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REALITY SHOW: cambiamo canale ma comprendiamo il fenomeno

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla diffusione sui circuiti televisivi di molti paesi del mondo, Italia compresa, dei cosiddetti reality show. Come molti di voi sapranno si tratta di trasmissioni nelle quali si vuole far credere che i protagonisti si comportino esattamente come se si trovassero nella vita reale, improvvisando le battute senza bisogno di alcun copione; anche la scenografia viene ricreata in modo da apparire il più possibile realistica in riferimento alle situazioni di vita che si vogliono riprodurre: un appartamento condiviso da un gruppo di ragazzi da cui nessuno può uscire, un territorio selvaggio dove occorre procurarsi il necessario per sopravvivere o altre amenità del genere. Nei paesi anglosassoni prevalgono i reality dove i protagonisti sono persone senza particolari esperienze televisive (come ad esempio il Grande Fratello); in Italia hanno avuto più successo quelli dove i protagonisti sono VIP (come ad esempio, l’Isola dei Famosi), provenienti dal mondo della televisione, dello spettacolo, della politica, dello sport o da altri ambiti di notorietà.

Si tratta di trasmissioni con un grande successo di pubblico e per questo possono far guadagnare ai produttori televisivi di tutto il mondo un sacco di soldi. Questi imprenditori possono, da un lato, riproporre per molti anni la stessa versione del format senza modifiche sostanziali (per alcuni siamo ormai vicini al decennio) e, dall’altro, trovare sempre nuove varianti per proporre reality che abbracciano sempre nuovi campi della vita sociale. Ritengo che il pubblico che segue trasmissioni di questo genere si suddivida principalmente in due categorie, non necessariamente distinte e separate, ma che possono parzialmente sovrapporsi. In entrambi i casi l’obiettivo è quello di trovare un modello da seguire a causa della mancanza di importanti valori di riferimento in grado di garantire quell’autostima e quella capacità di giudizio e di critica necessari per un’adeguata dialettica sociale. Si tratta di una motivazione spesso inconsapevole che si nasconde dietro ad una più banale ricerca di umorismo e svago in mancanza di altri stimoli di tipo sociale, ludico, sportivo e culturale. Molte delle persone che seguono queste trasmissioni, cercano di trovare un modello di comportamento utile nella propria vita di relazione sociale nel modo più comodo ma certamente meno appropriato: guardare un reality alla TV senza bisogno di riflettere o di confrontarsi con altre persone.

Siamo davvero certi che i comportamenti siano spontanei e non invece imposti dal regista per ottenere determinati livelli di audience? Questa è forse la questione più importante perché se la risposta fosse negativa, il reality perderebbe quella caratteristica fondamentale di rappresentazione della vita reale e non sarebbe più distinguibile da un comune telefilm, serial o fiction. E’ difficile pensare che un produttore televisivo che ha un legittimo fine di lucro e che può permettersi approfondite analisi di mercato sulle preferenze del pubblico possa subire l’evolversi di una vicenda che, se non controllata in qualche modo, può facilmente sfuggire di mano e arrivare a rappresentare situazioni poco gradite al telespettatore. Possiamo chiederci ad esempio come mai sia necessario abbinare alla trasmissione un gioco ad eliminazione con il quale il pubblico nomina un vincitore a cui spetta un premio in denaro e un “dietro alle quinte” per commentare e criticare il comportamento dei protagonisti. Oppure perché il cast sia selezionato accorpando diversi tipi sociali, tenendo anche conto dei temi di attualità più discussi al momento; pur stimolando un dibattito tra realtà sociali diverse, questo criterio mal si addice ad una spontanea formazione di un gruppo di persone nella vita di tutti i giorni e pare più un trampolino di lancio (o di rilancio) per attori o personaggi di spettacolo emergenti o in fase di decadenza. Si tratta evidentemente di sistemi per caratterizzare meglio i vari personaggi e le diverse vicende in modo da tenere vivo l’interesse dello spettatore e guidare la vicenda verso un obiettivo prestabilito (vincitore compreso). Probabilmente la regia prevede all’inizio copioni molto approssimativi che diventano sempre più dettagliati man mano che la vicenda viene indirizzata verso gli sviluppi preferiti dal pubblico, come emerso di recente anche per la stessa ammissione dei produttori. Escludendo quindi che il reality porti avanti una vicenda che esprime la spontaneità di comportamento dei protagonisti, potremmo evitare di rispondere alle prime due domande.

Tuttavia, supponendo che esista un reality senza copione, proviamo a riflettere sulla validità del modello di comportamento rappresentato. Quello dalla trasmissione è un gruppo sociale ristretto come ne esistono tanti nella vita reale e non esprime necessariamente un modello da seguire: può costituire eventualmente uno dei tanti punti di vista. Se poi si tratta di VIP occorre tener presente che il loro tenore di vita, seppur celato dalla vicenda, esprime un insieme di valori non idoneo a persone comuni con uno stile di vita del tutto diverso e che non conoscono il prezzo della notorietà. Se poi è previsto anche un copione, il rischio è di fare affidamento su presupposti falsi che strumentalizzano i bisogni di socializzazione delle persone all’audience e al profitto.

Non avendo mai seguito nessun reality in vita mia non sono in grado di esprimere un giudizio sulla moralità dei comportamenti in esso rappresentati anche se le voci di dissenso sono molte ed autorevoli. Tuttavia, l’evolversi della vicenda verso un vincitore trasmette un messaggio ambiguo e pericoloso: coloro che vengono eliminati figurano come inadeguati alla situazione e non più ritenuti idonei a partecipare al gruppo dei protagonisti giustificando così anche nella vita reale  l’emarginazione delle persone meno simpatiche o inadatte alla situazione.

Per concludere, vorrei mettere in guardia coloro che seguono i reality e non incorrere in errori di valutazione. La vicenda, tutt’altro che rappresentativa di comportamenti spontanei delle persone comuni, deve essere considerata per quello che è: una finzione televisiva al pari di tante altre e che non deve ingenerare nello spettatore l’aspettativa che quelle persone si comportino davvero in quel modo, mostrato dalla televisione, in analoghe situazioni di vita reale. A dire la verità, cosa è rimasto di reale nella televisione? Forse qualche programma scientifico e qualche notizia del telegiornale. Mai confondere la realtà con la finzione televisiva, soprattutto quando questa seconda pretende di mostrare scene di vita reale: guardatevi piuttosto un bel film dove sapete che la vicenda è una finzione cinematografica ma almeno qui viene dichiarato apertamente: spesso è più istruttivo un film con un contenuto sapientemente costruito ispirandosi a situazioni sociali realistiche piuttosto che un blasonato reality.


 

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