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Ti-tic, ti-tac!
THE DRAFT, THE BEACH AND FREEDOM
"I was expecting to be drafted any day, so I went down to the beach and was free for the first time. I started writing songs." - Jim Morrison, Hit Parader, September 1967
"Stavo aspettando di essere chiamato a naja da un giorno all'altro, quindi me ne andavo giù in spiaggia ed ero libero per la prima volta. Iniziai a scrivere canzoni." - Jim Morrison, Hit Parader, Settembre 1967
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L'aria, benché umida, era fresca, quasi frizzante ed affrontarla gli era parso come accettare una sfida.
Nella sua limitata mentalità di acrobata della vita vi aveva ravvisato un qualcosa di "buon auspicio" sebbene il termine auspicio non rientrasse tra quelli con cui avesse particolare confidenza. Probabilmente l’aveva già sentito ma il termine era finito rapidamente nel ripostiglio mentale delle parole che usano quelli hanno studiato.
Iniziò a correre. Prima piano, poi, via via, accelerò fino a raggiungere la sua velocità di "crociera" su cui impostò il fiato.
Prima di svoltare l'angolo del palazzo in cui viveva (poteva giusto permettersi un minuscolo ed essenziale monolocale), piegò il braccio sinistro ed abbassò lo sguardo per guardare l'ora.
Mai avrebbe pensato che quella fugace distrazione gli sarebbe stata fatale. Soltanto ore più tardi se ne sarebbe reso conto quando ormai…
All’improvviso sentì un piede uscire dal ritmo della corsa.
Capita, talvolta, che si comprendano le cose e le loro dinamiche ad un livello primordiale. Non è cognizione consapevole; assomiglia più ad un’immagine, ad una descrizione figurata. Noi VEDIAMO ciò che è e perché è ciò che è ma non sapremmo descriverlo.
E così fu in quel brevissimo istante per Yaidas Yelordim. Dapprima non comprese cosa fosse successo al suo piede ma la sagoma indistinta che apparve nel suo campo visivo nella frazione di secondo successiva, gli palesò la dinamica.
Tuttavia, la rapida successione degli avvenimenti non gli permise di porre rimedio all’inevitabile che gli stava capitando perché l’istante successivo si ritrovò a ruzzolare sull’asfalto conscio del dolore che ne sarebbe seguito, pur non provandolo ancora.
Antichi istinti, sviluppati da ancestrali antenati, lo fecero muovere in maniera da tentare di ridurre i danni fisici: stese una mano per attutire l’impatto imminente che non si fece attendere e che lo stordì.
Subito dopo un colpo inatteso lo prese alla bocca dello stomaco togliendogli il fiato. Percepì paura e terrore temendo di soffocare.
Robuste braccia lo sollevarono da terra e provò attimi di grato sollievo. Venne disteso su qualcosa di morbido; lo sbattere della portiera gli fece capire che era in una vettura e lo strattone gli disse che si stava muovendo, che lo stavano portando via. Poi un odore, come di grappa dozzinale, gli forò le narici. Un breve momento di nausea e poi il nulla.
Il rumore degli schiaffi gli giunse da distanze siderali come una eco in avvicinamento. Solo poi si rese conto che quel rumore di schiaffi era prodotto dall’impatto di una mano estranea sulla sua faccia.
Aveva nausea e sentiva le membra doloranti.
- È stata una breve corsa, vero? – chiese una voce con tono distaccato.
Yaidas si limitò ad annuire tenendo il capo chino sul petto. Altre mani gli afferrarono i capelli per sollevarglielo.
- Mi rendo conto che non hai molta voglia di fare conversazione in questo momento, Yaidas… - proseguì la voce estranea - …è stato un bel volo sull’asfalto. Più che bello, direi a sorpresa e il cloroformio deve averti rincoglionito ancora di più…
La voce dell’estraneo risuonò nelle sue orecchie ma non riusciva a rispondere, la bocca impastata.
Lo doveva aver capito anche il suo interlocutore perché di lì a poco se ne andò seguito da quell’altro che gli aveva tirato i capelli.
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