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Filosofia del viaggio
Il viaggio fornisce l'occasione per dilatare i cinque sensi: sentire e comprendere in modo più profondo, guardare e vedere in modo più intenso, assaporare e toccare con maggiore attenzione. Teso e pronto a nuove esperienze, il corpo in subbuglio registra più dati rispetto al consueto.
Viaggiare intima il pieno funzionamento dei sensi.
Emozione, affezione, entusiasmo, stupore, domande, sorpresa, gioia e sbalordimento, ogni cosa si mescola nell'esercizio del bello e del sublime, dello spaesamento e della differenza.
Michel Onfray
James Michener
Man learns what he sees
and what he learns
influences what he sees
Visto da vicino, nessuno è normale.
Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati. |
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« Affetti e dispetti (La nana) | non mi indurre in tentazione » |
E anche quest’anno è arrivato Traffic.
Risolti gli intoppi che si erano presentati alla vigilia (Venaria non lo vuole, lo accoglie Torino, Venaria cambia idea e lo riprende) ieri sera io e sua bionditudine, dopo una frugale cena a base di paella, con tutta la calma che ci contraddistingue ci siamo incamminate verso i giardini della Reggia. Siamo arrivate che gli Statuto avevano già finito di suonare. Pazienza.
Abbiamo fatto un giro fra i banchetti del merchandising, e abbiamo scoperto, con non poco piacere, che gli stand gastronomici, tutti “marchiati” Slowfood, sono una gioia per il palato: dall’oliva ascolana, al panino con la salsiccia di Bra, alla “vera” piadina romagnola, per finire con quella che abbiamo stabilito sarà la nostra cena di sabato: la focaccia di Recco!
Rispetto all’anno scorso hanno cambiato la sistemazione del palco, secondo me riducendo sensibilmente la capienza del parterre, che, oltretutto, deve stazionare sulla ghiaia e non più sul prato. Inutile dire che l’indomita Tiz era ai cancelli prima dell’apertura degli stessi, per potersi collocare sotto le transenne per tutta la durata del concerto. Mi chiedo come faccia. Io, dopo una dozzina di lividi rimediati ad un concerto di Morrissey alla Brixton Academy agli inizi degli anni 90 ho deciso che era ora di smettere. E infatti quando siamo arrivate ci siamo comodamente sedute in una delle due tribune (quella di sinistra, ovviamente).
Tempismo perfetto: dopo nemmeno cinque minuti Mixo appare sul palco e presenta Paul Weller, che inizia a suonare e cantare per una buona ora e mezza. Nonostante l’acustica non fosse delle migliori il vecchio Paul, che sembra il fratello maggiore di Robert Carlyle, è stato davvero bravo.
Quindi, dopo una pausa medio lunga sul palco sono arrivati, per la prima volta in Italia, The Specials. Che, a differenza di Weller, devono aver fatto un sound check più accurato, perchè quando attaccano a suonare l’acustica è migliorata. Anche perchè, diciamocelo, peggiorarla sarebbe stato difficile.
Energici e allegri, hanno scaldato il pubblico con alcuni dei loro successi più o meno famosi, compresa “A Message to You Rudi”, che, per chi non lo sapesse, è quella della pubblicità del Doblò.
Mi sarebbe piaciuto ascoltare quella che secondo me è la loro canzone più bella, ovvero “Ghost Town”, ma purtroppo non sono stata accontentata.
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il 12/04/2022 alle 11:51
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