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Portici è un comune di 54.681 abitanti della provincia di Napoli.
Nel 2002 il comune ha richiesto ed ottenuto, con decreto del capo dello Stato, il titolo di città.
Il nome di Portici deriverebbe dai portici del foro dell'antica Ercolano. Un' antica leggenda, invece, racconta che Portici sarebbe stata fondata dai romani intorno alla villa di Quinto Ponzio Aquila, nobile romano, congiurato contro Cesare, caduto nella battaglia di Modena del 43 a.C.
A conferma di tale leggenda, ci sarebbe il reperto ritrovato sotto gli scavi di Palazzo Mascabruno, raffigurante un'aquila, attualmente emblema dello stemma comunale, che reca sotto gli artigli le iniziali Q.P.A.
Portici era un piccolo casale, che nel 1415, per volere della Regina Giovanna II, fu ceduta al nobiluomo e avventuriero napoletano Sergianni Caracciolo insieme ad altri territori vesuviani , in cambio di denaro.
Dapprima Tenuta, poi Capitania dal 1454 , Portici divenne feudo nel 1638, quando Anna Carafa, viceregina e già Capitana di Portici, acquistò i casali vesuviani messi in vendita dal re. L'epoca feudale fu assai buia per i porticesi come durante la dominazione dei crudeli fratelli Troise, ai quali la famiglia Carafa concesse in fitto i feudi vesuviani dal 1671 al 1674.
Questo periodo fu duro anche per la disastrosa eruzione del Vesuvio del 1631, che causò la morte di quattromila uomini e seimila animali.
Portici si liberò dal giogo feudale stringendo un patto di alleanza con i vicini comuni di Resina e Torre del Greco.
Il 17 dicembre 1698 porticesi, resinesi e torresi reclamarono insieme il diritto di prelazione sull'acquisto della loro terra e si raccolsero in ogni famiglia i fondi necessari per il riscatto feudale.
Il 18 maggio 1699 il presidente della Regia Camera della Summaria, don Michele Vargas Maciucca, decretò che Portici, Resina e Torre del Greco fossero sciolte dal vincolo feudale.
Il periodo aureo di Portici, libera ed autonoma, iniziò con l'arrivo di Carlo III di Borbone che decise nel 1738 di costruirvi la propria residenza estiva. Attorno al Palazzo Reale, l'aristocrazia napoletana fece edificare le proprie residenze dando vita al fenomeno architettonico noto come "Ville Vesuviane del Miglio d'Oro".
In età borbonica l'economia di Portici conobbe un rapido sviluppo cambiò anche l'aspetto della cittadina e furono intensificati i traffici marittimi e terrestri.
Il primo segno di un tale sviluppo fu la realizzazione del Porto Borbonico del Granatello iniziato nel febbraio del 1774.
Il simbolo più evidente dello sviluppo cittadino, fu tuttavia l'inaugurazione il 3 ottobre 1839 del primo tratto ferroviario italiano: la linea Napoli-Portici lunga 7.411 metri e che fu percorsa per la prima volta in 11 minuti da due convogli trainati da locomotive gemelle, la Bayard e la Vesuvio, progettate dall'ing. Armand Bayard de la Vingtrie, sul prototipo della famosa Rocket dell'inglese George Stephenson.
Ferdinando II di Borbone negli anni '40 del XIX secolo fece costruire a Pietrarsa uno stabilimento ferroviario emblema del processo di industrializzazione avviato dal sovrano sulla scia dei successi delle applicazioni della macchina a vapore.
Dal 1873 nel Palazzo Reale ha sede la Facoltà di Agraria dell'Università di Napoli.
Portici ha oggi un'economia basata soprattutto sull'agricoltura (cereali, ortaggi, frutta, vino, olio d'oliva), ma non mancano le industrie di trasformazione, quali molini, pastifici, fabbriche conserviere e cantieri navali. Dispone di un discreto porto commerciale, mercato dei prodotti agricoli dell'entroterra e possiede alcune industrie (poligrafiche, tessili, chimiche, pastifici, del legno e dell'abbigliamento).
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