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è pur sempre agosto.
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Filosofia del viaggio
Il viaggio fornisce l'occasione per dilatare i cinque sensi: sentire e comprendere in modo più profondo, guardare e vedere in modo più intenso, assaporare e toccare con maggiore attenzione. Teso e pronto a nuove esperienze, il corpo in subbuglio registra più dati rispetto al consueto.
Viaggiare intima il pieno funzionamento dei sensi.
Emozione, affezione, entusiasmo, stupore, domande, sorpresa, gioia e sbalordimento, ogni cosa si mescola nell'esercizio del bello e del sublime, dello spaesamento e della differenza.
Michel Onfray
James Michener
Man learns what he sees
and what he learns
influences what he sees
Visto da vicino, nessuno è normale.
Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati. |
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« il mio ciabattino di fiducia | cronache da un week end ... » |
Che ho un carattere diciamo “difficile” l’ho sempre saputo.
E non sono nemmeno brava a simulare simpatie inesistenti. Insomma, se mi stai sul cazzo me lo leggi in faccia, a meno che tu non sia analfabeta.
Ma, siccome ho passato da un pezzo l’età della scuola dell’obbligo e per lavoro devo confrontarmi e/o relazionarmi con un sacco di gente (colleghi compresi) più o meno brillante, cerco di mandar giù l’amaro calice e mi ritrovo a interagire con persone che – se potessi – non esiterei a smaterializzare con un disintegratore molecolare.
Ultimamente la mia croce è l’ultimo arrivato dell’ufficio legale. Un ragazzino tanto per bene, con un sorriso perenne stampato in faccia (cazzo c’avrà sempre da ridere poi) e l’intelligenza acuta di un protozoo fossile.
Capisco che sei nuovo e non hai ancora capito in cosa consiste il tuo lavoro, ma io non sono né tua mamma né la tua assistente sociale. Quindi se mi chiedi un elenco prezzi della ditta Pinco Pallo e io nel giro di un minuto te lo inoltro per posta elettronica, prima di telefonarmi e chiedermi se ho trovato qualcosa dovresti azionare i potenti mezzi informatici che l’azienda ti ha messo a disposizione e controllare la posta.
Questo nella teoria.
Nella pratica invece succede che suoni il telefono:
“Ciao, sono Nome e Cognome, non è che avresti un elenco prezzo aggiornato di Pinco Pallo?”
“Ah. Ciao. Credo di sì, lo cerco e te lo mando”
“Grazie tante, grazie, grazie. Ciao”
Click.
Cerco il documento, lo trovo, glielo mando.
Passa un ora. Risuona il telefono. Sul display leggo il cognome e già mi si disallineano i chakra.
“Ciao, sono Nome e Cognome, non è che avresti trovato quel documento?”
uno due tre quattro cinque sei... settantotto settantanove ottanta.
“Ciao Nome. Certo, te l’ho girato per posta elettronica un minuto dopo la nostra telefonata”
“Ah, ecco. Per posta elettronica. Forse prima di chiamarti avrei dovuto aprirla.”
“Già. Forse.”
“Grazie, eh? Grazie tante, Ciao”.
Click.
Poi arriva la bionda (non ci posso fare nulla, è bionda).
“Devo ordinare le cartucce per la stampante di P.”
“Perchè, non ce ne sono più in cancelleria?”
“Ah, non ci ho nemmeno guardato, tanto non so quali sono.”
“Scusa, ma se non sai che cartucce ti servono mi spieghi come fai a richiederle?”
“Ah Ah, è vero, non ci avevo pensato! E come faccio a sapere quali cartucce servono?”
“Sollevi il coperchio della stampante, apri lo scomparto cartucce e leggi quale numero hanno stampato sopra”
“Non sono capace”
Mentre ripasso mentalmente una serie di insulti che farebbero impallidire Pasquale Barra, detto ‘o animale, mi alzo e la seguo fino alla stampante. Alzo il coperchio, apro lo scomparto cartucce e le faccio vedere: 339 e 334.
“Ah, ma bastano quei numeri lì?”
“Sì, abbiamo deciso che i numeri di codice sono sufficienti. C’è stato un tempo in cui abbiamo provato a rilevare il DNA ma era una procedura troppo lunga...”
E comunque sappiate che non firmerò mai la liberatoria per andare in onda.
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il 12/04/2022 alle 11:51
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il 12/04/2022 alle 10:43
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