Creato da le_corps il 27/02/2007

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Post n°207 pubblicato il 25 Novembre 2008 da le_corps

E’un colloquio tra due puttane e c’è di mezzo un uomo, un uomo giovane, che una delle due vuole salvare mentre l’altra vuol mandare a crepare, cioè non è proprio così, cioè non è che lei lo vuole davvero, ma in tempi di guerra non siamo più donne non siamo più uomini, e chi deve crepare è bene che si alzi presto la mattina e crepi il prima possibile, è bene che arrivi in orario al suo appuntamento con la storia: in tempi di guerra non ci sono madri né fidanzate non ci sono mogli né padri. In tempi di guerra c’è la storia da fare e alla morte non si resiste, e alla morte si va incontro, perché c’è la storia da fare.
Ecco, ti spalanco la porta, ecco, ho sradicato la serratura che poteva chiuderti dentro e preservarti la vita, sì, ma una misera vita: ora al suo posto c’è un buco e in quel buco il risucchio della Storia, della tua storia, e allora vai. Che vuoi farci, è un mondo che per farsi deve farsi la guerra, e così le madri lasciano la porta socchiusa trascinandosi dietro la coda dell’occhio, pesante come cemento, cemento legato al collo.
La madre è vita, in pace, ma se c’è la guerra la madre struscia i suoi passi in tondo, e li consuma in tondo, attorno a un ideale, un ideale che supera la carne, un ideale che asciuga il sangue di un cordone ormai  atrofizzato, dimenticato, rimosso come una porta, e, al suo posto, uno squarcio che annuncia un ideale: aereo pulito intangibile, un ideale a venire, e verrà, sì, quando noi non ci saremo quando la carne tornerà carne e i figli figli e le madri madri, e le donne sbricioleranno il grano con le dita, e avranno labbra polpose e sguardi diritti, sguardi filati per avvolgere e accompagnare la vita. Ma ora no: prima l’ideale, l’ideale è avvenire, e poi la vita, la vita è a seguire.
Due puttane si disputano la Storia sulla porta di un uomo, un giovane uomo che dorme: è ancora buio. Ma qualche luce annuncia il chiarore di un nuovo giorno uguale al precedente, e la tentazione di non veder la luce dura un lampo: è quasi giorno, è il tempo della scelta, e la scelta è azione: nel quasi si va, si va a fare la storia, si va a farsi ammazzare.
Le due puttane si disputano una vita, si disputano la Storia: tra loro e il giovane c’è solo una porta, serrata, e una chiave nascosta: c’è un’ultima esitazione gravida di tentazione: la tentazione di ricucirsi il cordone. Un cordone rinsecchito, da irrorare di saliva in mancanza di sangue, un cordone da attaccare ventre a ventre; un cordone fatto di lana, di lana calda per le notti di inverno e per tutte le notti, quando si è soli e l’ideale non riscalda, quando si è soli davanti ad una porta spalancata, e non c’è madre e non c’è fidanzata a serrarla, e le donne se ne stanno ammutolite a girare in tondo, a trascinare code e passi, a immaginare sassi, e sotto il sasso un figlio un marito, e sopra il sasso, un ideale.
Le due puttane si accapigliano, e gridano quasi.
Sarebbe bellissimo lasciar chiusa questa porta, dice una.
La guerra è guerra, dice l’altra.
Ma l’amore, l’amore!
Ah, se sapessi sparare...
Gli vuoi bene, gli vuoi bene come gliene voglio io.
Ah, che puttana!
Così spunta la gelosia e spunta pure l’amore, spuntano assieme, sì: amore e gelosia si scaldano a vicenda, nelle notti di inverno e di guerra, e insieme sputano sui cordoni rinsecchiti, e insieme ne filano di nuovi e li attaccano alle pance degli uomini e delle donne, e li annodano stretti, nelle notti di inverno. E sul far del giorno, quando la guerra chiama e la Storia crepita, inchiodano le porte, e girano le chiavi una due, trecento volte.

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Commenti al Post:
non.sono.io
non.sono.io il 29/11/08 alle 11:50 via WEB
Per un attimo avrei preferito ci fossimo lasciati così, con te aggrappata al mio cazzo. Ma sei la mia puttana preferita, non ci posso fare niente.
 
 
le_corps
le_corps il 01/12/08 alle 11:13 via WEB
Per un attimo ho sentito che mi preferivi, allora ho espulso il tuo cazzo dalla mia pancia, e mi son tenuta, come fanno tutti, al corrimano.
 
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