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Creato da: Pytagoricum il 19/05/2008
Interrogativi senza risposta – sensazioni inspiegabili – realtà oltre ogni possibile comprensione
PREMESSA Ci sono interrogativi per i quali non esistono risposte, e quando insistiamo per trovarne sentiamo subito, e non senza inquietudine, essere troppo distanti dalle nostre possibilità logiche e razionali, allora sono misteri. I tentativi di soluzione esulano da qualsiasi assioma convenzionale, e anche se tentiamo di ignorarli questi comunque ci appartengono e continueranno a seguirci, annidati nel nostro profondo, forse perché connessi con l’essenza stessa del nostro esistere. Il mistero della vita e della morte, del tempo, dell’universo, l’immanente e il trascendente e altri ancora gli argomenti misteriosi che andremo a trattare e dibattere, riferendosi per quanto possibile a studi e ricerche, ma anche sulle nostre personalissime esperienze su argomenti che in apparenza, nell’attuale momento, quando indifferenza e l’apatia per i “discorsi seri” non sembrano catturare particolarmente l’attenzione generale. Pytagoricum
Quando ci troviamo chiusi in una stanza completamente immersa nel buio, allora abbiamo la esatta percezione di quella che è la nostra reale condizione cosmica. Nulla esiste avanti a noi o dietro, sopra o sotto di noi, niente a destra né a sinistra. Sospesi nel vuoto buio. Unica certezza rimane un vago senso di ansia, di angoscia, o di paura, è la nostra coscienza che reagisce, la certezza di esistere, l’energia che proviene dalla nostra mente che in quel momento identifica tutto il nostro essere, perché all’infuori del contatto delle mani sul nostro corpo, non alcuna percezione degli altri sensi conferma la nostra consistenza fisica, e quindi nulla potrebbe escludere che anche il tatto sia una sensazione dovuta a suggestione. Se consideriamo un blocco di granito, oppure un grosso oggetto metallico, pur ricordandoci che come tutte le cose che esistono sono costituite da uno smisurato ammasso di elettroni, protoni e neutroni, è quasi impensabile ricordare che il loro volume è praticamente dovuto a una somma di vuoti e la sensazione di peso proviene dalla quantità di energia da cui sono fatti che interagisce con la gravità terrestre, mentre la rigidità dei solidi è conseguenza delle forze che regolano le tensioni tra gli atomi che li compongono. L’idea stessa di compattezza della materia è puramente illusoria perché la materia non é che un enorme agglomerato di vuoti delimitati dall’azione di forze derivanti dalla curvatura dell’energia costretta dal suo stato primordiale a trasformarsi in protoni e neutroni. Da sempre siamo abituati a considerare le forze cosmiche come risorse infinite, per cui la somma delle forze che reggono l’equilibrio dell’universo sarebbe costante e definita, questo perché la nostra ragione non concepisce che tale somma possa diminuire fino ad esaurirsi. Ma riesaminando obiettivamente non possiamo neanche pretendere che tali forze possano infinitamente accrescersi perché verrebbe a mancare il nutrimento loro necessario per tale incremento, che solo un continuo miracolo potrebbe consentire, ma ciò non potrebbe avvenire in quanto si andrebbe contro il principio di conservazione “nulla si crea, nulla si distrugge” che dovrebbe valere in tutta la realtà immanente e cosmica, per cui l’energia a seguito di trasformazioni non può aumentare né come tale, né in forma di massa, quindi soltanto diminuire. La termodinamica infatti ci insegna che qualsiasi trasformazione energetica ha un suo rendimento causa di una perdita progressiva che, trattando dell’universo e delle forze cosmiche che lo controllano, inesorabilmente nel corso di miliardi di millenni finirebbe per estinguere la sorgente primaria. Se un giorno dovesse venire meno la forza che piega l’energia ad essere materia, allora l’universo stesso svanirebbe istantaneamente, come sparisce l’immagine su uno schermo televisivo in black-out. Tutta la materia dell’universo priva del controllo che le dà forma si distenderebbe ritornando allo stato di energia primordiale e la realtà immanente in un attimo si annienterebbe in un big-bang all’incontrario capace di trasformare gli spazi intergalattici in un nero nulla privo di privo di luce, materia e vita. I nostri corpi fisici finirebbero dissolti in una buia notte eterna che nessun occhio potrebbe ormai più vedere. Un’unica cosa vorrei sapere, se la parte energetica e immateriale di noi possa sopravvivere mantenendo la memoria di noi e la consapevolezza di essere e non venga invece annichilita insieme a pianeti, stelle e galassie. L’universo quindi come un immenso videogioco di realtà virtuali che in uno schermo cosmico, per effetto dell’energia e di una volontà che la controlla, diviene galassie stelle e pianeti, dove si innalzano monti e si distendono mari, fiumi e vallate dove vivono animali e piante, nascono villaggi e città popolate da uomini, donne e bambini che ignari di tutto portano avanti le loro esistenze, talvolta tranquille e felici, molto spesso tormentate e penose. Un videogioco dove i personaggi come in una playstation sono generati da particolari effetti e combinazioni di energia che in attimo si possono spegnere, nel quale l’unica cosa reale è la coscienza degli esseri umani con le loro emozioni, sensazioni, desideri, ricordi. Un grande e spesso drammatico videogioco dove si vive e si muore per fatalità o per errore convinti di un libero arbitrio che ci lasci decidere della nostra vita; ma talvolta, di fronte a grandi catastrofi naturali con un gran numero di vittime innocenti, mi domando se a nostra insaputa non ci sia qualcuno che manovri un joystick in un micidiale confronto tra le forze che regolano il destino dell’universo.
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