia rossa in testa, che avevamo tirato via dalla pancia della madre 16 anni fa, e che c’è rimasto a fianco tutto il tempo necessario ad ascoltare il suono del suo primo e del suo ultimo respiro. Ed è stato un grande, amorevole privilegio.

 
 
 

Cose che mi sono successe in Provenza. Otto

Post n°573 pubblicato il 06 Ottobre 2009 da middlemarch_g
 

A stretto rigore avrebbe potuto succedermi dovunque. Voglio dire: quando leggi un libro, non è molto significativo il distretto geografico in cui ti trovi. E ciò nonostante, vale il principio dell’assimilazione estetica tra un libro che leggi e il luogo in cui sei, oltre all’osservazione elementare che non bisogna essere Bateson per sapere che la mente è un fenomeno esteso infinitamente più ampio della porzione occupata dal cervello di un individuo, per cui quando leggi un libro ad essere coinvolta non è solo la tua corteccia visiva che fuma neuroni. La mente è il tuo cervello che decodifica i segni, insieme all’aria, alla luce, agli odori che ti circondano, alla lingua che senti parlare intorno a te, alla vibrazioni, all’energia di chi ti siede a fianco. E a fine lettura l’esperienza di quel libro sarà tutte queste cose insieme. Per cui mi sento di qualificare anche questa cosa sotto l’etichetta Cose che mi sono successe in Provenza. Un po’ perché filosoficamente l’ho detto a modino, e un po’ perché provate a darmi torto, se gliela fate. Ma non ve lo consiglio.

La questione è che non parlo mai di libri, né di film, o comunque solo in via del tutto eccezionale. Ed è appunto questo il caso. Un caso in via del tutto eccezionale. Perché ho molto riso. Poi mi sono fatta acchiappare dalla storia – è un noir – e alla fine m’è rimasto un tale groppo in gola che non sapevo se piangere o prendere a schiaffi qualcuno. Chiunque, purché mi facesse passare il magone. Non sono molti gli autori che mi fanno questo affetto, specie se si tratta di nomi per me completamente sconosciuti.

Vi ho stuzzicato qualche curiosità, spero. Allora vado: L’ultimo vero bacio, di James Crumley.

Vi metto di seguito la poesia da cui Crumley ha tratto il titolo del libro, che quella da sola vale il prezzo del biglietto.

Magari vieni qui, domenica, così per toglierti lo sfizio.
Metti che la tua vita sia andata a gambe all'aria.
Che l'ultimo vero bacio sia roba di anni e anni fa.
T'addentri per le strade
Tracciate da dementi, passi davanti ad alberghi
Chiusi chissà da quanto, a bar che invece
Ce l'hanno fatta, ai turpi tentativi della gente del posto
Di dare all'esistenza un colpo d'acceleratore.
Di ben tenuto ci son solo le chiese. Settant'anni
Ha compiuto quest'anno la galera.L'unico prigioniero
E' sempre dentro, e non sa più cos'ha fatto...

(
Richard Hugo, Sfumature di grigio a Philipsburg)
 

Puttana se è bello.

crumley

 

 
 
 

Estetica del trapasso suino

Post n°572 pubblicato il 06 Ottobre 2009 da middlemarch_g
 

L’altro giorno leggevo che anche per quest’anno sono stati assegnati gli Ig Nobel, i premi destinati alle ricerche scientifiche con il maggior tasso di spudorato surrealismo e sganciamento metafisico dalla realtà. Cioè, da come la vedo io, quasi tutte, ché sapete bene come non sia davvero un’estimatrice delle finalità delle logiche di laboratorio. Il surrealismo in linea di massima è una qualità che so apprezzare. Lo preferisco applicato ad ambiti esistenziali diversi da quelli scientifici, ma insomma, diciamo che è quel genere di cosa verso la quale tendo a manifestare tutta la mia indulgenza.

Per la sezione veterinaria ha vinto una ricercatrice che ha dimostrato che le mucche che ricevono un nome – e che quindi vengono trattate con un quantum minimo di affetto dagli umani che si occupano di loro, piuttosto che come mere fattrici stabulari – producono più latte delle altre. La cosa mi ha messo allegria, non foss’altro perché dimostra che l’amore, in ogni possibile declinazione, finisce sempre per avere delle ricadute imprevedibili e positive lì dove meno te lo aspetti.

La cosa che mi ha incuriosito però è stata la dichiarazione della vincitrice, che si chiama Catherine Douglas ed è scozzese. Dice che intende proseguire i suoi studi applicando i medesimi esperimenti anche sui maiali, per vedere se questo clima anarco-fricchettone eleva il tasso di amore cosmico anche dalle parti dei porcili.

Attendo con impazienza i risultati, perché sono molto curiosa di sapere una cosa: data la finalità di questo studio - che era dimostrare come da un accrescimento del livello di armonia ecosistemica ci sia da aspettarsi un vantaggio per tutti - e dato che lo scopo per cui vengono allevate le mucche da latte è molto diverso da quella per cui vengono allevati i maiali, l’armonia ecosistemica suina in cosa dovrebbe concretizzarsi? Nel fatto che al momento dell’Ultimo Viaggio, invece di farsi stordire e sgozzare opponendo resistenza, si suicideranno da soli facendo seppuku con una katana e componendo un haiku come Mishima?

Per inciso, ve lo confesso. Mangio carne e pesce da sempre per tutta una serie di ragioni che non sto a spiegarvi. Cerco di assumerne il meno possibile, compatibilmente con il fatto che mi piacciono. Però non c’è una volta che non mi senta una merda. E non c’è giorno in cui non mi riprometta di smettere. Cosa che, prima o poi, spero proprio di riuscire a fare.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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