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Un blog creato da writer_980 il 29/04/2007

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Messaggi di Settembre 2007

Un prezioso biglietto da visita

Post n°21 pubblicato il 21 Settembre 2007 da writer_980
 
Foto di writer_980

Nel corso dei secoli Roma ha ospitato moltissimi grandi artisti. Non sempre però i rapporti tra loro sono stati idilliaci. Al tempo in cui Raffaello affrescava la Farnesina era talmente geloso della propria opera che non consentiva a nessuno di entrare nella sala.

In quel periodo nella capitale viveva un altro “discreto” pittore, un tal di nome Michelangelo. Questo Michelangelo era talmente incuriosito dall’opera del rivale che elaborò un piccolo stratagemma per osservare l’affresco. Si travestì da venditore ambulante e si piazzò davanti alla Farnesina esponendo mercanzia di poco valore.

Dopo l’interesse iniziale la gente prese ad ignorare quel povero straccione, tanto che, vedendo Raffaello uscire dal palazzo, Michelangelo riuscì ad intrufolarsi dentro eludendo la sorveglianza dei custodi.

All’interno, però, non si limitò solo ad ammirare l’affresco. Prese un pezzo di carbone e disegnò sulla parete una bellissima testa. Subito dopo uscì soddisfatto di se stesso.

Quando Raffaello tornò per riprendere il lavoro rimase sbigottito nel vedere quella testa così viva e perfetta. Superata la sorpresa non ebbe dubbi e riconobbe la mano di Michelangelo. Invece di rimproverare il custode per la sua distrazione decise che un tale capolavoro andava preservato ed ordinò che non venisse toccato per nulla al mondo.

Ancora oggi la testa è visibile alla Farnesina. Si tratta di un disegno a carbone custodito nella sala della Galatea. I lineamenti del viso non lasciano dubbi circa la paternità, anzi rappresentano un preziosissimo biglietto da visita.

 
 
 

Pasquino, una statua irriverente

Post n°20 pubblicato il 13 Settembre 2007 da writer_980
 
Foto di writer_980

All’angolo di Palazzo Braschi si erge una statua malconcia ma ricca di storia. Sembra che raffiguri Menelao col corpo di Patroclo oppure Aiace col corpo di Achille. Il popolino però, l’ha sempre identificata come Pasquino, il sarto che nella seconda metà del XVI secolo possedeva una bottega proprio nei paraggi. Lui ed i suoi apprendisti lavoravano prevalentemente per l’alta Curia e, con commenti salaci e pungenti, ne giudicavano coloritamente l’operato.

In seguito tutte le critiche più irridenti ed aspre furono attribuite a Pasquino ed assunsero l’epiteto di pasquinate. Dopo la morte di Pasquino continuò l’usanza di appendere al piedistallo della statua le sentenze più argute ed ironiche sugli avvenimenti del giorno. Bersaglio prediletto il Papa di turno, tanto che Alessandro VI propose di gettare nel Tevere la statua impertinente. Abbandonò il suo intento solo dopo che una pasquinata lo avvertì che “come le ranocchie, Pasquino avrebbe gracidato ancora più forte nell’acqua.”

Tale satira proseguì fino al 1870, anno in cui sembrava risalire l’ultima pasquinata. Nel periodo fascista, però, il vecchio spirito di Pasquino tornò a colpire in risposta all’imbavagliamento della stampa e della radio.

Mentre Mussolini esortava gli italiani ai sacrifici per pagare la campagna in Etiopia ed il pane diveniva sempre più immangiabile, un degno emulo del celebre sarto appese una pagnotta al collo della statua di Giulio Cesare con la scritta:

Cesare!

Tu che ci hai lo stommico de fero

Magnete ‘sto pane dell’impero!”

 
 
 

L'oro di Marco Aurelio

Post n°19 pubblicato il 03 Settembre 2007 da writer_980
 
Foto di writer_980

In piazza del Campidoglio sorge maestoso il monumento equestre di Marco Aurelio. Originariamente la statua si trovava davanti al Palazzo dei Laterani, nei pressi della casa dove probabilmente era echeggiato il primo vagito del futuro imperatore. Non fu mai rimossa da quel luogo per tutto il medio evo grazie all’ignoranza del volgo, convinto di riconoscervi Costantino, il primo imperatore Cristiano.

Da sempre legato alle vicende del popolino, il monumento di Marco Aurelio, fu utilizzato anche a scopi ludici. Nel 1347, infatti, durante una festa in onore di Cola di Rienzo il cavallo fu trasformato in una fontana per gettare acqua e, soprattutto, vino dalle narici.

Il trasferimento da San Giovanni in Laterano in piazza del Campidoglio avvenne nel 1538 per volere di Papa Paolo III. Le suggestioni legate alla statua però non terminarono e fantasiose leggende si susseguirono negli anni successivi. Per esempio, si diffuse la credenza che il ciuffo di peli tra le orecchie del cavallo rappresentasse una civetta, apportatrice del buono e del cattivo tempo.

La statua bronzea di autore ignoto risale all’epoca classica e presenta ancora alcune tracce dell’antica doratura. L’imperatore é rappresentato con la mano destra tesa in segno di pace. Il cavallo é di razza nordica e, secondo la cultura medievale, teneva sotto lo zoccolo anteriore un piccolo barbaro piegato in atto di omaggio alla grandezza di Roma.

La statua di Marco Aurelio é da sempre legata al destino dell’Urbe. Una superstizione popolare prevede la fine della città quando Marco Aurelio “scoprirà in oro”, ovvero tornerà completamente dorato.

 
 
 
 

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