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Il Cibo

Post n°6 pubblicato il 22 Novembre 2006 da dimaio3d
Foto di dimaio3d

Totalmente diversa è la concezione del cibo dal punto di vista di Milano e quello di Napoli. Se molto spesso per i lombardi si mangia per vivere, per i partenopei invece si vive per mangiare. E lo dico dall'alto della mia esperienza con le abboffate sacrosante seguite a ruota da digiuni imposti dai vari dottori e dalla bilancia che ormai si è attrezzata: ogni volta che viene un weekend, si nasconde sotto il letto e non si fa vedere fino al giovedì seguente.. giorno in cui ti mantieni leggero perchè tanto domani è venerdì e sicuramente mangerai "qualcosina" in più.

La differenza si nota già in gioventù. Se i ragazzi milanesi si danno appuntamento per andare a bere qualcosa per poi raggiungere la discoteca più lontana per fare quattro salti fino all'alba, i ragazzi napoletani si danno appuntamento direttamente davanti al ristorante per poi correre all'aspedale più vicino per una bella lavanda gastrica. Chiaramente dopo la puntatina al nosocomio, all'alba si raggiunge il cornettificio più vicino per concludere degnamente la serata.

Il napoletano ha il culto del gusto. Mangia già con gli occhi. Deve alzarsi da tavola non sazio, di più. E deve concludere il pranzo, soprattutto quello domenicale, con il dolce, la famosa guantiera di paste. E guai a rinunciarci! Deve schiattare, se la deve infilare con il dito fino all'esofago, ma la deve mangiare. Tanto poi c'è il limoncello che risolve tutto. Manco fosse l'idraulico liquido...

Basta confrontare la pausa pranzo. A Milano tendenzialmente dura un'ora. Ma volendo anche di meno. Si dedica il tempo che avanza alla sigaretta. E quasi sempre si riduce ad una bella insalatona, condita con tonno, mais e, abbondiamo, pure due olive. A Napoli la pausa pranzo ha un'inizio ma non ha una fine. Potrebbe durare fino alla cena. Intervallata da uno spuntino. Il bar sotto l'ufficio non va bene. Mai. Si deve fare dieci chilometri per raggiungere la tipica locanda di nonna Rachilina perchè bisogna risparmiare e godere della vista sul mare. Fa niente che deve partire 2 ore prima.
Una volta cominciato il pranzo, per mantenersi leggeri, ci si fa portare un'insalatina. Senza troppo olio perchè fa male. Si passa poi all'antipasto di salumi e formaggi. Un bel piatto di pasta al forno con dentro di tutto. Dalle polpettine alle melanzane. Il secondo lo salta perchè ci si vuole mantenere svegli per il pomeriggio. Ma al dolcetto non si rinuncia. Il famoso limoncello e via. Diritti lungo la strada del ritorno. Peccato che ha mangiato talmente tanto che non si ricorda manco il suo nome.

Ma probabilmente il meglio di sè il napoletano lo da quando è ospite in un albergo. E arriva il fatidico momento della colazione. Se il milanese si limita al cappuccio e brioches da "pucciare", il napoletano no! Se tendenzialmente a casa non riesce ad andare oltre il caffè e il cornetto perchè tiene ancora i peperoni imbottiti sullo stomaco dalla sera prima, in albergo no. Si deve schiattare. Tanto "è tutto pagato".
E partendo da quel concetto si permette di strafocarsi l'impossibile e combinare innumerevoli culture insieme.

Da buon napoletano, una volta, in Portogallo, mi sono seduto per la colazione e mi sono mangiato in sequenza, e giuro che è vero:
- Brioches e cappuccino, e l'effetto del latte su chi non è abituato a berlo è devastante.
- Fette biscottate con burro e marmellata, per mantenersi leggeri.
- Macedonia di frutta, per mantenersi leggeri. Con frutta che manco a vederla intera capiresti cosa diavolo sia.
- Spremuta d'arancia, senza semi perchè danno fastidio, che con il latte di prima crea un'acidità che nemmeno una damigiana di citrosodina potrebbe porre rimedio.
- Yogurt. Magro. Solo un cucchiaio. Poi ti rendi conto che fa schifo e ci butti dentro un'altra tazza di macedonia.
- Panino con prosciutto e galbanino. Non si sa mai che poi a pranzo si faccia un po' tardi e rischi di farti venire fame.
- E per concludere, dopo che la hai osservata per tutto il tempo e non hai mai avuto il coraggio di prenderla a parte l'ultimo giorno, frittata con wurstel.

Una volta che ti sei reso conto che hai veramente fatto schifo, ti prepari una decina di panini da portare via per pranzo, che anche se non si potrebbe fare lo fai lo stesso, con quello che hai pagato, e ti rechi verso la reception per recuperare le chiavi della stanza. Il problema vero e proprio è che hai talmente mangiato che non solo non ti ricordi qual è la stanza, ma ti sei pure dimenticato come ti chiami, in che paese sei e perchè sei lì. L'unica cosa che ti riesce di fare è un rutto in faccia al portiere e sbatti a terra privo di conoscenza.

 
 
 
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