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Tevere

Post n°84 pubblicato il 10 Maggio 2013 da ROMA_SPQR

 

Non senza motivo gli dei e gli uomini scelsero questo luogo per fondare la Città: colli oltremodo salubri, un fiume comodo attraverso il quale trasportare i prodotti dell'interno e ricevere i rifornimenti marittimi; un luogo vicino al mare quanto basta per sfruttarne le opportunità ma non esposto ai pericoli delle flotte straniere per l'eccessiva vicinanza al centro dell'Italia, adattissimo per l'incremento della città; la stessa grandezza di quest'ultima ne è la prova". Così scriveva Livio ed il suo elogio della posizione geografica di Roma, che ricalca il pensiero formulato da Cicerone nel suo "De re publica", mostra che gli antichi fossero consapevoli del fatto che le ragioni della scelta del luogo su cui sarebbe sorta la città fossero state di natura prettamente economica. La presenza del fiume fu talmente importante per la nascita della città che Servio, vissuto tra il IV e il V secolo d.C., arrivò a sostenere che il nome arcaico del Tevere, Rumon o Rumen (la cui radice deriva da ruo, scorro), diede il nome alla città, sicché Roma avrebbe significato Città del Fiume. Lo stanziamento della città si colloca in un punto strategico dal punto di vista geografico, ossia presso l'ultimo guado del Tevere, a poca distanza dal mare e soprattutto dalle saline, che rifornivano le popolazioni dell'interno di un prodotto essenziale per la pastorizia e per la conservazione degli alimenti. Quindi la via d'acqua tiberina, naturalmente collegata con il mare, fu da sempre il percorso più agevole e conveniente per i trasporti ed i commerci. Piccole e grandi navi, dopo aver solcato il Mediterraneo, risalivano il Tevere con la forza dei remi e con quella delle funi, manovrate da schiavi o da animali. Il centro d'approdo più antico fu il portus Tiberinus. Le imbarcazioni scaricavano le loro mercanzie e ripartivano con i prodotti delle fiorenti industrie cittadine: in quel periodo, infatti, a Roma si confezionavano in serie vestiti, tuniche, toghe, sai, coperte, scarpe, ma anche pezzi grandi come aratri e gioghi, nonché i cesti di vimini, i famosi "cesti romani".

GRAZIE A SILVIA DE ANGELIS

 
 
 
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