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Realtà nel Mondo (Decima Parte)

Post n°87 pubblicato il 13 Marzo 2008 da Piero_Calzona
 

Realtà inquietante

 

(Indagine nel mondo dei poveri)

 

WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio)

FMI (Fondo Monetario Internazionale)

Banca Mondiale

Debito del Terzo Mondo

Povertà e Ricchezza

Cos’è  il  WTO

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Questo articolo è stato tratto dal Sito Web: Trade Watch

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I principi di funzionamento del Wto e del libero commercio

Alla base del Wto e dell'idea stessa del libero commercio c'è un'idea economica vecchia di un paio di secoli, nota come "principio del vantaggio comparato". Secondo questo principio ogni paese dovrebbe specializzarsi a produrre solo quello in cui è più bravo, ovvero con i minori costi di produzione e utilizzo di materie prime e lavoro. Grazie al commercio internazionale ogni paese potrebbe poi avere tutti i prodotti, realizzati alle migliori condizioni e quindi ai costi più bassi. Questo dovrebbe permettere di produrre di più e portare ricchezza e sviluppo per tutti.

A dieci anni dalla nascita del Wto questo approccio sembra miseramente fallito. In primo luogo l'idea del vantaggio comparato per funzionare dovrebbe riguardare economie di livello simile, o comunque paragonabile. Purtroppo la situazione attuale è decisamente diversa, ed i paesi meno ricchi e potenti, ma anche le fasce di cittadini più povere nei nostri stessi paesi devono subire continuamente le conseguenze delle decisioni imposte a vantaggio di poche imprese multinazionali.

Come può un paese che esporta solo alcune materie prime, o magari unicamente caffè o cacao, negoziare con i giganti economici? Consideriamo poi che il prezzo di molte materie prime è continuamente sceso negli ultimi decenni, e che questo prezzo è di solito negoziato a Londra, New York o poche altre piazze finanziarie. I paesi poveri, inoltre, sono spinti da questo sistema commerciale e dall'enorme peso del debito estero che devono tuttora ripagare a produrre unicamente per l'esportazione, perdendo la propria sovranità alimentare.

Questo discorso non riguarda poi unicamente un confronto tra nazioni. La stessa Banca mondiale ha dichiarato in un suo recente studio che delle prime 100 economie del mondo solo 49 sono Stati, mentre 51 sono imprese multinazionali. E' facile immaginare quanto può essere corretto impostare il commercio mondiale su una completa liberalizzazione, dove il più forte vince tutto: è come pensare ad un incontro di pugilato tra il campione del mondo dei pesi massimi ed un bambino, e giustificarsi dicendo che le stesse regole valgono per tutti, quindi l'incontro è corretto.

Gli accordi del Wto sono stati scritti da e su misura per le grandi imprese multinazionali, mentre i diritti dei cittadini e dei popoli, nel nord come nel sud del mondo, sono totalmente inascoltati.

Come conseguenza, per i paesi più poveri, l'unica possibilità per cercare di competere sul mercato mondiale e acquisire quel famoso "vantaggio comparato" è quella di tagliare i costi di produzione, gli stipendi, negare ai lavoratori anche i loro diritti fondamentali, eliminare qualunque legge a tutela dell'ambiente. E' la cosiddetta "corsa verso il fondo" dove ogni paese o regione deve partecipare alla gara o vedersi escluso dal grande circo del commercio. Questo approccio non riguarda solo i paesi poveri, che sono comunque quelli più drammaticamente colpiti, ma sta avendo delle conseguenze molto pesanti anche qui da noi.

Il caso più noto e recente è quello del tessile, dove in Italia come in Bangladesh, negli Usa come nello Sri Lanka si stanno perdendo migliaia, a volte milioni di posti di lavoro a causa della concorrenza della Cina ed in misura minore dell'India, che riescono a produrre a bassissimo costo. Come conseguenze diversi paesi hanno già iniziato a rivedere al ribasso le proprie legislazioni riguardanti i diritti dei lavoratori, gli stipendi minimi, l'inquinamento, nella speranza di riuscire ad abbassare il costo della produzione e tornare competitivi.

Invece di cercare di rimediare a questa situazione, o almeno di imparare dai propri errori, oggi si è lanciati nella stessa corsa verso il fondo e verso una completa liberalizzazione per quanto riguarda l'agricoltura, i prodotti industriali, i servizi. Tra questi ultimi si cerca di svendere al mercato persino quelli pubblici ed essenziali quali l'istruzione, la sanità, l'acqua, che da diritti fondamentali di ogni essere umano vogliono essere trasformati in beni e servizi commerciali.

Per questo è necessario ed urgente invertire questa tendenza. Un'organizzazione che regoli il commercio internazionale è sicuramente necessaria, ma quest'organizzazione deve essere sottoposta al controllo trasparente e democratico e rispettare le decisioni delle altre organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani, sociali, del lavoro e di tutela ambientale: tutte tematiche che dovrebbero avere nettamente la precedenza rispetto alle questioni meramente commerciali.

 
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