Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
|
I must be hungry 'cause I go crazy
Over your leather boots
Now baby I know...
That's not normal
But I love you,
I love you
I love you
"Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta".
"Così ogni carne va al cilicio del sale: il frutto di cenere delle nostre veglie, la rosa nana delle vostre sabbie, e la sposa notturna riaccompagnata a casa prima dell'aurora...."
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Post n°272 pubblicato il 22 Aprile 2016 da lost4mostofitallyeah
Non restammo sul posto a lungo. Gettammo i cadaveri dei maghrebini in un canale e tornammo a muoverci. La nebbia s'era sollevata e la luna risplendeva piena lungo il nostro cammino. Tagliammo obliquamente una nuova direzione di marcia e passammo fra le rovine di una frazione nemmeno segnata sulle carte. Erano null'altro che tre possenti edifici addossati l'uno all'altro e con larghe corti interne. Casolari di campagna sventrati, pensai. "Potremmo fermarci lì dentro e fare il punto della situazione." Mormorai al capitano Eberhard che mi aveva raggiunto e procedeva al mio fianco. "Che senso avrebbe? Ora dobbiamo ricongiungerci con il quartiere generale di Defant, suo padre, e sistemare le nostre questioni, anche con il suo aiuto." Mi girai attonito e guardai le pupille inespressive del capitano. "Questo che c'entra? Che motivo avete di arrivare proprio nei dintorni di Vimercate? Non avete nulla che fare con mio padre. Semmai dovete regolare i vostri conti personali con il generale Clerici, il vostro diretto superiore." Eberhard sorrise, lasciando baluginare le sue zanne d'avorio e interruppe il procedere della colonna con un cenno. Poi si appoggiò a una colonna diroccata facendo su una sigaretta. "Vuole davvero bene a suo papà, o gli rimprovera qualcosa?" Il capitano accese la sua sigaretta "Non sono affari che la riguardino. Comunque, ho forse un rapporto di amore e odio. Sono dovuto approdare a questa guerra proprio perché sono il figlio di cotanto padre, e lasciare mia madre, la mia compagna e una certa serenità per impelagarmi con questioni che non sono proprio il mio pane quotidiano." "Del tipo: uccidere." "Può anche essere successo, ma non fa tanto male quanto la vaghezza del mio destino. Sono effettivamente stanco di questa carneficina." "Cosa direbbe a Prospero Defant se fosse qui?" Eberhard esalò fumo dalla bocca "Di piantarla. Penso che ormai abbiamo vinto." "Ah, su questo non vedo dubbi, ma vincere non significa convincere. Terminata una guerra se ne accenderà un'altra, con gli insoddisfatti del primo conflitto, e via di seguito." "Voi siete gli sconfitti, capitano, malgrado indossiate le divise del nostro esercito. Avete scelto il campo sbagliato all'ultimo momento. Un gesto suicida." "Può darsi, ma non significa che saremmo stati i vincitori anche restando nelle vostre file. Le ho spiegato la ragione. Tardi, ma ci siamo svegliati. Per noi non fa differenza essere sguatteri in un'armata trionfatrice oppure eroi in un'armata sconfitta. L'unica scelta che ci siamo sentiti di fare è stata quella di tornare alle radici, di combattere l'ultimo scontro dalle parte che sentiamo appartenerci. Magari saremmo stati fucilati come spie anche nel posto dove volevamo finire, ma il destino ha deciso diversamente." Un pensiero folgorante mi attraversò il cervello e andò a schiantarsi sul bagaglio dell'indicibile. Mi attaccai ancora una volta alle pupille magnetiche di Eberhard ed ebbi un moto di orrore. Qualcosa stava cominciando ad emergere dai suoi discorsi apparentemente slegati. Compresi immediatamente che se volevo salvare mio padre dovevo essere talmente forte da non cedere alla tentazione che quell'individuo mi stava imbandendo davanti come un banchetto succulento. (Continua) |
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