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De vita beata - Sulla felicità

Post n°8 pubblicato il 21 Marzo 2008 da eleuterian
 
Tag: Saggi

Dopo aver trattato il tema dell'amicizia, voglio provare a parlare della felicità.
Sottolineo - semmai ce ne fosse bisogno - che il mio non vuole essere una trattazione scientifica.
Lascio ad altri e più competenti l'arduo compito di definire scientificamente l'umano sentire!
Sono semplici osservazioni, che nascono dall'esperienza diretta, dal confronto, dal dialogo.
Buona lettura!

Cosa è la felicità?
Non c'è bisogno del vocabolario o di uno psicologo per intuire cosa sia la felicità.
A naso, la potremmo definire come uno stato emozionale di serenità più o meno completo, dato da circostanze particolari che ci rendono, appunto, felici.

Uno psicologo, probabilmente, ci chiederebbe di definire cosa sia un'emozione - visto che abbiamo parlato di "stato emozionale" - e di cosa si intenda per "serenità".
E allora entreremmo inevitabilmente in un intricato labirinto di definizioni, più o meno accettabili, dal quale non ne usciremmo, di certo, facilmente.

Chiedo, a tutti voi, di riflettere un momento.
Cosa è la felicità, per ognuno di voi?
Per ognuno, sì: perchè la felicità - e questo è l'unico punto sul quale non possono esserci pareri discordanti - è qualcosa di soggettivo.
Dipende, innanzitutto, da quelli che sono i nostri desideri, le nostre primarie necessità.

Credo che
molti di voi affermeranno che la felicità sia un completo soddisfacimento dei propri desideri.
Esempio:
vedo una macchina nuova, mi piace, la desidero...cerco di acquistarla; se non ci riesco, mi arrabbio, sono ferito, sono "frustrato"; ma se riesco ad ottenerla, sarò "felice".

L'esempio - banale, ma che credo ci faccia perfettamente rendere conto di cosa si parla  -  mette in luce un altro aspetto importante, legato indissolubilmente ad uno stato emozionale definibile come "felicità":
è effimera.
Perchè quando riusciamo ad ottenere quel che vogliamo, quando riusciamo a soddisfare quel bisogno, quel sogno, quel qualcosa, allora sì, vivremo degli attimi di felicità. Ma per la stessa natura umana, saremo portati, subito dopo, a desiderare qualcos'altro, a sognare di possedere qualcos'altro...e quindi saremo di nuovo alla ricerca di qualcosa che ci renda felici.

Ricordo un motto di Seneca:

Omnis instabilis et incerta felicitas est
(La felicità è sempre instabile e incerta)

No, non è che la felicità sia legata solo al possesso o meno di qualcosa che desideriamo o al soddisfacimento di un desiderio in genere.
Questo lo possiamo definire l'aspetto "materiale" della questione.

Per l'aspetto "spirituale" della felicità, ci viene in aiuto Epicuro, un filosofo greco, che parlava di felicità come "conoscenza delle cose".  Nella sua vita naturale l'uomo allontana da se il dolore sia fisico (aponia) che psichico (atarassia) e l'assenza di queste due cause porta al raggiungimento della felicità. Ma non è sufficiente: Epicuro sostiene che si deve provare piacere e quindi classifica i piaceri dividendoli in tre grandi categorie:

- piaceri naturali e necessari: sono l'amicizia, l'amore, la libertà, la dimora, etc.
- piceri naturali ma non del tutto necessari: sono l'abbondanza,il lusso, etc.
- piaceri del tutto accessori : sono la fama, la gloria, il successo, etc.

Ne deriva che la felicità tocca sia un ambito prettamente materiale sia un ambito propriamente intellettuale e spirituale.

Ed è soggettiva.

Una mamma può essere felice se il suo bambino le sorride.
Un bambino, che vive in un Paese del Terzo Mondo, sarà felice se potrà avere ogni giorno la sua ciotola di riso.
Un tifoso sarà felice se la sua squadra vincerà la partita.

Fino a qui, quello che di esterno possiamo dire di uno stato di felicità.

Seneca, quando scrisse il suo trattato, non lo intitolò "felicitas" - appunto "felicità" in latino - ma "de vita beata" ovvero "la vita beata".
"Beata" è da intendersi come "stato emozionale di completo benessere psico-fisico".

La vera felicità, come ci insegnava il filosofo, non è dunque inseguire i sogni e le aspettative di domani, ma al contrario cercare di godere di quello che sia ha oggi.

[...] Spesso si scambia l'inseguimento dei soldi, del benessere, della fama, del successo, del potere come se il loro raggiungimento dia la senzazione di felicità. Niente di più sbagliato in quanto questo atteggiamento crea ansia che è in contrasto con lo stato della felicità. La corsa ci rende schiavi del sistema, se uno è schiavo non è libero e quindi non è felice, solo la libertà dal sistema ci fa vedere il presente e ci fa gioire di quello che ci circonda (per approfondimenti
QUI).

Vi lascio con una bellissima poesia di Orazio:

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint
, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius quicquid erit pati,
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Ecco la traduzione:

Tu non cercare di sapere, è sacralmente vietato saperlo, quale destino gli dei abbiano assegnato a me e quale a te, Leuconoe, e smettila di interrogare i calcoli babilonesi. Quanto è meglio sopportare ed accettare qualunque cosa accadrà!,
sia che Giove ci conceda di vivere molti altri inverni,
o solo quest'ultimo, che ora stanca il Tirreno infrangendolo contro le opposte scogliere: sii saggia, filtra i vini e nel breve spazio della vita tronca la lunga speranza. Mentre parliamo, ecco il tempo geloso sarà già fuggito: afferra il giorno che passa, fida il meno che puoi nel domani.

Carpe diem: afferra il giorno che passa...nel senso che dobbiamo imparare ad essere felici di quel che ogni giorno ci viene offerto e non aspettare il giorno dopo, che potrebbe non regalarci quel che invece ieri c'era stato dato.

 
 
 
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Anna ed Emilio, protagonisti di questo romanzo breve, si ritrovano a dover rispondere a importanti domande riguardanti l’amicizia, la lealtà, l’amore, l’onore, e la giustizia. Attraverso una doppia narrazione, i personaggi reali si sovrappongono ai personaggi letterari del “Don Chisciotte” di Miguel de Cervantes. L’ultimo hidalgo della storia, alle prese con le sue bizzarre avventure e la sua “storia” con la bella Dulcinea, accompagnato e consigliato dall’onnipresente scudiero Sancho Panza, si ritroverà, ancora una volta, a combattere contro i mulini a vento.

Giovanna Circiello, Guardiani del Vento, Aletti 2009

Lo puoi acquistare su:

www.ibs.it

www.lafeltrinelli.it 


in tutte le librerie che aderiscono al circuito Alice-cdRom, indicando nome e cognome dell'autore e titolo dell'opera:

La Feltrinelli ( ci hanno provato...è possibile ordinarlo...se l'acquistate presso altre librerie, informatemi please, che aggiorniamo il box!!)

 

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Vi presento la video-trama del mio primo romanzo...sospeso tra realtà e finzione. Da un lato Anna ed Emilio, dall'altro Dulcinea del Toboso e Don Chisciotte. I personaggi hanno tutti qualcosa da imparare. E il lettore può imparare molto dai loro errori e dai loro eroismi. Quando il vento soffia nella nostra vita ricordiamoci che correre nella sua stessa direzione è inutile se poi non si ha il coraggio di respirarlo, facendo in modo che diventi parte di noi.

"Galatikè è la risposta!"

     

cliccate per ascoltare e/o guardare il video.
In quello a destra, la musica di sottofondo è Antonio Vivaldi. A sinistra potete ascoltare (e deliziarvi) con la musica di Yngwie Malmsteen)       

 
 

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