Satine Rouge

X-cat

Non avevo mai avuto un gatto in vita mia, ma, tra conoscenze indirette e luoghi comuni, mi ero fatta una certa idea sulle attitudini domestiche dei felini.

Tipo: sono molto indipendenti, se ne stanno per i cazzi loro, salvo quando hanno bisogno di qualcosa, dormono un casino, specie nei posti caldi in inverno, e, se hanno sempre cibo a disposizione e lettiera pulita, non stanno troppo a rompere le balle.

Dunque, quando il Satine-gatto è approdato in casa nostra, mi son detta: ma sì, che sarà mai! E poi, è così carino!

Già.

Che sarà mai.

Le mie convinzioni si sono sgretolate davanti a questo uragano felino.

Non posso fare un solo passo in casa senza averlo dietro, o davanti, o peggio, senza che mi passi in mezzo alle gambe, rischiando di farmi precipitare per terra come Carolina Kostner alle Olimpaidi di Vancouver, con l'unica (remotissima) speranza di spiaccicare il gatto stesso per proteggere le mie terga.

Se spazzo il pavimento, cerca di acchiappare la scopa, se lo lavo, dà la caccia alle frange del mocio vileda.
Meglio l'aspirapolvere?
Figuriamoci: pur tenendosi a distanza debita dal mostro rumoroso, mi segue ovunque e, se si annoia, gioca con il filo elettrico kilometrico che si snoda per casa.

Caricare e scaricare lavastoviglie e lavatrice sono operazioni che posso svolgere solo sotto la sua attenta sorveglianza e, inutile dirlo, tentando di evitare che nei suddetti elettrodomestici ci si vada ad infilare lui al posto di piatti e asciugamani.

Rifare il letto è operazione oltremodo complicata, dovendo ad ogni lenzuolo o coperta spostare il gatto dal centro, mentre la sua passione per il ferro da stiro lo porta ad eseguire acrobazie di ogni tipo per poter osservare l'interessante operazione a livello dell'asse da stiro sul quale si svolge.

Anche le normali azioni della vita quotidiana lo vedono sempre protagonista alle mie spalle, o di fronte a me: per uscire senza di lui rischio talvolta di chiudermi le dita nella porta, mentre al rientro devo stare attenta a non calpestarlo appena faccio un passo dentro casa.

Ovvio che cucinare è un'impresa ai limiti dell'umana pazienza, perché lui deve poter assaggiare ogni ingrediente e, anche se la sua ciotola è sempre piena prima che lo sia il mio piatto, stranamente quest'ultimo deve essere di gran lunga più interessante, quindi, per poter mangiare in santa pace, prima devo almeno far scendere il gatto dal tavolo, sempre che ci riesca, ovviamente.

La sua grande passione è però l'igiene dentale: non ci si può lavare i denti senza che lui sia appollaiato sul lavandino ad osservare scrupolosamente ogni movimento dello spazzolino.

Inutile dire che, al momento di andare a dormire, sono doverosi dieci o quindici minuti di coccole nel lettone, prima che decida di accomodarsi nel suo cestino, che, tra l'altro, di fianco al letto è comunque posizionato.

Ogni tanto mi chiedo se questo sia davvero un gatto oppure se non sia il caso di fare un esame del DNA per scoprire di fronte a quale curiosa mutazione genetica ci siamo venuti a trovare.

Una cosa è certa: per fortuna sono una donna.

Almeno la veridicità del detto "avere un gatto attaccato ai maroni" la devo sperimentare solo metaforicamente.