Creato da albert.z il 31/08/2006
Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

https://twitter.com/albertozen" class="twitter-follow-button" data-show-count="false" data-lang="it">Segui @albertozen

 

Contatta l'autore

Nickname: albert.z
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 79
Prov: RO
 

FACEBOOK

 
 

Area personale

 

Ultime visite al Blog

albert.zAldus_rmilanicinzia1975celestial_eyeswoodenshipsilviosorellamariomancino.mpaperinopa_1974Sky_EagleLisa20141quattrozeroquattromassimo.sbandernofiordiloto2dgl0Stolen_words
 

Archivio messaggi

 
 << Gennaio 2009 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

GRILLO

            

Scarica il programma del Movimento 5 Stelle

 

Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

http://www.italiadeivalori.it/bastacasta/1/6856-costi-della-politica-le-proposte-dellitalia-dei-valori

 
 

Ultimi commenti

Citazioni nei Blog Amici: 38
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Parlamento pulito: no a impunita'

Basta! Parlamento pulito                                    
 

PRAGMATISMO

NO ALLE IDEOLOGIE, SI AL PRAGMATISMO.

NUOVA COSTITUZIONE COSTRUITA DAL POPOLO

PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi di Gennaio 2009

Utilità intercettazioni

Post n°809 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da albert.z
Foto di albert.z

Ribelliamoci contro la nuova legge che limita notevolmente le intercettazioni.

Questa legge permette, per vari reati, solo 45 giorni di intercettazioni.

Troppo poco. Molte corruzioni avvengono nell'arco di tempi lunghi, che con la nuova legge sfuggirebbero.

Con simili regole, la lotta all'evasione è finita. Noi lavoratori dipendenti e pensionati dovremo pagare le tasse dei corrotti e degli evasori.

I SINDACALISTI DOVREBBERO REAGIRE CON MINACCE DI SCIOPERO GENERALE.Se non lo fanno, sono stupidi o collusi.

 Per colpa dei corrotti e degli evasori ogni anno c'è una evasione di 150 miliardi di euro.

Se tutti pagassero il giusto tutti pagherebbero meno.

Il PD, IDV e i Sindacati devono lottare uniti contro leggi a favore dei corrotti e degli evasori.

Vi invito a scrivere alla LEGA NORD per protestare per queste restrizioni a favore della SICUREZZA DEI CRIMINALI!!

L'Associazione Nazionale Magistrati esprime "netta contrarieta'" alle proposte di modifica presentate dal Governo in materia di intercettazioni che "vanificano di fatto, per la quasi totalita' dei reati, la possibilita' di utilizzare un fondamentale e insostituibile strumento di indagine". In un documento approvato oggi dalla giunta esecutiva centrale, il sindacato delle toghe rileva come il requisito dei 'gravi indizi di colpevolezza', che "presuppone un quadro probatorio identico a quello necessario" per le misure cautelari personali, "snatura l'istituto e lo trasforma da mezzo di ricerca della prova a strumento praticamente inutile".

In sostanza, osserva l'Anm, "non sara' piu' possibile utilizzare le intercettazioni per la ricerca e la individuazione dei colpevoli di gravi reati, ma solo per acquisire elementi di conferma di una responsabilita' gia' individuata con un grado di probabilita' che potrebbe giustificare, addirittura, la custodia cautelare". Inoltre, "nei procedimenti contro ignoti, quelli nei quali lo strumento delle investigazioni tecniche si e' spesso rivelato decisivo - continua la Giunta dell'Associazione magistrati - l'unica intercettazione possibile sara' quella dell'utenza della persona offesa e solo con il consenso di quest'ultima".

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

IO SO. Antonio Di Pietro

Post n°808 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da albert.z
Foto di albert.z

La criminalità organizzata è la prima azienda del Paese. Per le mafie l’Italia è un buon investimento. Il titolo di Stato mafioso rende di più di ogni altro. Più dei Bund tedeschi, più dei depositi in oro. Tra rimesse dirette dovute alle attività tradizionali della droga, del pizzo, delle estorsioni e le rimesse indirette dei finanziamenti pubblici occulti statali e europei qui da noi è l’Eldorado.
La mafia non avverte le crisi, è la prima a servirsi a tavola. I politici sono i secondi e gli italiani gli ultimi, se è avanzato qualcosa. Le mafie vanno quotate in Borsa in prima persona al posto dei dilettanti come Tronchetti o Geronzi o Berlusconi. Se da una parte la mafia toglie, dall’altra potrebbe dare. Un’azione garantita da Provenzano sarebbe una sicurezza, una quadrupla A. Se lo Stato si fa mafia non è giusto che i cittadini non possano goderne anche loro i benefici.

"Io so.
Io so che Tangentopoli non è mai finita, che la corruzione politica è più forte oggi di allora,
io so che molte televisioni e giornali sono uno strumento di propaganda permanente delle forze che si richiamano a Silvio Berlusconi,
io so che Rete 4 è abusiva, io so che Mangano era un mafioso,
io so che Mangano ha vissuto ospite per lungo tempo a casa Berlusconi,
io so che in Parlamento ci sono fior di pregiudicati che non dovrebbero rappresentare gli italiani,
io so che la crisi economica e i milioni di disoccupati e precari sono figli della corruzione, del pizzo, della criminalità organizzata, del malaffare, del connubio tra mafie e politica,
io so che il Lodo Alfano è incostituzionale, io so che nessun cittadino può essere più uguale di altri di fronte alla legge,
io so che Luigi De Magistris è stato discriminato per impedirgli di concludere le sue inchieste, com'è successo a me e com'è succede ogni giorno a tanti magistrati che vogliono fare il loro dovere,
io so che una intera Procura, quella di Salerno, è stata azzerata per impedire che le inchieste di Luigi De Magistris fossero riaperte,
io so che le intercettazioni non sono il problema, ma lo sono coloro che commettono i reati,
io so che chi non ha niente da nascondere non ha paura di essere intercettato,
io so che Berlusconi ha cercato di comprare un senatore e far cadere il Governo Prodi aiutando delle aspiranti attrici,
io so che in un altro Paese questo si chiama corruzione politica,
io so che un Presidente del Consiglio sta usando il suo ruolo e i nostri soldi per fare campagna elettorale in Sardegna invece di occuparsi dei gravi problemi dell'economia,
io so che l'Alitalia è fallita,
io so che miliardi di euro di debiti dell'Alitalia sono stati scaricati sugli italiani,
io so che i piccoli risparmiatori che hanno comprato le azioni e le obbligazioni Alitalia hanno carta straccia in mano,
io so che il senatore a vita Giulio Andreotti è stato prescritto per i suoi rapporti con la mafia e non assolto,
io so che deve essere l'informazione a controllare la politica e non la politica a controllare l'informazione,
io so che il Paese ha bisogno di scrollarsi in modo definitivo questa camicia di forza di criminalità mafiosa e politica corrotta e entrare in una nuova era prima che sia troppo tardi,
io so che il parlamentare deve essere eletto dal popolo e non dai segretari di partito,
io so che Corrado Carnevale non dovrebbe avere più alcun ruolo istituzionale,
io so che la commissione antimafia non funziona perché i partiti non vogliono farla funzionare,
io so che i cittadini italiani vogliono giustizia e non soldati per le strade,
io so che l'Italia è la portaerei mondiale per l'importazione della droga.
Io so che bisogna ripartire onorando la memoria di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Giorgio Ambrosoli, Rosario Livatino, Peppino Impastato, Giuseppe Fava, Carlo Alberto Dalla Chiesa e tanti altri che hanno onorato il Paese sacrificando la propria vita, non come chi è andato in giro a fare il latitante.
Io so che il 28 gennaio sarò presente a Piazza Farnese dalle ore 9:00 alle 14:00 per partecipare alla manifestazione a sostegno della Giustizia.
Questo io so. Sappiamolo insieme." Antonio Di Pietro

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Borsellino: omicidio di Stato?

Post n°806 pubblicato il 23 Gennaio 2009 da albert.z
 

Mori e altri spiegarono al colonnello Riccio che "Berlusconi e Dell’Utri sono di 'casa nostra'.

 

passaparola_mori.jpg

Riina voleva naturalmente non lo scontro con lo Stato, lui voleva punire chi aveva tradito per conto dello Stato gli accordi con Cosa Nostra e voleva fare un nuovo accordo con persone che fossero in grado di rispettarlo. Voleva un nuovo trattato di reciproca non belligeranza, convenienza, convivenza, connivenza. E dato che la classe politica se ne stava praticamente andando con l’indagine di Mani Pulite, bisognava attrarre qualche nuovo soggetto politico in grado di prendersi la responsabilità di fare questo nuovo accordo con la mafia. Per questo Riina mette le bombe, per questo si felicita che siano arrivati subito i Carabinieri col cappello in mano. E allora Riina dice: “perché cedere subito per un piatto di lenticchie? Possiamo rilanciare alzando il tiro con altre stragi e alzando quindi la posta della trattativa, così lo Stato ci darà molto di più”. La trattativa prosegue, parte subito dopo la strage di Capaci, e produce – questo è molto probabile – la strage di via D’Amelio, perché Borsellino è il simbolo vivente del partito della non trattativa. Adesso c’è tutta una polemica nata dalle rivelazioni dei figlio di Ciancimino e ripresa giustamente da Salvatore Borsellino a proposito di un incontro che ci sarebbe stato al Viminale il 2 luglio del 1992 tra Borsellino e l’allora ministro dell’Interno Mancino, dove secondo alcuni avrebbe fatto capolino anche Bruno Contrada e dopo il quale incontro Borsellino sarebbe rientrato agitatissimo nell’interrogatorio che stava facendo con Gaspare Mutolo che guarda caso era uno dei primi pentiti che parlavano di Andreotti, di Contrada e di Carnevale. Agitatissimo perché, così sostiene il figlio di Ciancimino, Borsellino era stato in qualche modo informato al Viminale che c’era in corso una trattativa e si chiedeva il suo consenso. E immaginate se Borsellino avrebbe acconsentito a trattare con la mafia che il mese precedente gli aveva ammazzato il migliore amico. È evidente che Borsellino diventa l’ostacolo numero uno sulla strada della trattativa e Riina lo intende così tant’è che lo elimina da quella strada, per spianare la strada della trattativa. Dopodiché vengono pianificati gli attentati del ’93 ai monumenti e ai simboli dell’arte, della religione, ai simboli dell’Italia praticamente, ma Riina il 14 gennaio del 1993 viene arrestato dagli stessi uomini del R.O.S. che stanno trattando con Cosa Nostra. E lì succede quel fatto increscioso: il R.O.S. arresta Riina promette che sorveglierà giorno e notte la casa dove Riina era latitante per vedere se arrivavano altri mafiosi, perché i mafiosi non sapevano che era stato scoperto il covo, Riina era stato arrestato lontano da casa, dopodiché ingannando la procura di Caselli, gli uomini del R.O.S. abbandonano il covo, lo lasciano incustodito e lo lasciano perquisire a Cosa Nostra. Che l’abbiano fatto apposta, che non l’abbiano fatto apposta, che si siano dimenticati, che si siano sbagliati, non lo sappiamo. Il processo che si è tenuto fino a due anni fa a Palermo, non ha appurato il dolo, non poteva del resto appurare che Mori e l’allora capitano Ultimo avessero fatto apposta queste omissioni per favorire la mafia, questa era l’accusa, da questa sono stati assolti, ma il processo ha appurato che il covo non è stato sorvegliato e non è stato perquisito e quindi chi lo ha perquisito? Cosa Nostra, capeggiata da chi? Dopo l’arresto di Riina, da Provenzano. C’erano i segreti, le carte della trattativa? C’era il famoso ‘papello’ che il figlio di Ciancimino assicura essere stato passato da suo padre al generale Mori, con le l’elenco delle richieste che la mafia faceva allo Stato per interrompere le stragi? Fine dei pentiti, fine del 41bis, fine dell’ergastolo, revisione del maxiprocesso e fine del sequestro dei beni. Non lo sappiamo. Sappiamo che lo Stato rinuncia a perquisire il covo di Riina. Cosa succede subito dopo? Succede che due anni dopo c’è la possibilità di prendere Provenzano. C’è la possibilità di prendere Provenzano perché il confidente Ilardo porta praticamente a casa di Provenzano i Carabinieri. Ma, dice il colonnello Riccio che gestisce il confidente Ilardo, il R.O.S. dei Carabinieri Provenzano non lo voleva prendere.
Per chi vuole entrare nel dettaglio di questo processo, non dimenticatevi che alla fine di questo mese, il 30 gennaio, uscirà un piccolo librino che ho curato io, un fascicoletto insieme alla rivista Micromega. Lì troverete tutti i dettagli con le parole, la versione dell'accusa, la versione della difesa e tutto il racconto del colonnello Riccio, che è spaventoso. Le parti più spaventose sono due. La prima è quando Riccio racconta che Ilardo, che nel frattempo stava decidendo di diventare un collaboratore di giustizia, di uscire da quella veste ambigua e rischiosa dell'infiltrato dentro la mafia confidente dei Carabinieri - col rischio di essere ammazzato da un giorno all'altro - e quindi di entrare con la sua famiglia nel programma di protezione dello Stato. Fanno una riunione a Roma per stabilire i termini della sua collaborazione con i magistrati interessati: Caselli, procuratore di Palermo; Tinebra, procuratore di Caltanissetta; il generale Mori, che nel frattempo ha fatto carriera. Ilardo, appena vede Mori, gli va incontro, nemmeno lo saluta, gli dice subito: "guardi, colonnello, che le stragi che abbiamo dovuto fare noi le avete commissionate voi dello Stato. Questo è il concetto. Immaginate un ufficiale dei Carabinieri che ha combattuto il terrorismo, che ha combattuto la mafia, si sente dire da un mafioso che le stragi le ha fatte lo Stato. Che fa? Gli mette le mani addosso, gli dice "ne racconti un'altra, come si permette?". Che ne so. Il racconto di Riccio è agghiacciante perché sostiene che Mori rimase irrigidito per qualche secondo: silenzio, paralisi, tensione. Poi gira i tacchi e se ne va.
Il secondo episodio agghiacciante è quello che succede subito dopo quella maledetta riunione che si tiene il 2 maggio del ’96 a Roma nella quale viene deciso che Ilardo diventerà un collaboratore di giustizia. Ilardo torna in Sicilia perché ha chiesto una settimana per avvertire i suoi parenti di quello che sta per succedere, perché dovrà andar via poi per sempre dalla Sicilia, insomma quello che succede con in pentiti e con i testimoni di giustizia. E appena arriva in Sicilia, qualcuno fa sapere a Cosa Nostra che lui in realtà è un mafioso che sta tradendo Cosa Nostra che sta per cominciare a parlare e a mettere a verbale e quindi viene ucciso da un killer di Cosa Nostra a Catania. La collaborazione viene soffocata nella culla. Il giorno prima che lui entrasse nel programma di protezione, la mafia lo elimina perché qualcuno dei pochissimi esponenti delle istituzioni che sapevano del suo imminente pentimento ha fatto la fuga di notizie. Deve essere qualcuno che partecipava a quella riunione a Roma o che ha parlato con qualcuno che aveva partecipato a quella riunione.
Ilardo quindi muore. Il colonnello Riccio pagherà un prezzo altissimo perché due anni dopo essersi scontrato coi vertici del R.O.S. che non avevano voluto catturare Provenzano viene arrestato a sua volta dal R.O.S., cioè da suoi colleghi, per delle operazioni antidroga a Genova, molto controverse. Secondo alcuni erano delle operazioni brillantissime – la DEA gli aveva anche dato degli encomi solenni (la DEA è l’anti droga americana) – secondo altri erano operazioni disinvolte. Viene arrestato con dei suoi collaboratori per traffico di droga e viene condannato in primo grado a nove anni. Secondo alcuni potrebbe essere una manovra per delegittimare il suo racconto. Perché il colonnello Riccio aveva un’agenda dove aveva segnato tutte le confidenze che Ilardo gli faceva sui rapporti mafia-politica. E gli aveva parlato di Dell’Utri, e gli aveva parlato di Andreotti, e gli aveva parlato di Mannino, e gli aveva parlato di Salvo Andò e gli aveva parlato di altri politici che secondo lui avevano rapporti con la mafia. E gli aveva parlato anche con quel Dolcino Favi che all’epoca era in servizio a Siracusa nella magistratura e che poi arriverà a fare il procuratore generale reggente di Catanzaro e troveremo due anni fa a togliere l’inchiesta ‘Why Not’ dalle mani di De Magistris. Tutte cosa naturalmente da verificare. Resta il fatto che alla vigilia della verbalizzazione delle rivelazioni, Ilardo viene con precisione cronometrica assassinato e quindi quello che ha detto assume una discreta importanza.

Gente di 'casa nostra'

In questo processo, tramite il colonnello Riccio, Ilardo dall’aldilà parla tramite le agende del colonnello Riccio. E il colonnello Riccio conclude i tre giorni, lettura e udienza, dedicati al suo esame, alla sua deposizione ricordando che il generale Mori gli ordinò di non scrivere nei rapporti investigativi nessun nome politico tra quelli fattigli da Ilardo, nemmeno quello di Dell’Utri.
Mori e altri spiegarono al colonnello Riccio che Dell’Utri e Berlusconi stavano facendo le stesse battaglie contro i giudici che interessavano al R.O.S. e che insomma, questa fu l’espressione, ‘Berlusconi e Dell’Utri sono di 'casa nostra'. Cioè noi dei R.O.S. dei Carabinieri, apparteniamo alla stessa casa di Berlusconi e di Dell’Utri’. Nel processo vedremo se questa mancata cattura di Provenzano è reato, se è stata fatta per favorire la mafia oppure no, già sappiamo, per quello che dice Riccio, che Provenzano poteva essere catturato undici anni prima, quando era ancora un po’ più in carne, un po’ più in forze e soprattutto un po’ più potente, un po’ più importante. Soprattutto sappiamo che di questo processo non si deve parlare. Non si deve parlare perché ci riporta alle stragi e alle trattative tra Stato e mafia. E quello è un tema che non può essere affrontato dall’informazione italiana perché è un tema che riguarda la nascita della Seconda Repubblica. Una Seconda Repubblica che non è purtroppo nata dal sangue della Resistenza, ma è nata dal sangue delle stragi e quindi chi ne parla o chi ne vuole parlare, letteralmente, muore. Passate parola!”

MARCO

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Da Piazza Navona a Piazza della Repubblica

piazzarepubblica.jpg

Why not non s’ha da fare.

E’ toccato al pm Luigi De Magistris, a cui fu avocata l’indagine e poi trasferito. E’ toccato al procuratore capo di Salerno Luigi Apicella con sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. E’ toccato infine, con un trasferimento cautelare, ai due pm di Salerno, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, che indagavano sulle ragioni per cui era stato impedito da De Magistris di fare il suo lavoro.

Quello che sta avvenendo sa dell’incredibile, e quella su Apicella è una decisione senza precedenti. il Consiglio Superiore della Magistratura che ha eseguito gli ordini del ministro dell’Ingiustizia Angelino Alfano. ( E' il dialogo che vuole Veltroni?)

Le ragioni della richiesta di sospensione per bocca di Alfano sono “gli atti abnormi – riferendosi al decreto di perquisizione e sequestro disposto dai pm di Salerno gli atti dell’indagine Why Not, atti mai rilasciati alla Procura di Salerno da quella di Catanzaro – nell'ottica di una acritica difesa del De Magistris con l'intento di ricelebrare i processi a lui avocati”. Parole senza senso, che un uomo di legge, quale lui dovrebbe essere, non avrebbe mai pronunciato.

In sostanza Angelino Alfano ha messo in discussione il contenuto di un atto, la perquisizione e il sequestro chiesti dal Procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, invece di lasciarlo impugnare davanti al Riesame o davanti alla Cassazione dagli indagati perquisiti. Atto (decreto di perquisizione e sequestro) che per lo più, successivamente, il tribunale del Riesame di Salerno, nel silenzio mediatico più assordante, ha ritenuto legittimo. Quanto accaduto è un fatto gravissimo. Unico nella storia della nostra democrazia.

Mercoledì 28 gennaio 2009 dalle 9.00 - 14.00 Italia dei Valori ed io personalmente parteciperemo unitamente all’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, ad altre associazioni e ai cittadini alla manifestazione in Piazza della Repubblica a Roma a sostegno del Procuratore Capo di Salerno, Luigi Apicella. Chi ci vuole stare batta un colpo.

Iscrivetevi alla "Manifestazione a sostegno del Procuratore di Salerno, Luigi Apicella" su Facebook.

 

Io so che le cariche dello Stato al di sopra della legge e, quindi, fuorilegge si chiamano, in ordine alfabetico: Berlusconi, Fini, Napolitano e Schifani.
Io so che un giornalista del Corriere della Sera, Vulpio, è stato rimosso dal suo incarico dal direttore Mieli per aver riportato nei suoi articoli i nomi eccellenti delle persone coinvolte dalle indagini in corso a Catanzaro da parte della Procura di Salerno, e tra questi Nicola Mancino, vice presidente del CSM.
Io so che Paolo Borsellino incontrò a Roma Mancino, appena prima della sua morte, e uscì sconvolto dal colloquio.
Io so che Apicella non deve essere rimosso da Alfano, il maggiordomo di Ghedini, l’avvocato di Berlusconi che lo difende mentre percepisce i soldi da deputato della Repubblica.
Io so, e lo sanno in tanti, che la Seconda Repubblica è nata per salvare dalla galera, e forse dalla morte, molti politici contigui alla criminalità organizzata

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Intercettazioni difficili

Post n°804 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da albert.z
 

intercettazionimpossibili.jpg

Sommario della puntata:
Chi potrà richiedere le intercettazioni
Una dritta ai criminali
Stop alle intercettazioni ambientali
Intercettazioni: comma 22
Il governo dell'insicurezza

Testo:
"Buongiorno a tutti.
Oggi parliamo – indovinate un po' – di intercettazioni. L'argomento non è nuovo ma finché ne parlano quelli là bisogna che ne parliamo anche noi perché stanno cambiando ancora la legge e soprattutto sono riusciti a convincere quasi tutti i giornali che il nuovo testo, con i nuovi emendamenti, sarà molto migliore di quello precedente.
E, in effetti, a un primo sguardo parrebbe di si, parrebbe scomparsa la parte più devastante, quella che stilava un elenco di reati per i quali non si potevano più fare intercettazioni.
Ora quell'elenco, grazie soprattutto al pressing di Alleanza Nazionale in particolare della presidente della commissione giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, e di una parte della Lega Nord che si è resa conto, molto tardivamente, dei danni devastanti che il primo progetto Alfano infliggeva alla guerra contro la criminalità e quindi alla sicurezza dei cittadini.
Bene, questa primo pericolo è stato sventato, ma nel frattempo sono stati inseriti altri paletti che paradossalmente peggiorano addirittura la situazione: in teoria, c'è scritto nella legge che si potrà intercettare per tutti i reati con pene superiori ai cinque anni, come è adesso, quindi ritornano a poter essere intercettate le persone indagate o sospettate per tutti i reati di strada – rapine, furti, scippi, spacci di droga, estorsioni, sequestri di persona – compresi i reati dei colletti bianchi come corruzione e reati finanziari.
Sapete qual è il problema? E' che sulla carta tutto ciò sarà possibile, nei fatti si sono inventati due o tre meccanismi che da soli non significano niente, ma incastrati insieme faranno in modo che sarà quasi impossibile disporre un'intercettazione, per i giudici.

Chi potrà richiedere le intercettazioni

Mi spiego: il nuovo testo che è stato presentato alla commissione giustizia con gli emendamenti del governo, stabilisce sostanzialmente quattro cose.
La prima cosa è chi dovrà disporre queste intercettazioni. Oggi il pubblico ministero chiede al GIP l'autorizzazione ad intercettare Tizio e Caio su tutte le loro utenze – casa, cellulari -, il GIP valuta, autorizza l'intercettazione che può durare quindici o venti giorni al massimo e se si vuole proseguire, o perché si spera che dicano di più, che comincino a parlare, che proseguano a dire cose interessanti com'è stato nel primo periodo, il GIP valuta e, se ritiene che ci siano gli elementi, concede la proroga.
Può concedere varie proroghe: se un'indagine dura sei mesi è assurdo che le intercettazioni non possano durare sei mesi, anche perché molto spesso i reati sono prolungati, durano a lungo. Non c'è nessun criminale che si dia un termine ultimo per un reato.
Può essere che la progettazione di un omicidio duri mesi, che la progettazione di una rapina duri mesi, che un sequestro di persona duri anche anni. Si può mettere per iscritto la durata di un intercettazione? No, perché i criminali non mettono per iscritto la durata del loro reato.
L'intercettazione deve durare almeno quanto dura il reato e magari di più, visto che ci sono persone che parlano del reato che hanno commesso molto tempo dopo averlo commesso.
Il giudice decide e da le proroghe necessarie.
In futuro non basterà un GIP soltanto, ci vorrà un collegio di tre giudici per disporre le intercettazioni. Uno dice “vabbè, così siamo più garantiti, sei occhi vedono meglio di due”. Certo, se avessimo centomila giudici. Ma ne abbiamo diecimila, e abbiamo molti tribunali – ottanta, quelli piccoli – che hanno meno di venti magistrati.
Il che significa che i magistrati devono fare il pubblico ministero – alcuni fanno solo il pubblico ministero, ovviamente, perché se uno fa il PM non può fare il giudice; può diventarlo cambiando funzione, ma non nello stesso periodo – o il giudice.
Quelli che fanno il giudice fanno o i giudici civili o quelli penali. Se uno fa il GIP, giudice per le indagini preliminari, non può fare anche il Gup, cioè non può gestire l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio o i riti abbreviati.
In un'indagine ci devono essere un giudice che fa il GIP, uno che fa il Gup, i giudici del riesame – che sono tre e decidono su arresti, arresti domiciliari, sequestri, perquisizioni -, i giudici che fanno i processi in composizione collegiale, per i reati più gravi, e in composizione monocratica per quelli meno gravi.
Se ci sono venti magistrati in tutto il tribunale, come se ne fa a trovare uno che fa il GIP, uno che il Gup, tre che fanno il riesame, tre che fanno le udienze e ora addirittura altri tre al posto di uno che decidono sulle intercettazioni.
E' evidente che non ce ne sono, ce ne dovrà essere uno che fa più ruoli in commedia. Risultato: diventerà incompatibile perché verrà ricusato: “tu non puoi decidere sulle mie intercettazioni perché mi hai già arrestato. Non puoi decidere sul mio arresto perché mi hai già intercettato. Non puoi decidere sul sequestro delle mie carte, perché hai già deciso sulle mie intercettazioni. Non puoi giudicarmi in aula, perché eri il mio GIP”. Si crea un intrico di incompatibilità per cui si creerà la paralisi completa in quel tribunale e non si riusciranno a trovare tre giudici che non si siano occupati del caso affinché possano decidere sulle intercettazioni, sugli arresti, sul processo.
Naturalmente bisognerebbe avere un ministro, cioè non avere Alfano, dato che il ministro si dovrebbe occupare di assicurare il funzionamento della giustizia, non di cambiare le carriere dei giudici, di attaccare i magistrati. Il ministro deve far funzionare la giustizia: dare le biro, la carta, le fotocopiatrici, le volanti alla polizia giudiziaria, gli uffici, le sedie, far tinteggiare dove è sporco, mettere i puntelli dove crolla il tribunale. Questo deve fare il ministro.
Avendo un ministro, invece che questo Guarda gingilli che abbiamo, peraltro seguace di una lunga tradizione di inetti e di ministri ad personam quando non indagati, questo prenderebbe la geografia dei tribunali italiani, prenderebbe quelli piccoli, li cancellerebbe e li accorperebbe almeno nei capoluoghi di provincia, per evitare di avere microtribunali dove i giudici dovrebbero fare tutto e non possono fare niente perché risultano incompatibili.
Ma noi non abbiamo questa fortuna, abbiamo questo ministro che va in giro a delirare di cose che non lo riguardano.

Una dritta ai criminali

Secondo, la durata. Oggi la durata è quella che decide il GIP, giustamente, in base alle richieste del pubblico ministero e in base a quello che viene fuori dai primi quindici giorni di intercettazioni: si decide se andare avanti o se fermarle.
A volte il GIP sbaglia: per esempio, Guariniello quando mise sotto intercettazione i dirigenti della Juventus nello scandalo di calciopoli parte torinese – nell'estate, se non ricordo male, del 2004 – scoprì che Moggi chiamava il designatore degli arbitri, Pairetto, per scegliersi gli arbitri addirittura nelle partite del precampionato.
“Voglio l'arbitro Pieri per il trofeo Luigi Berlusconi”. La domenica Pairetto gli metteva l'arbitro Pieri. Persino per le amichevoli, capite?
Con telefonate così promettenti, quando iniziava il campionato chissà cosa si sarebbe trovato; invece Guariniello, pubblico ministero, incappò in un GIP che non aveva capito, colto lo spessore della vicenda forse perché riguardava il calcio e pensava fosse una burletta, sta di fatto che non gli concesse la proroga all'intercettazione.
Guariniello sul più bello dovette fermarsi. Fortuna che la procura di Napoli, senza sapere niente di quello che stava facendo Guariniello, seguendo la pista della Gea – la società dei procuratori della famiglia Moggi, Lippi etc – aveva attaccato le microspie e i telefonini più o meno delle stesse persone, e anche di più, che Torino aveva dovuto staccare. Proseguirono le intercettazioni anche se gli uni non sapevano degli altri. Riuscirono a beccare tutta la stagione del campionato.
Per tutto il campionato sentirono che Moggi, durante il campionato, faceva anche di più che per le amichevoli: dettava le griglie preliminari per il sorteggio all'altro designatore, Bergamo, e combinava tutto quello che tutti abbiamo saputo tre anni fa e che adesso stanno cercando di farci dimenticare invitando Moggi da tutte le parti a raccontar palle.
In ogni caso, il processo è in corso a Napoli.
E' ovvio che se tu trucchi un campionato manipolando le designazioni arbitrali, condizionando dirigenti, arbitri, giornalisti eccetera, devi essere intercettato per tutto il campionato e non è colpa nostra se dura nove mesi.
Con la nuova legge i magistrati avrebbero dovuto staccare le microspie a metà, anzi molto prima della metà del campionato, perché la nuova legge stabilisce che si potrà intercettare fino a un massimo di quarantacinque giorni, e si potrà avere solo nei casi estremi un ultima proroga fino a sessanta giorni.
L'intercettazione, caschi il mondo, non può durare più di due mesi, salvo casi di mafia e terrorismo.
Cosa te ne fai di due mesi di intercettazioni quando devi scoprire quello che succede per un intero campionato? Cosa te ne fai di due mesi di intercettazioni quando magari c'è un sequestro di persona che dura sei mesi? Metti che al 59° giorno i sequestratori che sei riuscito a intercettare stanno parlando di dov'è il nascondiglio del bambino tenuto in ostaggio: invece di proseguire per capire dove lo tengono devi staccare e andartene.
Voi capite che non solo è una legge assurda, ma è una legge criminogena nel senso che avverte il criminale di quanti giorni deve starsi zitto prima di cominciare a parlare: “Stai zitto due mesi poi di quello che vuoi tanto sei sicuro che non sarai più intercettato”.
Oppure, uno sente al 59° giorno: “domani lo ammazziamo”, “fra una settimana lo ammazziamo”, “fra un mese lo ammazziamo”, “ho trovato quello che dobbiamo ammazzare”, “ho trovato la ragazza che dobbiamo violentare”. Tu cosa fai, stacchi tutto e te ne vai? No, insisti per cercare di capire chi è la ragazza, chi è il tizio destinato ad essere ammazzato per cercare di prevenire ed evitare. Quante volte l'intercettazione evita l'omicidio!
Lo sai prima che stanno andando ad ammazzare qualcuno, invece di metterci lui fai trovare i poliziotti così quando arrivano i killer vengono arrestati. Quante volte!
Quante volte Genchi, il famigerato Genchi, è riuscito a far sventare delitti o a far scoprire persone che hanno commesso delitti proprio con l'incrocio intelligente fra tabulati e intercettazioni.
Niente, qui caschi il mondo al sessantesimo giorno devi staccare e andare via.
Speriamo che la facciano così, questa legge, perché se la fanno così abbiamo la matematica certezza che è incostituzionale: in un Paese dove c'è l'obbligatorietà dell'azione penale e soprattutto dove vige il principio della non dispersione della prova, immaginate se la Corte Costituzionale, a meno che non cambino anche quella, potrà mai consentire una legge che ti impone sul più bello di rinunciare ad acquisire le prove, una cosa folle.
Speriamo che nessuno faccia emendamenti migliorativi perché peggio è questa legge più abbiamo speranze che venga frantumata e incenerita dalla Corte Costituzionale.
L'unica speranza è questa: che continuino a scrivere leggi coi piedi come adesso.

Stop alle intercettazioni ambientali

Terzo fatto: i posti dove si potranno fare le intercettazioni saranno solo posti – parlo delle ambientali, quando si mette la cimice dietro il televisore, sotto il sedile della macchina, dentro la valigia, appiccicata alla giacca – dove si ha il fondato sospetto che si commettano dei reati.
Oggi non è così, è una pura assurdità: come fai a sapere prima se in un posto si commettono reati? L'importante è sapere che un sospetto frequenta certi posti e in quei posti non è che commetta reati, ma parla al telefono o con degli amici.
Un capo mafia non è che a casa sua strangola la gente, a casa sua magari riceve qualcuno e insieme a lui parla di appalti da truccare, negozi da taglieggiare eccetera.
Pensate a quante volte viene messa la microspia nella macchina di un tizio: mica quello fa dei delitti dentro la macchina, c'è la speranza che mentre sta in macchina parli con qualcuno, si incontri segretamente con qualcuno. Mica per fare un reato, ma magari per parlare di qualcosa che ha già fatto, chi lo sa.
Furono beccati in un'autoscuola di Palermo degli uomini di Provenzano che facevano scuola guida e che si chiudevano dentro la macchina per parlare di cose riservate, senza sapere che dentro la macchina avevano le cimici. In macchina non hanno mai fatto nessun reato, però in quella macchina parlavano di come dovevano aiutare alle elezioni Marcello Dell'Utri, candidato alle europee nel 1999.
Al processo Dell'Utri ci sono le telefonate di questi qua che organizzano la campagna elettorale per questo signore, ed è uno degli elementi di prova sul fatto che Dell'Utri otteneva in cambio dei suoi numerosi appoggi alla mafia degli appoggi a sua volta, così i giudici di primo grado hanno fatto scattare il concorso esterno, che esige questa reciprocità di rapporti e di favori.
Bene, d'ora in poi se non si ha un elemento concreto che in un certo posto sta per svolgersi un crimine non si potrà più mettere la microspia. Siamo, ovviamente, alla follia.

Intercettazioni: comma 22

Ma la cosa più delinquenziale di questa legge è il quarto punto: quando si possono disporre le intercettazioni. Quali sono i requisiti, quali sono i limiti per disporre le intercettazioni.
Oggi, il giudice dispone l'intercettazione su richiesta del pubblico ministero soltanto se ci sono elementi che fanno giudicare quella intercettazione indispensabile per il proseguimento delle indagini. Se tu dici che è inutile fare pedinamenti o cercare le impronte ma non c'è altro da fare che intercettare, per il tipo di criminale è indispensabile, per incastrarlo, intercettare il giudice intercetta.
In futuro non sarà più così: occorreranno “gravi indizi di colpevolezza” a carico della persona da intercettare.
Cosa vuol dire “gravi indizi di colpevolezza”? Vuol dire che per intercettare X devi già sapere che X è colpevole. Per intercettare, in un'indagine di omicidio o sequestro di persona, devi già conoscere il colpevole puoi intercettare soltanto lui.
Uno dice: ma se hai già trovato il colpevole, a che serve intercettare? L'intercettazione serve a scoprire il colpevole! Qui no: prima devi scoprire il colpevole, poi puoi fare l'intercettazione.
Ma se hai scoperto il colpevole lo arresti, mica lo intercetti! Se scopri il colpevole chiudi le indagini e lo mandi a giudizio, mica lo intercetti! Intercetti per scoprire chi è stato.
Mi collego con una cosa che avete sicuramente letto sui giornali in questi giorni a proposito dell'archivio Genchi, che sta diventando un'altra barzelletta ma è in realtà un gravissimo episodio di disinformatia mediatica, come dicevamo lunedì scorso.
Avete letto che Genchi è stato convocato dal Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti presieduto da Rutelli, uno che avrebbe almeno due motivi per non presiedere - o almeno per astenersi in questo periodo dal presiedere – il Copasir.
Era in contatto telefonico con Saladino, principale indagato di Why Not, a Napoli risultano suoi contatti attraverso il rutelliano Lusetti con Romeo, l'imprenditore che sta in carcere per gli appalti della Global Service, e Rutelli questa settimana ha interrogato come capo del Copasir De Magistris e Genchi.
De Magistris è quello che ha fatto l'inchiesta Why Not su Saladino scoprendo i rapporti telefonici con Rutelli, Genchi è quello che faceva il consulente di De Magistris a Catanzaro e ha lavorato su quei contatti telefonici. De Magistris, in più, adesso fa parte del tribunale del riesame di Napoli e che ha confermato gli arresti per Romeo, scrivendo quello che risulta nell'indagine: che Romeo aveva rapporti, ancora tutti da chiarire, con Rutelli.
Tutti i giornali avevano raccontato di questi rapporti fra Romeo, la Margherita, Lusetti e anche un incontro con Rutelli. Non dimentichiamo che Romeo, pur essendo già stato arrestato e condannato in primo e secondo grado per corruzione negli anni Novanta, finanziava la Margherita ed Europa, il giornale della Margherita. Rutelli aveva accettato, o forse non l'avevo informato, il che sarebbe molto grave, che il suo partito prendesse soldi da uno che era noto come un corruttore di politici, già nella Prima Repubblica.
Perché vi ho ricordato questo? Perché a un certo punto, dopo che Rutelli – in palese conflitto di interessi – e gli altri del Copasir hanno torchiato De Magistris e Genchi a proposito della bufala dell'archivio Genchi, i giornali hanno scritto che erano emersi fatti gravissimi: si è scoperto che Genchi e De Magistris avevano acquisito tabulati telefonici di persone non indagate.
Apriti cielo! Oddio, tabulati di non indagati! Questi ignorantoni non sanno nemmeno che la legge non solo consente di prendere tabulati di persone non indagate, ma consente addirittura di intercettare persone non indagate.
Prendete il caso del sequestro di persona: chi è la prima persona che si intercetta appena viene rapito un ostaggio? La sua famiglia, il suo numero di casa, dei suoi parenti, familiari e amici.
Sospettati di averlo rapito? No, persone alle quali i sequestratori potrebbero telefonare per chiedere il riscatto: se non intercetti il telefono come fai a beccare la telefonata dei sequestratori e a cercare di risalire?
Ci sono altri casi: quando ammazzano qualcuno e non si sa chi potrebbe essere stato, si mette a tappeto sotto intercettazione i telefoni di tutti i familiari, amici, tutti i possibili nemici – vicini di casa, ricordate il caso di Simonetta Cesaroni, il delitto di via Poma, il delitto dell'Olgiata.
Mettono sotto controllo i telefoni di tutti i conoscenti nella speranza di captare qualcosa che aiuti a trovare l'assassino. Figuratevi con questa nuova norma! Prima trovi l'assassino e poi gli metti il telefono sotto controllo: fantastico!
Tenete presente che, sempre in questi emendamenti del governo, c'è pure specificato: “L'intercettazione si può disporre solo quando assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione dell'indagine”, questo già dice la legge oggi, come vi ho detto prima”. Incastrate questa cosa con quell'altra disposizione - “solo quando sussistono gravi indizi di colpevolezza” sulla persona da intercettare – e voi vedete che uno dice: io la intercetto solo quando ho scoperto che è colpevole, ma a qual punto non è affatto indispensabile per il prosieguo delle indagini, l'intercettazione: sei hai già scoperto che è colpevole come fa ad essere indispensabile intercettarlo.
Praticamente, se devi trovare il colpevole prima di intercettarlo quando chiedi di intercettarlo il GIP ti dirà che non è indispensabile per il proseguimento delle indagini. Non si intercetta mai!
Prima perché non hai ancora scoperto il colpevole, dopo perché l'hai scoperto!

Il governo dell'insicurezza

Contenti loro... se fosse una questione tra i politici e i magistrati noi potremmo anche fregarcene. Il problema è che se non si può più intercettare nessuno se non si è scoperto che è già colpevole, noi cittadini saremo molto più esposti ai crimini.
Anzi, quando i criminali sapranno che la nuova legge è questa, commetteranno molti più delitti perché non avranno più alcuna paura, nemmeno quel pochino di paura che hanno oggi, di essere presi.
Questo è quello che succederà, pensate al caso degli stupri nel Lazio negli ultimi giorni: hanno scoperto molti di questi stupratori intercettandogli il telefono e incrociando i tabulati, esattamente quello che fa Genchi.
Pensate se il giudice, per intercettare questo branco di presunti stupratori, avesse dovuto aspettare che il Pm gli desse la prova o il grave indizio che quelli erano colpevoli: non sarebbero ancora sotto intercettazioni adesso e non lo sarebbero mai, quindi avremmo più stupratori in giro, magari avrebbero già colpito altre ragazze.
E questo è il governo della sicurezza.
Mi rendo conto che sembra incredibile quello che stanno preparando, però purtroppo è quello che sta per accadere sulla testa.
Passate parola."

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Per Leucemia di un bimbo richiesta di sangue gruppo B

Post n°803 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da albert.z
 

Giralo x Favore!!! Bimbo di 17 mesi necessita sangue gruppo B positivo x leucemia fulminante Tel 3282694447 Riccardo Capriccioli E' URGENTE E IMPORTANTE Messaggio inviato da Safira 1959
baci Ginevra.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

TREMONTI FAVORISCE GLI EVASORI

Post n°802 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da albert.z
 

Appena tornato in sella, il 24 giugno, Tremonti ha più che raddoppiato la soglia di tolleranza per il contante: 12.500 euro. Anche gli assegni sono tornati liberamente trasferibili fino a 12.499 euro. E il limite di 500 per i professionisti è scomparso. "Così ricostruire a posteriori la provenienza del denaro è diventato impossibile", spiegano due colonnelli della Guardia di Finanza. Un consulente della Banca d'Italia riassume con amarezza la nuova filosofia: "Per favorire gli evasori, il governo accetta il rischio di ostacolare le indagini contro i patrimoni di mafiosi, bancarottieri e speculatori".

Giulio Tremonti
Effetti negativi derivano anche da altre contro-riforme. Con gli incentivi per la ristrutturazione ecologica delle case, Prodi aveva introdotto un meccanismo che trasforma il contribuente in alleato del fisco: per ottenere gli sconti, l'interessato doveva convincere l'azienda di turno a fatturare tutto. A fine anno, è bastato l'annuncio di una limitazione del beneficio per far tornare in nero molti lavori già eseguiti: se il vantaggio fiscale diventa incerto, meglio pagare meno e non dichiarare niente.

A completare il quadro è l'incredibile storia dell'evaporazione del comitato di esperti per la lotta al riciclaggio e ai paradisi fiscali. È l'organismo tecnico a cui la legge affida il compito fondamentale di studiare i cosiddetti "indici di anomalia": quali operazioni sono "sospette"? Quando una banca (o un avvocato, un notaio o una fiduciaria) è obbligata a denunciare il cliente? Scegliendo indici sbagliati, la guerra è persa in partenza. Per questo Bankitalia aveva selezionato quattro specialisti dal curriculum indiscutibile.

Il 28 febbraio 2008 Giovanni Castaldi, il dirigente che guida l'apposita Unità d'informazione finanziaria (Uif), comunica all'allora sottosegretario Mario Lettieri, "sentito il governatore" Mario Draghi, i nomi dei designati: Stefania Chiaruttini, consulente della procura di Milano; Gianfranco Donadio, magistrato antimafia; e i docenti universitari Emanuele Fisicaro e Donato Masciandaro.

Il 28 marzo l'allora ministro Tommaso Padoa Schioppa firma il decreto che istituisce il comitato per tre anni rinnovabili. Tre giorni dopo Castaldi comunica le nomine "con sincere felicitazioni". Con il nuovo governo, però, il decreto sembra scomparire. La prima riunione del comitato slitta da maggio a luglio, quando viene annullata senza spiegazioni. La nomina è protocollata al ministero (numero 6994) da più di dieci mesi, eppure il decreto resta nei cassetti. Ma non basta: in queste settimane gli ordini dei notai e dei commercialisti hanno ricevuto le bozze dei famosi "indici di anomalia". E chi le ha preparate, all'insaputa dei saggi? I dirigenti del ministero fedeli a Tremonti. Insomma, basta con gli specialisti esterni: la lotta al nero, il governo vuole farla in casa.

Al di là delle norme, tuttavia, la caccia agli evasori è soprattutto l'effetto del lavoro quotidiano degli ispettori dell'Agenzia e dei finanzieri. E qui si apre un secondo fronte della contro-riforma: il controllo politico della Guardia di Finanza. Chi guida i comandi centrali e territoriali è in grado di controllare anche l'ultimo dei 68.134 finanzieri. Il nuovo governo ha reso ancora più potente la cordata che era vincente già dal 2001. L'indiscusso dominus è il neo promosso generale di corpo d'armata Emilio Spaziante, già responsabile del sevizio segreto interno. Secondo fonti autorevoli, Spaziante punta a diventare il primo comandante proveniente dal Corpo. Nell'attesa, occupa la carica, considerata preparatoria, di comandante per l'Italia centrale. E i posti chiave sono tornati (o rimasti) ai suoi fedelissimi. A Milano il comandante provinciale è Attilio Iodice e quello lombardo è Mario Forchetti. Sempre Spaziante è lo sponsor del nuovo capo di stato maggiore, Michele Adinolfi, già comandante del Lazio.

Secondo testimonianze di alti ufficiali che non vogliono esporsi, la "definitiva tremontizzazione" delle Fiamme Gialle si completa con la promozione e il trasferimento dei graduati che avevano raggiunto i maggiori risultati contro evasione e criminalità economica: tutti via da città come Milano o Palermo. E trasferiti dove? In province e regioni 'rosse'.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

PROGRAMMA DEI MOVIMENTI POPOLARI ITALIANI EUROPEI ALLE ELEZIONI EUROPEE 2009

Post n°800 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da albert.z
 

La proposta che segue e' il Programma Elettorale al quale vi chiedo di continuare a far aderire altri cittadini per costruire insieme, ognuno da Protagonista, singolarmente o con la Propria Associazione o Organizzazione Politica, la presenza di tutti coloro che sono stanchi dell'attuale sistema politico Italiano e dei suoi Partiti e vogliono cambiare il nostro Paese.
Non e' un programma lunghissimo o complesso ma il nostro scopo non e' il governo dell'Europa o del nostro Paese (per il momento) ma quello di iniziare a Moralizzare e Cambiare il volto e le azioni della Politica Italina.
Presto ci incontreremo a Roma e nella tua citta' per partire con la raccolta delle firme necessarie per la presentazione della lista.
Questo puo' essere l'inizio di un cammino insieme non per promuovere questo o quel nome ma per iniziare a cambiare, insieme, la poltica Italiana che permettera' , in seguito, anche di dare voce alle altre vostre visioni democratiche, personali o di gruppo.

PROPOSTA DI PROGRAMMA
dei Movimenti Popolari Italiani Europei PER LE ELEZIONI
EUROPEE 2009
Link del Programma Elettorale, per adesione, comment, suggerimenti, critiche:
http://movimentopopolareitaliani...

1) Riduzione, del 50%, di tutti gli emolumenti economici a disposizione dei Politici Italiani eletti anche al Parlamento Europeo e di tutti i nominati dalla Politica negli Enti e Societa’ Pubbliche

2) Eliminazione di tutti i Privilegi ( in pirmis le Auto Blu) riservati ai Politici con una legge che rimborsi le effettive spese dei Parlamentari, dei Consiglieri Regionali, Provinciali e Comunali in base alle ricevute presentate e per specifiche competenze, stabilite dalla stessa legge, senza eccezioni alcune

3) Limite dei due mandati, consecutivi, per tutti i Politici Italiani e per i Consulenti delle Istituzioni dello Stato e degli Enti e Societa’ pubbliche

4) Divieto di cumulo di incarichi di natura pubblica, sia elettiva che di nomina

5) Divieto di candidatura per condannati in via definitiva. Se in carica, in qualunque Istituzione dello Stato, decade immediatamente

6) Soppressione immediata degli Enti Inutili (dichiarati tale dalla Corte dei Conti)

7) Riduzione del 50% dei finanziamenti pubblici ai partiti e formazioni politiche

8) Riduzione del 40% dei Parlamentari Italiani

PRIMA INIZIATIVA COME EUROPARLAMENTARI:
(Per attirare l'attenzione sul nostro programma e avere visibilita')

OCCUPAZIONE, PACIFICA, DEL PARLAMENTO EUROPEO E SCIOPERO DELLA FAME, ALL'INTERNO DELL'AULA, FINO A CHE IL PARLAMENTO EUROPEO NON EMANA UNA DIRETTIVA INVITANDO GLI STATI DELLA COMUNITA' A DIMINUIRE GLI STIPENDI DEI DEPUTATI EUROPEI E PARLAMENTARI LOCALI NAZIONALI.
(Se lo facessimo adesso ci arresterebbero...)
N.B. Il Parlamento Europeo non ha potere sulle leggi interne di bilancio degli stati ma PUO' emanare direttive di indirizzo che valgono come 1000 petizioni o proposte di legge messe insieme....

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Calunnie, solo calunnie

Post n°799 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da albert.z
 

Giordano, Sgarbi, Berlusconi, Gasparri, Belpietro
stampacalunnia.jpgdiffondicalu.jpgfacebookcalu.jpg

Riporto di seguito la mia risposta alla lettera del direttore di Libero, Vittorio Feltri, e pubblicata oggi dal suo quotidiano.

Ho diviso la mia risposta in capitoli, per facilitare la lettura delle mie risposte alle calunnie mosse nei miei confronti in questi giorni da stampa e politici:

- Gestione dei finanziamenti
- Rimborsi elettorali
- Tutti gli immobili
- La società Antocri
- Conclusioni: la formichina


La lettera:

"Gestione dei finanziamenti

Caro direttore, eccomi.
Ieri Lei dalla pagina di Libero mi ha chiesto due spiegazioni e mi ha dato un consiglio. Cominciamo dal consiglio che era il seguente: “Le sollecito a darci prova della sua trasparenza e affidare i milioni del finanziamento ad un collegio di ragionieri eletti nel suo partito”. Mi pare proprio un buon consiglio, la ringrazio e mi attivo immediatamente. Ho oggi stesso disposto la modifica dello Statuto che ora prevede che tutte le finanze del partito e tutti i contributi elettorali (sia futuri che pregressi beninteso), siano gestiti non più dai soci originari che hanno dato vita al partito ma dall'intero Ufficio di Presidenza dell'Italia dei Valori che è composto da 7 persone, individuato non nominatamente ma – pro tempore – per il loro ruolo, la loro funzione e la loro elezione: il Presidente del partito, il Capogruppo della Camera, il Capogruppo al Senato, il Portavoce nazionale del partito, il Tesoriere, un rappresentante degli eletti nelle Regioni (da loro nominato) ed un esperto contabile nominato dall'Ufficio di Presidenza stessa (su proposta dell'Esecutivo nazionale di Idv che è il massimo organo assembleare del partito). Provi a visionare gli Statuti degli altri partiti e vedrà che tutti hanno adottato – specie all'inizio della propria attività – misure di cautela per evitare l'assalto alla diligenza (come peraltro “Libero” ne ha dato atto proprio ieri, informandoci delle beghe interne fra Margherita e Ds per la suddivisione dei rispettivi fondi e beni). Ho già preso appuntamento per domani da un notaio di Bergamo (che conosce pure Lei) per la relativa statura notarile. Appena sottoscritto Le invierò in anteprima copia del nuovo Statuto di Idv: se ha qualche ulteriore consiglio da darci le sarei davvero grato e provvederà di conseguenza.
E veniamo, caro direttore, alle domande che mi ha posto e che possono essere cosi riassunte: come sono stati gestiti i contributi ricevuti finora da Italia dei Valori e come “è la storia dei 10 appartamenti” che avrei acquistato. Rispondo subito, inviandole a parte la relativa documentazione per le verifiche che riterrà opportune effettuare.

Rimborsi elettorali"

Idv non riceve finanziamenti da imprenditori o sponsor che sia (da noi non troverà i Romeo di turno). Riceveremo invece – come tutti gli altri partiti che hanno rappresentanza parlamentare – i finanziamenti pubblici previsti dalla legge. Sono tanti. Per noi e per gli altri (ed infatti nella scorsa finanziaria abbiamo chiesto inutilmente al Parlamento di dirottarli a favore degli ammortizzatori sociali). Essi vengono introitati da Idv tutti ed esclusivamente sui 2 conti correnti della tesoreria dell'Italia dei Valori e da questa utilizzati solo ed esclusivamente per esigenze del partito e della sua azione politica (come, da ultimo è avvenuto per la raccolta delle firme per promuovere il referendum contro il Lodo Alfano). Inoltre riceviamo le quote di partecipazione dai nostri iscritti, dai nostri parlamentari e dai nostri eletti e amministratori. Infine riceviamo gli interessi attivi del denaro che rimane parcheggiato in banca fino al suo utilizzo. Più in concreto finora abbiamo incassato – dal giorno in cui ci siamo presentati alle elezioni la prima volta nel 2001 e fino a tutto il 2007 – contributi pubblici per 19'908'596 euro, a cui si devono aggiungere ulteriori 761'909,00 euro a titolo di interessi attivi e per contributi degli aderenti ed eletti del partito. Di converso, abbiamo speso a tutto il 2007 euro 16'233'853. Il nostro partito, quindi, non solo non ha debiti ma è in attivo di euro 4'436'652, somma che trovasi depositata presso le due banche predette, sempre, solo ed esclusivamente sui conti di Idv, come può rilevarsi dai relativi estratti conto. Per l'anno 2008 appena trascorso, la stesura del bilancio è in corso (per noi come per qualsiasi altro partito o ente o azienda) e verrà pure reso pubblico nelle forme e nei tempi previsti dalla legge. Come noto, infatti, tutti i bilanci dei partiti devono essere regolarmente pubblicati in giornali a tiratura nazionale. Quelli di Idv, peraltro, sono sempre stati (e lo sono ancora) visionabili alla voce “Bilanci e Finanze” sul sito del partito Italiadeivalori.it. Comunque – e ad ogni buon conto – glie ne invio copia (specificandole fin d'ora che quest'anno chiederò di pubblicare proprio su Libero il bilancio 2008, come previsto per legge, se Lei me lo permetterà). Specifico che i bilanci annuali dell'Italia dei Valori sono sempre stati tutti regolarmente approvati dall'Organo di controllo del Parlamento, come rilevasi esemplificativamente dalle attestazioni del Presidente della Camera dei Deputati per gli anni 2001-2002-2003-2004-2005-2006-2007 che le invio a parte. Specifico anche che la Corte dei Conti - a cui spetta per legge approvare i Conti consuntivi delle spese elettorali dei partiti - nel referto trasmesso al Presidente della Camera sui consuntivi presentati dalle formazioni politiche ha finora sempre approvato i rendiconti presentati dall'Italia dei Valori.

Tutti gli immobili

E veniamo alla "storia dei 10 appartamenti" (che poi non sono dieci, perché se ne vendi uno per comprarne un altro con i soldi del primo, non ne hai due ma sempre uno). È vero che qualcuno negli anni passati ha alluso ad un utilizzo indebito da parte mia dei rimborsi elettorali, ma - come potrà prendere atto leggendo il decreto dei Gip di Roma n.4620/07 del 14.03.2008 che le invio integralmente - non solo è stata disposta nei miei confronti - su conforme richiesta del pm - l'archiviazione perché il fatto non sussiste ma addirittura sono stati rimessi gli atti alla Procura per la valutatone circa il reato di calunnia nei confronti del denunciante.
Ma, potrebbe obiettare lei e giustamente: d'accordo, la gestione della tesoreria di Italia dei Valori sarà pure corretta ma i soldi per gli appartamenti dove li hai presi? Ecco, allora, l'elenco delle mie proprietà, il loro valore di acquisto e la provenienza dei relativi fondi. A Montenero di Bisaccia sono proprietario di una azienda agricola (lasciatami in eredità da mio padre e mia madre) con circa 15 ettari di terreno e casa colonica annessa (che ho ben ri­strutturato a mie spese, con i fondi (e le pietre) provenienti proprio dall'azienda: produco in proprio, infatti dalla morte di mio padre (1987) soprattutto, olio e grano (quest'anno oltre 400 quintali). A Curno, in provincia di Bergamo ho una villetta a schiera in via Lungobrembo 62, acquistata alla fine degli anni '80 e quindi per definizione con soldi non del partito (che, come noto è stato fondato ne! 2000 ed a cui i primi contributi sono cominciati ad affluire nell'autunno del 2001). Sempre a Curno, in via Lungobrembo 64 (contigua alla precedente) vi è una vecchia casa con giardino, di proprietà di mia moglie che l'ha comprata nel 1985 per 38 milioni di vecchie lire e che e stata dalla stessa (e con il mio contributo, anche manuale) ristrutturata nel 1986 (e quindi in epoca anch'essa non sospetta). È il luogo dove siamo andati a vivere dopo sposati. A Bruxelless sono comproprietario di un piccolo appartamento in via Scarabee 3, acquistato nel 1999 per 204 milioni di vecchie lire (di cui la metà con prestito bancario della Bbl di Bruxelless, sede del Parlamento europeo) quand'ero parlamentare europeo (ed a tal fine). Anche questo immobile è stato acquistato in epoca precedente alla costituzione di Idv. A Bergamo sono proprietario di un appartamento in via Locateli, da me acquistato, a seguito di gara pubblica, ad un'asta indetta dalla Scip per conto dell'Inail in data 10 novembre 2004 (rogito 16.03.2006) per euro 261'661,00 oltre spese e tasse. Non sono invece proprietario di alcun altro immobile in tale città, come invece pure era stato scritto. Vi sono invero lo studio e la casa di mia moglie (che, come Lei sa, fa l'avvocato da una vita e fa pane di una famiglia benestante di avvocati e prima di notai che Lei, gentile direttore, essendo di Bergamo, credo conosca molto bene).

La società Antocri

A Milano ho comprato nel 2004 (tramite la società Antocri) un appartamento in via F. Casati 1/a, per euro 614'500,00, di cui 300'000,00 con mutuo Bnl ed il resto con parte dei fondi provenienti dalla vendita di due appartamenti di mia proprietà che avevo a Busto Arsizio (acquistati nel 1999 - e quindi sempre in epoca antecedente alla costituzione di Idv - per lire 845'166'000 e rivenduti nel 2004 per 655'533,46 euro). Gli atti notarili sono a sua disposizione. Quanto alla provenienza dei fondi per acquistare gli appartamenti di Busto Arsizio, non me ne voglia ma lei dovrebbe ricordarla bene essendo stata una delle persone che vi hanno in qualche modo contribuito (ricorda i 400 milioni di lire che l'editore de "II Giornale" (ove egli faceva all'epoca il direttore responsabile) mi versò, a titolo di risarcimento danni con assegno circolare? All'epoca peraltro furono in molti a versarmi denaro per risarcirmi dei danni provenienti da articoli di giornali ritenuti diffamatori dai giudici o comunque, in via di transazione bonaria). L'altra parte dei soldi provenienti dalla predetta compravendita li ho usati per acquistare (tramite la società Antocri) a Roma nel 2005 un appartamento in via Principe Eugenio per euro 1'045'000,00 (il resto della provvista è stato reperito da un mutuo bancario Bnl di 400'000,00 euro e dai miei risparmi di cui in appresso). Tale immobile è stato rivenduto nel 2007 a 1'115'000,00 e con la relativa provvista, una volta estinto il mutuo, ho comprato l'anno scorso una casa ai miei due figli più piccoli a Milano, in zona Bovisa, per studiare. Ho anche aiutato mio figlio maggiore, con donazioni in denaro (per un totale di circa 80 mila euro) in parte quando si è sposato ed in parte quando sono nati i suoi tre figli trigemini. Soldi che egli, coscienziosamente ha utilizzato per pagare l’ anticipo di una casa a Curno quando abitava li e che poi ha rivenduto ricomprandosi, a minor prezzo, casa a Montenero, quando si è trasferito al paese natio. Sempre a Roma, sono attualmente proprietario dell’appartamento di via Merulana, ove abito quando mi reco li per ragioni legate al mio lavoro parlamentare. L’ho comprata, nel 2001 - e quindi ancora una volta prima dei rimborsi elettorali confluiti in questi ultimi anni al partito - per 800 milioni di vecchie lire ( di cui, come al solito, parte in mutuo) Queste sono,- o sono stata- le mie proprietà. Mi si dirà. D’accordo hai fatto delle compravendite ed hai stipulato dei mutui, ma per il resto dove hai preso i soldi? Ebbene, i miei redditi pubblici e che possono essere consultati presso il sito della camera dei Deputati e del senato ammontano dal 1996 ad oggi ad oltre 1'000'000,00 di euro ( al netto tasse), come da tabella riepilogativa che le invio a parte. A tutto ciò devono aggiungersi ulteriori rinvenienze attive, tra cui una donazione mobiliare per circa 300 milioni di vecchie lire ricevuta nel 1996 dalla contessa Borletti ( i fatti sono notori in quanto hanno riguardato come beneficiari anche altri personaggi pubblici) e come detto plurimi risarcimenti danni ricevuti ( da me e dai miei familiari) per circa 700'000,00 euro negli anni in relazione alle varie diffamazioni subite nel tempo nonché i frutti dell’agenzia agricola e dei relativi cespiti immobiliari lasciatimi in eredità dai miei genitori dopo la loro morte.

Conclusioni: la formichina

Tutto qui. Alcuni giocano, altri speculano, altri evadono le tasse e altri ancora girano il mondo o se la godono e si divertono. Io ho preferito e preferisco fare la formichina come mi hanno insegnato i miei genitori, risparmiando ed investendo i guadagni in immobili( almeno questi non ti mandano sul lastrico, come è successo per le azioni e le speculazioni in borsa!). Mi scuso per la prolissità e se necessario sono ancora e sempre pronto a fornire tutte le risposte che riterrà necessarie. Con Lei, caro direttore lo faccio volentieri per tre ragioni: primo perché sono certo della sua buona fede e del suo sacrosanto diritto di pormi le domande che mi ha posto; secondo perché sono convinto che ogni personaggio pubblico deve rispondere nel merito alla pubblica opinione (ed agli organi di informazione indipendenti come “Libero”); terzo, perché è cominciato il nuovo anno e voglio avvicinarmi alla terza età nel migliore dei modi. Buon anno a lei ed ai suoi lettori.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

I VERI GIONALISTI NON HANNO PADRONI

Post n°798 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da albert.z
 

Su una cosa ha davvero ragione il direttore de Il Giornale, Mario Giordano. Nel suo caso, non è possibile parlare di paranoia. La paranoia prevede infatti che chi ne è afflitto creda davvero in quello che dice.
Nel nostro caso, invece, siamo difronte a qualcosa di molto più subdolo e pericoloso. Siamo di fronte a mezzi di informazione che, abbandonata ogni autonomia e libertà di pensiero, trasformano se stessi in armi improprie per perseguire fini che con il giornalismo e con l’informazione non hanno nulla a che vedere. In un’epoca in cui tutto è mosso e condizionato dalla comunicazione di massa nulla, infatti, fa male e ferisce come le parole pronunciate in una televisione o scritte su un giornale. Ed ecco allora che, secondo uno schema non molto dissimile da quello del ventennio mussoliniano, se qualcuno dissente da pensiero del leader maximo, se qualcuno osa criticare, o, cosa ancor più odiosa, dire la verità, scatta impietosa la repressione che non è più fatta di manganelli e olio di ricino, ma di attacchi, insinuazioni, calunnie, denigrazione che tendono a distruggere l’avversario.
E quindi, più che giornali, sono fogli di regime di stampo sovietico all’insegna del principio che il modo migliore per distruggere il nemico è quello di denigrarlo, delegittimarlo e distruggerne la reputazione e la credibilità. Questa è l’azione che, con metodo certosino, il Giornale svolge quotidianamente. Un’azione della quale già hanno pagato il prezzo sia gli alleati, ne sanno qualcosa Fini e Casini, quando hanno osato mettere in discussione il potere del padrone, sia oggi con una violenza che non conosce precedenti chi, come Italia dei Valori e Antonio Di Pietro, ha il coraggio di dire agli italiani che il Re è nudo.
Per questo è paradossale e grottesco che a parlare di atti di squadrismo sia proprio Mario Giordano lui che, da direttore de il Giornale, è stato ed è regista di veri e propri attacchi politici agli avversari del suo padrone che con il giornalismo ci sembrano davvero aver poco a che vedere.
Oggi più che mai capiamo le ragioni che spinsero Indro Montanelli al gran rifiuto. Montanelli aveva un’idea precisa del giornalismo e sapeva che i giornalisti, quelli veri, non hanno padroni.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

L'Italia rovesciata

Post n°797 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da albert.z
 

video_sgarbi_agrigento.jpg
"Viva Caselli! Viva il pool antimafia!"

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Lodo Alfano: le firme dei cittadini

Post n°796 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da albert.z
 

Piazza Navona è stata una grande vittoria di impegno civile, a dimostrazione di come la società civile non si è completamente rassegnata a chiudersi in casa, ma ha ancora la forza di riflettere e agire. Abbiamo dimostrato che si può tornare a fare politica anche tra la gente e non più solo nelle segrete stanze del potere. La Rete e il passaparola hanno fatto il miracolo.

A Piazza Navona abbiamo manifestato contro il lodo Alfano, una legge che di fatto ha violentato immoralmente e incostituzionalmente lo Stato di diritto, perché, d’ora in poi, nel nostro Paese "la legge è uguale per tutti, meno che per quattro persone", fra cui Silvio Berlusconi, rendendoli di fatto impunibili e impuniti.

La raccolta delle firme per il referendum contro il Lodo Alfano, iniziata l'11 ottobre scorso, ha superato il muro del milione, doppiando di fatto la quota minima richiesta di 500 mila. Abbiamo trascorso le vacanze di Natale a verificarle una per una, e domani alle ore 10:00 a Roma, davanti al Palazzo di Giustizia, consegneremo le firme presso la Corte Suprema di Cassazione.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

Pronta una legge allunga-processise la Consulta boccia il lodo Alfano

Post n°794 pubblicato il 02 Gennaio 2009 da albert.z
 
Foto di albert.z

di LIANA MILELLA

AVVOCATI più potenti, anzi potentissimi. Capaci di allungare a dismisura i tempi di un processo con un nuovo strumento nelle loro mani: "interrogare" tutte le persone che vogliono e "convocare" i testi a difesa "nelle stesse condizioni dell'accusa". Non basta: "acquisire" ogni altro mezzo di prova ritenuto necessario. Non più come semplice optional, ma come "obbligo" al quale il giudice non può sottrarsi. È l'ultima trovata degli uomini del Cavaliere per salvare il "capo" comunque vada a finire il lodo Alfano. Un articolo del futuro disegno di legge del Guardasigilli, messo a punto e curato nei minimi dettagli dal suo ufficio legislativo e dal consigliere giuridico del premier Niccolò Ghedini, finora strettamente riservato, cambia un articolo del codice di procedura penale (il 190 sul diritto alla prova) e c'infila dentro pari pari il dettato costituzionale sul giusto processo. Le parole del famoso articolo 111, riscritto, discusso e approvato (era il 5 gennaio del 2000) negli anni del centrosinistra con plauso bipartisan, da principio a caratura generale, diventano un potente strumento nelle mani di chi vuole fare melina nei processi e si pone l'obiettivo non di ottenere giustizia in tempi rapidi, ma al contrario allontanare il più possibile nel tempo una sentenza.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963