Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

Contatta l'autore

Nickname: AngeloQuaranta
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 70
Prov: TA
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Dicembre 2020 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Tag

 

Consulenza Immobiliare

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Quando la musica ....

 

Ultime visite al Blog

AngeloQuarantasbaglisignoram12ps12monellaccio19adsonefraeduardomoon_IMiele.Speziato0atlaservicepoeta_sempliceloran5amorino11agente_all_Avanacassetta2prefazione09
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
 

Archivio messaggi

 
 << Dicembre 2020 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Via Campania

 

Via Lucania

 

Via Fermi

 

Via Fermi

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Messaggi di Dicembre 2020

 

Ogni Sud ha il suo Nord, Taranto per esempio ha Bari.

Post n°465 pubblicato il 16 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Nell'ambito degli investimenti previsti con il Recovery plan, "la Puglia ha

 presentato progetti per 18 miliardi". Lo ha detto il presidente della Regione, Michele Emiliano, intervenendo all'evento organizzato in streaming dal Pd su 'Le risorse per lo sviluppo e la coesione dell'Italia'. "Investire in maniera importante nel Sud - ha precisato il governatore - non significa danneggiare il nord. Ogni euro investito al Sud produce non meno del 20 per cento di effetto anche sulle industrie del Centro-Nord. Concentrare investimenti al sud aiuta a non allargare il divario senza modificare in maniera significativa l'economia del nord".


Secondo Emiliano, però, la "burocrazia centralizzata non va bene. Questa - ha aggiunto - è un'occasione per attuare un meccanismo di tutoraggio che, senza sottrarre le competenze, mette le Regioni nelle condizioni di procedere rapidamente nel cantierizzare i progetti. La Puglia - ha evidenziato - ha presentato progetti per 18 miliardi, ma le regole di ingaggio devono restare le stesse. La Puglia è pronta ad affrontare assieme alle altre regioni del Sud la sfida, ma il Sud deve essere entità omogenea dove non si investe duplicando tutto come se fossimo nazioni diverse, ma in modo integrato". 

Articolo da " La Repubblica "  

una considerazione personale 

Fa bene il nostro Governatore ad alzare la testa ed evidenziare che lo sviluppo del Sud fa bene all'economia e agli  imprenditori del Nord.  Sarei curioso di sapere quanti progetti e quanti di quei 18 miliardi interessano Taranto, del resto questi investimenti sul territorio nella città dei due mari farebbero bene all'economia, e alle imprese baresi. 

 


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Un nome ecologico allo stabilimento di Taranto forse Acciaio Green

Post n°464 pubblicato il 15 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Dal Corriere della Sera 
La svolta verde, o presunta tale, partirà dal nome: la nuova Ilva di Stato avrà, nella denominazione, la parola green. Acciaio green o Siderurgia green o Sidergreen, il nuovo nome di quella che fu l’Italsider non si discosterà molto da queste ipotesi su cui si sta lavorando. Una scelta precisa del nuovo azionista pubblico che punta, da un lato, a valorizzare la novità dell’utilizzo dei forni elettrici con il pre-ridotto; dall’altra a respingere l’opposizione del territorio, almeno di quella parte (da cui restano fuori i sindacati, contrari alla chiusura dell’area a caldo) che si aspettava la totale decarbonizzazione. Perché se da una parte lo Stato ha motivato l’ingresso nell’Ilva — Invitalia sottoscriverà un aumento di capitale di 400 milioni di Am InvestCo nel 2021 acquisendo una quota del 50%, poi un altro di 680 milioni entro il 2022, salendo al 60% del capitale — con l’obiettivo di farne, nei prossimi 5 anni, la più innovativa e verde centrale siderurgica d’Europa, a Taranto vince lo scetticismo. Non c’è nessuno che festeggia per i fondi europei del Recovery Plan e del Just Transition che promettono la svolta green a tendenza idrogeno, anche se in termini più concreti a regime la riduzione dell’inquinamento dovrebbe arrivare al 93% per l’ossido di zolfo, 90% per la diossina, del 78% per polveri sottili e per la C02), perché la città è abituata alle promesse non mantenute.

............................................................................................................................

-La protesta del territorio

A cominciare dal sindaco Rinaldo Melucci che, dopo aver listato a lutto del colonne doriche di Taranto, ultime vestigia del Tempio di Poseidone, manda a dire che per lui l’accordo fra Invitalia e Am Investco siglato è «carta straccia». «Noi ancora adesso non conosciamo le carte di dettaglio di questo piano e andiamo avanti con l’accordo di programma. Noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini. Dal premier Conte ne abbiamo sentite tante di parole importanti. Ora ci viene chiesto di fare l’ennesimo atto di fede, ma noi non possiamo accettarlo. La prospettiva che il governo pone rispetto al tema dell’idrogeno è una prospettiva molto lunga». Secondo il primo cittadino, «la verità è che prima del 2022 non cambia niente, resta anche l’attuale governance in capo a Lucia Morselli con la presenza dello Stato, che ancora non è in maggioranza. E non ci sono investimenti importanti dal punto di vista tecnologico». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, per cui l’accordo è «anacronistico e assolutamente fuori dal perimetro di decarbonizzazione: la sola idea che il raggiungimento di una produzione industriale vicina alle 6 milioni di tonnellate di acciaio, passi attraverso la ricostruzione degli altiforni, e in particolare di Afo 5, genera sgomento». Parola che, di certo, non fa rima con green.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Taranto come la Bat ..

Post n°463 pubblicato il 14 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Buongiorno  un articolo interessante su cosmopolismedia 

di Vincenzo Carriero

I furbi cugini levantini vogliono "comprarsi" l'ex capitale della Magna Grecia. CosmoPolis vi racconta come e perchè. Storia di un scippo che va consumandosi nel più assordante silenzio

Difficile chiamarla in altro modo, anche per una scienza triste come l’economia. L’Offerta Pubblica d’Acquisto è diventata, nel frattempo, altro. E tramutato i propositi, le velleità, in realtà. In prassi concreta. Bari vuole “comprarsi” Taranto, i suoi asset migliori. Finanche l’’idea di futuro che ne accompagna la storia presente. I soldi sono tanti, gli affari da concludere anche di più. La linea della palma, tanto cara a Sciascia, questa volta tende a spostarsi verso Sud invece che compiere il percorso contrario. Nel Mezzogiorno vittima di se stesso, afflitto da questioni imperiture, alla strenua ricerca di un ceto politico non ordinario, privo di un vero afflato sociale – e di un capitalismo capace di allungare lo sguardo un tantino più in là del proprio naso - il capoluogo jonico sembra trovarsi a proprio agio in questa inaspettata primavera di progettualità monetizzata, di paradigma mutato e mutabile. Di lunga processione verso l’infinito. Veste i panni e alimenta il principio, la città dei due mari, del canone inverso. Peccato che a guadagnarci siano altri; i furbi cugini levantini, per esempio. Bari, oggi, è una realtà meno interessante di Taranto. La sua vicenda geo-produttiva sembra essersi esaurita, inceppata. Procedere per moto inerziale. Per l’ex capitale della Magna Grecia, invece, il ragionamento è assai diverso. Anni di oscurantismi, di marginalità appariscente, di acciaio e morte, di mediterraneità sfrontata eppure sacrificata, di dissesti finanziari e opacità politiche, sembrano giovarsi di nuovi moniti. E crogiolarsi nell’immarcescibile suggestione del contrappasso dantesco. Il più grande Ospedale delle Puglie, l’organizzazione dei giochi del Mediterraneo, la candidatura a capitale italiana della Cultura, la Zona economica speciale al Porto, gli ingenti capitali del Contratto Istituzionale di Sviluppo, l’Ilva green (anche se, l’espressione in questione, significa ben poco), i cantieri navali di Buffoluto, sui quali Fincantieri incomincia a raccogliere le prime informazione, le opere di bonifica nelle aree a ridosso del complesso siderurgico, ammantano di finto romanticismo la molla mai così elastica del moltiplicatore economico. La realizzazione del San Cataldo, un’opera di alcune centinaia di milioni di euro, è appannaggio dell’azienda barese riconducibile all’imprenditore De Bartolomeo. Sui Giochi del Mediterraneo (il cui giro di affari, tra contributi del Coni e capitali privati, non sarà inferiore ai 300 milioni di euro), Asset, l’Agenzia regionale per lo sviluppo sostenibile, rappresentata dall’ex assessore al comune di Bari, Elio Sannicandro, ha già manifestato il proprio interesse. Stessa cosa dicasi per gli interventi di risanamento, da finanziare con le risorse del Cis, nella Città Vecchia e per il traffico delle merci al Porto. Bari – e i suoi svegli mercanti – stanno trasferendosi in massa a Taranto. I cambi di domicilio non si contano più, ormai.  Va dove ti porta il denaro, che ad inseguire il cuore c’è sempre tempo. " Articolo di Vincenzo Carriero 

Una mia riflessione 

Oltre quanto ben riportato nell'articolo, i furbi cugini levantini, hanno un altro interesse, il nostro aeroporto. Infatti appena le compagnie aeree sostituiranno gli aeromobili con i nuovi modelli, più capienti e più leggeri, perché realizzati in fibra di carbonio, le piste di Bari Palese e quella di Brindisi, non saranno più idonee per l'atterraggio e il decollo, (mentre Grottaglie al momento è fra le piste più lunghe d'Europa). Dovrebbero abbattere Palese o allungare la pista sul mare. Non a caso, qualche tempo fa si anticipava la possibilità di realizzare una metropolitana di superficie, Bari -Taranto, tratta da chiudere in appena 15 minuti. Così Taranto sarà l'aeroporto di Bari. Del resto anche la Basilicata ha manifestato lo stesso interesse, dichiarando la disponiblità all'annessione della nostra Provincia, Avrebbero così un porto, un aeroporto e la grande industria. E' triste dover confidare che il processo di colonizzazione avvenga quanto prima. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Un genio del nostro rinascimento

Post n°462 pubblicato il 14 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

 

“Fu tanto raro e universale, che dalla natura per suo miracolo esser produtto dire si puote: la quale non solo della bellezza del corpo, che molto bene gli concedette, volse dotarlo, ma di molte rare virtù volse anchora farlo maestro. Assai valse in matematica et in prospettiva non meno, et operò di scultura, et in disegno passò di gran lunga tutti li altri. Hebbe bellissime inventioni, ma non colorì molte cose, perché si dice mai a sé medesimo avere satisfatto, et però sono tante rare le opere sue. Fu nel parlare eloquentissimo et raro sonatore di lira […] et fu valentissimo in tirari et in edifizi d’acque, et altri ghiribizzi, né mai co l’animo suo si quietava, ma sempre con l’ingegno fabricava cose nuove.”    da (Anonimo Gaddiano, 1542)

 

 

Un mito, orgoglio per gli italiani 

 

Così viene descritto Leonardo, un uomo dai mille interessi, dall’ingegno acuto, attento e instancabile osservatore, artista vissuto tra la Toscana e la Corte milanese, morto in Francia nel 1519, umanista a tutto tondo e scienziato ante litteram. Un uomo del Rinascimento, questo è Leonardo nel suo rappresentare, meglio di chiunque altro, lo spirito di quel tempo d’oro che pose al centro dell’universo l’Uomo, nella sua dimensione materiale e spirituale. E Leonardo dell’Universo e dell’Uomo volle conoscerne i segreti, la genesi, la meccanica. Senza risparmiarsi dedicò la sua vita a questo, e tutto ciò che scopriva lo applicava in ogni arte, quella pittorica e quella volta a migliorare la vita degli uomini, con le sue invenzioni e le sue intuizioni.

Un genio che ha lasciato nelle migliaia di pagine dei suoi appunti, fra dissertazioni, rapide note, schizzi e disegni, un patrimonio immenso di conoscenza, che si può apprendere in un’avvincente visita alla Galleria a lui dedicata al Museo della Scienza e della Tecnologia. Qui si trova la più importante collezione di modelli storici, costruiti studiando e interpretando proprio quei disegni e quegli appunti di Leonardo da Vinci, alla cui realizzazione hanno lavorato i più importanti studiosi del Maestro e abili modellisti.

Ingengere, architetto, progettista

Sulla mobilità 

 

Stratega 

 

sulla mobilità di massa, abbiamo dovuto attendere qualch secolo per vederla circolare.  

Le foto da web che per la loro strardinaria importanza sono ptrimonio della cultura. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Anche in famiglia rispettiamo le regole dettate dal buon senso, non vanifichiamo il sacrificio di questi mesi.

Post n°461 pubblicato il 13 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta

Il galateo del Covid: le 10 regole del virologo Pregliasco per passare il Natale in sicurezza
Natale e Covid. Quali sono tutte le regole da seguire per azzerare i rischi di contagio? Quante persone a tavola? Si possono fare i brindisi? Come laviamo le stoviglie utilizzate? Con il virologo Fabrizio Pregliasco abbiamo stilato una lista di dieci regole.
"Niente abbracci e non più di sei persone in casa". È questo il primo consiglio del virologo Fabrizio Pregliasco in vista delle feste di Natale. Anche se iniziamo a vedere un miglioramento sul numero dei contagiati e le regioni stanno cambiando colore, il DPCM dicembre è molto chiaro sulle regole e le disposizioni da seguire. I festeggiamenti dovranno essere intimi, preferibilmente soltanto con i conviventi, ed è buona norma comunque rispettare una serie di accorgimenti in casa. Stare a casa vuol dire sentirsi a proprio agio, liberi e per questo è più facile venire meno a quelle regole che tutti conosciamo a memoria. Ci sentiamo in un posto sicuro e per questo è più facile distrarci. Fermo restando che chiunque manifesti qualche sintomo deve assolutamente restare in casa e avvertire il proprio medico, il limite delle sei persone e il fatto che è meglio proteggere gli anziani ed evitare di fare grandi tavolate, abbiamo ipotizzato tutte le fasi di un giornata tipo durante le feste (dall'ingresso fino ai saluti) e abbiamo stilato un decalogo di regole da seguire.
1. L'ingresso in casa: niente abbracci
Partiamo proprio da quando si entra in casa. "La prima regola è ovviamente salutarsi senza abbracci e baci". Niente dimostrazioni di affetto, per i saluti basta darsi il gomito. "Appena arriviamo in casa laviamoci subito le mani: possiamo utilizzare un gel disinfettante oppure acqua e detergente liquido, assolutamente vietate le saponette". Per asciugarci le mani meglio evitare asciugamani in comune. "Utilizziamo salviette monouso, come quelle che si trovano nei bar o nei ristoranti, per stare più sicuri" conclude il virologo Pregliasco.
2. Cappotti, sciarpe e cappelli 
Non tutte le case hanno uno spazio appositamente dedicato ai cappotti degli ospiti o un attaccapanni particolarmente grande. E per questo molto spesso le giacche e le sciarpe si lasciano appoggiate sul letto nella stanza dei padroni di casa. "Direi che è meglio evitare – consiglia il dottor Matteo Fadenti, specialista in tecniche della prevenzione degli ambienti e dei luoghi di lavoro – Sappiamo che sui tessuti il virus è in grado di resistere per un periodo di tempo abbastanza lungo, per questo lasciarli sul letto dove poi andiamo a dormire non è il massimo della sicurezza". Meglio lasciare giacche, cappotti e sciarpe su una sedia oppure se proprio non abbiamo alternative copriamo il letto con un ulteriore lenzuolo.
3. Non più di sei persone a tavola e distanza di un metro e mezzo
L'ora di cena si avvicina. Prima di prendere posto a tavola assicuriamoci che i posti siano almeno a un metro e mezzo di distanza. Non c'è bisogno di prendere il metro, basta contare due ampi passi. Ed è meglio cercare di apparecchiare anche più tavoli, anziché la solita tavolata. "Quando si sta a tavola e si sta mangiando non è possibile ovviamente tenere la mascherina. – spiega il virologo Pregliasco – Per questo è meglio apparecchiare i posti ad almeno un metro e mezzo di distanza".
4. Lavarsi le mani (la seconda volta)
Ok avete già lavato o sanificato le mani. Ma in questo caso le precauzioni non sono mai troppe. "Pochissime persone hanno l'abitudine di lavarsi le mani prima di sedersi a tavola quando stanno in casa – spiega il dottor Fadenti – Invece è importantissimo mettersi a tavola con le mani pulite, anche se le abbiamo lavate appena entrati".
5. Vietato toccare i piatti da portata
Una volta a tavola gli ospiti dovranno evitare di passarsi le portate da mano a mano. Sconsigliatissimi il buffet e i piatti da cui servirsi da soli. "Meglio che ci sia una sola persona ad occuparsi di preparare i piatti e di servire a tavola" suggerisce il virologo. E ovviamente è vietato anche condividere posate, piatti e bicchieri.
6. No a brindisi e calici che tintinnano
Di brindisi, ça va sans dire, manco a parlarne. "Assolutamente vietati" è categorico Pregliasco. Il rischio è infatti che con lo scontro dei vetri i virus ‘saltino' da un bicchiere all'altro. Quest'anno dunque niente cin cin
7. Arieggiare i locali
Anche se le temperature sono basse cerchiamo di tenere quanto più possibile le finestre aperte. "I locali devono essere arieggiati – spiega Pregliasco – e ventilati". Il ricircolo d'aria è fondamentale per scongiurare la presenza del Coronavirus.
8. Niente candele natalizie
Sulle tavole imbandite non mancano mai candelabri e decorazioni con al centro candele profumate. Va bene accenderle, ma che a nessuno salti in mente di spegnerle soffiandoci su.
9. Lo scambio dei doni
Non c'è Natale senza regali. Scambiarseli non è vietato ma bisogna seguire alcune regole: "Meglio evitare troppi passaggi di mani, esattamente come con i piatti da portata" spiega Pregliasco. E massima accortezza anche ai bambini che di solito toccano i pacchi sotto l'albero alla ricerca dei loro doni. "Non dobbiamo perdere di vista i più piccoli. Anche loro devono essere attenti".
10. Niente telefonate
È un'abitudine in quasi tutte le case, soprattutto il 31 dicembre, telefonare a tutti i parenti lontani per fare un giro di auguri. "È meglio evitare di passarsi il telefono per scambiarsi gli auguri. Il telefono è infatti un magnifico veicolo di virus, sia quello fisso che lo smartphone – ricorda il professor Pregliasco – Sono a strettissimo contatto con la nostra faccia e per questo è meglio che ognuno usi il suo, al massimo si può parlare in vivavoce". Se vogliamo essere ancora più sicuri possiamo comunque sanificarlo: "Possiamo utilizzare delle salviette igienizzanti" suggerisce il dottor Fadenti.
Extra: pulizie finali
Una volta finito il pranzo o la cena è tempo di pulire. Non abbiamo chiesto agli invitati di togliersi le scarpe e per questo è necessario innanzitutto una pulizia dei pavimenti: "Per questo tipo di superfici, ma questo vale a prescindere dal Covid – chiarisce Fadenti – Scegliamo disinfettanti a base di alcol e cloro". Veniamo invece a tutte le stoviglie utilizzate in cucina e a tavola: "Se abbiamo la lavastoviglie non abbiamo bisogno di alcuna particolare attenzione – spiega ancora Fadenti – Se invece dobbiamo lavare i piatti a mano utilizziamo dei prodotti con proprietà disinfettanti e non i soliti detersivi".
tratto da:   https://donna.fanpage.it/

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

I mostri che stanno mettendo in ginocchio il paese Italia.

Post n°460 pubblicato il 13 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 

 

 Miguel de Cervantes - Don Chisciotte della Mancia (1605)

Capitolo Ottavo introduzione

" Ed ecco intanto scoprirsi da trenta o quaranta mulini da vento, che si trovavano in quella campagna; e tosto che don Chisciotte li vide, disse al suo scudiere: «La fortuna va guidando le cose nostre meglio che noi non oseremmo desiderare. Vedi là, amico Sancio, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi, e levandoli di vita cominciare ad arricchirmi colle loro spoglie; perciocché questa è guerra onorata, ed è un servire Iddio il togliere dalla faccia della terra sì trista semente. — Dove, sono i giganti? disse Sancio Pancia. — Quelli che vedi laggiù, rispose il padrone, con quelle braccia sì lunghe, che taluno d'essi le ha come di due leghe. — Guardi bene la signoria vostra, soggiunse Sancio, che quelli che colà si discoprono non sono altrimenti giganti, ma mulini da vento, e quelle che le paiono braccia sono le pale delle ruote, che percosse dal vento, fanno girare la macina del mulino. — Ben si conosce, disse don Chisciotte, che non sei pratico di avventure; quelli sono giganti, e se ne temi, fatti in disparte e mettiti in orazione mentre io vado ad entrar con essi in fiera e disugual tenzone.» Detto questo, diede de' sproni a Ronzinante, senza badare al suo scudiere, il quale continuava ad avvertirlo che erano mulini da vento e non giganti, quelli che andava ad assaltare. Ma tanto s'era egli fitto in capo che fossero giganti, che non udiva più le parole di Sancio, né per avvicinarsi arrivava a discernere che cosa fossero realmente; anzi gridava a gran voce: «Non fuggite, codarde e vili creature, che un solo è il cavaliere che viene con voi a battaglia.» In questo levossi un po' di vento per cui le grandi pale delle ruote cominciarono a moversi; don Chisciotte soggiunse: «Potreste agitar più braccia del gigante Briareo, che me l'avete pur da pagare.» Ciò detto, e raccomandandosi di tutto cuore alla Dulcinea sua signora affinché lo assistesse in quello scontro, ben coperto colla rotella, e posta la lancia in resta, galoppando quanto poteva, investì il primo mulino in cui si incontrò e diede della lancia in una pala. Il vento in quel mentre la rivoltò con sì gran furia che ridusse in pezzi la lancia...Il vento in quel mentre la rivoltò con sì gran furia che ridusse in pezzi la lancia, e si tirò dietro impigliati cavallo e cavaliere, il quale andò a rotolare buon tratto per la campagna. S'affrettò Sancio Pancia a soccorrerlo quanto camminava il suo asino, e quando il raggiunse lo trovò che non si poteva movere; così fieramente era stramazzato con Ronzinante. «Dio buono! proruppe Sancio, non diss'io alla signoria vostra che ponesse mente a ciò che faceva, e che quelli erano mulini da vento? Li avrebbe riconosciuti ognuno che non ne avesse degli altri per la testa. "

 

 I mostri di Calenda 

    

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Da aggiungere nello stupidario del Parlamento

Post n°459 pubblicato il 13 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

La teoria del deputato di Italia Viva: “Meridionali resistono al Covid perché sono africani bianchi”
Gianfranco Librandi, deputato di Italia Viva, ha spiegato alla trasmissione radiofonica La Zanzara la sua teoria sul fatto che gli immigrati siano “più resistenti al Covid”. E non solo. Secondo il parlamentare questa caratteristica sarebbe estesa anche alla popolazione meridionale, in quanto “africani bianchi”.
continua su:

 

 

 
Quando ancora molti popoli, non conoscevano l'uso delle posate, a Taranto 500 anni prima della venuta di Cristo si producevano, questi gioielli. Ma alcuni parlamentari non hanno studiato la storia. 
   
un particolare.  
Lo splendore della Magna Grecia. 
Indipendentemente delle tue convinzioni politiche aderisci a    https://movimento24agosto.it/   Movimento Meridionalista 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Equità Territoriale

Post n°458 pubblicato il 12 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno  Articolo di Lino Patruno 

Quanto di peggio si potesse temere per il Sud. Questo sta avvenendo anche con i soldi del Recovery Fund. L’Europa assegna 209 miliardi all’Italia proprio perché c’è il Sud, altrimenti non sarebbero mai stati tanti. E che fa l’Italia? Gira la maggior parte al solito Nord. Dai poveri ai ricchi. Questo ha rivelato la bozza sull’utilizzo di quei fondi. Secondo l’indicazione dell’Europa, al Sud avrebbe dovuto andare il 70 per cento, ma al Sud invece va non più del 34 per cento. Non solo. Il rischio è che in quel 34 per cento siano compresi i fondi nazionali per la coesione e quelli ordinari europei del 2021-27, cioè quelli che ci sarebbero stati comunque. Una beffa. Tanto da chiedersi perché il Sud continui, nonostante tutto, a dare il suo fondamentale apporto all’Italia per essere trattato in violazione di ogni indicazione della Costituzione e della giustizia.

Il 34 per cento sono 70 miliardi invece dei 140 previsti dai criteri europei (in base a popolazione, reddito, disoccupazione). E l’intento europeo era proprio finirla col marchio (per tutti) di un Sud più vasta area continentale col più basso reddito e la più alta disoccupazione. Il 34 per cento è la percentuale della popolazione meridionale, quindi si potrà dire che le proporzioni sono state rispettate.

Ma non è la stessa cosa dare una bistecca all’affamato e una al sazio. Ogni politica (foss’anche) alla pari accentua il divario perché non si parte alla pari. Puoi dare uno stesso asilo nido al Sud che ne ha il 4 per cento e uno al Centro Nord che ne ha il 20 per cento?
Uno schiaffo non solo all’Europa ma allo stesso Parlamento italiano. Le cui commissioni competenti di Camera e Senato avevano raccomandato che si andasse oltre quel 34 per cento (drogato per giunta). Il Senato: . La Camera: è auspicabile che le risorse per il Sud siano maggiori del 34 per cento . Questo appunto non solo per superare il divario ma anche perché ne beneficerebbe tutto il territorio nazionale (ogni 100 euro speso in investimenti al Sud porta un ritorno di 40 euro al Centro Nord).

Raccomandazioni simili erano state fatte anche da parlamentari di Forza Italia, del Pd, addirittura della Lega. Parlamentari singoli, perché i partiti si sono guardati bene da non fare gli interessi dei soliti forti e famelici del Paese. Dei poteri nordisti che in questi giorni hanno fatto di tutto per dimostrare che ogni euro speso al Sud è sprecato. Quindi diamogli briciole del Recovery. Sprecato anche se consentirebbe ai meridionali di trovare lavoro e non emigrare più, mica darsi a ostriche e champagne. Sprecato anche se consentirebbe alle imprese di avere gli stessi mezzi delle altre. E sprecato anche se servirebbe a tutti. Servirebbe anche a quelli che, continuando a puntare sulla locomotiva del Nord, hanno fatto dell’Italia il Paese che cresce meno in Europa e quello nel quale i giovani non vogliono stare più.

La chicca ulteriore è stata la voce fatta circolare in questi giorni sui Lep per il Sud, che sarebbero anch’essi finanziati con i soldi del Recovery. Livelli essenziali di prestazione tanto inapplicati per la impari spesa dello Stato al Nord e al Sud da far essere i servizi fondamentali al Sud (sanità, scuola, trasporti) tutti al di sotto del minimo della vivibilità. E livelli che devono essere adeguati e non difformi per i nati a Brescia o a Crotone come chiede la Costituzione. Finora violata. Mentre ora si vorrebbe che ad occuparsene fosse l’Europa, perché per l’Italia il Sud può continuare ad avere i vecchi non curati che muoiono e i paesi irraggiungibili per mancanza di strade. E fondi europei che, se non ci fossero più, tutto ritornerebbe con l’Italia dei privilegiati e con l’Italia dei sottomessi. Una vergogna per un Paese sedicente moderno.

Lo scandalo è tanto grande. E l’occasione per il Sud tanto irripetibile. E le attese tanto ancòra deluse. E l’interesse nazionale tanto disatteso, che le Regioni meridionali dovrebbero (dovrebbero) mettersi insieme e ribellarsi. Rivolgendosi alla Corte costituzionale con l’appoggio dell’Europa. Alla cui presidente Von der Leyen una lettera è stata inviata dal Movimento per l’equità territoriale, pezzo della società civile che non si arrende. Vi si chiede che non un euro del Recovery sia concesso all’Italia se l’Italia non rispetta le indicazioni europee verso il Sud. Mentre le sedici regioni continentali più ricche (comprese quelle italiane del Nord) hanno chiesto di gestire direttamente i fondi scavalcando i governi. Vergognoso: il virus usato per togliere la vita a tutti gli altri.

Indipendentemente delle tue convinzioni politiche aderisci a    https://movimento24agosto.it/   Movimento Meridionalista 


 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Diritti Umani negati

Post n°457 pubblicato il 12 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Impiccato in Iran il giornalista dissidente Ruhollah Zam

L'oppositore era accusato di aver fomentato le violenze in occasione delle proteste antigovernative avvenute fra la fine del 2017 e l'inizio del 2018, durante le quali rimasero uccise almeno 25 persone

 

AGI - L'Iran ha eseguito stamattina la condanna a morte per impiccagione dell'ex figura chiave dell'opposizione, Ruhollah Zam, che aveva vissuto in esilio in Francia e aveva partecipato a manifestazioni contro il potere iraniano. Lo ha annunciato la televisione di Stato: il "controrivoluzionario" Zam è stato impiccato dopo la conferma della sentenza da parte della Corte suprema, a causa della "gravita' dei reati" commessi contro la Repubblica islamica dell'Iran.

 "Giornalista e dissidente" secondo la definizione di Amnesty International, Zam era stato arrestato nel 2019 dai Guardiani della rivoluzione iraniana, in circostanze misteriose, dopo un periodo in cui si era rifugiato in Francia. Era accusato dal regime della Repubblica islamica di avere fomentato le violenze in occasione delle proteste antigovernative fra la fine del 2017 e l'inizio del 2018, durante le quali rimasero uccise almeno 25 persone. In particolare, ha avuto un ruolo attivo nella contestazione di tre anni fa tramite il canale Amadnews, diffuso attraverso la piattaforma Telegram e seguito da 1,4 milioni di follower. Secondo Teheran, mentre si trovava in Francia, dove aveva ottenuto l'asilo politico, Zam era sostenuto dai servizi segreti di Parigi, ma anche di Stati Uniti e Israele.

Durante la successiva detenzione in Iran, il giornalista aveva ammesso di aver creduto nelle proteste, negando però di avere mai incitato alla violenza; la condanna, confermata nei giorni scorsi dalla Corte suprema, era stata emessa lo scorso giugno. Amnesty International era intervenuta nei giorni scorsi, definendo la decisione di confermare la condanna a morte di Zam una "scioccante escalation del ricorso dell'Iran alla pena di morte come arma di repressione": prima che fosse eseguita, l'Ong, molto attiva con petizioni e proteste contro le detenzioni arbitrarie e la pena di morte contro i manifestanti in Iran, aveva anche lanciato un appello all'Ue perche' intervenisse rapidamente presso l'ayatollah Khamenei per annullare la condanna del giornalista: non ce n'è stato il tempo. 

 

Articolo da AGI Agenzia Italiana 

Riflessione personale

Premesso che :

 

Il 24 novembre 1868 è il giorno in cui, nello Stato Pontificio, furono giustiziati due condannati a morte. Si chiamavano Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti. Furono portati nella Piazza dei Cerchi, con le mani legate, provvisti dei sacramenti, e ghigliottinati. 

- L'ultimo giustiziato fu Agabito Bellomo , un brigante condannato per omicidio,  ghigliottinato a  Palestrina  il 9 luglio 1870, due mesi prima della conquista di Roma da parte dell'esercito italiano.  Lo Stato Vaticano con Papa Paolo VI , rimosse la pena di morte dagli statuti vaticani, abrogandola per qualsiasi reato, annunciando la modifica nell'agosto 1969.

 Per quanto sopra riportato, è davvero inconcepibile che Stati governati dal potere religioso, ancora oggi, nel terzo millennio, facciano ricorso alla pena capitale per eliminare, gli avversari politici. Trovo la cosa davvero immorale. 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

impresa Quaranta

Post n°456 pubblicato il 11 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 

     

 

       

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963