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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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« Basta terrore, armiamoci!Stato che non controlla »

La privatizzazione di Telecom

Post n°224 pubblicato il 03 Aprile 2007 da albert.z
 
Foto di albert.z

E' stato un colossale errore di Prodi e d'Alema aver dato in mano ad un privato una cosa strategica, per uno Stato, come la telefonia. Bastava regolare  meglio la situazione della gestione Telecom pubblica, eliminando certi privilegi di cui godevano i dirigenti e dare al privato solo la gestione del servizio, ma non la rete fissa.

 Nella società moderna, la telefonia è il sistema nervoso che fa funzionare la Società e lo Stato. Attraverso il cavo, oltre alle telefonate e i fax passano le connessioni Internet e volendo anche i segnali tv. Quasi tutti gli Stati del mondo hanno tenuto la rete fissa in mani statali ed hanno dato ai privati la possibilità di gestire i servizi. In Italia si è voluto andare oltre. Prodi e D'Alema hanno dato al privato anche la rete. Le conseguenze sono state che hanno creato un Monopolio privato, che per la strana regola delle scastole cinesi, è in mano ad un privato che ne detiene solo il 18%. I piccoli azionisti, che sono circa l'82%, non contano nulla. Sotto la proprietà privata è fiorito lo spionaggio, i cui autori sono sotto processo.  Il peggio è, che un settore così importante, può finire in mani straniere. Speriamo che chi ha provocato questa situazione, ponga subito rimedio.

La privatizzazione Telecom Italia

UNA PRIVATIZZAZIONE MALFATTA
Troppa fretta e nessuna Autorità
Quella di Telecom Italia, realizzata nel luglio 1997 e chiamata la «madre di tutte le privatizzazioni», è stata anche la madre di errori clamorosi, i cui effetti si prolungano fino ad oggi. Uno è stato la fretta. Ernesto Pascale, allora amministratore delegato della Stet - che controllava Telecom Italia e Tim ed era quotata in Borsa con il 48% del capitale - venne accusato da alcuni di remare contro. In realtà, più probabilmente, il manager si rendeva conto che il momento della privatizzazione era arrivato. «Contrariamente alle intenzioni del governo - scrive Franco Sircana, allora capo ufficio studi della Stet, in una ricostruzione - Pascale voleva però un processo più graduale. Dopo tutto, non s’era mai vista in Europa la privatizzazione integrale in un’unica soluzione di una grande utility . Persino la Thatcher, leader super-liberista di un Paese con solidissima cultura di mercato - aveva graduato la privatizzazione di British Telecom in tre fasi e in sette anni, dal 1984 al 1991». Per di più la vendita viene portata a termine prima che entri in funzione l’Authority delle comunicazioni. Diversamente, anche qui, dal caso britannico, dove l’istituzione dell’authority Oftel, poi Ofcom - un vero e proprio cane da guardia indipendente anche oggi attivissimo - contribuirà in modo decisivo al passaggio della telefonia dal monopolio al mercato. «Il governo di allora - scrive Sircana - sceglie un ticket di vertice (Rossi e Tommasi, ndr ) senza verificarne il livello di intesa, non vaglia seriamente il progetto industriale e ne affida i destini all’establishment , cioè a soggetti notoriamente ignoranti di telecomunicazioni. I quali, al meglio, erano distratti dai loro core business e, al peggio, erano attratti da Telecom come fonte di affari creditizi e assicurativi, con tutti i conseguenti conflitti di interesse)». Il resto - la traballante governance del nocciolino duro con il 6,6% del capitale sociale, l’avvicendarsi dei capitani sul ponte di comando, la caduta del titolo sotto la gestione Rossignolo (condizione che oggettivamente favorirà l’Opa di Colaninno) - è cosa nota.
EDOARDO SEGANTINI

NONOSTANTE CIO', I POLITICI ITALIANI HANNO GLI STIPENDI PIù ALTI IN EUROPA, MENTRE I LAVORATORI HANNO GLI STIPENDI PIU' BASSI !

 
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