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Filosofia del viaggio
Il viaggio fornisce l'occasione per dilatare i cinque sensi: sentire e comprendere in modo più profondo, guardare e vedere in modo più intenso, assaporare e toccare con maggiore attenzione. Teso e pronto a nuove esperienze, il corpo in subbuglio registra più dati rispetto al consueto.
Viaggiare intima il pieno funzionamento dei sensi.
Emozione, affezione, entusiasmo, stupore, domande, sorpresa, gioia e sbalordimento, ogni cosa si mescola nell'esercizio del bello e del sublime, dello spaesamento e della differenza.
Michel Onfray
James Michener
Man learns what he sees
and what he learns
influences what he sees
Visto da vicino, nessuno è normale.
Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati. |
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Dopo una notte un po’ movimentata, nel senso che la bionda mi è stata male, al mattino la situazione sembrava tornata alla normalità, e, dopo aver tentato inutilmente di fare colazione e aver fatto due passi per il centro di Quimper, ce ne siamo andate. Abbiamo deciso di fare una deviazione “fuori programma” verso Pointe du Raz, visto che l’avevo promesso al dottor Piazza, e io le promesse le mantengo!
Siamo arrivate lì che erano circa le 10, i bar e i negozietti di souvenir stavano aprendo. Diciamo che i ritmi da queste parti non sono propriamente “nordici”, ecco. Dopo aver pagato SEI fottutissimi euro di parcheggio, tariffa fissa, sia che tu ci stia 10 minuti sia che tu decida di accamparti lì tutto il giorno, ci siamo spinte fino al faro. Circondate da gruppi di anziani in gita, abbassavamo drammaticamente l’età media.
Prima di partire ci siamo fatte un caffè, e, dopo aver fatto capire alla gentile addetta al parcheggio che 50 meno 6 fa 44, e che dal resto che mi aveva dato, tutto in monete da 2 euro, (levenisseilcagottoasinghiozzo) mancavano ancora 10 euro, abbiamo abbandonato quel luogo ameno, per dirigerci verso uno dei numerosi enclos paroissiaux(*) della zona, quello di Saint-Thégonnec.
Abbiamo pranzato in una trattoria del paese, che sembrava il classico luogo di sosta dei camionisti. Infatti le porzioni erano decisamente abbondanti, con tanto di antipasto a buffet. Abbiamo mangiato dignitosamente e poi, dopo aver visitato il complesso parrocchiale, ci siamo spostate a Ploumanac'h. Abbiamo ignorato bellamente il centro abitato, per visitare la scogliera della Pointe de Squewel con le formazioni rocciose in granito rosa. La cosa bella di muoversi in questo periodo è che in ogni posto visitato finora non c’è mai calca, i parcheggi sono semi-deserti e riesci a fare delle fotografie senza che vengano riempite da miriadi di turisti vestiti malissimo. Ma perché uno quando è in vacanza si deve necessariamente conciare come un deficiente? Scusate, ma ogni tanto la merdosa snob che alberga in me prende il sopravvento.
Abbandonata la scogliera facciamo tappa a Tréguier, paesino delizioso, con un’imponente cattedrale. Peccato che il sagrato sia adibito a parcheggio. Visitiamo il chiostro e, pervase da un misticismo senza eguali, con l’app di booking.com prenotiamo l’albergo a Dinan. Prima di raggiungere la nostra destinazione facciamo un’altra deviazione alla volta di Plougrescant, per visitare gli affreschi naif nella piccola chiesa del paese. Ma quando arriviamo è già chiusa. Ci accontentiamo di osservare il bizzarro campanile storto, e via, verso il nostro albergo.
Che si trova a 3 km da Dinan, in mezzo ai campi. Un posto incantevole, comodissimo per gli spostamenti. Dopo aver preso possesso della nostra stanza siamo andate in città per la cena, qui.
(*) I cosiddetti enclos paroissiaux (“recinti parrocchiali”) rappresentano una peculiarità dell'architettura e dell'arte cristiana della Bretagna, che si trova soprattutto nel Finistère : si tratta di complessi parrocchiali recintati, frutto dell'opera di vari artisti realizzati in granito (specie in kersantite o pierre de kersanton, un granito scuro) tra il XVI e il XVIII secolo attorno ad un cimitero e costituiti solitamente, oltre che dal recinto e dallo stesso cimitero, da un arco trionfale, da una chiesa, da una cappella funeraria, da un ossario e da un calvario.Prendono il nome dall'enclos, ovvero dal recinto in pietra che circonda il complesso e che serviva per separare lo spazio sacro dall'esterno, vale a dire lo spazio profano.Complessi religiosi di questo tipo sono molto numerosi in Bretagna: ne esistono una settantina soltanto nella Bassa Bretagna. Tra i complessi parrocchiali bretoni più famosi, figurano quelli di Guimiliau, di Lampaul-Guimiliau, di Plougastel-Daoulas e di Saint-Thégonnec nel Finistère settentrionale, di Pleyben nel Finistère meridionale e di Guéhenno nel Morbihan.
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