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L'importante è lasciarsi dietro un segno, un qualcosa per farsi ricordare, non importa che sia scritto per sempre su un libro di storia o solo un giorno su un ascensore.
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Lui scende le scale che portano al mare con le ciabattine di plastica, un cappellino di qualche squadra di basket americana, camicia bianca, i pantaloni che scoprono i polpaccetti e l'ombrellone.
Lei lo segue a qualche scalino di distanza, con il cappello di paglia, una borsa capiente e gli occhiali da sole con le lenti grandi come il televisore dell'albergo dove dormo.
Li ho visti subito perché ero rivolto proprio da quella parte, verso il sole, di spalle al mare, ho solo due giorni per abbronzarmi.
Avranno 45 anni, forse qualcuno in più.
Comunque meno di 50.
Arrivati alla fine della scalinata, dove tra la sabbia spunta qualche brutto cespuglio, lui ha cominciato a studiare il punto dove piazzare l'ombrellone.
Non mi pare gli interessi l'opinione di lei.
Magari lei si fida.
Comunque non si scambiano pareri, decide lui.
E ovviamente punta dalla mia parte.
Mi ero scelto l'angolo più isolato, qualche metro quadro di spiaggia con una densità di popolazione leggermente inferiore al carnaio che c'è intorno, e ora questi due vengono verso di me.
Arrivano a due o tre metri da qui, gli occhi di lui incrociano i miei, di sfuggita, ma non abbiamo il coraggio di sostenere lo sguardo.
Guardiamo subito altrove.
Inizia a scavare con la punta dell'ombrellone, roteandolo nella sabbia bollente.
E' goffo, non riesce ad andare troppo in profondità.
Così rischia che l'ombrellone gli voli via al primo colpo di vento.
Ma tanto oggi non arriverà mai un colpo di vento.
E' la giornata più calma e calda dell'estate.
L'ombrellone pende, precario, ma resisterà.
Io ascolto musica con le cuffie, leggo un libro, ritorno sulle stesse righe più volte, ma non capisco e rileggo ancora.
Mi distraggono loro.
Da mezz'ora non si sono detti ancora neanche una parola.
Lei si è sistemata su un telo arancione e prende il sole stesa a pancia in giù, né bella né brutta, né magra né grassa.
Lui è rimasto all'ombra, con addosso la camicia bianca, un po' di pancetta, fa un cruciverba e ogni tanto scrive qualcosa con lo smartphone.
Un grande classico.
Rapporto ormai consumato, comunicazione azzerata, sopportarsi d'inverno, quando si torna a casa dal lavoro, e sopportarsi d'estate sulla spiaggia, durante la vacanza obbligatoria.
E vorrebbero essere altrove.
Si vede.
Facile che lui stia scrivendo all'amante, che gli risponde, forse lo stuzzica.
E lei resta stesa, con la guancia sul telo, lo sguardo verso il mare, finge di non accorgersene.
Forse fa così ogni giorno.
A casa o qui ormai non fa più differenza.
Il ritmo di lui è costante, una parola del cruciverba e un messaggino, una parola e un messaggino.
Io non la voglio fare quella fine.
Non l'ho mai voluta una vita così.
Avranno figli?
Magari si, di 15 o 20 anni e sono al mare altrove, con amici o fidanzatini e fidanzatine.
Oppure no, no.
Questi di figli non ne hanno.
Ci hanno provato, poi hanno insistito, poi hanno esagerato, infine si sono stancati.
Di tutto.
Si, è così.
Lui vive nell' illusione di salvarsi perché quella tipa del telefonino, sicuramente molto più giovane, gli manda foto provocanti che gli risvegliano sensi oramai sopiti.
Lei secondo me non si illude neanche, si è arresa proprio.
Si capisce benissimo.
Da un'ora non si sono ancora detti neanche una parola.
Come si fa a vivere in questo modo?
Non sono riuscito a leggere neanche una pagina, continuo a guardarli.
Poi succede qualcosa.
Lei, continuando a tenere la testa girata alla sua destra, verso il mare, allunga il braccio sinistro verso di lui, sulla sabbia, senza vederlo.
Allunga le dita, e arriva quasi a sfiorargli il piede sinistro.
Lui se ne accorge e sposta verso di lei il piede, fino a toccarle la mano.
Si sfiorano.
Piede e mano.
Piano.
Dura un po'.
Poi lei si volta verso di lui, si guardano.
Ho gli occhiali da sole, non dovrebbero accorgersi che li sto osservando.
Ora lui prende il suo smartphone e glielo mostra, avvicinandoglielo.
Lei lo prende, tocca lo schermo, ingrandisce, scorre.
Si guardano di nuovo.
Sorridono.
Sorridono proprio bene.
E non smettono.
Non smettono.
Capisco che ho intercettato una comunicazione da un altro pianeta.
Come due alieni che si confermano una cosa importante.
Che io non posso sapere.
Che io non posso capire.
Il caldo oggi è insopportabile, è impossibile stare sulla spiaggia.
Prendo le mie cose e vado via.
Shot: Mortegliano
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Essere socialmente responsabili significa andare di propria volontà oltre il semplice rispetto delle norme, investendo nel rispetto degli altri, dell'ambiente e della community.
Significa adottare una linea editoriale che pur perseguendo gli obiettivi personali non offende chi la pensa in maniera differente, e rispetta i temi sociali ed ambientali.
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