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Tevez: «Sono arrivato in un grande club»

Post n°1018 pubblicato il 27 Giugno 2013 da resistenzabianconera



Un altro passo importante nell’approdo di Carlos Tevez alla Juventus. Dopo le visite mediche, l’attaccante argentino ha potuto scoprire lo Juventus Stadium. E in sala stampa ha tenuto la sua prima conferenza stampa ufficiale. Accompagnato da Giuseppe Marotta e Fabio Paratici, l’Apache ha dimostrato subito di avere le idee chiare. Ecco le sue dichiarazioni.

La Juve ha dimostrato di volermi. «La Juventus è un grande club e questo è uno dei motivi che mi ha spinto a venire qui. Ma soprattutto questo è l’unico club che ha dimostrato di volermi fortemente, ha parlato chiaro con me e i miei collaboratori. Andrea Agnelli, Marotta e Paratici hanno sempre dimostrato di volermi portare a Torino».

Un lungo corteggiamento. «La Juve mi aveva già cercato nel 2011, ma allora non ci furono i presupposti per chiudere la trattativa. Ora invece le condizioni sono cambiate e i dirigenti mi hanno fatto capire quanto mi volessero».

Nessuna promessa al Milan. «Galliani si sente tradito? Non so perché abbia detto questo. L’ultima volta che ho parlato con lui è stato l’anno scorso quando il Milan voleva ingaggiarmi. Da allora non ci siamo più sentiti. Io sono contento di essere qui alla Juve».

Progetti ambiziosi. «Quattro anni fa, ho scelto il Manchester City per i suoi obiettivi. Voleva arrivare a giocare la Champions e vincere un campionato dopo tanti anni. Nella Juve ho visto la stessa ambizione. Vuole continuare a primeggiare in Italia, come ha fatto negli ultimi due anni, e aspirare a vincere la Champions. Questo ha sicuramente facilitato la mia scelta».

Che onore la numero 10. «So quali responsabilità ci siano indossando questa maglia. L’ho già provato al Boca Juniors quando mi hanno dato la 10 che fu di Maradona. Qui alla Juve in passato l’hanno avuta grandi campioni. Come Del Piero, che di questa squadra è stato capitano e simbolo. Sarà un onore per me continuare questa tradizione».

Quanto affetto dai tifosi. «Ieri i tifosi bianconeri mi hanno subito dimostrato tantissimo affetto e per questo li ringrazio. La Juve è una grande squadra e so che i suoi sostenitori sono molto calorosi. Ma a dire il vero non sono sorpreso da questo calore, gli italiani in questo sono molto simili agli argentini».

Conte e il campo. «Con il mister ho parlato solo una volta e non abbiamo ancora fatto cenno alle questioni tattiche. Avremo tempo di parlarne tanto durante il pre-campionato. Io sono pronto a mettermi a sua disposizione. Sono sicuro che andremo d’accordo, forti un grande rispetto reciproco, fondamentale in ogni rapporto».

Esperienza e qualità. «In questi anni la Juve ha dimostrato di essere una grande squadra, da parte mia proverò a portare esperienza e qualità. Qui ci sono grandi campioni come Buffon e Pirlo, con cui sono sicuro che sarà molto facile giocare insieme.

Prima la squadra. «Quello che mi interessa più di tutto è la squadra. Per questo non penso alla classifica cannonieri. Se la squadra gioca bene e vince, di conseguenza sarà più facile anche per me raggiungere obiettivi personali».

Il calcio italiano? Un sogno. «Ho sempre desiderato venire qui in Italia. Qui si gioca uno dei campionati più difficili e questo mi dà molte motivazioni. Dovrò abituarmi ai nuovi ritmi, avrò modo di capire tanto durante il pre-campionato».

Pellegrini e il City. «Appena è arrivato a Manchester, ho parlato con il nuovo mister. Gli ho detto che ritenevo che chiuso il mio ciclo lì. Lui mi ha detto che gli stava bene e che non c’erano problemi a farmi partire. Comunque ringrazio il City e tutti i suoi tifosi per i quattro anni passati insieme».

Dare tutto in campo. «Un messaggio ai tifosi bianconeri? Prometto di dare tutto sul campo e di fare ogni sforzo per continuare a far vincere la Juventus».


 
 
 

Confederation Cup 2013: Italia - Giappone 4-3

Post n°1017 pubblicato il 20 Giugno 2013 da resistenzabianconera

L’Italia soffre ma vince con Giovinco: è semifinale

ITALIA (4-3-2-1): Buffon 7; Maggio 5 (15’ st Abate 5,5), Barzagli 6, Chiellini 6,5, De Sciglio 5; De Rossi 7, Pirlo 5, Montolivo 5; Aquilani 5 (30’ pt Giovinco 6,5), Giaccherini 6,5 (22’ st Marchisio 6,5); Balotelli 6,5. ct Prandelli 5,5 

GIAPPONE (4-2-3-1): Kawashima 6; Uchida 5,5 (28’ st Sakai 6), Yoshida 5, Konno 6, Nagatomo 6,5; Hasebe 6 /46’ st Nakamura), Endo 6,5; Okazaki 7, Honda 6,5, Kagawa 7; Maeda 6,5 (32’ st Havenaar sv) ct Zaccheroni 7 

 Arbitro: Abal 5 

Reti: pt Honda su rigore, 33’ Kagawa, 41’ De Rossi. st 5’ autogol di Uchida, 7’Balotelli su rigore, 24’ Okazawa, 41’ Giovinco 

Ammoniti: Buffon, De Rossi, Hasebe 

Spettatori: 35 mila circa 

Di risultati ingannevoli ne abbiamo visti tanti. Il 4-3 dell’Italia sul Giappone entra nella lista dei top ten perché se c’era una squadra che meritava la vittoria per quantita e qualità di gioco era quella asiatica, che ha subito da Giovinco il gol del 4-3 quando da mezz’ora stava martellando la difesa italiana con un pericolo dopo l’altro. Appena prima di subire la quarta rete, la squadra di Zaccheroni aveva colpito il palo e la traversa nella stessa azione e poi ancora un palo, con gli azzurri messi all’angolo.  

L’Italia va in semifinale e vince dopo 13 anni la seconda partita di una grande competizione (l’ultima fu con il Belgio agli Europei del 2000) ma il giudizio non è positivo. Tolta la parte centrale del match con la rimonta da 0-2 a 3-2, la Nazionale è stata dominata dalla velocità e dall’intraprendenza dei giapponesi senza saper imporre il gioco, il palleggio, la personalità. Immaginiamo che in Italia, chi era rimasto in attesa fino a mezzanotte dopo 10’si fosse pentito di non essere andato a letto. Anche gli azzurri dormivano e giocava soltanto il Giappone con una facilità quasi irridente. Questa volta Prandelli non può raccontare che l’Italia era impiombata dal superlavoro come a Praga o sfasata dal fuso come contro Haiti: al massimo potevano incidere le mattinate in spiaggia a Barra de Tijuca ma non crediamo neppure a questa versione dolcevitesca perchè quando c’è stata la scossa, sul finire del primo tempo, i giocatori hanno reagito. Insomma non abbiamo spiegazioni da proporre al lungo blackout che si è concluso quando il Giappone era già sul 2-0, forse discutibile per come era arrivato ma meritatissimo nella sostanza. Di certo, non funzionavano i due cambiamenti apportati da Prandelli alla formazione che aveva battuto il Messico. Aquilani era più abbattuto di Marchisio, Maggio faceva rimpiamgere Abate, lasciando spazio a Kagawa, a Nagatomo, insomma a chiunque infilasse la sua zona. Ci sono due questioni da porre. 

La prima è che non si può insistere su una squadra con cinque centrocampisti veri, lasciando a Balotelli l’onere esclusivo dell’attacco: se il ct pensa di utilizzare due trequartisti, devono esserlo veramente e non dei mediani arrangiati nel ruolo. Con l’ingresso di Giovinco al posto di Aquilani sono cresciuti gli sbocchi in attacco e lo juventino è stato anche sfortunato nel colpire il palo al 45’, sul 2-1. Inoltre bisogna che i centrocampisti, di già che ci sono, lavorino. Per mezz’ora la superiorità netta dei giapponesi era dovuta in parte alla loro brilantezza asservita a un gioco che Zaccheroni ha saputo costruire con grande bravura ed equilibrio tattico. Ma contribuiva l’atteggiamento di gente che non ne azzeccava una nel far gioco e mostrava uha mollezza bizantina nel lanciarsi sulla palla, sempre due attimi dopo gli avversari.  

Male Montolivo, a vagare per il prato Giaccherini, impreciso Pirlo, fuori tempo De Rossi. In un paio di volte si vedevano i giapponesi attaccare in cinque e gli italiani a difendere in tre senza nessuno che rientrasse a coprire in aiuto a quel poveraccio di Chiellini, che fino al raddoppio di Kagawa, giocava quasi da solo contro tutti. Il Giappone impegnava Buffon al 5’ sul colpo di testa di Maeda, poi al 17 sul tiro di Kagawa e arrivava al vantaggio su un rigore molto generoso per l’entrata di Buffon in tackle su Maeda. A tutti è sembrato che il portiere toccasse prima la palla, l’arbitro argentino no. Va detto che è la terza partita consecutiva che l’Italia concede il penalty e la seconda in cui la condanna la leggerezza di un difensore: Barzagli con il Messico, un frastornato De Sciglio con il Giappone. Soltanto il raddoppio di Kagawa, in mezzo a un nugolo di azzurri paralizzati scuoteva l’Italia. Il pubblico brasiliano sbeffeggiava gli italiani, i giapponesi li irridevano con il torello.  

Un po’ troppo da sopportare. C’era uno scatto di orgoglio, il gioco superava appena la sufficienza ma almeno si vedeva la Nazionale mettere pressione e alla rete di testa di De Rossi sul calcio d’angolo di Pirlo, al religiosissimo Prandelli scappava un’imprecazione. Forse la partita stava cambiando. L’avvio di ripresa lo confermava. Prima l’autogol di Uchida che anticipava Balotelli (bravo Giaccherini a levare la palla a Yoshida a fondo campo) poi il rigore concesso per un mani di Hasebe (inesistente) ribaltavano la situazione. Segnava Balotelli che anche nei momenti bui aveva cercato qualche spunto. Sembrava che l’Italia avesse trovato gli anticorpi per andare a vincere. Invece ci sarebbe stato ancora moltissimo da soffrire, dopo il pareggio di Okazawa.

 
 
 

ASAMOAH RISCATTATO, ISLA E PASQUATO METÀ CON UDINESE. ASAMOAH: ORGOGLIOSO DI ESSERE 100% BIANCONERO

Post n°1016 pubblicato il 20 Giugno 2013 da resistenzabianconera

Kwadwo Asamoah e' a tutti gli effetti un giocatore della Juventus. Il club campione d'Italia, infatti, sul proprio sito internet ha comunicato di "aver risolto a proprio favore l'accordo di partecipazione in essere con l'Udinese relativo al diritto alle prestazioni sportive del calciatore Kwadwo Asamoah. Il corrispettivo per la risoluzione e' stato fissato in 9 milioni che saranno pagati nei prossimi tre esercizi. Il contratto sottoscritto con il calciatore ha durata fino al 30 giugno 2017". Inoltre Juve e Udinese hanno rinnovato fino al 30 giugno 2014 gli accordi di partecipazione relativi a Mauricio Anibal Isla e Cristian Pasquato. Infine la Juventus "ha concluso altre tre operazioni di mercato: rinnovo dell'accordo di partecipazione con l'Atalanta per James Troisi; risoluzione dell'accordo di partecipazione con il Pescara per Luca Del Papa, ora tutto della Juventus mentre Riccardo Maniero e' adesso tutto del Pescara.

Kwadwo Asamoah, da oggi a tutti gli effetti della Juventus che ha riscattato a proprio favore l'accordo di compartecipazione con l'Udinese, è al settimo cielo. "Sono molto orgoglioso di essere al 100% bianconero - scrive su Twitter -. E ho fame di altri successi con la nostra Vecchia Signora. Forza Juve".

 
 
 

Panini celebra lo "scudetto numero 31"

Post n°1015 pubblicato il 07 Giugno 2013 da resistenzabianconera

Una raccolta speciale di figurine, realizzata sotto l'egida ufficiale del club bianconero, che raffigurano calciatori, staff tecnico, stadio, immagini salienti e festeggiamenti di una stagione indimenticabile per la Vecchia Signora

La Panini ha deciso di celebrare il recente trionfo juventino e ha realizzato una raccolta speciale - sotto l'egida ufficiale della Juventus stessa - sull'ultima stagione bianconera e sui suoi protagonisti. La collezione si intitola "Juventus Campione - Le figurine ufficiali" e contiene tutte le 72 figurine adesive, da incollare su un album di 16 pagine, ricco di informazioni sulla trionfale cavalcata bianconera. Vi trovano infatti spazio le immagini salienti e le statistiche del campionato appena concluso, i momenti più emozionanti della festa scudetto, oltre a tutti i protagonisti della squadra Campione d'Italia. In ognuna risalta lo scudetto tricolore con il numero "31" e con sotto le tre stellette.

La copertina raffigura una maglia bianconera che fa spazio alle tribune dello Juventus Stadium ricoperte dei tricolori innalzati dai tifosi festanti. La raccolta "Juventus Campione" si apre con le figurine di Antonio Conte, per proseguire con tre pagine dedicate ai festeggiamenti. Seguono poi quelle dedicate ai 26 campioni della prima squadra, affiancate da un "Film del Campionato" juventino, che propone in figurina la carrellata dei momenti, delle azioni e dei gol più emozionanti di tutta la stagione. Questa raccolta speciale sarà disponibile in edicola dal prossimo 14 giugno.

"Con questa raccolta completa, celebrativa della Juventus fresca vincitrice della Serie A TIM, Panini ha voluto rendere omaggio ad una grande squadra che vince sul campo e nel cuore dei propri tifosi", ha dichiarato Antonio Allegra, direttore Mercato Italia della Panini. "Ed è proprio ai sostenitori bianconeri diffusi in tutta Italia che Panini si rivolge con questo prodotto, che ha il timbro di ufficialità Juventus, emozionante e da collezione".

 
 
 

CONFEDERATIONS CUP; ITALIA: BARZAGLI TRA I 23 CONVOCATI

Post n°1014 pubblicato il 04 Giugno 2013 da resistenzabianconera

Cesare Prandelli ha scelto i 23 giocatori per la Confederations Cup. Sciolta la riserva sulle condizioni di Andrea Barzagli che fara' parte della spedizione brasiliana. 
PORTIERI: Buffon, Marchetti, Sirigu. 
DIFENSORI: Abate, Astori, Barzagli, Bonucci, Chiellini, De Sciglio, Maggio.
CENTROCAMPISTI: Aquilani, Candreva, De Rossi, Diamanti, Giaccherini, Marchisio, Montolivo, Pirlo
ATTACCANTI: Balotelli, Cerci, El Shaarawy, Gilardino e Giovinco.
Gli esclusi, rispetto al gruppo dei 30, sono: Agazzi, Antonelli, Ogbonna, Ranocchia, Bonaventura, Poli e Sau.

 
 
 

"Fino alla fine”, nel cuore e sulla maglia

Post n°1013 pubblicato il 01 Giugno 2013 da resistenzabianconera

LO SLOGAN PER LE MAGLIE - "Fino alla fine". E' questa la frase che sarà impressa sulle maglie della Juventus nella stagione 2014-2015. La società bianconera ha reso noto l'esito della votazione caratterizzata da oltre 6000 proposte dei tifosi. In finale sono arrivate 5 frasi: 'Fino alla Fine' ha trionfato su 'Bianco che abbraccia il nero', 'Writing history, chasing victory', 'We live our lives in color, but Dreams are Made in black & white' e 'Storia di un grande amore'.

 
 
 

Juventus, la Fiorentina non molla: Jovetic più lontano

Post n°1012 pubblicato il 01 Giugno 2013 da resistenzabianconera

Nonostante il procuratore del montenegrino ribadisce il gradimento del suo assistito per i bianconeri, il club gigliato insiste nella sua richiesta, 30 milioni cash, che non prevede contropartite tecniche. Il dg Marotta non dispera: "Non sono ancora maturi i tempi, ma..."

TORINO - La Fiorentina allontana Jovetic dalla Juve. Durante l'incontro di oggi con i vertici del club viola, l'agente dell'attaccante montenegrino, Fali Ramadani, ha ribadito la preferenza del giocatore per la Signora, pronta a versare a Jo-Jo 4 milioni a stagione più bonus fino al 2018. La Fiorentina, però, non sembra affatto intenzionata a venire incontro ai carissimi nemici bianconeri, ai quali chiede il pagamento dell'intera clausola rescissoria: 30 milioni cash. Un modo per dire un primo no alla Juve - che al momento non va oltre la proposta di 18 milioni più Marrone - e attendere altre offerte, meglio se provenienti dall'estero.

La chiusura dei gigliati ha spiazzato il club bianconero, consapevole però che le vie del mercato sono infinite. Insomma, è ancora troppo presto per dire che la trattativa è definitivamente saltata. "Jovetic? Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco - ha detto Beppe Marotta, durante la presentazione dello Juventus Club di Malpensa -. Non sono ancora maturi i tempi, ma non significa che non ci si dia da fare. Diverse società si devono ancora assestare. Noi abbiamo iniziato a sondare alcune disponibilità, ma non è ancora il momento per fare annunci. Vogliamo consegnare la squadra più completa possibile a Conte per il ritiro estivo. Stiamo seguendo vari profili con determinati aspetti tecnici-tattici. Su Jovetic, però, non ci siamo ancora mossi, anche se è un giovane calciatore molto bravo". Da ricordare che soltanto poche ore fa John Elkann aveva raccomandato il club di preferire il fare al dire.

L'ad bianconero ha inoltre commentato l'attacco verbale sferrato ieri sera al presidente di Exor dal patron della Fiorentina Diego Della Valle ("Elkann? E' un ragazzino"), assicurando che "sono parole che rientrano nella normale dialettica tra grandi imprenditori e che non condizionano i rapporti tra le due società". Sarà.

 
 
 

38^ 2012-2013 Sampdoria - Juventus 3-2

Post n°1011 pubblicato il 21 Maggio 2013 da resistenzabianconera
 

SAMPDORIA (3-5-2): Da Costa; Mustafi, Gastaldello, Castellini; De Silvestri, Obiang, Palombo (21' st Munari), Poli, Estigarribia (39' st Berardi); Eder (35' st Sansone), Icardi (22 Romero, 32 Berni, 4 Rodriguez, 6 Maresca, 10 Maxi Lopez, 15 Poulsen 21 Soriano,93 Savic). All. Delio Rossi
JUVENTUS (3-5-2): Storari (39' st Rubinho); Caceres, Bonucci, Chiellini; Giaccherini, Padoin (29' st Lichtsteiner), Pirlo, Isla, De Ceglie; Quagliarella, Giovinco (29' st Bendtner sv)(1 Buffon, 8 Marchisio, 9 Vucinic, 13 Peluso, 15 Barzagli, 23 Vidal, 32 Matri). All. Conte
ARBITRO: Gervasoni di Mantova
RETI: 25' pt Quagliarella, 31' Eder (r), 12' st De Silvestri, 30' st Icardi, 46' st Giaccherini
ANGOLI: 6 a 6
AMMONITI: Icardi per comportamento non regolamentare
RECUPERO: 0 e 4’
SPETTATORI: abbonati 20.012, paganti 5.778 per un incasso lordo di 169 mila euro

La Sampdoria batte la Juventus 3-2 in rimonta e per la Juventus si rinnova l’incubo doriano.  

Bianconeri in vantaggio al 25’ con Quagliarella: eccezionale nell’arpionare un lancio millimetrico di Pirlo che elude il fuorigioco della Sampdoria, tiro sul primo palo e Da Costa superato. Vantaggio che dura appena 5’ perché al 31’ Eder trasforma su rigore il gol dell’1-1. Penalty concesso da Gervasoni per una presunta trattenuta di Chiellini su Icardi in area. 

Al 12’ della ripresa, la Sampdoria ribalta la situazione andando in vantaggio con De Silvestri bravo ad anticipare Isla di testa e beffare Storari sotto l’incrocio. La Juve attacca e costruisce ma al 30’ la Sampdoria chiude il match con Icardi che raccoglie da due passi un coast to coast di Estigarribia. Nel finale Conte perde Bendtner (entrato per Giovinco) per un infortunio al polso ma la Juve in dieci non molla e trova il gol, bellissimo e inutile, con Giaccherini al 45’

La Juve che perde dopo essere andata in vantaggio e incassa tre gol in trasferta: mai successo in questo campionato. Antonio Conte battuto ma nemmeno troppo abbacchiato. Cose possibili solo a fine campionato, con lo scudetto già in tasca. Delusioni che chi ha in testa solo la vittoria accetta unicamente perché ha già la pancia piena e dietro l’angolo vede le meritate vacanze. «Potevamo vincere noi, potevano farlo loro - è il commento del tecnico bianconero dopo il ko subìto dalla Samp -. Ci è andata male ed è una sconfitta che lascia un po’ di amaro in bocca. Solo per il risultato, però. Perché la prestazione, visto anche il nostro massiccio turnover, mi ha soddisfatto in pieno». 

Tre a due ieri sera a Marassi, due a uno all’andata allo Stadium. Stranissimo, ma vero: in questo campionato la Juve campione ha mollato 6 punti su 6 ai blucerchiati che hanno fatto un solo altro en plein, con il Pescara, ultimissimo della A. «Ma firmerei subito per lasciare altri 6 punti alla Samp l’anno prossimo se in cambio fossi sicuro di vincere il terzo scudetto di fila», sorride Conte che si fa serissimo quando il discorso cade sull’incontro con la dirigenza bianconera che nei giorni scorsi ha sancito la prosecuzione del rapporto, dopo i dubbi seminati nelle settimane precedenti. «Ci tengo a chiarire che io avevo già un contratto fino al 2015 e che tale è rimasto, senza prolungamenti né tantomeno aumenti di ingaggio. Ho letto cifre fantascientifiche, ma la questione non erano certo i soldi. Ci siamo confrontati sui progetti, c’è stata unione di intenti e adesso scatta l’ora di mettersi al lavoro per centrare gli obiettivi che ci siamo posti per continuare a vincere». 

Del futuro juventino di certo non farà più parte Nicklas Bendtner, punta danese in prestito dall’Arsenal che ieri ha finito di stravincere l’oscar della iella. S’era già portato avanti a metà dicembre strappandosi la coscia in Coppa Italia. E’ rimasto fuori 5 mesi e ieri sera è rientrato a un quarto d’ora dal termine. Una manciata di minuti e, cadendo male dopo un contrasto aereo in area doriana, ha di nuovo fatto crack. Frattura scomposta del polso sinistro: oggi finirà sotto i ferri a Torino per poi tornarsene a casa. Senza aver lasciato traccia apprezzabile. Avendo solo fatto il pieno di sfortuna. 

 
 
 

Del Piero: "La festa scudetto? I biglietti neanche dai bagarini..."

Post n°1010 pubblicato il 21 Maggio 2013 da resistenzabianconera

L'ex fuoriclasse bianconero scherza su vari temi, dalla mancata presenza alla festa scudetto al suo erede con il numero 10: "Tevez, Higuain o Jovetic? Magari si tengono il loro numero...". Sul giocatore a lui più simile in Italia: "Non saprei, portano tutti la cresta"

TORINO - "Chi vedo meglio con la mia maglia bianconera numero 10 tra Tevez, Higuain e Jovetic? A parte il fatto che magari decidono di mantenere i numeri che indossano nelle loro squadre, stiamo comunque parlando di tre grandi calciatori". Lo ha detto in una simpatica non risposta Alessandro Del Piero, a margine dell'inaugurazione nel pieno centro di Torino di ADPLOG, uno spazio multifunzionale su tre piani che ospiterà mostre, incontri, eventi e conferenze legati allo sport, ma anche all'arte, alla musica e alla fotografia. Fuori, ad accogliere l'ex capitano bianconero, un centinaio di suoi fedelissimi premiati con una sessione di foto-ricordo e autografi.

È un Del Piero molto sorridente, buon umore e battuta pronta: "Quanto avrei potuto dare alla causa bianconera quest'anno? Chissà, dipende da quanto avrei giocato. Chi mi assomiglia di più oggi in Italia? Non saprei, hanno tutti la cresta... In Australia l'acqua fluisce al contrario? Ho provato anche a girare la classifica, per vedere il Sydney Fc in un'altra posizione... Volete sapere se tornerò a Torino? Non lo so, decide mia moglie. Mi chiedete se ho letto la biografia di Conte? Ho un rapporto di odio e amore con la lettura. Mi sono portato una ventina di libri in Australia ma a oggi preferisco ad una pagina il passare un minuto in più con i miei figli".

Del Piero ha scelto l'ironia anche per parlare della festa-scudetto: "Volete sapere se il club mi ha invitato? Sapete come sono andate le cose. Ho chiamato la Juve, ma purtroppo i telefoni erano sempre spenti... (ride) Non sono riuscito a trovare un biglietto per la partita decisiva, neanche dai bagarini. Mi ha comunque fatto molto piacere riabbracciare i miei compagni la scorsa settimana al museo della Juve". In chiusura, Pinturicchio ha dato alla Signora un consiglio per realizzare i suoi sogni europei: "Per vincere una competizione come la Champions non servono soltanto i campioni ma anche una chimica speciale, come dimostra il Borussia Dortmund che al 90' dei quarti di finale era fuori dalla coppa".

 
 
 

Conte-Juve, arriva la fumata bianca

Post n°1009 pubblicato il 16 Maggio 2013 da resistenzabianconera


Un lungo vertice per continuare il matrimonio perfetto, poi una stretta di mano davanti alla foto del primo scudetto, al piano terra della sede. «Abbiamo pianificato la stagione 2013-14 » dice Andrea Agnelli. «Per continuare a costruire» aggiunge il tecnico Antonio Conte dopo l’incontro durato oltre tre ore. Al summit, anche l’amministratore delegato Beppe Marotta, il direttore sportivo Fabio Paratici e il consigliere Pavel Nedved.  

 
 
 

37^ 2012-2013 Juventus - Cagliari 1-1

Post n°1008 pubblicato il 11 Maggio 2013 da resistenzabianconera
 

Juventus (3-5-2): Storari, Barzagli (14' Caceres), Bonucci, Chiellini, Isla, Vidal, Marrone, Marchisio, Giaccherini, Matri (25' st Quagliarella), Giovinco (5' st Vucinic). (1 Buffon, 34 Rubinho, 11 De Ceglie, 13 Peluso, 26 Lichtsteiner, 20 Padoin, 18 Anelka). All. Conte.
Cagliari (4-3-1-2): Agazzi, Perico (8' st Cossu), Rossettini, Astori (18' st Eriksson), Murru (8' st Dal Fabbro), Dessena, Conti, Nainggolan, Ekdal, Ibarbo, Pinilla. (25 Avramov, 19 Thiago Ribeiro, 27 Sau, 18 Nene'). All.: Pulga
Arbitro: Calvarese.
Reti: 12' pt Ibarbo, 15' st Vucinic.
Angoli: 10-3 per la Juventus.
Recupero: 2' e 4'.
Ammoniti: Murru per gioco scorretto, Chiellini per simulazione.
Spettatori 38933, incasso 1.508.255

No record no party? Neanche per sogno, la Juventus non vince, ma festeggia eccome lo scudetto numero 29, il secondo di fila. Il pareggio con i sardi impedisce infatti alla squadra di Antonio Conte di battere il record di punti (91) stabilito dalla Juventus di Capello nella stagione 2005-’06 (titolo poi revocato per Calciopoli). Con il Cagliari finisce 1-1 e per 50 minuti i bianconeri sono stati anche sotto, colpiti dalla corsa e dall’esplosività di Ibarbo. Nella ripresa, al 16’, il pareggio di Vucinic per un risultato che sta bene a tutti, al di là di record più o meno prestigiosi da raggiungere. È il giorno della festa scudetto e anche Conte, per una volta, può accontentarsi nonostante non siano arrivati i tre punti. Tante le novità in formazione, tra i pali ancora Storari con Buffon in panchina, poi la difesa titolare e a centrocampo, out Pirlo e Pogba, spazio a Marrone in regia con Giaccherini e Isla sulle fasce, quindi Marchisio e Vidal unici titolari del reparto.  

In attacco Giovinco affianca Matri. Di fronte una squadra che non ha nulla da chiedere alla classifica, ma che non vince da un mese e vuole chiudere in bellezza, magari con una vittoria di prestigio. Pulga e Lopez si affidano al 4-3-1-2, sulla trequarti c’è Nainggolan e non Cossu, in attacco la coppia prescelta è Pinilla-Ibarbo, va in panchina Sau. Il clima di festa si avverte, i ritmi sono lenti, ma c’è voglia di divertirsi anche tra i giocatori. Vidal non è ancora sazio di gol ed è il primo a cercarlo impegnando Agazzi in angolo. Sul corner successivo Ibarbo parte dalla sua area, nessuno lo pressa, Barzagli e Marchisio provano a fermarlo, ma il primo è già out per infortunio (chiederà il cambio subito dopo), il secondo non lotta più di tanto e per il colombiano è un gioco da ragazzi battere Storari, peraltro per nulla reattivo. Cagliari avanti e per Ibarbo un gol da ricordare. Comprensibilmente tra i bianconeri, che festeggiano da domenica scorsa, non c’è la solita furia agonistica. Tra i più propositivi Giaccherini e Giovinco, quest’ultimo al 34’ colpisce la traversa con una punizione alla Del Piero (il grande assente ovviamente sugli spalti), mentre il primo nel finale mette in mezzo l’ennesimo pallone e per poco Vidal non trova il gran gol. La Juve non ci sta a perdere, Conte al 7’ della ripresa inserisce Vucinic per Giovinco, mentre il Cagliari perde i due terzini (Murru e Perico) e Pulga e Lopez devono inventarsi qualcosa.  

Entra Cossu, Nainggolan arretra a centrocampo, Dessena in difesa. È Giaccherini il trascinatore e al 9’ è lui a impegnare in angolo Agazzi e, al 16’, è sempre lui ad avviare l’azione del gol del pareggio, proseguita da Marchisio, quindi da Vidal che serve un assist solo da spingere in rete a Vucinic che, a porta vuota, non ha difficoltà a siglare l’1-1. È la scintilla per riscaldare ancor di più l’atmosfera, il popolo bianconero, in fondo, aspetta il triplice fischio e la vera festa, mentre in campo i giocatori il gol della vittoria lo vogliono. Dentro anche Quagliarella (fuori Matri), ma a provarci è Isla che sfiora la traversa dalla distanza. Possesso palla, ma poco movimenti tra i bianconeri che hanno anche il problema di stare attenti alla corsa e alla tecnica di Ibarbo, bravo palla al piede e immarcabile in velocità. I minuti scivolano via veloci tra i cori dei tifosi juventini, sempre più impazienti di vedere il trofeo dello scudetto alzato al cielo e di celebrare uno per uno i campioni d’Italia e il loro condottiero: Antonio Conte.

Suoni e immagini a iosa per la festa bis. Ovazioni del pubblico, con le eccezioni per Maurizio Beretta, presidente delle Lega che riconosce 'solo' 29 scudetti, e Zlatan Ibrahimovic, al centro di un coro razzista

E' qui la festa-bis, con il suo corollario di suoni e immagini: i fischi a Beretta, presidente di quella Lega che riconosce "soltanto" 29 scudetti alla Juventus; la sfilata della squadra, con i boati speciali per Chiellini, Pirlo, Vidal e Conte; fino all'ingresso trionfale di capitan Buffon che, raccolto il testimone lasciato da Del Piero, alza al cielo il trofeo dello scudetto. Un'esplosione di coriandoli, stelle filanti e fontane luminose incornicia il secondo tricolore consecutivo conquistato dalla squadra di Conte. Poi l'inno sociale, le foto-ricordo e il giro di campo con tanto di figlioletti al seguito. Tra i molti volti sorridenti ci sono anche quelli degli alti comandi bianconeri: da Andrea Agnelli a John Elkann, fino ai consiglieri Pavel Nedved e Beppe Marotta. Nessuna invasione, questa volta: il popolo ha raccolto e rispettato l'appello del suo tribuno Conte.

Una Juve stremata, in evidente calo fisico, ha faticato a rimontare un Cagliari da applausi che si è presentato allo Stadium con la metà dei punti (43) dei campioni d'Italia (86). E' finita 1-1 (Ibarbo e Vucinic), con tanti saluti ai vari record inseguiti dai bianconeri. Impossibile migliorare il primato di Capello, che nel 2005-06 conquistò 91 punti (impresa poi cancellata da Calciopoli): la squadra di Conte, battendo la Samp nell'ultima giornata, potrebbe raggiungere la comunque stratosferica quota di 90 punti, roba da campionato spagnolo. Sfuma anche la possibilità di raggiungere la Juve di Carcano, che nel 1931-32 ottenne dieci vittorie consecutive: il filotto bianconero si è fermato dopo nove successi. Ai bianconeri di Conte non resta che provare a battere la Sampdoria, per eguagliare le 28 vittorie in Serie A conquistate da Carver nel 1949-50, e sperare di mantenere gli attuali 12 punti di vantaggio sul Napoli, migliorando così la prestazione della Juve di Lippi che nel 1994-95 conquistò lo scudetto con dieci punti in più delle inseguitrici Lazio e Parma. "Peccato, volevamo vincere per centrare quel record che cercheremo di fare l'anno prossimo - dice Marchisio -. Ma il pari non toglie i meriti per quanto abbiamo fatto in questa stagione. L'anno scorso è cominciato un ciclo, ci auguriamo tutti di continuare a vincere in Italia e anche in Europa".

Il match, adesso. Conte schiera a sorpresa Giaccherini sulla corsia sinistra, con Marrone in regia al posto di Pirlo, Storari tra i pali protetto dalla difesa titolare e Giovinco in campo dopo un mese ai box. Pulga lascia in panchina Cossu, avanzando Ekdal tra le linee, a supporto di Ibarbo e Pinilla. Per mezz'ora la Signora sembra una lontana parente della dominatrice del campionato: passo lento e poche idee confuse. La Juve-cannibale appare sazia, in vacanza, con le infradito e il giornale sotto il braccio. Tra i vari gregari bianconeri si distingue soprattutto Isla, un possibile "nuovo acquisto" per la prossima stagione. L'unico big vicino ai suoi standard abituali è Vidal - eletto miglior bianconero dell'anno dai suoi tifosi - che impegna Agazzi con un tiro dalla distanza. Il Cagliari, invece, gioca senza alcun timore riverenziale, a viso aperto, e al 12' passa con Ibarbo che s'invola, sfrutta la dormita di Marchisio e Barzagli e di destro infila Storari, che intuisce ma pasticcia. C'è però un problema fisico dietro al primo errore dell'anno di Barzagli, che viene immediatamente sostituito da Caceres. Per vedere qualche traccia di vera Juve bisogna comunque attendere la fine del primo tempo, quando la squadra comincia a scuotersi dal torpore. Al 34' Giovinco pennella una splendida punizione che si stampa sulla traversa, per poi lasciare - tra i soliti fischi ingenerosi, questa volta coperti da molti applausi - il posto a Vucinic all'inizio della ripresa. Ed è proprio l'attaccante montenegrino a riportare il Cagliari sulla terra, sfruttando al 61' una torre di Vidal su cross di Marchisio. Inutile e assai poco travolgente l'assalto finale dei bianconeri. L'unico a sfiorare il gol-partita è Marchisio con uno stop di petto a (in)seguire.

Assai più bello lo spettacolo che va in scena sugli spalti, al netto di un odioso coro razzista rivolto allo "zingaro" Ibrahimovic. La coreografia a tutto Stadium è un tripudio verdebiancorosso con maxi-scritta "Forza Juve!". Impressionante il volume dei cori che incessanti accompagnano l'ultima uscita interna dei bicampioni d'Italia. Un enorme tricolore griffato con l'immancabile numero 31 campeggia all'ingresso della tribuna d'onore: la Juve ha aggiornato la tappezzeria di casa.

Dopo la consegna della Coppa tricolore e dopo i festeggiamenti, l'allenatore bianconero: "Tutto bellissimo, ma ora voglio riposare e sarà dura ripetersi ancora. La mia squadra come quella dell'ex ct, ma siamo unici come organizzazione. Il paragone? Con la squadra di Lippi"

Antonio Conte, archivia la festa per il secondo scudetto e - di fatto - si conferma alla guida della Juve: "Se qualcuno pensa che mi accontento di questi due scudetti si sbaglia. L'anno prossimo voglio gente feroce, cattiva e determinata. Io voglio arrivare ai nastri di partenza con l'ambizione di provare a vincere. Al di là del mercato, sarà importante avere la stessa fame, la stessa voglia di lavorare, sacrificarsi e di sudare. Una data precisa per sciogliere la riserva sulla mia permanenza? Non devo sciogliere io la riserva. Se ci sono tutte queste cose allora si continua, si va avanti. Se mi dovessi accorgere che latita qualcosa, sarebbe dura andare in battaglia".

"VOGLIO RIPOSARE" - "Tutto bellissimo - dice Conte ai microfoni di Sky - dall'atmosfera dello stadio all'essere qui con la mia famiglia. Abbiamo raggiunto un obiettivo importante e lo abbiamo condiviso con chi ci ama". Poi il futuro: "Prima ci godiamo le vacanze visto che sono due anni che sono molto impegnato. Voglio riposare, sono annate stancanti anche per l'estate che ho passato. I protagonisti assoluti di questi anni sono stati i ragazzi, abbiamo fatto qualcosa di straordinario. La Juve in due anni è diventata la squadra riferimento in Italia, tutti la vogliono battere".

"UNICI COME ORGANIZZAZIONE" - "A chi somiglia la mia squadra? A nessuna Juve delle precedenti - risponde Conte -. L'era del Trap e quella di Lippi sono stante importanti. Capello è stato poco ma ha vinto due scudetti. Questa squadra può essere associata a quella di Lippi come mentalità ma come organizzazione a nessuna". Infine l'omaggio all'ultimo arrivato: "Il giocatore che mi ha sorpreso di più? Pogba, è cresciuto moltissimo se pensiamo a quest'estate. Mi ha messo in difficoltà".

Il portiere si gode la festa scudetto, ma pensa al futuro: "Conte ha sangue bianconero, prima di rinunciare a questa panchina ci penserà a lungo". Sulla Champions: "Bisogna migliorare per arrivare a livello del Bayern"

TORINO - Gianluigi Buffon celebra la festa per lo scudetto con l'orgoglio del capitano: "Quando diventi capitano di una squadra vuol dire che è passato un po' di tempo, Io sarei contento se i tifosi della Juve fossero orgogliosi che io li possa rappresentare. Io sono felice di poter stare ed essere un uomo importante per questa squadra". Il portiere non ha dubbi sulla permanenza di Conte: "Io credo che il mister abbia il sangue bianconero e prima di rinunciare alla panchina della Juve ci penserebbe tante, tante, tante volte".
Per Champions League, pronto un nuovo assalto: "Per vincere la Champions in questo momento, sia noi ma anche tutte le altre potenze europee, debbono migliorare per arrivare al livello del Bayern. Una squadra che è due gradini sopra tutti. Ora che hanno l'imperativo di vincere cercheranno di migliorare l'ulteriormente, perchè è nella filosofia, nella tradizione di queste società e quindi l'impresa è molto difficile"

"Per vincere competizioni come la Champions possono, però, anche valere fattori o episodi fortunati, come un sorteggio, una parata in piu o in meno". Infine, Gigi Buffon conferma che la sua carriera in Italia si concluderà in maglia bianconera. "In Italia non c'è dubbio, perchè non avrebbe nessun senso prendere in considerazione altre squadre, anche perchè per l'età che comincio ad avere, poi, non interesso neanche tanto".

Marchisio invece è rammaricato per non aver vinto con il Cagliari e per i record sfumati: ''Volevamo vincere per chiudere quest'annata davanti al nostro pubblico che anche oggi ci ha sostenuto e per il record di punti ma questo pareggio non toglie i meriti di questa squadra che da due anni sta facendo grandissime cose''. La testa anche per lui è già proiettata verso la prossima stagione. ''Abbiamo iniziato a vincere l'anno scorso e abbiamo continuato alla grande anche quest'anno, ci aspettiamo ora di confermarci in Italia e diventare ancora più importanti in Europa''

Chiellini si sofferma sul futuro di Conte:  " "Per fortuna nulla è scontato. E' stato un campionato straordinario fatto di grandi sacrifici e grande abnegazione. Anche quando abbiamo giocato in Champions, non abbiamo mai perso di vista quello che era il nostro obiettivo: vincere in Italia e continuare a farlo per più tempo possibile. Sono convinto che il mister resterà perchè è l'artefice di questo successo. Siamo nel pieno di questo ciclo, adesso stiamo crescendo ed è bello crescere insieme".
 
 
 

36^ 2012-2013 Atalanta - Juventus 0-1

Post n°1007 pubblicato il 09 Maggio 2013 da resistenzabianconera
 

Basta un gol di Matri, stesa l’Atalanta
La Juve non fa sconti, nel mirino il record di Capello. Gara sospesa per lancio di fumogeni, Conte furioso sotto la curva juventina

Atalanta (3-5-1-1): Consigli 5,5; Scaloni 6, Stendardo 5,5, Canini 5,5; Raimondi sv (7' Giorgi 5), Carmona 6 (23' st Moralez 5), Cigarini 5,5, Biondini 6, Del Grosso 6 (35' st Parra sv); Bonaventura 6; Denis 6,5. A disp.: Polito, Capelli, Ferri, Bellini, Contini, Brivio, Radovanovic, Troisi, De Luca. All.: Colantuono 6
Juventus (3-5-2): Storari 6; Caceres 6, Marrone 6,5, Chiellini 6,5; Isla 6, Padoin 5 (23' st Vidal 6), Pirlo 6, Giaccherini 6 De Ceglie 6 (31' st Peluso 6); Matri 6,5, Quagliarella 5,5 (23' st Anelka 6). A disp: Rubinho, Branescu, Bonucci, Lichtsteiner, Marchisio, Vucinic, Giovinco. All.: Conte 7
Arbitro: Guida
Marcatori: 18' Matri (J)
Ammoniti: Pirlo (J), Giorgi, Carmona, Stendardo, Cigarini (A)

La Juventus continua la rincorsa al record di 92 punti in campionato. I bianconeri hanno battuto l’Atalanta per 1-0 nonostante una sfida che sulla carta poteva creare anche qualche problema ai campioni d’Italia, reduci dalla sbornia scudetto e in campo con una formazione molto rimaneggiata. Come annunciato, era previsto un minuto di raccoglimento per la recente scomparsa del sette volte Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, ma silenzio e applausi sono stati ampiamente sostituiti da bordate di fischi giunte da tutti i settori dello stadio. La gara è stata funestata anche da continui lanci di oggetti tra opposte tifoserie che hanno continuato all’interno dello stadio la guerriglia già cominciata fuori.  

Scambi di «cortesie» che al 28’ del primo tempo hanno costretto l’arbitro Guida a sospendere per circa 7-8 minuti la gara. Nonostante lo scudetto vinto domenica scorsa, la Juventus non ha cambiato atteggiamento ed è entrata in campo per «far male». Anche Conte non ha mostrato alcuna diversità di atteggiamento, le urla e i gesti sono stati quelli ormai consolidati, ha richiamato continuamente i suoi e ha spinto la manovra col suo fare tipico, come se fosse in campo. Più quieto Contantuono che, invece, ha dovuto subito modificare qualcosa al suo modulo di gioco per l’infortunio occorso nei primi minuti a Raimondi.  

Al 18’ del primo tempo la Juventus è passata in vantaggio con un’azione capolavoro firmata Pirlo-Matri: il talento bresciano ha inventato un lancio millimetrico per il compagno, l’attaccante ha agganciato di destro e ha poi battuto di sinistro un Consigli leggermente fuori dalla porta, preso in contropiede. Sfortunata l’Atalanta al 38’ con un destro al volo di Denis che si è stampato sul palo su un disimpegno sbagliato di Caceres. Nella ripresa è aumentato il pressing dei padroni di casa che si sono fatti vedere con più frequenza dalle parti di Storari, anche se l’ex milanista non è mai stato realmente impensierito, mentre la Juve ha risposto con infilate in contropiede forti e micidiali che però non hanno sortito alcun effetto. La più pericolosa al 15’ quando un bello scambio Matri-Isla-Matri non è stata finalizzata dalla punta che non è arrivata sul pallone messo in mezzo dal cileno.   

Nel finale Colantuono ha cercato di dare più sostanza all’attacco buttando dentro Moralez, ma a fare notizia è stato un fallo di mano in area di Marrone che l’arbitro Guida al 35’ ha giudicato involontario facendo proseguire il gioco e mandando su tutte le furie tecnico, giocatori e tifoserie atalantina. Sul capovolgimento di fronte è stato uno strepitoso Consigli a salvare con i piedi sul destro di un solissimo Vidal. La rabbia ha però lasciato spazio alla gioia quando, informati sul finale di Palermo-Udinese, a Bergamo hanno potuto festeggiare la matematica salvezza. Ultimi minuti in spinta per una buona Atalanta che però ha lasciato alla Juve l’ennesima azione pericolosa della gara: al 45’ Anelka ha servito Giaccherini che dalla sinistra a calciato sull’esterno della rete alla destra di Consigli. 

Bomba carta contro il convoglio di bus bianconeri. Lacrimogeni della polizia per riportare la calma

Il convoglio dei pullman dei tifosi juventini (una decina), è stato preso d’assalto dai tifosi dell’Atalanta a circa un chilometro dallo stadio dove questa sera si gioca Atalanta-Juventus. I tifosi nerazzurri hanno lanciato una grossa bomba carta per cui i rivali bianconeri sono scesi dai pullman per affrontarli. La polizia ha sparato i lacrimogeni e dopo pochi minuti il convoglio dei tifosi juventini è ripartito alla volta dello stadio.  

Gli scontri sono poi continuati anche fuori dallo stadio. Prima di entrare nei varchi, gli juventini sono stati affrontati dai tifosi nerazzurri. Le forze dell’ ordine hanno fatto da cuscinetto, impedendo che la situazione degenerasse. Il clima resta di alta tensione: molti petardi sono scoppiati vicino alla polizia, che ha risposto con lanci di lacrimogeni. 

 
 
 

Ora che abbiamo fatto 31… (di Claudio Zuliani)

Post n°1006 pubblicato il 07 Maggio 2013 da resistenzabianconera

Questa è la storia di uno scudetto nato in estate quando Antonio Conte e la Juventus hanno capito che vincere significa lottare contro tutto e tutti e ricevere in cambio l’odio sportivo altrui.
Il martello della panchina resiste alle offensive mediatiche e ai procedimenti sportivi che hanno cercato in tutti i modi di screditarlo, facendosi forte per fortuna del’appoggio di Andrea Agnelli che lo ha sempre difeso a spada tratta.
I nostri detrattori fanno male i loro conti, Antonio è uno che trasforma gli attacchi altrui in energia e forza.
Conte vive la prima parte della stagione, la lotta ravvicinata Juve vs Napoli, in gabbiotti scomodi, seguito da telecamere dedicate che spiano i suoi labiali.
Alessio e Carrera prendono il suo posto in panchina.
Conte raddoppia il lavoro settimanale riuscendo nell’impresa di trasferire ai suoi vice le soluzioni tattiche da utilizzare in base all’andamento della gara.
Antonio scrive lo spartito e la squadra esegue alla perfezione il 3-5-2 divenuto dogma.
A cominciare da Buffon che gioca il suo primo vero anno da capitano dopo l’addio di Del Piero e spadroneggia con personalità mondiale la sua area piccola. Indimenticabile la parata di Superman a Genova con la Juve sotto di un gol: Gigi miracoloso sulla conclusione di Bertolacci. Dalla ripartenza nasce il super gol di Giaccherini che riapre l’incontro. Quel giorno si capisce tutto: altro che turnover, entrano Asamoah e Vucinic e cambia la partita.
La Juve deve dimostrare di poter girare gli uomini per superare il doppio impegno (campionato e Champions). A Londra, sotto di due gol, rimedia Vidal zoppo e Quagliarella che entra dalla panchina contro i campioni uscenti del Chelsea. Antonio ci dimostra che si può fare: giocare la Champions e non risentirne in campionato.
La critica aspetta al varco Andrea Pirlo: non è in grado di giocare ogni tre giorni, si diceva.
Mozart smentisce i dubbiosi. Le gioca tutte, nazionale compresa e affina il calcio piazzato dal limite. Sotto la barriera o a giro, trafigge i portieri da tutti i punti di vista.
La Juve incontra difficoltà diverse rispetto alla passata stagione. A Firenze un campanello d’allarme: Montella, fermando Pirlo e giocando a specchio, tiene il pressing alto e ci mette in seria difficoltà.
Per la prima volta si intuisce che, alla lunga, il polpo Paul Pogba può rappresentare la novità del nostro centrocampo.
È il campionato delle rivalse, ogni conferenza stampa è un botta e risposta con l’avversario.
La grande gioia per i tifosi bianconeri che esauriscono sempre lo Stadium arriva contro la Roma di Zeman.
Diciannove minuti e siamo 3-0 , è calcio spettacolo.


Il primo mattone posato dai nostri per un campionato da vivere al vertice arriva nello scontro diretto contro il Napoli caricato dalle polemiche in settimana sull’utilizzo dei nazionali: chi ha fatto più chilometri?
Caceres si dimostra il solito jolly e Pogba scarica il suo tiro dal limite al volo: gol, gol, gol.. la Juve in gol.. quanto è forte Pogba! Paul si ripete con il Bologna e si consacra grazie alla doppietta storica contro l’Udinese.
È nato un campioncino, il pubblico se ne innamora.
Conte a fine campionato dovrà cambiare il sistema di gioco passando al 3-5-1-1 perché, come dice il nostro allenatore: “E’ un delitto non farlo giocare “.
Arriva la prima sconfitta allo Stadium contro i rivali di sempre che credono di poterci impensierire durante il torneo. La maledizione dello Juventus Stadium si abbatterà su di loro facendogli perdere le trasferte successive.
Il Milan ci batte a San Siro grazie ad un rigore inesistente (ascella di Isla) ma viaggia a meno 15 rispetto a noi.
In estate non è arrivato il top player e Conte fa di necessità virtù ruotando le punte. Quagliarella ci tiene a galla in Champions e contro il Chievo, adesso tocca ad Alejandro Matri.
Il derby segna la nostra supremazia cittadina con i gol del principino e di Giovinco, due prodotti del settore giovanile .
Giornata indimenticabile: 1 dicembre 2012, il giorno del mio compleanno. Marchisio mi dedica i gol, un giorno lo racconterò ai nipoti!
La difesa della Juve regge agli urti degli avversari confermandosi la prima del torneo.
Andrea Barzagli non sbaglia una prestazione , la roccia è il centrale più forte d’Italia. Bonucci è cresciuto tantissimo ed è il secondo playmaker della squadra quando Pirlo non trova spazi.
Come marca l’uomo Chiellini non lo fa nessuno. La sua forza fisica lo porta a vincere tutti i duelli.
A Palermo Lichtsteiner ci fa vincere una partita fondamentale grazie ad un assist di tacco fornito da Vucinic.
Stephan è costretto al sacrificio difensivo ma riesce a correre chilometri sulla fascia laterale quasi senza risentire della fatica.
Conte interviene alzando la voce in conferenza stampa nel periodo più delicato: sconfitta in casa con la Sampdoria e pareggio a Parma.
L’infortunio di Chiellini mette alla prova chicco Peluso che parte lento ma riesce gradualmente ad inserirsi nei meccanismi della squadra fino a dare il suo contributo.
La Juve non gioca il calcio brillante del 4-3-3 di Pepe, costretto in infermeria tutto l’anno, ma riesce a fare più punti della passata stagione grazie alla crescita mentale e alla diversa gestione delle partite. Si pareggia di meno, si perde e si vince di più.
Giovinco deve lottare per dimostrare di essere da Juve.
Conte gli concede tanta fiducia e lo considera, con Vucinic, il titolare dell’attacco.
Gli attaccanti si sacrificano per il gioco della squadra agevolando gli inserimenti dei centrocampisti.
A turno vengono criticati ma , alla fine, segnano tutti.
Matri segna senza una scarpa contro i viola e la Juve vola, Seba stende il Siena è litiga con i tifosi.
Conte chiama a raccolta i suoi. Non gradisce i fischi e i momenti di teatro che avvolgono lo Stadium.
Vuole la bolgia e capisce,da grande psicologo, come e quando intervenire per ricordare a tutti chi siamo (la Juve) e da dove veniamo (i settimi posti).
A Napoli posiamo il secondo mattoncino per costruire la nostra casa tricolore. Pareggio con gol di Chiellini che festeggia stile tarzan e distacco inalterato in classifica sulla seconda: più 6.
La Juve parte a mille all’ora e non si ferma più. È lo scudetto del gruppo e della disciplina.
È lo scudetto di Giaccherini che risolve allo scadere con il Catania, di Zorro Vucinic e di Marchisio che stendono il Bologna, di Eta Beta Quagliarella e Alejandro Matri che godono a San siro, di Lichtsteiner e Pogba migliori in campo contro il Pescara, di Arturo che regola Lazio e Milan perché “quando il gioco si fa duro risolve sempre Arturo.”
Dopo Lazio-Juve, più 11 sulla seconda e più 18 sulla terza. Siamo ai titoli di coda. Bisogna solo scegliere come e quando festeggiare.
Il 5 maggio: giorno perfetto, il nostro giorno. Festeggiamo dopo aver regolato il Toro ancora una volta grazie al torinese Marchisio e ad Arturo Vidal, mvp del mese di aprile.
Festeggiamo tutti assieme, festeggiamo da Juve. Con Luke Brown Marrone che ha timbrato sempre il cartellino anche da difensore, con Padoin che è l’esempio del soldatino bianconero, con Paolino De Ceglie che sfoggia i nostri colori dalla testa ai piedi, con un po’ di gossip che ci hanno garantito Bendtner ed Anelka, con la certezza che il miglior Isla lo vedremo il prossimo anno, con un urlo liberatorio che ci fa gridare al mondo: abbiamo fatto trenta ed ora trentuno!!!

 
 
 

Marotta: ''Conte vuole restare''. Presto l'incontro decisivo

Post n°1005 pubblicato il 07 Maggio 2013 da resistenzabianconera

Dopo lo scudetto è ora di programmare il futuro. Il dg sul tecnico: ''Il rapporto con Antonio è ottimo, la società vuole che lui rimanga. Calciopoli? La storia non si cancella''. Mercato, Agnelli potrebbe scongelare parte del budget del 2014. Vucinic e Lichtsteiner gli unici titolari cedibili

La festa-scudetto ha addolcito gli umori e alleviato i mal di pancia. Quelli di Conte, che oggi appare un po' più vicino alla sua Signora. "Lui ha voglia di rimanere", ha confermato durante una lunga intervista a Radio Anch'Io Sport l'ad bianconero Marotta, che già ieri, nel dopo partita di Juve-Palermo, metteva la mano sul fuoco in merito alla permanenza del tecnico alla corte bianconera. "Il rapporto tra Conte e la società è ottimo - sottolinea Marotta -, cordiale e quotidiano. Quando un professionista raggiunge traguardi programmati nel tempo in modo così veloce, diventa normale fare delle riflessioni, per amore del proprio lavoro, della professionalità e dell'azienda. Il tecnico ha voglia di rimanere, e la società vuole che lui rimanga, per ottenere sempre il massimo".

CANTIERE JUVE: A GIORNI L'INCONTRO TRA CONTE E IL CLUB - La Juve ha messo in cantiere la nuova Juve, a scudetto ancora caldo, fumante. Conte e la sua signora, Elisabetta, si sposeranno a giugno. Prima, in settimana, probabilmente giovedì, dopo il turno infrasettimanale in casa dell'Atalanta, Conte dirà un altro sì a un'altra Signora, durante un incontro con gli alti comandi bianconeri. "Come hanno detto Marotta e Antonio, ora dobbiamo vederci e fissare i nuovi obiettivi da raggiungere - afferma il consigliere Nedved ai microfoni di Sky Sport -. Dobbiamo sederci e vedere dove possiamo migliorare. La richiesta dell'allenatore è giusta: la società deve capire quali sono le sue possibilità economiche. Siamo consapevoli che la Juve è nata per vincere, ma non vogliamo illudere i nostri tifosi".

NEDVED: "ABBIAMO RITROVATO LA NOSTRA MENTALITÀ" - Più di un rinnovo con ritocco dell'ingaggio (che potrebbe comunque passare da 3 a 5 milioni, cifra record per un allenatore in Italia), Conte chiede di puntellare la rosa: vuole fare un altro salto di qualità, quello europeo. "Perché non sono decoubertiniano, io punto a conquistare la Champions League, e mi piacerebbe farlo con la Juventus". Uno spirito che piace eccome a Nedved, un altro grande ex che conosce un solo verbo, vincere, da coniugare all'infinito: "L'allenatore e i calciatori sono stati bravissimi ad andare ancora più forte dell'anno scorso - prosegue l'ex Pallone d'Oro -, ma il merito è anche del presidente Agnelli che tre anni fa, scegliendo i suoi dirigenti, ha sbagliato pochissimo. Non è facile andare avanti in Champions e aggiudicarsi lo scudetto con un vantaggio del genere. E' proprio questa la mentalità che volevamo vedere. La Juve ha ripreso l'abitudine di vincere".

AGNELLI SCONGELA IL BUDGET PER IL 2014? -
La Juve farà di tutto per mettere insieme un motore adatto alla grande voglia di velocità del mister. Agnelli medita l'opportunità di anticipare una parte del budget inizialmente previsto per l'esercizio successivo. In soldoni, la Vecchia Signora avrebbe tra i 25 e i 30 milioni di euro per rinnovare il guardaroba della sua creatura che, cresciuta in fretta, non vuole sfigurare al gran ballo continentale. "Jovetic e Ibra da Juve? Io su di loro e su Cavani mi sono già espresso, ma bisogna vedere cosa ha intenzione di fare la proprietà", dice Nedved. "Il futuro della Juventus sarà quello di coniugare le disponibilità economiche con le nostre idee. La qualità è sempre migliorabile, sul fronte europeo dobbiamo ancora lavorare, ma è una cosa che coinvolgerà tutte le componenti societarie", aggiunge Marotta.

LICHTSTEINER E VUCINIC UNICI TITOLARI CEDIBILI - All'ordine del giorno c'è la questione delle cessioni, che viene ancora prima del mercato in entrata - a proposito, Higuain è vicino, anche se non è il preferito di Conte: in questi giorni la Juve sta trattando con Bronzetti, uomo di fiducia del Real Madrid -. "Presto andremo a definire i giocatori che potranno far parte della rosa della squadra", ha aggiunto Marotta. Conte ha chiesto e ottenuto l'incedibilità di due pedine fondamentali come Vidal e Marchisio. Gli unici titolari sul mercato sembrano essere Lichtsteiner e Vucinic. Ma in vetrina andranno anche Matri, Quagliarella e De Ceglie, oltre ai rientranti Felipe Melo, Ziegler e Motta. Ancora da decifrare, invece, la situazione del deludente Isla, che potrebbe ottenere una seconda chance.
Le varie cessioni garantiranno un tesoretto ulteriore per potenziare la squadra. Nessuna follia, comunque. Perché la Juve dovrà sempre attenersi al "modello societario che ha alle sue spalle, un modello basato sul lavoro collettivo e non sul top player: siamo ancora la squadra più prolifica e la meno battuta del campionato, questo significa che il collettivo prevale sul singolo", spiega Marotta.

TRA SCUDETTI PERCEPITI E POSSEDUTI: "CHIEDIAMO PIÙ TRASPARENZA" -
L'ad bianconero, infine, dice la sua sull'eterna querelle tra gli scudetti bianconeri percepiti (31) e quelli posseduti (29): "Su Calciopoli c'e ancora mistero e va fatta piena luce. La storia purtroppo non si cancella. La Juventus ha pagato amaramente in termini di scudetti sottratti e di conseguenze quasi irreparabili. Sono aperti ancora dei contenziosi giuridici e la società ha l'obbligo di credere fino in fondo alla possibilità di verificare la sua estraneità a questi fatti. Vogliamo chiarezza, per capire cosa è realmente successo e avere spiegazioni che non sempre sono state date. La rivendicazione che vogliamo portare avanti è relativa a una mancanza di trasparenza su Calciopoli in termini di condanne e assoluzioni; c'é ancora qualcosa di misterioso e la società ha la legittima rivendicazione da mettere avanti per  difendersi: anche per rispetto dei tifosi che si sono visti sottrarre due scudetti". Scudetti che graficamente esistono eccome stando a quanto si è visto ieri nella cartellonistica con una numerologia ribadita un po' ovunque con cartelloni a caratteri cubitali.

 
 
 

Juventus Campione d'Italia 2012-2013. E SONO 31!

Post n°1004 pubblicato il 06 Maggio 2013 da resistenzabianconera

 
 
 
 
 
 
 
 
 

FARSOPOLI: COMMENTO DI AFFARI ITALIANI

 
 
 
 
 
 
 

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