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LA MAFIA E I CARABINIERI

Post n°935 pubblicato il 15 Agosto 2009 da albert.z
 

DA L'INVIATO SPECIALE.

Bocca, la mafia ed i carabinieri                                 Scritto il 14 agosto 2009

Il giornalista ha affrontato un tema scomodo ed il Palazzo, all’unanimità, lo ha violentemente attaccato.

In un articolo per il settimanale ‘L’Espresso’, Bocca ha scritto che in modo diverso il politico Leoluca Orlando, il generale Dalla Chiesa, il mafioso Riina, il testimone CIancimino e tanti altri  “hanno spiegato invano agli italiani che il problema numero uno della nazione non è il conflitto fra il legale e l’illegale, fra guardie e ladri, fra capi bastone e le loro vittime inermi, ma il loro indissolubile patto di coesistenza. L’essere la mafia la mazza ferrata, la violenza che regola economia e rapporti sociali in province dove la legge è priva di forza o di consenso”.

Per Bocca numerosi episodi porterebbero a supporre che “una ragione del ‘comportamento speciale’ della più efficiente polizia italiana (i Carabinieri, ndr) verso la mafia c’è ed è evidente: i carabinieri, come la mafia, non sono qualcosa di estraneo e di ostile alla società siciliana, fanno parte e parte fondamentale del patto di coesistenza sul territorio, di controllo del territorio condiviso con la Chiesa e con la mafia”.

Nell’artico per ‘L’Espresso’ l’ex capo partigiano della ‘Decima Divisione Giustizia e Libertà’ ha concluso: “In ogni paese siciliano accanto alla Chiesa e al parroco c’è una caserma dei carabinieri e una cosca mafiosa. Spiega Camilleri nel suo aureo libretto: i parroci sono persone oneste, ma sanno che a mettersi apertamente contro la mafia restano isolati, senza sussidi, senza ragazzi negli oratori. E i carabinieri? I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che la loro vita è appesa a un filo che un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. Non è naturale, obbligatorio che si creino delle tacite regole di coesistenza o di competenza?”.

Nel lontano 1968 il regista italiano Damiano Damiani, ispirandosi al romanzo di Leonardo Sciascia, diresse un film che è rimasto un capolavoro del cinema “Il giorno della civetta”. In quell’opera si raccontava di in indagine, condotta in Sicilia dal capitano dell’Arma Bellodi, un settentrionale ed ex partigiano. L’ufficiale riescirà a smaschere il boss Don Mariano Arena, ma alla fine verrà trasferito ed il caso chiuso. Sul ‘neutrale’ Wikipedia si legge: “Nel film risalta in maniera particolare l’atmosfera di omertà esistente nel paese e la corruzione diffusa in tutti gli ambienti: politico, giudiziario, ecclesiastico”.

Ricordate anche cosa disse il pentito ILARDO? e IL CAPITANO MICHELE RICCIO?

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 STORIA ILLUMINANTE o Ilardo, o Mori.
Post n°819 pubblicato il 12 Febbraio 2009
 
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