Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
 

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Messaggi di Febbraio 2017

XV

Post n°294 pubblicato il 10 Febbraio 2017 da lost4mostofitallyeah










L'Astice XV

L'indomani era il funerale di Gianni e avevo la mente appesantita e le estremità congelate malgrado il calore della macchina. Mi portai al Warehouse, uno dei pochi locali techno seri nella capitale. Sapevo che avrei trovato Asia e infatti lei mi attendeva nello spazio esterno al locale mentre Io facevo tutta la trafila per portarmi dentro. Quando ebbi finito lei mi chiese dov'ero stato. "A fare il contropelo a Tiberio." Dissi non senza un interno senso di soddisfazione. Lei si portò un indice alla tempia e lo fece roteare. "Sei stato al SHIFT?" Mi domandò. "Certo. Dove altro avrei potuto trovarlo a quell'ora?" "Che hai fatto?" Si preoccupò lei. "Nulla. Abbiamo discusso animatamente ma con civiltà. Sono un uomo perbene, lo sai." "Ti ha minacciato?" "Beh, forse è il contrario." "non riesco proprio a immaginarti." "Ero in buona serata e tutto mi è venuto fluente come l'acqua che scivola in gola." "Gli hai detto di volerci portare a Trento?" "Altroché. Era felice come una pasqua." "Piantala. Quell'individuo può diventare pericoloso e tu non riesci proprio a ficcartelo in testa." "è un pallone gonfiato. Tipico stronzo dei quartieri alti romani, cocaina e whisky. Non mi impressiona se è questo che intendi, ho avuto più problemi con i centri di salute mentale di Trento." Asia mi fissò stupita e allora mi sentì in dovere di chiarire. "Ho lavorato anche lì dentro prima di impiantarmi quale bibliotecario. è stata un'esperienza, uhm, coinvolgente. Ti assicuro che QUELLA è gente di cui puoi avere paura." "Non ne sapevo nulla. Allora sei un duro." E la ragazza mi sorrise senza sottintesi. "Sono una persona che sa quando schiarirsi e quando annerirsi, quando rallentare e quando accelerare. Non faccio mai cose di cui possa pentirmi, e se ho affrontato tuo zio avevo i miei motivi per farlo. Era inutile tenermelo col fiato sul collo o con vaghe minacce nell'aria. Tanto vale trovarmelo davanti e alzare il livello dello scontro. Più alzi l'asticella meno gli individui fuori forma hanno la possibilità di fare centro e scavalcarla. A volte può essere rischioso, a volte un azzardo, ma nella maggior parte dei casi, beh, funziona. Chiamalo un bluff ma spaventa molta gente." Asia guardava la fila dei tizi che tentavano d'entrare al Warehouse: "Di una cosa sono certo: mai avrebbe pensato che tu potessi farlo cagare in mano. Mi pare di vederlo" E rise "Se tutto è andato come racconti sarà ancora lì a rovistarsi le palle." "Puoi esserne certa. Mai sottostimare un montanaro. è gente di poche parole, apparentemente pacifica, ma non fargli montare l'adrenalina o può succedere di tutto. Anche trovarsi con la testa aperta da un ciocco di legna." Lei continuava a sorridere e pareva convinta: "Entriamo a ballare?" "Con piacere" Risposi "Anche se..." "Cosa?" "Cazzo. Ballare il giorno prima che tuo padre venga cremato...Io sarei curioso di una cosa..." "Ovvero?" "Ci tenevi veramente a papà?" Lei abbozzò quasi seccata e si portò una mano alla faccia: "Era mio fratello maggiore, non un padre. Con lui ho sempre avuto un rapporto distante ma cazzuto. Ci sono cose di te che me lo hanno ricordato stasera. Quel modo fiacco di essere spietati, la stessa maniera di fare paura senza dovere per forza avere dieci cicatrici in faccia, la...consistenza morale di certe minacce. Poche parole, tanti fatti. Poi il fatto che non crescerete mai: lui perché morto, tu perché ti rifiuti di accettare il buon senso, l'accomodarsi, il piegarsi a certe sfide che l'età...cazzo! Mi hai capito." Annuì e compresi che non era il caso di fare altre domande. entrammo al Warehouse senza ulteriori indugi e ci agitammo fino alle quattro del mattino.









(Continua)













 
 
 

XIV

Post n°293 pubblicato il 02 Febbraio 2017 da lost4mostofitallyeah









L'Astice XIV

Andai in un posto a Trastevere dove ero sicuro di trovarlo. si chiamava SHIFT ed era, probabilmente, l'unico che non cavalcava la tradizione del romanesco. Così era anche Tiberio, un individuo atticciato ma non stupido, con un piede nella Città Eterna e l'altro nella staffa dell'internazionale. Era una sera con le stelle appese nel cielo in modo buffo, creavano una sorta di coda e non si preoccupavano minimamente di apparire ridicole. Il mio uomo era seduto al banco insieme a una donna, una lungagnona senza particolari qualità fisiche ma una gran chiacchiera, da come sembrava tenere in berta il suo accompagnatore. Mi sedetti con indifferenza a tre metri da loro e  ordinai un Moscow Mule. Nel frattempo che attendevo mi sostenevo il mento con la mano destra e, ogni tanto, lanciavo delle occhiate veloci alla coppia che pareva accalorarsi in una discussione stupidissima. Tiberio non mi aveva assolutamente notato e mi dava la schiena mentre muoveva vorticosamente le mani correndo a ogni istante il rischio di mandare all'aria il suo cocktail. Rimasi indifferente per una decina di minuti sorbendo il beverone che nel frattempo era arrivato. Il posto non era pieno e aveva delle luci bluastre che andavano in diagonale mescolandosi con un rosso scombinato che giungeva da dietro il banco. Individui sparsi e piccoli gruppi di frequentatori si muovevano per tutta l'estensione del SHIFT oppure facevano dondolare la gamba al bancone. Fu quando sembrava disgustato dalla piega presa dal dialogo con l'allampanata femmina che Tiberio Holm mi notò, girandosi quasi a prendere fiato. "Oh, oh..." Borbottò lasciandosi andare a un sorriso untuoso. "Ci vai anche tu al funerale?" Mi affrontò senza trapelare il minimo segnale di disagio. "Perché? Non dovrei? forse sono venuto a Roma proprio per questo." "Oh, oh..." "Che ne dici se Francesca e Asia vengono a Trento con me per una settimana a ritemprarsi?" "A ritemprarsi..." Ripeté lui lottando con lo stordimento da sbronza incipiente: "Non devi chiederlo a me, chiedilo alle loro amiche e ai loro amici. Saranno loro a crearti problemi." "Francesca ha un amante? Un compagno?" "Ha amici stretti e tutta una visione capitolina, il che è anche peggio." "Dì la verità che vorresti gettarmi il cocktail in faccia e buttarmi a calci fuori dal locale. Ma sei troppo ubriaco per farlo." Lui si accomodò sul trespolo mentre la sua compagna lungagnona si era dileguata. "Una curiosità: che cazzo c'entri, trentino, con mia cognata e mia nipote?" Scoppiai a ridere. "è il tuo tarlo, vero? Con me si confidano, a te non dicono una mazza. E sai perché, uomo? Perché il tuo cervello è delle dimensioni di un cubo di rubik senza le complicazioni annesse. Sei una particella d'uomo, una scorreggia nello spazio, e hai pretese insostenibili per l'attualità dei tuoi fatti e la tua complessione di persona. Vuoi Francesca, vero? L'hai sempre voluta. E anche Asia ti attira. Forse, fondamentalmente, sei un pervertito con tre peli pubici e le dita prensili ma non basta per convincere una donna. Batti il ferro sulla stessa incudine e intanto ti rintroni il cervello diventando sempre più imbecille. Ma Io te le porto via, amico caro, le conduco a prendere un po' d'aria e uscire dall'atmosfera viziata che ti trascini dietro. Non so se sia dietro il complesso di inferiorità che avevi verso Gianni o l'invidia verso chi possiede grammi di cervello in più ma la verità non sta mai nel mezzo. Nel mezzo ci sta il cazzo, ed è quello che usi per riflettere quando dai fiato ai neuroni che ti restano. Quindi, riassumendo, stammi alla larga e non minacciare Francesca e Asia. Sei un gangster da strapazzo e se pensi di impressionarmi con le tue luci stroboscopiche e l'alcolismo, sappi che posso prenderti per il collo e farti volare in strada in dieci secondi netti." Oh, oh..." singhiozzò lui mentre svuotavo il Moscow Mule e mi mettevo sul tavolo qualche moneta. "Hai le parole giuste, Joe, mi piace questo tuo straparlare a tripla velocità. è per darti coraggio, vero? Sai che ti dico: prenditi mia cognata e mia nipote e vai a fare in culo nel tuo cazzo di Alpi. Tanto vali quanto una boccata di fumo fastidioso. E come tale sparirai. Roma è il mio impero, così com'era il dominio di Gianni. Tu aspiri a un ruolo ma ti si adatta perfettamente quello del pagliaccio tirolese." Mi alzai. "è stato veramente un piacere, e la prossima volta non dare aria agli intestini quando parli. l'aria diventa irrespirabile." Lui scoppiò in una risata pantagruelica e tastò il taschino della giacca alla ricerca delle sigarette. Poi, dopo averle trovate mi si avvicinò e mise la bocca sul mio orecchio. Pensai che me l'avrebbe strappato a morsi, invece si limitò a sussurrare: "Ti aspetto anche a un altro funerale, il tuo." Lo bacia sulla fronte sudata e mi avviai verso l'uscita. Fuori le stalle avevano smesso di fare le sceme e adesso erano un tappeto dignitoso e presentabile. Salii sulla macchina di Francesca e mi diressi verso altri locali meno viziati.








(Continua)









 
 
 
 
 

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