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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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NESSUNA OBIEZIONE VOSTRO ONORE
Ma chi ha detto che le buone notizie scarseggino e la loro mancanza ci deprima fino a farci perdere la speranza? Inseguiamo da tempo una profonda riforma della Giustizia Italiana, sappiamo quanto sarebbe utile rivoluzionare assetti e codici, durata dei processi e snellimento degli iter procedurali. Purtroppo, puntualmente, ogni governo che si insedia porta con sé una bella riforma da attuare nel suo programma, ma al momento di metterci le mani e procedere, c'è sempre un inghippo, un ostacolo per rimandare o temporeggiare. Un incontro tra l' "Ufficio Studi della giustizia amministrativa" e l' "Accademia della Crusca" ha partorito un accordo singolare e significativo. Non è certo una riforma radicale e profonda, ma quantomeno, induce a fare un passo avanti su quel classico e insopportabile linguaggio burocratese e incomprensibile delle sentenze emesse. Quante volte ci siamo sforzati di leggere e seguire logica e frasi esemplari sotto il profilo della sintassi scorrevole? Un comune mortale che non sappia di legge e codici e quindi sia fuori dalla "casta" degli avvocati e dei giudici, può solo rinunciare a capire e lasciar perdere. La verità è che un giudice che scriva una sentenza, è spinto a farlo in modo farraginoso per convincere gli altri circa la bontà del suo operato: non si preoccupa minimamente di dar conto delle sue decisioni; partono quindi giri dialettici, frasi composte e intriganti che rendono poco chiara la leggibilità e si alza un fantastico polverone che annebbia tutti coloro che avrebbero potuto leggere senza problemi di chiarezza. L'accordo intercorso tra le due parti dura quattro anni durante i quali magistrati, amministrativi, operatori e tirocinanti, per mezzo di studi, corsi, ricerche, formazione e aggiornamenti, possono avere contatti con la nostra lingua italiana attraverso convegni seminari e laboratori con la stretta collaborazione della "Accademia della Crusca". Niente oneri, nessun costo, una sentenza ha da essere chiara e comprensibile a tutti e redatta con un linguaggio appropriato. Tutto sta nel sensibilizzare ad hoc gli scriventi e sgombrare il campo definitivamente da ogni ragionevole dubbio. Credo che finirà quella voglia matta di pensare sempre al luogo più comune che riguardi la materia: "I giudici interpretano la legge con gli amici e la applicano con i nemici". Ovvero, quando una sentenza è poco chiara nella sua esposizione, state tranquilli, è destinata a un amico.
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