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della vostra intelligenza.

Agitatevi perchè avremo bisogno

del vostro entusiasmo.

Organizzatevi perchè avremo bisogno

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Chi non ha memoria, non ha futuro

 

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Creato da: Rebeldia il 26/05/2006
Morte al fascio, oggi più che mai! Ora e sempre, RESISTENZA!!!

 

 
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SERIETA', SIGNOR SINDACO!

Post n°28 pubblicato il 25 Giugno 2006 da Rebeldia

Eccoci, come ogni anno verso la fine di giugno si fa festa.

La festa zapatista: “Che bella!” “Siete stati veramente bravi”. Questi sono normalmente alcuni complimenti che (con nostro grande piacere ) nei giorni in cui vi è l’iniziativa in tanti ci rivolgono.

In quei giorni tutti possono vedere il risultato di mesi di lavoro - gratuito e volontario - di decine di compagni. L’obbiettivo nostro è quello di riuscire a portare la festa zapatista ad un livello di qualità medio alto senza snaturare il clima e lo spirito con cui essa è nata. Ora, ci siamo chiesti come si potesse fare il primo passo verso questa crescita, e in totale accordo con tutti i compagni e le compagne del circolo, abbiamo deciso di chiedere la possibilità al Sindaco e all’assessore preposto Mascher, di ampliare i giorni di festa da 2 a 3, aumento che ci avrebbe permesso un migliore ammortizzamento delle spese fisse (che sono tante); nel caso di un malaugurato temporale ci avrebbe permesso un parziale recupero e, cosa non da meno, avrebbe aperto spazio a gruppi di giovani locali che avrebbero potuto liberamente suonare su un palco davanti ad un pubblico. Queste motivazioni non hanno minimamente interessato la nostra amministrazione comunale, impegnata in viaggi all’estero ed in obsolete manifestazioni similpopolari rigorosamente allacciate alla chiesa, non hanno interessato la nostra amministrazione, dicevo, che ha risposto molto gentilmente che pur essendo la nostra un iniziativa “piacevole”, la vicinanza di alberghi e abitazioni non permetteva di disturbare per ben tre giorni.

Ma (guarda un pò) , la proprietaria dell’ hotel più vicino ( Villa Giulia) ci ha personalmente rassicurato di non aver mai avanzato alcun reclamo nei passati anni per un eventuale “disturbo” da parte della nostra iniziativa,mostrandosi altresì molto seccata per la funzione di capro espiatorio che -ogni volta che si parla di fontanelle-le viene indebitamente addossata, è inutile dire che secondo noi il tutto è riconducibile ad un accanimento politico più volte esternato negli sfoghi informali di sindaco ed assessore, ma per chi non è a conoscenza dei fatti reali vorremmo fare qui, su queste pagine, una sorta di equiparazione delucidante.

La festa zapatista non ha mai chiesto soldi per l’organizzazione della stessa, cosa che ci risulta facciano puntualmente gli altri gruppi.


La festa zapatista non chiede agevolazioni di tipo economico all’ente PRO-LOCO (parziale riduzione della tassa SIAE), cosa che ci risulta tutti gli altri facciano.

La festa zapatista non necessita l’impiego di vigili e operai del comune per un eventuale transennamento dovuto al blocco del traffico nella zona adibita a manifestazione, impiego che ci risulta indispensabile  in altre manifestazioni.

La festa zapatista per scelta distribuisce generi alimentari e bevande (spiedo, salamine, primi piatti, torte, birra alla spina, bibite ecc.) chiedendo in cambio una semplice offerta a discrezione del consumatore, mentre ci risulta che in altre feste di piazza le somme abbiano raggiunto prezzi da ristorante.

La festa zapatista versa ogni anno un piccolo ma simbolico contributo all’ente Pro-loco pari al 10% del ricavo netto (versamento totalmente volontario e mai richiesto dalla pro-loco), e nemmeno questo ci risulta che qualche altro gruppo faccia.

L’intero ricavo della festa viene spedito in Chiapas agli indios messicani per vari progetti che sono ampiamente stati spiegati negli anni dagli organizzatori.

Premettendo che ogni festa di piazza, organizzata da qual si voglia gruppo, per noi rappresenta un valore aggiunto alla crescita sociale del paese, abbiamo la netta sensazione (certezza??) che nei nostri confronti sia stato limitato il democratico diritto di esprimere idee diverse da quelle ( ammuffite) dei nostri amministratori.

Per rendere chiaro il concetto, è giusto sapere che da anni, gli stessi amministratori, concedono per tre giorni lo spazio pubblico della centrale piazza di Bogliaco per la “Festa del volontariato”, organizzata da più gruppi, appunto di volontariato. E’ giusto anche sapere che uno di questi gruppi è un associazione Pro- Bielorussia; associazione molto vicina ad ambienti ecclesiastici; associazione molto vicina al Sindaco che, in un articolo-intervista pubblicato sul Corriere della Sera, subito dopo le elezioni che lo hanno incoronato, dichiarava di aver fatto una promessa a Dio che, nel caso fosse stato eletto, avrebbe “costruito un ponte di solidarietà” da Gargnano sino alla Bielorussia.

Alla nostra domanda del “ perchè loro si e noi no” ci è stato risposto che gli alberghi limitrofi al parco le Fontanelle e le vicine case popolari sarebbero state “disturbate” dalla festa. Mentre nella centrale piazza di Bogliaco il problema non sussisteva. Forse, chi ha dato questa affrettata e delirante risposta si era “momentaneamente” dimenticato che la festa del volontariato viene fatta  a 5-10 metri dalla CASA DI RIPOSO, dove decine di anziani gargnanesi – e non solo- pagano rette mensili quasi da albergo .

SERIETÁ, Signor Sindaco, chiediamo serietà.

E questa serietà deve essere politica e civica. Ogni richiesta deve essere vagliata seriamente ,  chiunque la faccia, senza corsie preferenziali che percorrono sempre (guarda caso) orientamenti politici e religiosi a stretto contatto con l’amministrazione comunale.

Siamo inguaribili sognatori, come più volte abbiamo ribadito su queste pagine.

E sogniamo un paese, un mondo, che non usi il potere come arma castrante verso qualsiasi cosa che al potere non sia assoggettata.

Detto questo, Signor Sindaco, la aspettiamo il 30 giugno e il primo luglio al parco le Fontanelle per condividere con noi un buono spiedo annaffiato da un buon vino e non da stupidi pregiudizi.

Come segno di “distensione”, egregio sig. Sindaco, le abbiamo dedicato la fiaba che segue, perchè noi La pensiamo SEMPRE. 

  SCARPAPONTE E I BOLLIBIMBI

In un'epoca lontana nella terra di Italia, vi era un piccolo villaggio sulle rive di un lago chiamato GARGNÁ.

 

Il capo tribù era un uomo molto ambiguo: buono e crudele, simpatico e antipatico, furbo ... e basta!

Queste sue discordanti “doti” - narra la leggenda - si manifestarono quando egli era ancora infante.

Essendo figlio di pescatori spesso si avventurava in spericolate escursioni in mezzo al lago con la barca di famiglia. Ma in una notte di tempesta la barchetta si ribaltò lasciando il nostro in balia di onde e pesci per più di una settimana. Quando oramai anche l’ultima speranza lo stava abbandonando, all’orizzonte intravide un’enorme sagoma; era la terribile ed orrenda Balena Bianca (il mostro che per anni aveva terrorizzato l’intero continente). Il nauseabondo mammifero lo accolse tra le sue pinne, nutrendolo del suo venefico latte. Ciò lo cambiò!

Questo capo tribù si chiamava SCARPAPONTE. Tale nome gli venne dato riferendosi ad una dote magica che, come un vero sciamano, gli permetteva ogni 4 o 5 anni (solitamente verso la fine della stagione pre-elettorale) di costruire un ponte di solidarietà verso una terra dove i bimbi sono poveri e soffrono. Questo ponte lo prometteva addirittura agli Dei tramite i loro rappresentanti in terra, riconoscibili da lunghe tonache nere o marroni. In cambio di questo altissimo gesto di solidarietà, non chiedeva nulla se non un pò di comprensione e collaborazione nei periodi delicati della sua vita (pure questi coincidevano sempre nella tremenda stagione pre-elettorale).

A Gargnà tutti lo amavano e lo rispettavano  tranne una malefica stirpe di briganti riconoscibili dall’abbigliamento trasandato e da uno strano modo di salutarsi: alzavano il pugno.

ESSI ERANO I BOLLIBIMBI. Il nome venne loro dato da uno spietato dittatore, un certo PIGMEO DA ARCORE 1°. Il despota aveva il pallino della storia, anzi, più  esattamente  della  storia  degli altri ( di fatti della sua e di quella dei suoi seguaci, non parlò mai). Il tiranno asseriva che gli avi dei Bollibimbi, nei periodi di magra, bollivano, per l’appunto, i bimbi per poi concimare i campi).

Pigmeo da Arcore sparì un 10 aprile di inizio millennio (chi fosse interessato alla storia della sua scalata al potere può rivolgersi ad un qualsiasi tribunale, ove è tutto verbalizzato).

Anche i Bollibimbi, da anni, erano impegnati nella costruzione di un ponte, ma mentre quello di Scarpaponte puntava verso est (nelle terre di Bielorossa), quello alternativo puntava ad ovest (nel Chiapas, la terra dei bambini zapatini). Ovviamente l’iniziativa non era gradita dal capo tribù che, chiamando alla corte il fido portaborse BANDIERINO IL DIVINO , mise a punto un perfido, ma ben architettato piano che gli permetteva di avere l’esclusiva di un ponte funzionale, senza apparire arrogante ed egoista nel vietarne la costruzione di un altro. Ora, per chiarezza del racconto, bisogna dire che per costruire un ponte occorrono assi e chiodi e di questi, a Gargnà, ve n’erano in abbondanza ed erano di tutti, erano un bene comune. Queste assi e questi chiodi però, erano custoditi in un magazzino di proprietà di Scarpaponte e le chiavi le aveva Bandierino il Divino.

Il piano si articolava così: alla richiesta dei Bollibimbi di avere assi e chiodi per arrivare con il ponte fino ai bambini zapatini del Chiapas, la risposta di Bandierino non sarebbe stata un “no” secco, ma un “sì” limitato. Mi spiego: lui avrebbe fornito il materiale necessario, dimostrando così comprensione e magnanimità, ma ne avrebbe dato in quantità tale che il ponte si sarebbe interrotto proprio nel bel mezzo del mare.

I Bollibimbi, di fronte al malefico inganno, non si scoraggiarono e, martelli alla mano, fecero tutto il possibile per raggiungere ugualmente le sponde del Chiapas. Ma finite le assi – come progettato dai figliastri della Balena Bianca – il ponte s’interruppe molto prima della meta. Dal ciglio dell’opera incompiuta si potevano intravedere i bambini zapatini mentre morivano di malattie curabilissime, sofferenti d’inedia, fame e sete. Alla vista di ciò i Bollibimbi si vergognarono di appartenere ad una tribù il cui capo, con incredibile noncuranza, si vantava del suo ponte, l’unico ponte possibile. Fu così che decisero di raccontare tutto questo a chiunque incontrassero in modo tale che la gente potesse conoscere la faccia oscura di Scarpaponte.

Si narra che gli abitanti di Gargnà piano piano capirono e cominciarono a non riconoscere più Scarpaponte come loro capo. Si dice anche che ora il nuovo capo tribù di Gargnà sia un bollibimbo e che per prima cosa, una volta diventato capo, abbia aperto il magazzino delle assi e dei chiodi, ed ora chiunque ne può prelevare in quantità sufficiente per costruire QUALSIASI ponte di solidarietà. Ora Gargnà è  chiamato “LA CITTÁ DEI MILLE PONTI”.

Scritto da Fabrizio Silvestri, pubblicato su "Il Nuovo Municipio" n°4, giugno 2006

 
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