I due Messia

Giovanni di Gamala e Yeshua ben Panthera

 

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GESU' BARABBA NEI MANOSCRITTI ANTICHI

Post n°729 pubblicato il 08 Luglio 2013 da paralotti
 


Cosa ritroviamo in antichi manoscritti che non viene riportato nelle versioni commerciali della Bibbia?

La possibilità che sulla scena del processo vi fossero due Gesù di cui uno chiamato "Barabba" non è rimasta tanto nascosta nei Vangeli, di modo che i commentatori cattolici affermano:

Il nome [Barabba] è sospetto: in aramaico significa "figlio del padre...
". E' forse una sostituzione per il suo nome reale, Gesù, taciuto per deferenza al Cristo (secondo alcuni mss al v. 16 di Mt 27)? 1

Uno studio sui versi citati di Matteo, che merita menzione sia per la preparazione dei suoi autori che per l'imparzialità delle notizie offerte, è il seguente:

Mt 27,16-17: Barabba o Gesù Barabba? […] Nel racconto di Matteo due volte la tradizione manoscritta diverge a proposito del nome di Barabba: una parte dei testimoni (il codice maiuscolo Q, un gruppo di minuscoli, ossia f 1 e 700, una versione siriaca, ma anche alcuni codici noti a Origene) lo designa come Gesù Barabba: "Avevano allora un prigioniero famoso detto [Gesù] Barabba. Mentre dunque erano riuniti Pilato disse loro: Chi volete che vi liberi: [Gesù il] Barabba o Gesù detto il Cristo?". Le traduzioni normalmente omettono in entrambi i casi "Gesù". […] Qui è evidente che la forma "Gesù Barabba" costituisce una lectio difficilior: a nessun copista sarebbe venuto in mente di aggiungere "Gesù" se non lo avesse trovato nel testo. Commenta Gnilka: "Si raccomanda la lezione Ihsoun barabban, ovvero Ihs ton B. Può apparire scandaloso che Barabba si chiami anche Gesù. Per questo fu cancellato nella grande maggioranza dei manoscritti". Commenta anche A. Mello: "'Gesù Barabba' è lezione conservata solamente da una piccola famiglia di manoscritti, ma ha un'alta probabilità di essere quella originaria, poiché più difficile. Era già nota a Origene, il quale la esclude per il motivo che nessun peccatore può portare il nome di Gesù: i copisti devono aver fatto altrettanto, per gli stessi motivi reverenziali (l'evangelo di Matteo è l'unico in cui la variante si sia conservata). Dunque, per Matteo, l'alternativa di Pilato è molto netta: 'Chi volete che vi rilasci: Gesù Barabba o Gesù chiamato il Messia?' (v. 17). Matteo non colora Barabba a tinte fosche, come Mc 15,7 (un sedizioso, un rivoltoso, un omicida): dice solo che era 'famoso', e l'aggettivo non comporta un giudizio negativo. Si tratta di scegliere tra due 'Gesù' [...], uno dei quali è 'chiamato Messia': tutto il peso della scelta consiste in questo riconoscimento messianico". 2

Ma le conseguenze di questa omissione degli evangelisti avrebbero avuto drammatiche ricadute nei millenni successivi: di fronte alla storia e agli uomini, i Giudei passarono per quelli che avevano preferito un brigante al "figlio di Dio"!

Sugli Ebrei dunque venne fatta ricadere una colpa ingiusta che divenne buon pretesto per perseguitarne i discendenti anche nei secoli successivi:

Mt 27:25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli».

Ma i particolari di questa macchinazione non finiscono qui. Avremo modo di parlarne in seguito. 1215

Dèi Ricchi Volume II

 
 
 

Bar-Abba

Post n°728 pubblicato il 06 Luglio 2013 da paralotti



L'espressione "Bar Abbà", può essere condensata, e diventa così per noi "Barabba". La contrazione è del tutto normale: Barnaba, Bartolomeo... si tratta di termini di derivazione aramaica per "figlio di...".
E' assolutamente sorprendente che, ai giorni nostri, a nessun cristiano educato e catechizzato sia mai stata fatta notare la questione, non del tutto irrilevante (!!!), che il termine Barabba corrisponda all'espressione usata dagli ebrei dei tempi di Gesù per dire figlio di Dio o figlio del Padre!
Si è dunque voluta nascondere qualche evidenza?

Altro che shock! Infatti, se prima eravamo stati scioccati nello scoprire che Barabba si chiamava Gesù, ora siamo totalmente sconvolti nello scoprire il contrario, e cioè che... Gesù era definito Barabba! Ma quale razza di mistero si nasconde dietro questo intreccio straordinario di nomi e di titoli? E' mai possibile che durante il processo Pilato abbia presentato al popolo queste due persone:

1 - Gesù, che era detto figlio di Dio, cioè Barabba, che fu condannato e giustiziato,

2 - e Barabba, che però si chiamava Gesù, che fu graziato e rilasciato.

Non ci credo nemmeno io che sto scrivendo queste cose. Non ci può credere nessuno. Ma soprattutto, non è possibile crederci perché non è affatto così che sono andate le cose:

1 - non c'è mai stato un autentico processo davanti al sinedrio, Cristo è stato arrestato per volontà di Pilato che ha inviato per questo una coorte romana sul monte degli ulivi, un corpo di 600 dicasi SEICENTO soldati PER UN SOLO UOMO con un tribuno al comando;

2 - gli ebrei non hanno consegnato al procuratore l'accusato con la scusa di essere impossibilitati ad eseguire la sentenza di morte; ne hanno eseguite innumerevoli e ce le testimonia lo stesso Nuovo Testamento (Giovanni Battista, l'adultera che stava per essere lapidata dagli ebrei, lo stesso Gesù che ha rischiato più volte la lapidazione da parte degli ebrei, Stefano lapidato dagli ebrei all'indomani della morte di Gesù, Giacomo lapidato dagli ebrei sotto le mura del tempio...);

3 - i romani non hanno mai avuto l'abitudine di applicare le amnistie in occasione delle festività di altri popoli non latini, ma solo delle festività romane, e tantomeno liberavano in Palestina i condannati per reati gravi di sedizione, i condannati a morte;

4 - Pilato non è rimasto lì imbambolato ad aspettare che il popolo decidesse quale dei due doveva essere rilasciato, per poi lavarsene le mani e scarcerare il ribelle giustiziando un maestro spirituale; questa è una immagine assolutamente non veritiera e ridicola del praefectus Iudaeae; si legga Giuseppe Flavio per sapere chi e come era Ponzio Pilato;

5 - e il popolo degli ebrei non ha mai gridato "il suo sangue ricada sopra di noi e sui
nostri figli" (Mt 27, 25), preannunciando la persecuzione perpetrata dai cristiani contro i cosiddetti perfidi giudei nell'arco di lunghi secoli.

David Donnini (Dai Rotoli del Mar Morto a Qumran e scoperti in alcune grotte nel 1947 e chissà perchè nascosti)
Da ciò che scrive Donnini evinco che potrebbero esserci stati due CRISTO: uno esseno-zelota di nome Giovanni di Gamala la città sul monte con vista lago di Tiberiade figlio di Giuda il Galileo che combatteva contro i figli delle tenebre, i romani, morto ammazzato dopo essere stato arrestato da 600 soldati (DICASI SEICENTO SOLDATI!) sul monte degli ulivi e un CRISTO pacifico che dichiarava di amare i propri nemici e di porgere l'altra guancia se percossi. Poi di queste due figure è stato fatto un minestrone e a distanza di 20 secoli non ci si capisce ancora nulla!
SECOLI DI MENZOGNE CHE STANNO PER ESSERE FINALMENTE SMASCHERATI!
Ottorino

 

 
 
 

La Sincerità

Post n°727 pubblicato il 30 Giugno 2013 da paralotti
 

Tema delicato... semplicemente perchè la capacità di essere sinceri è una scienza. Essere veramente sinceri è difficilissimo in quanto a tal proposito abbiamo molte riserve. Può un umano addormentato, può una macchina che vive nell'accidenti, che vive nel caso, essere sincero con se stesso e di conseguenza con gli altri? Non credo, è triste scriverlo, ma è così. Solamente la sincerità, (prerogativa esclusiva per chi inizia a destarsi) e il completo riconoscimento del fatto che siamo schiavi della meccanicità e dei suoi inevitabil risultati, ci può aiutare a scoprire e ad annientare i "respingenti", (che sono "il tutto accquisito che pietrifca il cercare", di cui ho parlato in un precedente post), con l'aiuto dei quali inganniamo quotidianamente noi stessi.
Possiamo comprendere cosa sia la meccanicità, e tutto l'orrore della meccanicità, soltanto quando facciamo qualcosa di orribile, il famoso male, e ci rendiamo pienamente conto che era la meccanicità in noi a farcelo fare.... Ecco perchè possiamo affermare che il male è inconscio, mentre il bene è conscio. Chi è desto, chi è conscio, chi ha coscienza, non può mai e poi mai fare del male!
Per essere capaci di vedere ciò, ( di essere schiavi della meccanicità) è necessario essere assai sinceri con se stessi. Se cerchiamo di coprire ciò, di trovare scuse e spiegazioni, non ce ne renderemo mai conto.
Questo ci può fare terribilmente male, ma dobbiamo sopportarlo e cercare di comprendere che solamente confessandolo interamente a noi stessi, possiamo evitare di continuare a ripeterlo.
Possiamo sottrarci ai tentacoli della meccanicità, alla menzogna quotidiana soprattutto verso noi stessi, e infrangere il suo potere, con grandi sofferenze: Gurdjieff la chiama "sofferenza volontaria" che è sempre legata alla rinuncia dei nostri istinti, pulsioni e desideri.
Se cerchiamo di evitare le sofferenze, se ne abbiamo paura, se cerchiamo di persuaderci che non è accaduto nulla di veramente orribile, non soltanto non ci sottrarremmo, ma diventeremo sempre più meccanici, e assai presto perverremo ad uno stato in cui non ci sarà per noi una sola possibilità e una sola opportunità di crescita o risveglio e la nostra parvenza di anima sarà buona soltanto per dare da mangiare ad una luna affamata!

 
 
 

"Un uomo tra virgolette"

Post n°726 pubblicato il 23 Giugno 2013 da paralotti
 

Per una definizione più esatta e si potrebbe dire scientifica, della differenza che esiste fra un vero uomo, ossia un uomo quale dovrebbe essere, e un “uomo-tra-virgolette”, come è diventata la maggior parte dei nostri contemporanei, è il caso di citare le parole dette un giorno da Gurdjieff in una delle sue conferenze nel gennaio del 1924 a New York.
Egli si espresse così.
Per definire l’uomo, considerato dal nostro punto di vista, le scienze moderne- anatomia, fisiologia o psicologia-non possono esservi d’aiuto, poiché ciascuna delle caratteristiche che esse descrivono si ritrova, a diversi livelli, in ogni uomo senza eccezione; di conseguenza, non ci permettono di evidenziare la differenza esatta che vogliamo stabilire fra gli uomini.
La misura di tale differenza può essere data soltanto dalla formula seguente:
“L’uomo è un essere che può fare”, e “fare” significa: agire coscientemente e di propria iniziativa”.
E davvero, ogni uomo di più o meno sano buon senso, e capace di un minimo di imparzialità, deve ammettere che fino ad ora non c’è stata, né mai ci sarà, una definizione più completa ed esauriente.
Se si accetta, almeno provvisoriamente, questa definizione sorge subito una domanda: un uomo che sia il prodotto dell’educazione e della civiltà contemporanea può fare qualcosa coscientemente di propria volontà?
No, rispondiamo subito.
E perché no?
Per la semplice ragione che, come dimostra e afferma categoricamente l’”Istituto per lo sviluppo armonico dell’uomo”, basandosi su prove sperimentali, tutto ma proprio tutto nell’uomo contemporaneo non fa nulla da sé.
Nella sua vita personale, familiare e sociale, in politica, nelle scienze, nell’arte, in filosofia, nella religione, insomma, in tutto ciò che costituisce il processo della vita ordinaria dell’uomo contemporaneo, tutto, dall’inizio alla fine, si fa da sé, e non c’è una cosa sola di queste “vittime della civiltà contemporanea” che possa “fare” qualcosa.
E questa affermazione categorica, sperimentalmente provata dal mio istituto, vale a dire che l’uomo ordinario non può fare nulla, ma che tutto in lui si fa da sé, coincide con quello che dice sull’uomo la “scienza positiva esatta” contemporanea.
La “scienza positiva esatta” contemporanea dice che l’uomo è un organismo complicatissimo che si è sviluppato per evoluzione a partire dagli organismi più semplici e che è diventato ora capace di reagire in modo molto complesso alle impressione esterne.
Questa capacità di reazione dell’uomo è talmente complessa, ed i movimenti riflessi posso essere talmente lontani dalle cause che li hanno provocati e li condizionano, che per un osservatore ingenuo, le azioni dell’uomo o perlomeno una parte di esse, sembrano del tutto spontanee.
Ma secondo le idee di Gurdjieff, l’uomo ordinario è realmente incapace del minimo gesto e della minima parola indipendente e spontanea. Egli è, nella sua totalità, soltanto il risultato di influenze esterne!

 
 
 

Rimetti a noi i nostri debiti...

Post n°725 pubblicato il 14 Giugno 2013 da paralotti

Il significato profondo nella preghiera del Padre Nostro della frase:

"Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori"; nella preghiera del Padre Nostro.

“ Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; è una frase diffici
le da comprendere e da spiegare. E' particolarmente difficile perché il suo significato ordinario, (uomo n° 1, 2 e 3… che può arrivare fino al n° 7 come lo era il Maestro Jeshua...) come viene generalmente accettato, non ha nulla a che vedere con il significato reale. Quando la gente pensa alle parole “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori", nella maniera ordinaria, essa immediatamente comincia a fare errori logici e psicologici.
Prima di tutto, essa prende per scontato di POTER rimettere i debiti, e che dipende da lei se li rimetterà o non li rimetterà; e in secondo luogo, essa crede che sia ugualmente bene rimettere i debiti e che i suoi propri debiti siano rimessi. Questo è un errore e non ha fondamento di sorta.
Se essa pensa a se stessa, se studia se stessa, se osserva se stessa, si accorgerà assai presto che essa NON PUO’ RIMETTERE ALCUN DEBITO esattamente come NON PUO’ FAR NULLA.
Alla fine di FARE e al fine di RIMETTERE uno deve prima di tutto essere capace di ricordare se stesso, si deve svegliare e deve avere VOLONTA’.
Come siamo ora, nel nostro attuale stato, abbiamo migliaia di volontà diverse, e anche se una di queste volontà vuole rimettere, ce ne sono sempre parecchie altre che non vogliono farlo e che pensano che la remissione è una debolezza, un controsenso e persino un delitto!
Infine dobbiamo comprendere che rimettere indiscriminatamente può essere peggio che non rimettere affatto; e questa comprensione ci può portare alla giusta visione della nostra posizione in rapporto ai nostri debiti.
Supponiamo per un momento che ci sia realmente stata una qualche benevola (un prete…?) o piuttosto stupida divinità, per esempio il dio della nostra religione, che potesse rimettere i nostri debiti, e che potesse realmente condonarli e cancellarli. Questa sarebbe la più GRANDE DISGRAZIA che ci potrebbe capitare. Non ci sarebbe incentivo allora per il lavoro su di noi e nessuna ragione per lavorare o fare qualsiasi sforzo. (Ci rendiamo conto a che punto è la nostra povera umanità?) Potremmo continuare a fare le stesse cose sbagliate e alla fine queste ci verrebbero tutte perdonate. Nel lavoro su di noi, nel ricordo di chi siamo, nella scuola, dobbiamo sapere che non ci verrà rimesso nulla.
Il significato interiore di “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, si riferisce in realtà alle influenze dei livelli superiori a cui aspiriamo. Possiamo attirarci influenze superiori solamente se trasferiamo ad altre persone le influenze che riceviamo e che abbiamo ricevuto!

Da: La Quarta Via

 
 
 

Il Mistero della Trinità

Post n°724 pubblicato il 02 Giugno 2013 da paralotti
 



Gurdjieff chiama “Dio il Verbo” l’Assoluto, nel senso del Santissimo Sole Assoluto o Protocosmo*, che bisogna intendere come il “Logos Uno con il Principio”.
Il Principio, l’Origine del Tutto e del Logos stesso st
a oltre il Tutto e non è nominabile.
L’Assoluto, per noi uomini, è dunque indubitabilmente la Trinità: Mondo 3 nel Raggio di Creazione e secondo la terminologia di Gurdjieff.
Il Verbo contiene in sé la tre forze sante del Padre, del Figlio e ddello Spirito Santo, suoi attributi, attraverso i quali è stata creata la moltitudine dei sistemi solari e quindi anche il nostro. La Trinità però può dare solo l’impulso originario, lo sviluppo successivo si attuerà secondo la Legge del Sette o Ottava Superiore o se si vuole, più precisamente per mezzo dell’azione degli Elohim creatori. La sostanza di questo nostro principio assoluto è Idrogeno, che è il risultato della combinazione di Carbonio, Ossigeno e Azoto, cioè Volontà, Pensiero e Coscienza. Nel mondo manifestato esse diventano Corpo, Intelligenza o Spirito e Anima; nei mondi inferiori Materia o Mineralità, Vita e Individualità. Giù, secondo il processo di involuzione, fino al nostro mondo, in cui appaiono come regno minerale, regno vegetale e regno animale (tetartocosmi) dai quali l’uomo emerge, come sintesi e portatore del pensiero autocosciente. Le quattro sostanze primordiali si sono trasformate, attraverso gli eoni nelle quattro parti costitutive dell’uomo: sostanza fisico-minerale (corpo fisico), sostanza vitale-senziente (corpo eterico o vitale), sostanza pensante (corpo astrale), sostanza autocosciente (corpo dell’Io). Giunto al suo limite, sostanza minerale rappresentata dalla Luna, il Raggio di Creazione deve cominciare il suo viaggio di ritorno (evoluzione), ma lo potrà fare solo con la collaborazione cosciente dell’Io umano. E’ l’Io, il principio del Verbo divino, proveniente dal mondo ultra-stellare o Santo Sole Assoluto, che dovrà operare la spiritualizzazione dei corpi dell’uomo per la loro trasformazione in corpi superiori. Di fronte a tutta questa incredibile Conoscenza, le religioni, i nostri piccoli “io”, i nostri affanni, ciò che crediamo di essere diventano polvere spazzata via dal vento!
Le Sette Chiavi del Sentiero
*(Il Protocosmo è’ immanifestato, perché esiste prima della creazione. E’ costituito dall'insieme di tutti i Sacri Soli Assoluti. E' l'Assoluto nella sua potenzialità creatrice. Il Protocosmo è governato da un'unica legge, quella dell'Amore, detta anche legge del Libero Arbitrio, che dell'amore è la più grande espressione. Il Protocosmo vibra sulla nota DO dell'ottava superiore).
Foto: Il Mistero della Trinità  Gurdjieff chiama “Dio il Verbo” l’Assoluto, nel senso del Santissimo Sole Assoluto o Protocosmo*, che bisogna intendere come il “Logos Uno con il Principio”.  Il Principio, l’Origine del Tutto e del Logos stesso sta oltre il Tutto e non è nominabile. L’Assoluto, per noi uomini, è dunque indubitabilmente la Trinità: Mondo 3 nel Raggio di Creazione e secondo la terminologia di Gurdjieff. Il Verbo contiene in sé la tre forze sante del Padre, del Figlio e ddello Spirito Santo, suoi attributi, attraverso i quali è stata creata la moltitudine dei sistemi solari e quindi anche il nostro. La Trinità però può dare solo l’impulso originario, lo sviluppo successivo si attuerà secondo la Legge del Sette o Ottava Superiore o se si vuole, più precisamente per mezzo dell’azione degli Elohim creatori. La sostanza di questo nostro principio assoluto è Idrogeno, che è il risultato della combinazione di Carbonio, Ossigeno e Azoto, cioè Volontà, Pensiero e Coscienza. Nel mondo manifestato esse diventano Corpo, Intelligenza o Spirito e Anima; nei mondi inferiori Materia o Mineralità, Vita e Individualità. Giù, secondo il processo di involuzione, fino al nostro mondo, in cui appaiono come regno minerale, regno vegetale e regno animale (tetartocosmi) dai quali l’uomo emerge, come sintesi e portatore del pensiero autocosciente. Le quattro sostanze primordiali si sono trasformate, attraverso gli eoni nelle quattro parti costitutive dell’uomo: sostanza fisico-minerale (corpo fisico), sostanza vitale-senziente (corpo eterico o vitale), sostanza pensante (corpo astrale), sostanza autocosciente (corpo dell’Io). Giunto al suo limite, sostanza minerale rappresentata dalla Luna, il Raggio di Creazione deve cominciare il suo viaggio di ritorno (evoluzione), ma lo potrà fare solo con la collaborazione cosciente dell’Io umano. E’ l’Io, il principio del Verbo divino, proveniente dal mondo ultra-stellare o Santo Sole Assoluto, che dovrà operare la spiritualizzazione dei corpi dell’uomo per la loro trasformazione in corpi superiori. Di fronte a tutta questa incredibile Conoscenza, le religioni, i nostri piccoli “io”, i nostri affanni, ciò che crediamo di essere diventano polvere spazzata via dal vento! Le Sette Chiavi del Sentiero *(Il Protocosmo è’ immanifestato, perché esiste prima della creazione. E’ costituito dall'insieme di tutti i Sacri Soli Assoluti. E' l'Assoluto nella sua potenzialità creatrice. Il Protocosmo è governato da un'unica legge, quella dell'Amore, detta anche legge del Libero Arbitrio, che dell'amore è la più grande espressione. Il Protocosmo vibra sulla nota DO dell'ottava superiore).

 
 
 

La Giustizia e l'ingiustizia

Post n°723 pubblicato il 29 Maggio 2013 da paralotti

Il problema della giustizia e dell'ingiustizia è un ottimo argomento di riflessione, perchè la gente spende molta energia su di esso. Essa usa queste parole ma non si spiega perchè chiama giusta una cosa e un'altra ingiusta. Eppure una cosa è sempre connessa con l'altra, una cosa deriva inevitabilmente dall'altra.
E' un nostro assunto che deve esserci giustizia su
ogni scala, a seconda dunque del nostro livello di comprensione e conoscenza.
Cercate sempre e a torto, di spiegare cosa è giusto e cosa è ingiusto. Come potete saperlo? Gli individui sono macchine, come fanno le macchine a essere giuste? Non è una qualità che appartiene alle macchine.
Noi essendo uomini n° 1, 2 e 3 non possiamo essere responsabili di nulla, soltanto l'uomo N° 4, 5, 6 e 7 è responsabile delle sue azione, perchè ha coscienza di sè e conosce la sofferenza volontaria, e di conseguenza possiamo parlare di giustizia e ingiustizia. Noi siamo soggetti al caso e agiamo nella maniera in cui le condizioni e le circostanze ci fanno agire, di conseguenza cosa possiamo attenderci?
Spesso la nostra idea di giustiza è basata su una visione assai meschina, non confrontiamo le cose e non ci accorgiamo che è l'ordine naturale delle cose. Non possiamo quindi parlare di giustizia finchè la pensiamo come un'eccezione. Quando la vediamo come una regola, possiamo pensare a come sottrarci ad essa. Non ci può essere giustizia nel nostro stato presente, non c'è giustizia in prigione nella quale noi ci troviamo. L'unica cosa cui uno può seriamente pensare quando si rende conto di essere in prigione, è come evadere, non starsene a recriminare sulla giustizia in prigione. Noi siamo macchine, veniamo spinte in un determinato modo e rotoliamo, quando urtiamo contro un muro ci fermiamo e cominciamo a rotolare all'indietro.
Questo è il nostro stato attuale!

 

Da: La Quarta Via

 
 
 

Le mie azioni

Post n°722 pubblicato il 25 Maggio 2013 da paralotti
 

Non è difficile osservare che nella vita ordinaria qualcosa mantiene l'unità dell'esistenza individuale; mi posso anche mentalmente dimenticare, ma ciò che ho compiuto tempo fa ha le sue conseguenze nel presente o magari tra qualche tempo.
Il proverbio che dice di non rimandare al domani ciò che si può fare oggi, si riferisce a una conoscenza di questo tipo. Al Riguardo Steiner (filosofo) dice:
"Nel pieno senso della parola posso dire che le mie azioni di ieri sono il mio destino di oggi. Sono stato io stesso l'artefice delle cause alle quali debbo ora aggiungere gli effetti; a queste cause io mi ritrovo di fronte dopo essermene ritirato per un certo tempo. Esse fanno parte di me, anche se per un certo tempo ne sono stato separato. Per mezzo del mio passato mi sono creato la condizione in cui mi trovo attualmente e questo di vita in vita e di mondo in mondo".
Quando avremo compreso questa verità cosmica, e la faremo nostra, la smetteremo di incolpare il dio di turno, la società, il nostro partner, i nostri genitori, il vicino di casa o il destino crudele, delle nostre incapacità di amare, delle nostre piccinerie e delle nostre innumerevoli mancanze a cui dovremmo essere riconoscenti perchè se comprese, ci renderanno migliori e finalmente potremo vedere nell'altro noi stessi!

 
 
 

Un'anima...

Post n°721 pubblicato il 23 Maggio 2013 da paralotti
 

Beato chi ha un'anima. Beato chi non l'ha. Ma sventura e dolore per chi ne ha soltanto l'embrione!

Ma pochi comprenderanno....

Gurdjieff

 
 
 

Socrate e gli Archetipi

Post n°720 pubblicato il 18 Maggio 2013 da paralotti
 

Gli Archetipi non si devono identificare
con le idee platoniche, le quali sono “composte” ,
cioè fatte di numerosi Archetipi: sarebbe come
confondere gli atomi con le molecole e con i composti.
L
e idee vanno smontate nei loro componenti essenziali e funzionali, questi sono gli Archetipi.

Socrate in carcere e in attesa della morte, parlava con i suoi amici che erano andati a trovarlo, egli diceva:
“Conosco, miei cari amici, quello che voi in sommo grado desiderate in questo momento: che io vi liberi dalla paura della morte. Ebbene, questa paura, nasce dalla falsa idea dei contrari. In realtà le cose divengono per reciproco svolgimento. L’essere desto proviene dal dormire. L’essere addormentato dalla veglia. Così la vita nasce dalla morte e la morte dalla vita. I contrari, con questa visione delle cose, divengono complementari. E se le anime dei vivi hanno la loro origine dai morti e i morti dai vivi, queste anime dei morti, che noi non vediamo, in realtà esistono e si rendono visibili quando rientrano nel ciclo della nascite. Se non esistesse questo scambio tra la vita e la morte e tra la morte e la vita, tutto si arresterebbe a un basso livello e sarebbe il CAOS!
Ma vi è realmente un processo in cui la vita si ridesta: da chi è già morto rinascono i viventi. Vi ho detto tante volte che apprendere non è altro che RICORDARE.
In noi si innesta il ricordo di vite passate. E, in fondo, il mio metodo consiste nell’interrogare in un particolare modo la gente, così che ciascuno possa dire ogni cosa come veramente è. Questo metodo lo chiamo “regressione”.
Inoltre, se si conoscono e si adoperano opportune figure, che io chiamo SACRI SIMBOLI, allora questo mio metodo diviene particolarmente sicuro ed efficace.
Se qualcuno si ricorda di qualche cosa, costui deve prima, in un certo momento, averla saputa quella cosa. Quando una conoscenza nostra si viene formando nel mondo, essa è ricordo. I nostri sensi ci portano impressioni, così non soltanto conosciamo le cose ma, nella nostra mente, pensiamo anche a cose diverse che sono, in un certo modo, a esse collegate. Questo è il PENSIERO ANALOGICO.
Chi vede Platone pensa a Socrate. Chi vede il Partenone pensa ad Atene. Importanti sono queste corrispondenze. Ecco dunque un modo nuovo di osservare le cose, che io chiamo “osservazione comparata”. E’ l’unico metodo che ci permette di scoprire i segni sacri che sono ventidue, gli Archetipi.
Dunque in questa “osservazione comparata” noi dobbiamo sempre cercare le cose uguali. Vi faccio un esempio: se osservo i denti di una persona e osservo una pianta di rosa e un ago per cucire, con quel procedimento che vi ho già nominato e che si chiama “analisi”, dividiamo questi oggetti in parti e cerchiamo subito le parti che sono uguali. Rose, denti e aghi hanno in comune quei pungiglioni che noi chiamiamo punte o spini. Queste forme pungenti, anzi, questa forma, fa parte dei pochi simboli che io chiamo “segni sacri”. Questi segni ci servono per scoprire la verità.
Non possiamo dire che siamo nati sapendo, ma che, in un tempo successivo, ci veniamo rammemorando di ciò che avevamo dimenticato. Questo porta a convincerci che prima della nascita e dopo la morte esiste qualcosa. Così si disperde il terrore bambinesco che la morte spazzi via ogni pensiero. Dovremmo caso mai, temere il dissolvimento delle cose complicate e composte: le forme semplici, i segni sacri, gli Archetipi, non possono dissolversi e io li chiamo “invarianti”.
Torniamo a noi… Cosa hanno in comune, le rose, i denti e gli aghi? La funzione, tutte e tre pungono.
Quando il pensiero si stacca dal corpo può egualmente essere punto ma non da quegli oggetti materiali. Agisce allora la funzione: ciò che è puro, immortale, immutabile. La materia agisce sui sensi, la funzione sui pensieri. Ecco che nasce il retto pensiero, il pensiero vivente che crea e non distrugge.
I pensieri privi dello scafandro corporale, hanno un luogo puro e nobile dove alloggiare, in attesa che un altro scafandro li riveli. Questo luogo noi Greci lo chiamiamo Ade O torre di Dite e vi è chi lo chiama Zed, Scheol o Amenti.
Quando si rompe uno strumento musicale e se ne spezzano le corde, l’armonia rimane. Quando un uomo muore, la sua armonia rimane perché dobbiamo ammettere che nei nostri pensieri ci sono cose giuste ed eterne nell’attesa di costruirsi un altro scafandro
Archetipi- Le Chiavi dell'Universo
Mario Pincherle

 
 
 
 
 

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