punto sul rosso

Tè per due

Mi accarezza la spalla con la mano a ritmo regolare. È un gesto lieve ma ripetuto, e in quella ripetizione c’è tutto il bene di B.
Per me.
Mi accarezza la spalla che le offro distesa sul letto, dopo una notte di occhi spalancati sul buio, di occhi-bottone fermati da due punti di filo.
Io mi assolvo, potrei dire, e con queste mani mi libero di ogni colpa, potrei dire, e con queste mani allontano ogni dolore!
Io mi assolvo, potrei dire. Ma questa volta no.
Questa volta ho le mani punteggiate di spilli, mani che non posso chiudere su di me, che non posso usare su di me per un’ultima consolazione; questa volta cento spilli mi aprono le mani.
Io mi assolvo, potrei dire, ma questa volta no.
Perché questa volta ci sei tu, B., che senza sapere nulla senza chiedere nulla muovi la tua mano sulla mia spalla, e lo fai in modo lieve e ripetuto; questa volta ci sei tu, che non chiedi nulla eppure lo fai. Cosa? Guarirmi.
Sì, la mia cura è nella tua ripetizione, la mia cura è nella tua mano che passa lieve - lieve sì, non mi stancherò mai di dirlo – sulla mia spalla. La mia cura è in quel gesto ripetuto, in quel ritmo regolare.
Le cose importanti vanno dette e dette più volte perché ogni ripetizione è una conferma aumentata, è un beneficio rinnovato, le cose importanti non si dicono una volta e poi basta! Non è vero, B.?
B. sorride, e mi accarezza la spalla con la mano, e il mio cuore batte al ritmo della sua mano.
B. mi dà un po’del suo respiro: non vale la pena rimanere senza, mi dice, non vale la pena passare un’intera notte senza fiato, mi dice.
È che non l’ho deciso io – mi schermisco.
Lo so – mi rassicura lei.
E non aggiunge altro, quando potrebbe ben farlo, e avrebbe tutte le ragioni per farlo, per dirmi cose sensate sugli errori sull’apprendere dagli errori sui miei errori che sono sempre gli stessi; ma lei non aggiunge altro perché sa che il tempo è prezioso, e che certi discorsi sono in perdita, certi discorsi sono inutili distrazioni, incresciose dissipazioni.
Sono molto addolorata, B.
Lo so.
Anche un anno fa ero molto addolorata, e commisi un errore. Questa volta non voglio, questa volta non cadrò nella trappola.
Lo so.

Ma quante cose sai, B., ma quante cose dai. Continua a fare quello che fai, B., a farlo come lo fai. Il come è importante, ricordi? Il come contiene la nostra reale intenzione, sul come non ti sbagli, il come ti fa capire tutto: è la chiave d’accesso al recesso dell’animo! Mmh, devo farti un po’pena, non è vero B.? Ti parlo in modo ingenuo e sgangherato, e ti scrivo in modo semplice, con parole semplici, cucite insieme alla ben meglio…Quando sono stanca infilare l’ago nel tessuto mi costa fatica, il tessuto resiste e serra le fibre, facendosi duro e impenetrabile, un po’come una colata di cemento sui sentimenti, un po’come un tumulo di detriti sui ricordi. È tutto un po’così, mia cara B., e ti scrivo in modo semplice e ti parlo in modo semplice, come fosse un’elementare imbastitura: sono parole tenute insieme alla meno peggio, sono parole povere e desolate, un po’come sassi sul ciglio della strada. È tutto un po’così, B., parole come sassi da calciare, ma non tutti i sassi sono uguali e non tutti i sassi sono sassi. Non è vero, B.?
Ma B. non dice nulla, ed è così tenera nel farsi carico della mia inabilità. Mi prende tra le mani e soppesa il danno: sono la sua bambola sottile con un braccio slogato, la sua bambola dalle guance disegnate e riempite di colore. B. sa ciò di cui ho bisogno, e silente mi ripara, e mi dà fiducia per i giorni a venire: settembre è arrivato, mi sussurra, e me lo sussurra così vicino all’orecchio che mi viene da ridere. Grazie B.