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Villa Aldobrandini

Post n°79 pubblicato il 12 Aprile 2013 da ROMA_SPQR

 

Tra gli attuali 22 rioni della capitale, il più suggestivo dal punto di vista delle attrazioni storiche è senza dubbio Monti, il I rione. Fu così chiamato in quanto comprendeva i colli Esquilino e Viminale, e parte di Quirinale e Celio. All'interno del rione, sorge una meravigliosa villa cinquecentesca che si affaccia sul centro storico. Quella di Roma è la Villa Aldobrandini meno nota, rispetto alla omonima situata nella vicina cittadina di Frascati. Siamo sul bordo sud-ovest del colle Quirinale, nella zona anticamente chiamata Collis Latiaris, a suo tempo percorsa dalla cosiddetta Alta Via Semita. Da via del Mazzarino, salendo una scalinata di due rampe si arriva ad un giardino pensile con suggestiva veduta su largo Magnanapoli. Circondati da frammenti di storia, sarcofagi e resti di statue, è impressionante ammirare dall'alto gli scorci dei mercati di Traiano, della chiesa di Sant'Agata dei Goti e della salita del Grillo. Questo spazio della Villa è utilizzato come parco pubblico. Nell'edificio principale si trova l'Istituto Internazionale per l'Unificazione del Diritto Privato (Unidroit), mentre i rimanenti tre padiglioni della Villa sono adibiti ad uso scolastico. Agli inizi del XVI secolo, i nobili Vitelli fecero edificare in quest'area la propria dimora estiva, dopo aver acquistato il terreno alla morte del Duca Ippolito d'Este, suo precedente proprietario. Papa Clemente VIII Aldobrandini la acquistò a sua volta nel 1601 per donarla al nipote, cardinale Pietro; quest'ultimo, seguito in questo dai suoi discendenti, le assegnò il nome attuale e la fece ristrutturare ad opera di Carlo Lambardi, conferendole le attuali sembianze e realizzando di fatto un immenso edificio-museo, adornando le sale con stupende pitture ed i giardini con sculture antiche. In seguito, la Villa fu proprietà dei Pamphili e dei Borghese. Tra 1811 e 1816 fu residenza del generale Sextius de Miollis, governatore francese degli Stati Romani. La famiglia Aldobrandini la riacquistò e ne rimase proprietaria fino al 1929, quando il Governo italiano la acquisì per motivi di interesse pubblico mediante l'emanazione di Regio Decreto Legge. Ma i capolavori contenuti precedentemente, facenti parte della strepitosa collezione del cardinale Pietro, erano già andati perduti a causa delle infelici vicende ereditarie degli Aldobrandini. Tra le mirabili opere di Caravaggio, Tiziano, Correggio e Parmigianino, tutte trasferite in svariati musei, si trovava lo stupendo dipinto "Le nozze Aldobrandini", ceduto a Pio VII per la cifra di 10000 scudi. Risalente al I secolo d.C., l'affresco fu ritrovato sull'Esquilino da due "tombaroli" ed è attualmente conservato nella Biblioteca Apostolica del Vaticano.

GRAZIE A SILVIA DE ANGELIS

 
 
 
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