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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi di Marzo 2008

"The heart asks pleasure first" lezioni di piano

Post n°578 pubblicato il 29 Marzo 2008 da albert.z

Dedicato alle persone che amano, che vogliono una società di uguali, uno Stato che amministra la Giustizia senza preferenze, che difende i poveri, i bisognosi di cure, che vuole la democrazia .

 
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Perché Di Pietro fa orrore a Berlusconi

Post n°577 pubblicato il 28 Marzo 2008 da albert.z
 

Perché Di Pietro fa orrore a Berlusconi?

 

Nell’Italia che premia i furbi, i corrotti e che porta in parlamento condannati per mafia, Di Pietro è visto come un giustizialista, massimalista e giacobino, per il solo fatto che nelle vesti di deputato non ha assunto mai la difesa d’ufficio dei suoi colleghi indagati e condannati ma al contrario si è scagliato sempre con veemenza su immunità, impunità e leggi “ad personas”. In fondo, non dimentichiamolo è un ex giudice, alla difesa della Casta preferisce l’attacco.

La sua battaglia per la legalità nelle istituzioni, nella pubblica amministrazione e nell’impresa lo rendono un personaggio orribile agli occhi di Silvio Berlusconi e a quelli dei candidati del Pdl che nelle vesti di avvocati di se stessi non perdono occasione per attaccare l’ex giudice di Mani pulite.

Ma quale sarebbe il fondamento di tanto orrore? Perché tale accanimento per un politico che non è nemmeno ascrivibile alla tanto avversata famiglia comunista, anzi, semmai è l’uomo più a destra del centro-sinistra?

Quello promosso dall’”Etica berlusconiana” è davvero un mondo alla rovescia dove è giusto scagliarsi contro le iniziative di Di Pietro definendole giustizialiste e odiose ma non si spendono parole di sdegno per chi candida un condannato, seppure in primo grado, come Cuffaro o per chi ha un curriculum giudiziario che fa orrore davvero e forse siederà nella camera alta del parlamento italiano.

Perché a Berlusconi non fanno orrore Cuffaro, Ciarrapico o Crisafulli? Lascio ai lettori la risposta. Nel frattempo mi soffermerei sulle leggi che davvero fanno orrore, non a caso definite leggi vergogna; una su tutte la “Cirielli” che accorcia i termini di prescrizione del processo in un’Italia dove i tempi dei processi si allungano. Una legge surreale e impensabile, un errore legislativo grossolano che non ha giustificazione, se non letto in chiave di conflitto d’interesse o per scopi personalistici. Chi ne chiede la cancellazione immediata non è un orribile creatura nostalgica della giustizia sommaria, ma una persona per lo meno di buon senso!

Dire pubblicamente, in una campagna elettorale, che c’è una sentenza della Corte di giustizia europea che richiede un provvedimento urgente del prossimo governo per sanare l’anomalia Retequattro (che da anni trasmette abusivamente ai danni del legittimo vincitore dell’ormai vecchissima gara sulle frequenze radiotelevisive) non mi sembra il programma elettorale di un forcaiolio, non è la Santa inquisizione per il proprietario attuale di Mediaset nonché candidato premier come vorrebbero far credere in Forza Italia ma è anche questa una posizione di buon senso che l’orribile Di Pietro si è permesso di portare all’attenzione della pubblica opinione.

Insomma qui più che l’orrore vedo la voglia di una parte della classe politica italiana di giocare a carte scoperte con regole chiare e uguali per tutti, mettendo da parte piccoli e grandi conflitti d’interesse.

Ricordiamoci sempre che senza legalità non c’è sviluppo e anche se questo dibattito può apparire lontano dalle preoccupazioni della gente, fa bene Di Pietro a ricordarlo, perché è a partire dalle regole che si costruisce una democrazia seria che fa crescere un paese e queste regole devono essere rispettate da tutti in particolar modo da chi le regole le scrive!

da Agor@ magazine
di Renato Scattarella

 
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VOGLIO DI PIETRO ALLA GIUSTIZIA

Post n°576 pubblicato il 27 Marzo 2008 da albert.z
 
Foto di albert.z

DI PIETRO ALLA GIUSTIZIA !!! CHIEDO TROPPO?

HO DOVUTO PAGARE LE TASSE SEMPRE FINO ALL'ULTIMO CENT. VOGLIO CHE QUESTO GOVERNO DEL PD FACCIA GIUSTIZIA E DIA LA CACCIA AGLI EVASORI.

NO A MINISTRI CHE FANNO GLI INTERESSI DEGLI AMICI E DI CHI LI SOVVENZIONA.

Purtroppo, alcune canaglie hanno lasciato che Berlusconi potesse entrare in Parlamento, nonostante una legge che lo vietasse. Altre canaglie hanno permesso che continuasse ad avere tre reti tv,nonostante lo vietasse varie sentenze, sia italiane che europee. Siamo un paese di canaglie. Votiamo Antonio Di Pietro, perché ci liberi.
 
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NON DISPERDETE I VOTI

Post n°575 pubblicato il 27 Marzo 2008 da albert.z
 
Foto di albert.z

IN ITALIA I PARTITI CHE HANNO L'1 % RICEVONO FONDI DALLO STATO, CIOE' DAI CITTADINI. NON DISPERDETE I VOTI SU I PARTITINI CHE SONO FONDATI SOLO PER AVERE SOLDI NOSTRI

SONO SOLO DEI PARASSITI INUTILI E DANNOSI

 
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LO SCOPO DEL CAVALIERE , secondo Dagospia

Post n°574 pubblicato il 27 Marzo 2008 da albert.z
 

Il sito Dagospia, in particolare, ha ipotizzato un bluff del Cavaliere che punterebbe, oltre a guadagnare qualche punto politico sul caso Alitalia, a confondere le acque in vista di una manovra che incoraggi il commissariamento della compagnia di bandiera. L'ipotesi troverebbe un qualche puntello nelle parole dell'autorevole economista Tito Boeri che avrebbe già contemplato questa possibilità. Il sito d'informazione diretto da Roberto D'Agostino rinforza questo scenario mettendo in campo anche il nome di un commissario che potrebbe risultare gradito a entrambi gli schieramenti politici: Andrea Monorchio. Le controindicazioni di questa soluzione, che permetterebbe ad Alitalia di usufruire dei vantaggi della legge Marzano del 2004 già concessi a Volare, sarebbero tutte da cercarsi nei favoritismi che poi si dovrebbero dare alla compagnia della Magliana per non farla fallire e nell'inevitabile conseguenza di un salvataggio - ancora una volta - pagato dai contribuenti.

 
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TREMONTI  METTE LE MANI AVANTI

Post n°573 pubblicato il 26 Marzo 2008 da albert.z
 
Foto di albert.z

A "L'INFEDELE", TREMONTI ELOGIA IL DEBITO PUBBLICO. NE AUSPICA UNO ANCHE PER L'EUROPA!

NON VUOLE METTERE LE MANI IN TASCA AGLI ITALIANI: VUOLE FARE DEBITI.

POI, I NOSTRI FIGLI LI PAGHERANNO.

 
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Febbre a Rio

Post n°572 pubblicato il 22 Marzo 2008 da albert.z
 
Tag: dengue

Almeno 100.000 persone sono state infettate a Rio de Janeiro dalla dengue, malattia trasmessa dalla zanzara del genere Aedes aegypti, la stessa che trasporta anche la febbre gialla, causando in città la morte di 47 persone dall'inizio del 2007.

Il ministro della Sanità dello Stato di Rio, Sergio Cortes, ha ammesso ieri per la prima volta in Brasile che nella capitale carioca si vive praticamente "una epidemia". Le istituzioni turistiche hanno segnalato che la situazione di emergenza non aiuta lo sviluppo del turismo e che per questo l'estate ha portato molto meno visitatori del solito sulle spiagge e nei luoghi alla moda brasiliani.

A differenza di quanto avviene con la febbre gialla, per cui esiste un vaccino, per la dengue la situazione è più a rischio, soprattutto in caso di manifestazione di febbre emorragica.

 
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BUONA PASQUA

Post n°571 pubblicato il 22 Marzo 2008 da albert.z

AUGURO A TUTTI UNA FELICE PASQUA. FELICITA', SERENITA', GIUSTIZIA, FRATELLANZA, UGUAGLIANZA, SOCIALITA', BUON SENSO, E TANTO UMORISMO.

 
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RETE4 SUL SATELLITE.

Post n°570 pubblicato il 22 Marzo 2008 da albert.z
 

Bisogna togliere una rete a Mediaset sanando un’illegalità lo hanno sancito la Corte di Giustizia europea e anche la Corte costituzionale italiana. Ed il fatto che quest’illegalità non sia stata ancora sanata è una cosa che fa vergogna al nostro Paese, perché sta lì a dimostrare che le istituzioni italiane non sono in grado di far rispettare la legge. Che bisogna agire al più presto lo impone anche il fatto che vi sarà una sanzione durissima nei confronti dell’Italia se non ci adeguiamo, e per pagarla ci vorrebbe una finanziaria all’anno.

 
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Strapotere mediatico antidemocratico di Berlusconi

Post n°569 pubblicato il 21 Marzo 2008 da albert.z
 
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Guardate le copertine che i giornali del signor Berlusconi hanno dedicato a Di Pietro e capirete come la competizione elettorale sia totalmente falsata da un personaggio che usa i media a suo piacimento per sostenere le sue tesi e per distruggere gli avversari.

vedi: http://www.antoniodipietro.com./

 

 
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I primi nomi degli evasori

Post n°568 pubblicato il 21 Marzo 2008 da albert.z
 
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Cominciano a spuntare i primi nomi dall'elenco delle prime 157 posizioni sotto "osservazione" della Procura di Roma che indaga sugli italiani con un conto alla banca Lgt di Vaduz, in Liechtenstein. Tra di loro numerosi politici su un totale di 400 nomi più o meno famosi. Come racconta il Corriere della Sera, nella black list figurerebbero l'europarlamentare dell'Udc, Vito Bonsignore, e il senatore di FI, Luigi Grillo. Il record al gruppo farmaceutico Mian con 400 milioni di euro.

Un elenco composto da imprenditori, avvocati, professori, personaggi dello spettacolo. Ma, come detto, anche politici. Se Rocco Buttiglione aveva già fatto "outing", ammettendo di aver depositato in quel di Vaduz poco più di 4mila euro, ben più ingenti sono le cifre di alcuni "colleghi". A partire da Bonsignore con i suoi 5,5 milioni di euro. Qualche centinaio di milioni, invece, per Grillo. L'ex amministratore di Montedison, e delfino di Raul Gardini, Carla Sama farebbe invece parte di una "squadra" con altri esponenti della famiglia Ferruzzi, sul cui conto figurerebbero cinque milioni di euro.

Vito dove hai preso 5,5 milioni di euro? Chi te li ha dati? Perché?

Dal blog di Vito Bonsignore:

"Il mio compito di Vice Presidente del gruppo PPE-DE al Parlamento Europeo è quello di contribuire al radicamento di un grande partito fondato sui valori della dottrina sociale della Chiesa e contrapposto alla sinistra social-comunista."  

E' portando i soldi a Vaduz che metti in pratica i valori sociali della Chiesa?


 
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I timori di Napolitano

Post n°567 pubblicato il 20 Marzo 2008 da albert.z
 

Napolitano, saputo che D'Alema è propenso a dare 300 milioni ai poveri figli di Berlusconi, per prendere l'Alitalia tra i gioielli di famiglia, voleva toccare ferro. Non avendo niente di metallico vicino si è toccato i zebedei, memore delle aspirazioni di D'Alema, suo rivale per l'elezione alla più alta carica dello Stato. La telenovela a spese dei cittadini, con protagonisti le caste dei politci e degli imprenditori, ci metterà in luce agli occhi del mondo. Putin è geloso della "democrazia" italiana e sembra mediti delle riforme per italianizzare la politca russa.

L' esperienza di Prodi

Prodi ha manifestato il desiderio di poter ammirare la vista dello Stretto di Messina. Berlusconi appena lo ha saputo, ha cominciato a pensare di nominarlo direttore dei lavori sul ponte di Messina. L'esperienza con la TAV Napoli-Roma lo ha messo in prima fila nella classifica dei meriti, che da oggi pare si voglia adottare in Italia per i dirigenti pubblici. Imposimato ha storto il naso.

PRODI NON FARE INCIUCI. STIAMO ANCORA PAGANDO LE CONSEGUENZE DI QUELLI DI D'ALEMA!!!

 
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DA MANI SPORCHE

Post n°564 pubblicato il 20 Marzo 2008 da albert.z
 

Riporto un brano tratto da "Mani Sporche", libro pubblicato da Chiarelettere e scritto da Barbacetto, Gomez e Travaglio, dal titolo "Epurazioni senza diktat" (pag.149).

"Nell'autunno-inverno del 2003, mentre si combatte la battaglia dei processi toghe sporche, la Rai provvede ad altre violente epurazioni contro giornalisti e attori satirici invisi al premier e alla sua maggioranza. La prima vittima è Massimo Fini, che a settembre si vede cancellare un programma notturno di costume già pronto, Cyrano, su Rai2. Il 16 novembre va in onda su Rai3 la prima puntata di RaiOt, trasmissione satirica di Sabina Guzzanti, dedicata alla censura e alla nascente legge Gasparri sul sistema televisivo: col pretesto di una denuncia di Mediaset, firmata dallo studio Previti, la Rai presieduta da Lucia Annunziata sospende subito il programma, per poi sopprimerlo. La seconda puntata - dedicata alla giustizia, alle leggi-vergogna e alle imminenti sentenze a carico di Previti nel processo Imi-Sir/Mondadori e di Marcello Dell'Utri nel processo di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa - non andrà mai in onda. E contro l'ennesima epurazione tornano in piazza i girotondi, con una serie di grandi manifestazioni di protesta.
Negli stessi giorni il Parlamento viene sequestrato da Berlusconi per approvare a tappe forzate la legge Gasparri, nella speranza che il capo dello Stato la firmi entro fine anno: in caso contrario, dal 1 ° gennaio 2004 Rete4 - il canale che trasmette i siparietti del devotissimo Emilio Fede - verrebbe spedita sul satellite in virtù della sentenza del 2002 della Consulta. Il 2 dicembre, appena il Senato approva definitivamente la Gasparri, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri comunica esultante la notizia ai discepoli riuniti a Montecarlo: «Abbiamo salvato un'altra volta Rete4!». Poi aggiunge: «Chi dice che noi nasciamo da protezioni politiche o da connivenze mafiose, va in tribunale». Insomma, la Guzzanti & C. sono «criminali mediatici, banditi». Colpevoli, secondo Berlusconi, di «odio e vilipendio delle istituzioni».
Frattanto un altro attore satirico è stato censurato dalla Rai, stavolta dalla prima rete: Paolo Rossi. Invitato da Paolo Bonolis a partecipare a Domenica In, con la massima garanzia di libertà, viene
subito stoppato non appena annuncia di voler recitare il discorso tenuto da Pericle agli ateniesi nel 461 sulla democrazia, tratto da La guerra del Peloponneso di Tucidide. Un classico che si ritrova in tutte le antologie scolastiche e che pare scritto apposta per l’talia berlusconiana:
Qui ad Atene, noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi, per questo è detto democrazia. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Ma in nessun caso si avvale delle pubbliche cariche per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e ci è stato insegnato a rispettare le leggi, anche quelle non scritte la cui sanzione risiede soltanto nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta ed è per questo che noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Il 15 dicembre Ciampi respinge al mittente la Gasparri in quanto incostituzionale. Ma, alla vigilia di Natale, il governo vara in tutta fretta un decreto salva-Rete4 (firmato da Berlusconi e controfirmato dal capo dello Stato) per neutralizzare la sentenza della Consulta, che impone il passaggio di Rete4 su satellite entro fine anno. Al resto penserà la legge Gasparri-2, pressoché identica alla Gasparri-1, salvo il fatto che stavolta il presidente della Repubblica la promulgherà nell'aprile 2004 senza batter ciglio."

 
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Post N° 562

Post n°562 pubblicato il 14 Marzo 2008 da albert.z
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Da Repubblica

Quando Tremonti epurò il vertice della Gdf

ROMA - Per fulminare Romano Prodi e la sua evanescente maggioranza sul caso Visco-Speciale, per rendere nitida la gravità di un brutale tentativo di spoils system nella Guardia di Finanza, Silvio Berlusconi ha usato un argomento di indubbia efficacia: "Io mi domando se fosse successo a noi...". Bene. E' successo. Cinque anni fa. Quando - ministro dell'Economia Giulio Tremonti - venne prima rimosso in ventiquattro ore il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, perché ritenuto politicamente inaffidabile, e quindi avvicendata l'intera catena di comando delle Fiamme Gialle a Milano: il comandante regionale, il comandante provinciale, il comandante del nucleo regionale di polizia tributaria. Non si levò un fiato. Nessuno ebbe a indicare inopportuni incroci con le allora indagini sui diritti tv di Mediaset, né che tra i promossi ai nuovi incarichi vi fosse l'aiutante di campo del ministro Tremonti. Non ci fu il tempestivo e preoccupato intervento dell'Avvocatura Generale per verificare la limpidezza professionale degli ufficiali che venivano messi alla porta. Non furono sollecitate lettere allarmate alla Procura della Repubblica. Non fu chiamato in causa il capo dello Stato.


La vicenda non ha nulla di segreto, ha il pregio di mettere a nudo qualche ipocrisia e, per quel che se ne sa, è tra quelle che il viceministro Visco, in questi giorni, ha ricostruito nel suo dossier consegnato a Palazzo Chigi e di cui il senato discuterà domani. I fatti, dunque.

Settembre 2001. Giulio Tremonti è da qualche mese il nuovo ministro dell'Economia. Comandante generale della Guardia di Finanza è il generale di corpo d'armata Alberto Zignani, anche lui nuovo nell'incarico (è stato nominato in marzo). Di fatto, la Guardia di Finanza ereditata dal governo di centrodestra è quella che, per quattro anni (1997-2001), ha governato e riformato il generale Rolando Mosca Moschini, uno dei migliori e più brillanti ufficiali del nostro esercito, apprezzato all'estero, integrato per lungo tempo nei comandi Nato. Mosca Moschini, oggi consigliere militare del Presidente della Repubblica, è fumo negli occhi per il centrodestra. Nella sua lunga stagione di comando in viale XXI aprile ha aggredito un grumo di potere che ha coltivato, con il rancore, voglia di rivincita. Si è liberato di Nicolò Pollari, sostituendolo dopo neppure due mesi con un nuovo capo di Stato Maggiore, il generale Giovanni Mariella, un pugliese solare, un galantuomo di buon carattere che, di fatto, nel settembre 2001, quando Moschini lascia il comando ne raccoglie l'eredità.

Mariella dura poco. Alla fine di settembre del 2001, il centrodestra se ne libera in ventiquattro ore, sostituendolo con il generale Nino Di Paolo. Delle ragioni della sua destituzione il comandante generale Zignani non offre nessuna spiegazione. Né, soprattutto si comprende, perché, una volta avvicendato, Mariella finisca nel magazzino delle scope del Comando. Per lui non ci sono incarichi di prestigio. Non ci sono poltrone da vicesegretario del Cesis (che, a quanto pare, sono invece un esito di carriera naturale se gli ex capi di stato maggiore si chiamano Nicolò Pollari ed Emilio Spaziante). C'è solo un lungo esilio da comandante interregionale della Guardia di Finanza dell'Italia meridionale. Fino a quando, quattro mesi fa, non se lo porta via una malattia fulminante. Ai suoi funerali a Napoli, lo scorso 24 febbraio, nella basilica di san Francesco di Paola, in piazza Plebiscito, sono presenti sia il comandante generale Roberto Speciale che l'ex comandante Mosca Moschini. Ed è lui a pronunciare un ricordo che convince Speciale a lasciare infuriato la chiesa prima del feretro, per un caffè al "Gambrinus" insieme al suo seguito di ufficiali.

Ma torniamo a quell'autunno 2001. Perché accade qualcosa di più. Contemporaneamente alla destituzione di Mariella, su sollecitazione di Tremonti, viene ridisegnata competenza e gerarchia degli uffici periferici del II Reparto, l'intelligence della Guardia di Finanza (che Mariella, prima di diventare capo di Stato maggiore, ha comandato), stanza di scambio e compensazione con il Sismi, la nostra intelligence militare. Delle informazioni che raccoglieranno sul territorio, i "nuovi" reparti informazione non risponderanno più al Comando generale, ma ai comandi regionali. La "riforma" coincide con l'allontanamento di alcuni dei responsabili del reparto informazioni a Milano, come a Roma. Rende i comandanti regionali centri nevralgici nella raccolta delle informazioni, accrescendone il potere. E annuncia quel che accadrà nell'ottobre del 2002.

In un unico giro di avvicendamenti, viene sostituita l'intera catena di comando della Guardia di Finanza di Milano. Il comando interregionale della Lombardia viene assegnato al generale Emilio Spaziante. Uomo di Pollari, suo luogotenente in una piazza che esprime la nuova classe dirigente politica, i suoi interessi economici. Comandante provinciale è nominato il colonnello Rosario Lo Russo. Ma, soprattutto, al Nucleo regionale di polizia tributaria arriva il colonnello Stefano Grassi. L'ufficiale è aiutante di campo del ministro Tremonti. Ha lavorato al ministero dell'economia insieme a Marco Milanese, capo della segreteria del ministro, altro brillante ufficiale della Finanza che ha avuto quale suo compagno di corso Dario Romagnoli, poi passato allo studio tributario di Milano dello stesso Tremonti.

Gerardo D'Ambrosio, allora procuratore della Repubblica di Milano, oggi senatore dei Ds, ha un ricordo sfumato di quegli avvicendamenti. Sicuramente non prese carta e penna per redigere lettere allarmate. "Perché - dice - la legge stabilisce che il procuratore della repubblica e il procuratore generale non hanno alcun potere di intervento sui trasferimenti di ufficiali al vertice della catena di comando locale della Guardia di Finanza a meno che non si tratti di ufficiali di polizia giudiziaria. Perché in questo caso, non solo devono essere informati ma è addirittura necessario il loro consenso. Sicuramente, nessuno in quell'occasione, al contrario di come mi pare sia invece accaduto nel caso Visco, venne a sollecitare un mio interessamento a quel che stava accadendo". Aggiunge l'ex Procuratore: "La verità è che da questa storia ho tratto delle convinzioni che, domani, proverò a comunicare all'aula del Senato. Un ufficiale come il generale Speciale è pericoloso innanzitutto per la Guardia di Finanza. Se le cose fossero andate come lui dice, un anno fa avrebbe dovuto prendere la porta e denunciare Visco alla competente Procura di Roma per poi dimettersi un minuto dopo. Non mi risulta lo abbia fatto. Perché?".
 
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Tremonti, laureato in legge!

Post n°561 pubblicato il 14 Marzo 2008 da albert.z
 

Da wikipedia: TREMONTI è LAUREATO IN LEGGE E NON IN ECONOMIA!!!

Dopo aver frequentato il Liceo classico "Piazzi" di Sondrio, si è laureato in giurisprudenza all'Università di Pavia nello storico Collegio Fraccaro. Il suo maestro fu Gian Antonio Micheli che era succeduto a Calamandrei nella cattedra di Diritto processuale civile a Firenze. Tremonti, di famiglia liberale, si avvicina alle idee socialiste dopo l'università, durante il servizio militare prestato come soldato semplice. Nella prima metà degli anni settanta, appena ventisettenne, diventa docente di Diritto tributario nell'università in cui era stato allievo. Alla fine degli anni settanta comincia a fare attività professionale in una società di consulenza e revisione internazionale. Soltanto a partire dagli anni ottanta si avvicina alla politica.

CON BERLUSCONI, CERTAMENTE SARA' UN ALTRO FLOP!!!

 
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COSTO DELLA VITA TROPPO ALTO

Post n°559 pubblicato il 14 Marzo 2008 da albert.z
 
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ATTENZIONE! PERICOLO RECESSIONE !

Il petrolio costa caro e quindi il gasolio diventa troppo caro. Se non si riesce a fermare la speculazione sul petrolio, il governo deve intervenire subito, abbassando il costo del gasolio. Il gasolio serve per i pescherecci, per i trattori che arano, per le seminatrici, per le mietitrebbia, per i trasporti delle merci di ogni tipo. Se il prezzo sale tutti i prodotti costano di più. E se i salari e le pensioni non salgono adeguatamente molte famiglie non arriveranno alla terza settimana.
Occorre prevenire l'aumento del costo dei prodotti altrimenti, poi è molto difficile equilibrare gli aumenti dei salari e pensioni, in quanto i consumi caleranno, le aziende licenzieranno e quindi le entrate tributarie diminuiranno. Non si deve intervenire quando "i buoi sono scappati", occorre prevenire, calando le tasse sul gasolio di almeno 25 cent al litro.Subito, non tra due mesi.
Governo di centrosinistra, è inutile che tieni il tesoretto per il vincitore delle elezioni, devi usarne una parte subito, per cercare che i l'inflazione non sia troppo alta e i consumi non calino troppo o sarà crisi nera.

 
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PAOLO SYLOS LABINI SUL CONFLITTO D’INTERESSI

Post n°558 pubblicato il 13 Marzo 2008 da albert.z

 

 

Tratto da:http://151.100.71.71/sylosPersonal/pslnews_2001.html 

Apparso su Repubblica del 31/5/01

Il premier e la ragnatela del conflitto di Interessi di Paolo Sylos Labini

Giovanni Sartori sul "Corriere della Sera" del 25 maggio ed Eugenio Scalfari su "Repubblica" del 27 maggio discutono il conflitto d'interessi rappresentato dalle televisioni di Berlusconi, il problema che avvelena la nostra vita politica. Sia Sartori che Scalfari indicano in una vendita genuina la via di uscita; Sartori suggerisce la ripartizione di Mediaset in tre aziende distinte per facilitarne la vendita; Scalfari si appella al Capo dello Stato per impedire che Berlusconi ottenga il monopolio totale della televisione, assicurando in qualche modo l'indipendenza delle reti pubbliche. Entrambi si preoccupano che il Cavalieri inventi qualche espediente per presentare una soluzione solo formalmente valida nel caso del "blind trust" è una soluzione addirittura ridicola. La diffidenza è doverosa. Sono d'accordo sulla vendita piena genuina di Mediaset. C'è tuttavia una questione preliminare. Le televisioni, che si basano su concessioni pubbliche, avrebbero portato con sé l'ineleggibilità non solo di Berlusconi ma anche dei suoi principali collaboratori, fra cui Dell'Utri. Aveva ragione Confalonieri quando dichiarò (Repubblica, 25 giugno 2000) che l'unica soluzione è l'ineleggibilità; aggiunse però che l'Italia non è né l'Inghilterra, con la sua lunga tradizione liberaldemocratica, né l'America, che ha una tradizione simile ed in più la legge Sherman: noi siamo l'Italia e dobbiamo accontentarci di molto meno pressoché di nulla. Vero, siamo diversi, replicai (Repubblica, 9 luglio 2000), ma proprio questo è il punto: non siamo un paese normale, cioè civile, ma dobbiamo metterci sulla strada per diventarlo. C'è una legge che già stabilisce l'ineleggibilità per i titolari di concessioni pubbliche e per i suoi collaboratori ed è del 1957.

Nel 1996 Cimiotta, Galante Garrone, Pizzorusso, Bozzi, Flores d'Arcais, Giolitti, Laterza ed io costituimmo un gruppo di pressione per far rispettare quella legge nei riguardi sia di Berlusconi che di Cecchi Gori: non ci riuscimmo e la giunta per le elezioni prese per buono un miserabile cavillo che D'Alema poco tempo fa ha pudicamente definito «una finzione». La legge però resta e questa volta i ds hanno una posizione diversa nella giunta allora votarono col Polo e noi torniamo alla carica. Allora i ricorsi degli interessati furono pochissimi, oggi sono diverse decine; allora l'Europa se ne infischiava e la Corte di Strasburgo respinse il ricorso che presentammo invocando il principio dello «stato di diritto» secondo cui deve sempre esserci la possibilità di appellarsi contro una decisione lesiva dei diritti dell'uomo. Oggi, con la nuova posizione dei ds, i numerosi ricorsi e il mutato atteggiamento dell'Europa, le prospettive non sono oscure, neanche per il ricorso a Strasburgo, che noi ripresenteremmo se la giunta per le elezioni , a maggioranza di centrodestra, dovesse accogliere il vecchio cavillo. Pizzorusso c'informa che recentemente la Corte ha accolto un ricorso in materia elettorale riguardante la Gran Bretagna che potrebbe costituire un precedente a noi favorevole. E non c'è solo Mediaset, che certo rappresenta il più grave dei conflitti d'interessi, che non si ferma alle televisioni, ma, attraverso la pubblicità investe anche altri importanti settori una bella fetta delle entrate pubblicitarie provengono dai diversi beni di consumo, dalle automobili e dai telefonini. C'è anche Mediolanum: può Berlusconi introdurre in modo credibile uno schema di pensioni private, si chiede il Financial Times del 10 maggio, dato che controlla Mediolanum, che provvede ogni sorta di servizi finanziari? E ci sono Mondadori ed Einaudi, un conflitto potenziale che anche di recente, in vista dell'ascesa al potere di Berlusconi, ha creato fra gli editori un allarme di cui sulla Stampa si è fatto interprete Giuseppe Laterza in occasione della Fiera del libro. L'elenco dei conflitti d'interessi è impressionante. Forse la speranza sta nel ricorso a Strasburgo, che questa volta potrebbe avere il sostegno dell'Europa intera. Il 70% delle materie economiche sono regolate oramai da norme e da direttive dell'Unione europea, cosicché i conflitti d'interessi coinvolgono l'Europa e non solo l'Italia lo mette in evidenza anche Ilvo Diamanti sul Sole24ore del 27 maggio, con riferimento però soltanto al conflitto Mediaset.

Per i molteplici conflitti, per il programma ultrademagogico tagliare le tasse e accrescere le spese e per il violento contrasto con la prassi vigente negli altri paesi europei, in passato seguita anche da noi, secondo cui gli indagati si mettono da parte e non vanno in Parlamento e tanto meno entrano nel governo: per questi tre motivi l'Europa si è svegliata, tardi, ma meglio tardi che mai, e sono piovute le critiche dalla stampa e da autorevoli politici. Questi sono dunque i motivi delle critiche durissime e non quelli addotti dai difensori del Cavaliere, che evidentemente hanno scarsissima stima dell'intelligenza dei loro concittadini nefasta influenza degli intellettuali e dei politici di sinistra su prestigiosi organi di stampa europei, desiderio di mettere in difficoltà un pericoloso concorrente per tacere degli insulti, come «spazzatura», cui si ricorre quando non si trova neppure uno straccio di argomento per replicare. Guardiamo in faccia la dura realtà: non sono a rischio solo Berlusconi e il suo governo prossimo venturo; è in gioco il comune interesse europeo, sono a rischio l'Eurolandia e l'euro, dato che l'Italia rappresenta quasi un quinto del Pil europeo. Questa non è la congettura di un pessimista: è un rischio reale, denunciato senza mezzi termini da responsabili politici europei. È vero: Renato Ruggiero ministro degli Esteri fornisce una garanzia. Ma che può fare un garante , o un tutore, entrato a dispetto dei soci del Cavaliere, amareggiati e delusi, di fronte a quella sfilza di conflitti d'interessi di rilevanza europea e non solo italiana? Non lo so, ma non sono ottimista. Gli innumerevoli conflitti d'interesse rappresentano un macigno sulla strada delle politica europea dell'Italia, indipendentemente dalla buona volontà e dalla competenza di singoli ministri. L'Europa era uno dei punti del nostro appello. Fra gli altri c'era la riforma della prima parte della Costituzione, in cui è sancita la libertà di stampa e la subordinazione del potere giudiziario al potere politico. Siamo stati sgridati per i toni, ma i nostri critici, nella foga del rimprovero, si sono dimenticati di rispondere ai nostri quesiti, pur vitali per chi dice di voler difendere i principi liberaldemocratici. Pochi giorni fa la Federazione nazionale della stampa ha approvato un documento in cui si esprime allarme sul restringimento già in atto della libertà di stampa: preoccupazioni eccessive anche queste? Naturalmente i nostri critici hanno usato toni pacatissimi e sereni: hanno stabilito fra Bobbio e me, da una parte, e Goebbels, dall'altra, un filo diretto, hanno sostituito le parole iniziali del nostro appello «necessario battere col voto la così detta Casa delle libertà» con le parole «necessario battere con ogni mezzo» un'alterazione che, considerato il risorgente terrorismo, suona come una ripugnante calunnia. Ci attendono tempi non duri, ma durissimi.

 
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Prepariamoci pwer il 25 aprile: V2 DAY

Post n°556 pubblicato il 12 Marzo 2008 da albert.z
 
Foto di albert.z

Il 25 aprile si terrà il V2 Day per la raccolta delle firme per tre referendum per una “Libera informazione in libero Stato” in tutte le piazze d'Italia. Abolizione della legge Gasparri, per l’eliminazione del duopolio Mediaset/partiti politici, abolizione del finanziamento all'editoria e dell’ordine fascista dei giornalisti.

 
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Calo del PIL

Post n°555 pubblicato il 12 Marzo 2008 da albert.z
 


 Il PIL sta calando al livello di 0,6 annuo. La colpa è del prezzo del petrolio e quindi del gasolio.
O si fa qualcosa a livello internazionale per neutralizzare la speculazione che porta il petrolio alle stelle o il governo deve diminuire le tasse sul GASOLIO, in modo che i costi di produzione dei prodotti ittici e della agricoltura siano contenuti. Inoltre, bisogna  evitare che aumenti il gasolio per tenere fermi i prezzi dei trasporti, altrimenti tutti i prodotti aumenteranno, dato che per trasportarli si usa il gasolio. Il governo deve agire immediatamente  riducendo le tasse sul gasolio almeno al livello della Spagna: 0,30 euro al litro. Se non lo farà ci sarà una crisi dei consumi.


 
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Berlusconi si aggrappa a Ciarrapico: ha i giornali per battere Storace nel Lazio! 

Post n°554 pubblicato il 12 Marzo 2008 da albert.z
 

Berlusconi:"Ha i giornali, allora deve essere dei nostri."

D'Alema:" Le tv ed i giornali non contano niente" disse qualche tempo fa!!!!!!!!!

Se c’è qualcosa di veramente sbalorditivo in questi giorni è la cecità selettiva di tutti i mezzi di informazione sulla vicenda Ciarrapico. Tutti si sono soffermati sulla nostalgia per il ventennio di Ciarrapico che, per quanto triste, appare più che altro un fatto di colore. Ma nessuno si è preso la briga di dire che questo signore è stato condannato a tre anni per la bancarotta di una sua società; che è stato nuovamente condannato con sentenza penale passata in giudicato per finanziamento illecito ai partiti (Aprile '93: Di Pietro lo fa arrestare per una stecca di 250 milioni al segretario del Psdi Cariglia su ri­chiesta di Andreotti. «Era vero, li diedi per arruo­lare Modugno alle feste del Psdi», dirà lui anni do­po) e che, ciliegina sulla torta, è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per il crack del Banco Ambrosiano e che, come risulta da alcuni mezzi di informazione, non avrebbe mai risarcito un solo centesimo dei danni arrecati alle parti civili, continuando per tutti questi anni ad sottrarsi all’esecuzione delle sentenze.

Detto questo, è vero che le due coalizioni vanno giudicate per i programmi, ma è vero anche che vanno giudicate per gli uomini che questi programmi dovranno portare avanti. Proviamo orrore al solo pensiero di quello che l’accoppiata Berlusconi-Ciarrapico avrà come programma in materia di Giustizia.

Avete visto Casini che dice “il nuovo”, poi candida Cuffaro

 Berlusconi che dice ”rialzati Italia”, poi ha fatto rialzare Sciascia, direttore finanziario del suo gruppo editoriale, che era quello che creava i fondi per pagare le mazzette tramite Berruti alla Guardia di Finanza: sono stati condannati entrambi, Berruti e Sciascia. Berruti è già stato in Parlamento, Sciascia ce lo mandano adesso.

 
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