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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

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ORA TOCCA A SACCONI AD ATTACCARE GLI STATALI

Post n°1260 pubblicato il 10 Aprile 2010 da albert.z
 

PRIMA CI PENSAVA BRUNETTA A COLPIRE A TESTA BASSA I LAVORATORI STATALI. dA DOPO LA BATOSTA A VENEZIA E' SCOMPARSO. QUINDI CI PENSA UN ALTRO EMERITO SERVO DI BERLUSCONI: SACCONI.

Dal Convegno dei potenti di Parma.

     Prende la parola il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: "Noi dobbiamo liberare il lavoro e lo dobbiamo fare soprattutto in un Paese come il nostro dove è stato caricato da un sovraccarico ideologico". Come fare? Prima di rispondere elenca che "cosa abbiamo fatto negli anni scorsi per riprendere il percorso avviato da Marco Biagi". Tra gli esempi una metafora: "Abbiamo dato direttive alle autorità di vigililanza perchè gli ispettori non limino le unghie alle zanzare, ma vadano a cercare gli elefanti che pascolano liberi soprattutto nelle praterie del mezzogiorno". Sacconi spiega: "Aggiusteremo il disegno di legge sull'arbitrato confermando l'utilità di un arbitrato che è una opportunità in più per i lavoratori e le imprese rispetto al grande contenzioso esistente che deve essere deflazionato trovando soluzioni tempestive''. Ancora: "Presenteremo un piano triennale per il lavoro nel quale è compreso il passaggio, dopo quarant'anni, dallo statuto dei lavoratori allo statuto dei lavori''. Quando? ''Dopo i passaggi con le parti sociali'' che probabilmente verranno convocate entro maggio, quando si festeggeranno i quarant'anni dello statuto. Oltre alle politiche di liberazione del lavoro dalle tutele unilaterali, dall'illegalità e dalle eccessive rigidità, il ministro si è lasciato andare a un giudizio sugli anni '70: "Organizziamo insieme una
difesa della cultura del lavoro rispetto a quel nichilismo che purtroppo dagli anni Settanta, dai peggiori anni della nostra vita per coloro che li hanno vissuti, si è diffuso con effetti perversi negli ambiti dell'educazione in modo particolare, oltre che nell'editoria e nella magistratura''. ''C'è chi dice -ha proseguito- che l'inserimento di quella generazione in questi ambiti sia stato dovuto ad una logica gramsciana, all'occupazione delle casematte per costruire una società diversa e migliore. Io ho sempre avuto un'opinione diversa: che si siano, come direbbero a Roma, infrattati in questi ambiti lavorativi per una scelta molto più banale: sempre meglio che lavorare''.

       Prende la parola il presidente della banca centrale europea Jean Claude Trichet: "Ho dinnanzi a me l'Italia che produce". Citando luigi Einaudi "uno dei padri della letteratura finanziaria pubblica" elogia le caratteristiche di forte pragmatismo degli imprenditori italiani che fondarono Confindustria 100 anni in un momento "drammatico per la contrazione bancaria". Poi le analisi sulla situazione presente e sul futuro: "La ripresa sarà molto irregolare nel tempo tra una regione e l'altra. Così come accadde nel 1907 l'Italia è stata colpita duramente" però come già accaduto nel passato crede che "sarà in grado di riprendersi". "La ripresa in Italia e in Europa comincerà nel 2010 ma sarà moderata". Questo scenario, secondo Trichet, non sarà limitato al panorama europeo: ''Nel secondo trimestre dell'anno, l'economia globale comincerà a emergere dopo una prolungato periodo di tempesta finanziaria''. Il giudizio sull'Italia e la sua politica di bilancio nei medio termine è positivo: ''La prospettiva di medio termine ha guidato la politica di bilancio in Italia durante la crisi. Il ministro dell'Economia ha resistito alle pressioni per l'introduzione di stimoli fiscali che vadano oltre l'alleggerimento che deriva dall'azione degli stabilizzatori automatici. Questa è una strategia appropriata, dato il suo scottante debito pubblico e in prospettiva della sua evoluzione nel lungo termine''. Positivo anche il giudizio sulle banche italiane "più lucide" rispetto a quanto è successo nel mondo. La conclusione: "Abbiamo una piattaforma solida per costruire il nostro futuro. L'Italia rimane una economia manifatturiera, in cui la finanza è un sostegno all'economia reale" e in cui va riconosciuta anche "la prudenza bancaria". "Noi dobbiamo dare stabilità ai prezzi, voi dovete consolidare la vostra competitività".

     
Ieri i cinquemila imprenditori riuniti a Parma hanno chiesto al Governo di voltare pagina sull'economia, paventando un futuro a tinte fosche. Oggi, attesa per l'intervento di Berluscono e per le analisi del presidente della Bce Jean Claude Trichet. I lavori sono aperti dal presidente regionale di Confindustria  Anna Maria Artoni. Assente il governatore Vasco Errani. "Vi trovate nel cuore dell'Europa avanzata", ha esordito Artoni ricordando il Pil della regione, i tassi dell'occupazione tra i più bassi del paese, l'alta qualità della vita e la capacità d'innovazione delle sue imprese. La descrizione dei risultati raggiunti in Emilia Romagna è lo spunto per parlare della crisi e delle capacità da mettere in campo per rispondere alla crisi e alla stagnazione dell'economia. "La libertà, che è anche un potente ascensore sociale, necessario per premiare il merito e il benessere" si deve accompagnare a un cambio di passo che liberi le piccole e medie imprese dalle briglie in cui si dibattono. "A pochi giorni dalle elezioni regionali è evidente la necessità che le Regioni imparino a mettere al centro l'impresa e le crescita. Non possono essere solo gestori degli ospedali". Il presidente degli industriali emiliano-romagnoli pensa "alle leggi e alla conoscenza" su cui si deve investire.

      A margine dell'assiste interviene anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: "Le riforme istituzionali e le riforme economiche sono due facce della stesa medaglia che riguarda proprio la libertà di crescere e di creare lavoro''. Lo ha detto in occasione del convegno di Confindustria a Parma, il ministro del  Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale ''gli imprenditori sanno che il paese ha bisogno di stabilità politica. La libertà economica si muove solo in un contesto stabile nel quale vi sia una giustizia giusta e maggiori certezze''.

 A margine del convegno le dichiarazioni di Corrado Passera: ''E' indubbio che ci sono segnali di miglioramento rispetto agli anni scorsi, ma sono d'accordo con Tremonti sul fatto che siamo ancora nel pieno di un anno molto difficile'', dice il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo. Avverte: ''Speriamo che possa essere meno difficile del 2009, ma è sicuramente difficile per l'economia quindi la societa'''. Per Passera, quindi, ''la priorità deve essere stimolare la crescita per creare posti di lavoro''. Quanto alle ricette per uscire dalla crisi, ''bisogna rimettere velocità nel sistema''. Quindi, ''la riforme delle riforme, che non costa nulla, ma può mettere in moto crescita e lavoro, è quella dei meccanismi decisionali: in questo Paese ci vuole troppo tempo per prendere qualsiasi tipo di decisione, per esempio per fare una infrastrutture metterci venti anni, invece che 2 o 5 come altri Paesi riescono a fare, significa rinunciare a posti di lavoro, investimenti, e crescita''.

 DA VENT'ANNI DICONO SEMPRE LE STESSE COSE......

 
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