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Proposte contro gli sprechi e i privilegi delle caste

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Costi della politica, le proposte dell'Italia dei Valori

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PER REGOLARE I POTERI DEI PARTITI E DEI POLITICI.

NO AI PRIVILEGI DELLA CASTA DI DECIDERE IL PROPRIO STIPENDIO.

SI AL PRINCIPIO CHE TRA STIPENDIO PIU' BASSO E QUELLO PIU' ALTO

DEVE ESSERCI UN RAPPORTO FISSO.

STIPENDI DEI POLITICI IN MEDIA EUROPEA.

STIPENDIO DEL MANAGER NON SUPERIORE A 13 VOLTE

QUELLO MEDIO DELL'OPERAIO DELLA SUA AZIENDA.

NO ALLE STOCK OPTION

NO ALLA FINANZA CREATIVA, NO AI DERIVATI

 

 Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Alcune delle immagini contenute sono prese dal web. Per qualsiasi problema fatemi sapere e verranno rimosse.

 

Messaggi di Dicembre 2009

SCUDO FISCALE: UN FAVORE AI FRATELLI GRASSI

Post n°1095 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da albert.z
 

FRATELLI GRASSI= EVASORI FISCALI, DELINQUENTI, SFRUTTATORI.

FRATELLI MAGRI= TUTTI COLORO CHE LE TASSE LE HANNO PAGATE ED HANNO LAVORATO IN MANIERA ONESTA.

I fratelli grassi stanno rientrando in Italia con fragore di campane a festa da parte dei media più vergognosi degli ultimi 150 anni. Tornano grazie allo Scudo Fiscale dell'inciucio Pdl-Pdmenoelle. I fratelli grassi sono ingrassati all'estero godendo dei servizi dello Stato in Italia senza però pagarli. Sono evasori totali, delinquenti civici. Gli italiani che hanno pagato le tasse anche per loro in questi anni, operai, impiegati, pubblici dipendenti, imprenditori, sono invece i fratelli magri. Tra i fratelli magri e quelli grassi c'è una grande differenza, i fratelli magri sono onesti, i fratelli grassi disonesti. Lo Stato accoglie il fratello grasso come un figliol prodigo, con la grancassa di giornali e televisioni come se rientrasse un eroe vittorioso dal fronte. Se Mangano era un eroe, chi ha occultato i propri guadagni al fisco merita una medaglia d'oro.
I soldi dei fratelli grassi sono di origine ignota, possono venire dalla droga, dal traffico di armi, dal commercio di organi, dalla corruzione. Sono soldi contaminati. I loro schifosi proprietari sono anonimi anch'essi e lo resteranno grazie allo Scudo Fiscale. Questa gentaglia con un obolo del 5% tornerà illibata e potrà investire i suoi soldi senza timore di alcun controllo. Non sono soldi di operai e neppure di imprenditori dotati di senso civico, italiani che hanno pagato il 50/60% di tasse, spesso anticipate, spesso presunte. E' grazie alle tasse dei fratelli magri che il Paese non è ancora fallito.
Ora, il popolo degli onesti, contrapposto al popolo dell'amore che vuole santificare un ladro di Stato come Bottino Craxi, è diventato il popolo dei fessi. Quello che ha pagato le tasse anche per gli altri. Tassati e mazziati.
Tremorti incassa l'elemosina degli evasori e le banche italiane le loro ricchezze, almeno per il momento, i soldi non hanno il passaporto. I Profumo e i Passera che vanno in tour a parlare di banca etica non muovono un sopracciglio all'ingresso dei capitali mafiosi nei loro istituti. Una sola banca ha rifiutato i soldi dei fratelli grassi ed è Banca Etica. Il Corriere, posseduto dalle banche e dalle imprese e diretto da Ectoplasma De Bortoli, titola oggi: "Scudo, il grande rientro: 95 miliardi dai paradisi". L'Italia è il nuovo paradiso fiscale, la lavatrice del mondo, il Paese del riciclaggio.
Gli imprenditori che hanno pagato tutte le tasse subiranno una concorrenza sleale e spietata da chi le tasse non le ha mai pagate e può investire nuovi capitali. I lavoratori dipendenti senza capitali continueranno a pagare i prestiti a tassi d'usura, se riusciranno ad ottenerli. Quanti deputati, senatori, ministri, sottosegretari hanno usato lo Scudo Fiscale? Se lo Stato non risponde a questa domanda può considerarsi fallito. I fratelli magri si sono rotti i coglioni.

 
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BUON ANNO

Post n°1094 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da albert.z
 
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FELICE ANNO NUOVO

 

 
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Craxi, forse statista, certamente un capo....banda

Post n°1093 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da albert.z
 
Tag: CRAXI

Articolo di Marco Travaglio pubblicato su "il Fatto Quotidiano" di oggi a pagina 6. Ogni commento è superfluo, buona lettura.

"Al momento della morte, nel gennaio del 2000, Bettino Craxi era stato condannato in via definitiva a 10 anni per corruzione e finanziamento illecito (5 anni e 6 mesi per le tangenti Eni-Sai; 4 anni e 6 mesi per quelle della Metropolitana milanese). Altri processi furono estinti “per morte del reo”: quelli in cui aveva collezionato tre condanne in appello a 3 anni per la maxitangente Enimont (finanziamento illecito), a 5 anni e 5 mesi per le tangenti Enel (corruzione), a 5 anni e 9 mesi per il conto Protezione (bancarotta fraudolenta Banco Ambrosiano); una condanna in primo grado prescritta in appello per All Iberian; tre rinvii a giudizio per la mega-evasione fiscale sulle tangenti, per le mazzette della Milano-Serravalle e della cooperazione col Terzo Mondo.
Nella caccia al tesoro, anzi ai tesori di Craxi sparsi per il mondo tra Svizzera, Liechtenstein, Caraibi ed Estremo Oriente, il pool Mani Pulite ha accertato introiti per almeno 150 miliardi di lire, movimentati e gestiti da vari prestanome: Giallombardo, Tradati, Raggio, Vallado, Larini e il duo Gianfranco Troielli & Agostino Ruju (protagonisti di un tourbillon di conti e operazioni fra HongKong e Bahamas, tuttora avvolti nel mistero per le mancate risposte alle rogatorie).

Finanziamenti per il Psi?
No, Craxi rubava soprattutto per sé e i suoi cari. Principalmente su quattro conti personali: quello intestato alla società panamense Constellation Financière presso la banca Sbs di Lugano; il Northern Holding 7105 presso la Claridien Bank di Ginevra; quello intestato a un’altra panamense, la International Gold Coast, presso l’American Express di Ginevra; e quello aperto a Lugano a nome della fondazione Arano di Vaduz. “Craxisi legge nella sentenza All Iberian confermata in Cassazione - è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti… non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall’imputato tramite suoi fiduciari… Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti”.
Su Constellation Financiere e Northern Holding - conti gestiti dal suo compagno di scuola Giorgio Tradati - riceve nel 1991-‘92 la maxitangente da 21 miliardi versata da Berlusconi dopo la legge Mammì. Sul Northern Holding incassa almeno 35 miliardi da aziende pubbliche, come Ansaldo e Italimpianti, e private, come Calcestruzzi e Techint.

Nel 1998 la Cassazione dispone il sequestro conservativo dei beni di Craxi per 54 miliardi. Ma nel frattempo sono spariti. Secondo i laudatores, Craxi fu condannato in base al teorema “non poteva non sapere”. Ma nessuna condanna definitiva cita mai quell’espressione. Anzi la Corte d’appello di Milano scrive nella sentenza All Iberian poi divenuta definitiva: “Non ha alcun fondamento la linea difensiva incentrata sul presunto addebito a Craxi di responsabilità di ‘posizione’ per fatti da altri commessi, risultando dalle dichiarazioni di Tradati che egli si informava sempre dettagliatamente dello stato dei conti esteri e dei movimenti sugli stessi compiuti”.

Tutto era cominciato “nei primi anni 80” quando – racconta Tradati a Di Pietro – “Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière, ndr). Funzionava cosí: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto”. Su cui cominciano ad arrivare “somme consistenti”: nel 1986 ammontano già a 15 miliardi.
Poi il deposito si sdoppia e nasce il conto International Gold Coast, affiancato dal conto di transito Northern Holding, messo a disposizione dal funzionario dell’American Express, Hugo Cimenti, per rendere meno identificabili i versamenti. Anche lí confluiscono ben presto 15 miliardi.
Come distinguere i versamenti per Cimenti da quelli per Tradati, cioè per Craxi?

“Per i nostri – risponde Tradati – si usava il riferimento ‘Grain’. Che vuol dire grano”. Poi esplode Tangentopoli. “Il 10 febbraio ‘93 Bettino mi chiese di far sparire il denaro da quei conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani pulite. Ma io rifiutai e fu incaricato qualcun altro (Raggio, ndr): so che hanno comperato anche 15 chili di lingotti d’oro… I soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi”.
Raggio va in Svizzera, spazzola il bottino di Bettino e fugge in Messico con 40 miliardi e la contessa Vacca Agusta. I soldi finiscono su depositi cifrati alle Bahamas, alle Cayman e a Panama.
Che uso faceva Craxi dei fondi esteri? “Craxi – riepilogano i giudici – dispose prelievi sia a fini di investimento immobiliare (l’acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione televisiva Roma Cine Tv (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire. Lo stesso Craxi, poi, dispose l’acquisto di una casa e di un albergo [l’Ivanohe] a Roma, intestati alla Pieroni”. Alla quale faceva pure pagare “la servitú, l’autista e la segretaria”.
Alla tv della Pieroni arrivarono poi 1 miliardo da Giallombardo e 3 da Raggio.
Craxi lo diceva sempre, a Tradati: “Diversificare gli investimenti”.
Tradati eseguiva: “Due operazioni immobiliari a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile”. Bettino regalò una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio (seguace del guru Sai Baba).

E il Psi, finito in bolletta per esaurimento dei canali di finanziamento occulto? “Raggio ha manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri”.
Anche Raggio vuota il sacco e confessa di avere speso 15 miliardi del tesoro craxiano per le spese della sua sontuosa latitanza in Messico.

E il resto?
Lo restituì a Bettino, oltre ad acquistargli un aereo privato Sitation da 1,5 milioni di dollari e a disporre –scrivono i giudici– “bonifici specificatamente ordinati da Craxi, tutti in favore di banche elvetiche, tranne che per i seguenti accrediti: 100.000 dollari al finanziere arabo Zuhair AlKatheeb” e 80 milioni di lire(«$ 40.000/s. Fr. 50.000 Bank of Kuwait Lnd») per “un’abitazione affittata dal figlio di Craxi (Bobo, ndr) in Costa Azzurra”, a Saint-Tropez, “per sottrarlo - spiega Raggio - al clima poco favorevole creatosi a Milano”.
Anche Bobo, a suo modo, esule.

Quando i difensori di Craxi ricorrono davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, nella speranza di ribaltare la condanna Mm, vengono respinti con perdite. “Non è possibile – scrivono i giudici di Strasburgo il 31 ottobre 2001 – pensare che i rappresentanti della Procura abbiano abusato dei loro poteri”. Anzi, l’iter dibattimentale “seguí i canoni del giusto processo” e le proteste dell’imputato sulla parzialità dei giudici “non si fondano su nessun elemento concreto… Va ricordato che il ricorrente è stato condannato per corruzione e non per le sue idee politiche”.

 
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D'ALEMA TRADITORE DEL POPOLO

Post n°1092 pubblicato il 29 Dicembre 2009 da albert.z
 

GLI INCIUCI DI D'ALEMA E DEI DS.

TRAVAGLIO:Buongiorno a tutti, mi scuso, ma sono giù di voce e un po’ raffreddato. Credo che, per riuscire a capire quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere nell’anno prossimo, dobbiamo focalizzare alcuni personaggi e credo che lo faremo nelle prossime settimane.

Il re dell'inciucio
Uno di questi, protagonista dell’inciucio prossimo venturo, anzi in pieno corso con il Partito dell’Amore è Massimo D’Alema. Massimo D’Alema ormai non riesce più a nascondere neanche per trenta secondi quello che vuole fare, perché è arrivato a un tale livello di inciucismo che gli scappano gli inciuci anche senza volerlo e quindi l’altro giorno, quando una giornalista gli ha chiesto se siamo nuovamente in clima di inciucio, lui ha risposto “ beh, insomma, gli inciuci non sono mica sempre stati soltanto delle cose negative: per esempio, Togliatti ne fece di positivi, perché a volte gli inciuci servono”.
In realtà quello che serve ogni tanto è qualche compromesso, possibilmente non al ribasso, ma al rialzo, in nome di valori e infatti D’Alema si riferiva al compromesso fatto da Togliatti con il mondo cattolico al tempo del concordato, anzi della conferma del concordato di Mussolini, che fu inserito nella Costituzione italiana, d’accordo con i comunisti: una scelta che si può discutere, io per esempio sono contrario ai concordati e sono per il principio cavouriano, libera chiesa e libero Stato, senza che ci siano particolari accordi né privilegi tra il potere temporale della chiesa e lo Stato italiano, ma insomma questo non era certamente un inciucio che salvava gli interessi di bottega di qualcuno, l’accordo tra comunisti e cattolici a proposito dei rapporti tra Stato e chiesa. Quello di cui stiamo parlando oggi non c’entra niente con i principi, non c’entra niente con la religione, non c’entra niente con le idee: c’entra con la bottega, la solita o le solite, perché qualcuno un giorno o l’altro magari ci spiegherà che cosa ci guadagna la bottega del centrosinistra a darle tutte vinte a Berlusconi.
D’Alema poi, dato che ormai è regolarmente il primo sospettato di ogni inciucio e ci mancherebbe altro, se ne è uscito, in un’intervista, in una chiacchierata con il vicedirettore de L’Unità, con questa frase: “ quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”, evidentemente ha un principio di Alzheimer, speriamo di no! Non si ricorda più quello che ha fatto fino a poco prima e allora questa rubrica, questo Passaparola è felice di rinfrescare la memoria sbiadita e annebbiata di Massimo D’Alema.
La carriera di Massimo D’Alema è iniziata nella notte dei tempi, come tutte le carriere di tutti i politici italiani, che sono lì poco poco da venti anni, quando non da trenta. Lui è nato nel 1949 a Roma, aveva un padre che era un grande personaggio, che ha fatto parte delle Commissioni Consiliari d’inchiesta sia sulla P2 e sia sul caso Sindona, esattamente l’opposto di come è venuto poi fuori il figlio: il padre era uno che combatteva contro i poteri occulti, con i rappresentanti dei quali poi il figlio si è spesso messo d’accordo e sta nuovamente per mettersi d’accordo. Maturità classica, giornalista, non si è laureato, anche se ha studiato un po’ a Pisa, ha detto lui di aver tirato delle molotov, ma c’è chi dubita perfino di quello: si pensa che se ne sia vantato, ma che poi non le abbia tirate davvero, come se quello fosse un vanto, tra l’altro; è deputato dal 1987, è stato vicesegretario del PDS subito dopo che Occhetto cambiò il nome e la natura del Partito Comunista dopo il crollo del muro di Berlino e poi fu segretario nel 94, dopo che il centrosinistra perse rovinosamente prima le elezioni politiche di marzo contro Berlusconi e poi ulteriormente le elezioni europee di giugno. Occhetto si dimise: caso piuttosto raro un politico che perde le elezioni e si dimette, infatti è stato subito raso al suolo Occhetto, proprio perché chi si dimette per aver perso le elezioni va fatto scomparire, di modo che non dia il cattivo esempio agli altri, che invece di elezioni ne hanno perse dieci o dodici, ma ci hanno fatto sopra una carriera. D’Alema diventa segretario nel 94 e poi nel 97 diventa Presidente della bicamerale, nel 98 Presidente del Consiglio fino al 2000 e poi, con il ritorno di Prodi al governo nel 2006, D’Alema diventa Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri. Dunque è in Parlamento da.. legislatura 87, legislatura 92, legislatura 94, legislatura 96, legislatura 2001, legislatura 2006, legislatura 2008, sono sette legislature al Parlamento italiano, più una legislatura al Parlamento europeo, non male. “Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”.
Rapidamente, la carriera di D’Alema è così composta: disastri su disastri dal punto di vista personale, non ne ha mai azzeccata una e, nello stesso tempo, vantaggi su vantaggi dal punto di vista di Berlusconi, per cui D’Alema è una specie di Re Mida che tutto quello che tocca diventa oro per Berlusconi, invece diventa letame per quanto riguarda il centrosinistra e anche il povero D’Alema, che ha collezionato più fiaschi di una cantina.

Il primo inciucio: salviamo Rete 4
Comincia subito, dicevo, con gli accordi sottobanco alla fine del 94: sopra il banco sfiducia il governo Berlusconi insieme a Bottiglione, allora leader del Partito Popolare e a Bossi, che rovescia il governo di cui faceva parte nel dicembre del 94. Alla vigilia di quell’appuntamento, ossia della caduta del primo governo Berlusconi il 22 dicembre 94, c’è una sentenza della Corte Costituzionale, la quale stabilisce un principio antitrust, correggendo la Legge Mammì, cioè la Corte Costituzionale stabilisce che la legge Mammì è incostituzionale laddove consente alla Fininvest di avere tre reti televisive, quindi impone che Fininvest scenda a due; a quel punto, subito dopo, cade il governo Berlusconi.Berlusconi, dopo soli sette mesi dal suo ingresso in politica, si sente già spacciato, perché è caduto il suo governo, il suo alleato Bossi l’ha mollato e comincia a chiamarlo “ il mafioso di Arcore”, cioè comincia a capire, dall’altro lato nasce un governo Dini che, per volontà di Berlusconi, sta in piedi senza i voti di Berlusconi, di Alleanza Nazionale e del CCD , che all’epoca era il partito di Casini e stavano insieme, per cui è un governo che sta in piedi grazie alla Lega Nord e al centrosinistra, oltre che alla sinistra estrema: c’è una sentenza della Corte Costituzionale, che cosa farà mai la nuova maggioranza, i famosi comunisti? Prenderanno la sentenza della Corte Costituzionale, che non è propriamente un organo eversivo, e la tradurranno in legge, come per altro bisogna fare in questi casi e quindi Berlusconi dovrà rinunciare a una televisione, ma rinunciando a una televisione perderà il confronto con la RAI, che ne ha tre di televisioni, mentre lui dovrà scendere a due, proprio nel momento in cui sta avviando le procedure per quotare in borsa le sue televisioni, perché le sue aziende sono indebitate fino al collo, c’è chi parla di 5.000 e c’è chi parla addirittura di 7.000 miliardi di lire di debiti e le banche gli chiedono di rientrare, perché non si fidano più di lui. Gli avevano dato un po’ di respiro quando era diventato Presidente del Consiglio, perché al Presidente del Consiglio non si può dire di no, ma adesso che si è afflosciato il suo governo Berlusconi è nuovamente nei guai, quindi tutto gli capita nel momento più delicato, in cui cerca di quotare in borsa le sue tv, cioè cerca di portare sul mercato azionario i suoi debiti, accollandoli ai risparmiatori.
E’ in questo momento che c’è il primo accordo sottobanco, come lo chiama D’Alema e forse è anche l’unico accordo sottobanco: forse è in quell’occasione che Silvio e Max si mettono d’accordo con un accordo inossidabile, un patto d’acciaio che, incredibilmente, sopravvivrà all’usura del tempo e delle intemperie e che dura ancora oggi. E’ un accordo che resta segreto fino a quando Luciano Violante, il più furbo della compagnia, se lo lascia sfuggire in un dibattito parlamentare nel febbraio del 2002, quando si sta discutendo della Legge Burla di Frattini sul conflitto d’interessi, siamo durante il secondo governo Berlusconi, e c’è un bel tomo di Alleanza Nazionale, un certo Anedda, il quale osa perfino accusare il centrosinistra di voler espropriare le televisioni di Berlusconi. Pensate, il centrosinistra! Giustamente risentito, Violante si offende, il suo discorso credo che molti di voi lo conoscano, perché grazie a Sabina Guzzanti, che l’ha inserito nel film “ Viva Zapatero”, è diventato celeberrimo: celeberrimo per le cose che dice Violante e per le facce che fanno gli altri leaders del PDS, o dei DS, all’epoca credo si chiamassero già così, intorno a lui, non perché non sapessero la cosa, ma perché Violante se la stava facendo scappare in pubblico. Violante che cosa dice? “ Onorevole Anedda, piano con le parole esproprio etc., chieda a Silvio Berlusconi e, per conferma, all’Onorevole Letta, che cosa è successo quando è caduto il primo governo Berlusconi; noi - dice - abbiamo assicurato all’Onorevole Berlusconi e era presente anche l’Onorevole Letta, che non gli avremmo toccato le televisioni”. Il contesto è quello che vi ho detto, c’è una sentenza della Corte Costituzionale che dice che Berlusconi deve scendere da tre televisioni a due, cioè deve prendere probabilmente la più piccola, Rete Quattro, venderla o spedirla sul satellite, o comunque va spenta e le frequenze vanno date a un altro, perché bisogna garantire il pluralismo, ci sono troppi pochi soggetti che hanno le mani sulle televisioni, bisogna allargare il ventaglio, questo dice la Corte Costituzionale. E loro, in presenza di una sentenza della Corte Costituzionale, che cosa fanno? Vanno da Berlusconi e Letta, che è l’altro grande protagonista degli inciuci di questi anni, è l’altro grande punto di riferimento dell’inciucio D’Alema /Berlusconi, è lo sherpa, è il pony express che va a viene tra i due, e gli dicono “ a noi della sentenza della Corte Costituzionale non ce ne frega niente, ti garantiamo che non ti tocchiamo le televisioni e che quindi non tradurremo in legge la sentenza della Corte Costituzionale” e badate, in quel momento fare una legge antitrust sulle televisioni che tenesse l’impostazione appena data dalla Corte Costituzionale, che non era facoltativo, ma era obbligatorio fare, avrebbe avuto un’amplissima maggioranza in Parlamento, perché quello è il periodo in cui Bossi diceva che bisognava spegnere i ripetitori di Fininvest per ricostituzione del Partito Fascista, era il momento in cui Bossi parlava di Berlusconi come del mafioso di Arcore e lo accusava di trafficare in droga; era il momento in cui le televisioni Fininvest stavano pestando mediaticamente Bossi e la Lega Nord, perché avevano osato far cadere Berlusconi e sostenere un governo come non piaceva loro con il centrosinistra, conseguentemente era un momento in cui, oltre al centrosinistra, una legge sul conflitto di interessi - e è un’altra cosa - e soprattutto una legge antitrust sulle televisioni avrebbe ottenuto un’amplissima maggioranza in Parlamento; è lì, in quel momento che, come dirà Violante nel 2002 vantandosene, il centrosinistra, anzi che il vertice dalemiano del PDS promette a Berlusconi che se ne infischierà della sentenza della consulta e non gli toccherà le televisioni, perpetuando un sistema incostituzionale.

 

 
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D'ALEMA E GLI INCIUCI CIOE' TRADIMENTI DEL POPOLO

Post n°1091 pubblicato il 29 Dicembre 2009 da albert.z
 

Secondo inciucio: al macero la sentenza della Suprema Corte
“Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”. Passano pochi mesi e, all’inizio del 95, Berlusconi ha un altro terrore: ci sono i referendum sulle televisioni promossi dalle Acli, dal gruppo di Fiesole, un gruppo di giornalisti di sinistra, promosso da varie associazioni Arci: si tratta di vietare gli sport dentro ai film in televisione, danno enorme per chi campa sulla pubblicità televisiva e si tratta di portare il numero delle reti a una per ogni soggetto privato, ogni soggetto privato potrà avere una televisione, che è già il massimo concesso negli altri Paesi, ci sono dei Paesi come la Spagna in cui non si può possedere neanche la metà di una rete televisiva, bisogna mettersi in società con altri. Questo referendum, sostenuto da autorevolissimi registi etc. etc., rischia di prevalere: perché? Perché se chiedi a uno se vuole vedersi un film tutto insieme, o se invece lo vuole lardellato di spot pubblicitari, è evidente che la gente risponderà in quel modo lì e se chiedi alla gente “ vuoi più o meno pluralismo?” beh, la gente immagino che chiederà più pluralismo anche tra quelli che votano per il centrodestra. E allora che cosa succede? Succede che Berlusconi, tramite Letta, fa sapere che sta per vendere le sue televisioni e che quindi è inutile fare il referendum, perché tanto lui le vende le televisioni, in più dice “ mettiamoci d’accordo in Parlamento per una riforma bipartisan delle televisioni, che renda inutile questo referendum che costerebbe un sacco di soldi ai cittadini contribuenti”, naturalmente gli altri, i tonni abboccano, oppure fanno finta di abboccare, Letta fa la spola, tenete presente che il centrosinistra in quel momento insieme alla Lega Nord ha la maggioranza, Berlusconi deve piatire, perché non comanda lui in quel momento. I tonni avviano una trattativa durante la campagna elettorale per il referendum, per vedere se si riesce, fino all’ultimo, a evitare i referendum, solo che Berlusconi sulle sue televisioni bombarda di spot dicendo “ votate no, votate no, votate no al referendum, perché se votate sì non avrete più le televisioni private, non avrete più i vostri programmi preferiti e le TV verranno spente”, sono degli spot terroristici, falsi, per terrorizzare la povera gente che non sa niente di queste cose e sono degli spot talmente falsi, che il garante condannerà le reti Fininvest a ripristinare la verità con degli spot veri, ma la Fininvest ripristinerà la verità una volta votato il referendum.
Dall’altra parte il centrosinistra, invece di sostenere il referendum, non fa praticamente campagna: perché? Perché crede o finge di credere che Berlusconi sia favorevole a fare una legge condivisa, bipartisan, trasversale e che stia per vendere le sue televisioni, anzi c’è pure qualche idiota del centrosinistra che dice “ no, per l’amor del cielo, non venderle a Murdoch, non venderle all’estero! E’ meglio che rimangano italiane anche nelle tue mani”, perché questi sono dei geni! Risultato: la campagna elettorale la fa solo Berlusconi per il no, quella del sì non c’è, anche perché il sì non ha soldi, mentre il no è Berlusconi, alla fine Berlusconi fa saltare il banco, non si fa nessuna legge condivisa, lui non vende nessuna televisione, vince il referendum, perché ha fatto da solo la campagna elettorale e così D’Alema il giorno dopo dice “ eh, adesso ha vinto il referendum, non possiamo più fare una legge che gli tolga almeno una televisione, come dice la Corte Costituzionale”: perché? Perché gli italiani hanno appena votato contro la prospettiva da togliergliene due; a parte che la logica non c’entra niente, perché può benissimo darsi che la gente sia favorevole a togliergliene una e non due e, in secondo luogo, che cosa dice o non dice la gente non c’entra niente, la Corte Costituzionale ha stabilito una cosa e tu la devi fare. E D’Alema dice “ da questo momento con il referendum non potremo più fare una legge a maggioranza senza i voti di Berlusconi sulle tv di Berlusconi”, ossia o Berlusconi vota una legge che gli toglie le tv, oppure noi non la possiamo fare. L’accordo del 94 dura, a quel punto cade il governo Dini e si dovrebbe andare alle elezioni, anche perché Berlusconi sono mesi che urla “ elezioni anticipate, elezioni anticipate! Un colpo di Stato, è il governo Dini che ci impedisce di andare alle elezioni, Scalfaro golpista”, c’era già il Partito dell’Amore all’epoca, Berlusconi insultava il Presidente del Consiglio che non era lui, cioè Dini, il Capo dello Stato chiamandolo golpista, serpente, etc., ma insomma è il Partito Dell’Amore, no? Quando lui fa questi insulti è il dolce Stilnovo! Per cui si pensa, dice “ beh, cade il governo Dini alla fine del 95 e si va alle elezioni, Berlusconi vuole le elezioni” e invece no, Berlusconi ha cambiato idea: perché? Perché deve quotare in borsa le sue televisioni e quindi ha bisogno di stabilità politica, in più non può certo rischiare di perderle le elezioni, in più i giudici di Milano hanno pure scoperto, finalmente, di chi è la famosa All Iberian, che pagava miliardi su miliardi a Craxi, il quale prendeva i soldi per fare le stesse leggi che poi D’Alema farà gratis, o almeno così si pensa.

 

 
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D'ALEMA E GLI INCIUCI

Post n°1090 pubblicato il 29 Dicembre 2009 da albert.z
 

L'inciucio definitivo: la bicamerale e l'eleggibilità fuorilegge di Berlusconi
E allora Berlusconi teme fortemente l’aspetto giudiziario, ora che i giudici hanno le mani sulla sua finanza estera, dalla quale poi si scopre che partiranno non solo i soldi per Craxi, ma anche i soldi per pagare i giudici, per aggirare le leggi antitrust in Italia, in Spagna etc.. E allora che cosa decide? Quando è debole sul fronte giudiziario Berlusconi fa la faccia serena e amorevole e chiede aiuto: il suo modo di chiedere aiuto è offrire il dialogo, il centrosinistra, nel momento in cui dice “ dialoghiamo, non andiamo alle elezioni”, che cosa dovrebbe fare? Fare quello che farebbe qualunque politico furbo, cioè andare subito alle elezioni, anche perché ha un candidato molto forte che è stato lanciato da alcuni mesi grazie a un genio della politica, Nino Andreatta, il candidato si chiama Romano Prodi, che nei sondaggi è dato molto favorito; invece D’Alema - chissà come mai! - contro gli interessi del centrosinistra e a favore degli interessi di Berlusconi, che teme le elezioni perché teme Prodi, decide di mettersi d’accordo con Berlusconi per logorare Prodi, che lui considera un intruso nel centrosinistra perché non appartiene al suo giro, e di fare un bel governissimo insieme a Berlusconi e agli altri grandi partiti, che faccia le riforme e che allontani non solo l’arrivo in politica di Prodi, ma anche le ambizioni di leadership di Fini, che già all’epoca stava cercando di smarcarsi dal Cavaliere e, soprattutto, l’imminente ingresso in politica di Di Pietro, che era stato tenuto fuori dal giro per due anni dopo le sue dimissioni da magistrato, era stato bombardato di processi basati sul nulla, infatti sono finiti tutti nel nulla a Brescia, gli hanno fatto una cinquantina di capi d’imputazione in una trentina di procedimenti, altro che la persecuzione denunciata da Berlusconi! Di Pietro è il politico più perseguitato che ci sia stato prima ancora di entrare in politica. E quindi un bell’accordicchio, un bel governissimo quello di D’Alema e Berlusconi! Viene incaricato dell’operazione Antonio Maccanico, che è una specie di inciucio vivente, Maccanico ci prova, ci sono anche delle divertenti intercettazioni telefoniche in quel periodo tra alcuni personaggi che stano nell’éntourage di questo governissimo Maccanico, a cominciare da Lorenzo Necci, ex Presidente delle Ferrovie, nelle quali si parla tranquillamente di amnistia, quello era il governo delle larghe intese o, come disse Dini in un lapsus, in una conferenza stampa, delle larghe imprese, c’erano tutte le grandi imprese e tutti i politici coinvolti in tangentopoli che rischiavano di finire dentro, perché ormai i processi erano arrivati alla fine e che aspettavano l’amnistia: a questo doveva servire questo governo, con la scusa delle riforme. Quando sentite parlare di grande riforma traducete subito in amnistia e impunità: a questo servono in Italia le riforme, come pretesto per fare l’amnistia.
D’Alema e Berlusconi dunque vanno avanti, compaiono per la prima volta insieme a Porta a Porta a braccetto e Vespa, sensale di matrimonio, presenta per la prima volta la coppia Silvio /Max in televisione, i due cinguettano che è una meraviglia, un amore proprio, purtroppo per loro il tentativo va a catafascio, perché Fini da una parte e Prodi dall’altra spingono per le elezioni, fanno saltare il banco e quindi Silvio e Max rimangono promessi sposi. Si va alle elezioni e infatti le vince Prodi, D’Alema a quel punto è destinato a rimanere disoccupato, è talmente sdegnoso nei confronti di Prodi che decide di non entrare neanche nel governo Prodi, anche perché il progetto dell’Ulivo non gli piace, il progetto dell’Ulivo piace a Veltroni, mentre D’Alema lo considera un abominio, D’Alema è per un partito socialdemocratico di tipo ottocentesco e quindi non vuole sentir parlare di Ulivo, ma soprattutto non vuole sentire parlare di società civile, quello è il momento in cui nascono i circoli dell’Ulivo, che vanno oltre i partiti: liste civiche, i club dell’Ulivo, era il momento in cui la gente sperava di essere protagonista, di potercela fare anche all’interno della politica tradizionale. D’Alema non entra nel governo e comincia subito a scavare la terra sotto i piedi a Prodi, inventandosi insieme a Berlusconi una bicamerale per riformare addirittura la Costituzione. L’accordo viene fatto nel luglio del 96, il governo Prodi è appena insediato, gli elettori naturalmente sono gabbati, anche perché nessuno li ha avvertiti che il centrosinistra, se avesse vinto le elezioni, si sarebbe messo d’accordo con Berlusconi per riscrivere la Costituzione, con uno così: Berlusconi in quel periodo era indagato a Milano per corruzione giudiziaria e corruzione semplice, a Palermo per mafia e riciclaggio, indagini poi archiviate e era addirittura indagato già a Firenze come possibile complice delle stragi del 93 insieme a Dell’Utri. Con uno così D’Alema si mette d’accordo per riscrivere non il Codice della strada, ma bensì la Costituzione repubblicana. Nello stesso giorno in cui a luglio fanno l’accordo per la bicamerale passa una legge che proroga sine die le tre reti della Fininvest: che cosa è successo? E’ successo che, entro la fine di agosto, il Parlamento deve fare qualcosa per dare risposta a quella sentenza della Corte Costituzionale, Fininvest da tre reti a due; il Parlamento ha avuto un anno e mezzo per fare qualcosa, non ha fatto una beneamata mazza e adesso c’è la scadenza: l’hanno lasciata arrivare apposta la scadenza, naturalmente, per potersi fingere colti alla sprovvista e giustificare ciò che nessuno giustificherebbe, ossia una proroga per fare in sei mesi ciò che non si è fatto in un anno e mezzo e infatti non lo faranno neanche nei sei mesi successivi. Maccanico dà la proroga affinché Rete Quattro continui a trasmettere fino alla fine del 96 e alla fine del 96 che cosa succede? Niente, un’altra proroga. Dopodiché, nel 97 verrà fatta una leggina nella quale si dice che vale il principio antitrust fissato dalla consulta, ma che a farlo rispettare, nel caso in cui non fosse rispettato e a applicare le sanzioni previste dovrà essere un’autorità per le comunicazioni, che entrerà in funzione solo quando ci sarà stato un congruo sviluppo tecnologico delle televisioni. Che cosa vuole dire “un congruo sviluppo tecnologico”? Può voler dire tutto e niente e infatti non vuole dire niente, è un modo come un altro per dire “ decidiamo la settimana dei tre venerdì”, che non arriva mai, perché ogni settimana di venerdì ne ha uno solo. Infatti da quel momento non ci sarà più neanche bisogno di proroghe, è una proroga sine die, tant’è che nel 2002 la Corte Costituzionale dovrà nuovamente intervenire per dire “ ve l’abbiamo già detto nel 94 che questa situazione non può andare avanti, adesso avete un anno di tempo” e infatti nel 2003, alla scadenza dell’ennesimo ultimatum fissato dalla consulta, Berlusconi, che nel frattempo sarà tornato al governo, si farà il suo decreto salva Rete Quattro. Vogliamo aggiungere ancora “quali sarebbero, in tutti questi anni, gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”?
Ne aggiungiamo ancora un paio: il primo, Berlusconi è ineleggibile in base alla famosa legge del 1957, quella che rende ineleggibili i concessionari pubblici, chi ha la concessione per l’attacchinaggio dei manifesti non può fare il Sindaco e neanche l’Assessore, chi fa il medico in un’A.S.L. e è dirigente in una A.S.L. non può fare il Consigliere o l’Assessore regionale, sono incarichi incompatibili in quanto sono in conflitto di interessi. La faccenda del medico è una storia di conflitto di interessi tra cariche, la faccenda di televisioni è una storia proprio di concessioni: esattamente come ci sono le aziende di telefonia che operano in concessione dello Stato e i loro proprietari ovviamente non possono essere eletti, allo stesso modo chi ha una radio e ha la concessione per trasmettere o ha una televisione e ha la concessione per trasmettere non può, secondo la legge del 57, ricoprire cariche elettive. Chi stabilisce l’ineleggibilità della persona una volta eletta? La Giunta per le elezioni della Camera, se si è un Deputato, o del Senato, se si è un Senatore, quindi decide la maggioranza parlamentare. Quando quello ineleggibile appartiene alla maggioranza è ovvio che la sua maggioranza lo dichiara eleggibile, anche se è ineleggibile, visto che siamo in Italia! In un altro Paese le regole sono sacre e quindi valgono per gli amici come per i nemici, in Italia, come è noto, per i nemici si applicano e per gli amici si interpretano: infatti nel 94 Berlusconi vince le sue prime elezioni e la Giunta per le elezioni della Camera lo dichiara eleggibile, anche se non lo è, con un éscamotage, ovvero stabilisce che la concessione non è sua, cioè non ce l’ha il proprietario del gruppo Fininvest, ma la concessione ce l’ha il manager, al quale il proprietario ha affidato l’incarico manageriale, quindi praticamente rimane ineleggibile Confalonieri che, non essendosi candidato, non ha mai chiesto di essere eleggibile, mentre il proprietario è eleggibile perché la concessione viene accollata al manager, che non è il proprietario. E’ una truffa naturalmente, vidimata con il timbro della maggioranza parlamentare che però, nel 96, perde le elezioni e diventa minoranza. Nel 96 finalmente Berlusconi, ineleggibile, eletto ma ineleggibile, finisce davanti alla Giunta per le elezioni della Camera dove la sua maggioranza non ha più la maggioranza, perché la maggioranza adesso ce l’ha l’Ulivo. E che cosa fa l’Ulivo? La stessa cosa che ha fatto il Polo due anni prima: continua a dichiarare ineleggibile Confalonieri, che non ha mai chiesto di essere eleggibile perché non si è mai candidato e continua a dichiarare eleggibile Berlusconi, che non lo è e questa scena si ripeterà nel 2001, con Berlusconi nuovamente in maggioranza, nel 2006 con Berlusconi nuovamente in minoranza e nel 2008, con Berlusconi nuovamente in maggioranza. Cambiano le maggioranze, ma l’ineleggibile viene sempre dichiarato eleggibile.
“Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”. L’ultimo, alleno per oggi, è quello che succede nel 1999, ma questo un po’ lo conoscete e quindi lo riepilogo per sommi capi: il governo D’Alema ha bandito la gara per le nuove concessioni televisive, per rimettere ordine nella giungla dell’etere, ciascun titolare, ciascun aspirante editore televisivo tra quelli già presenti sul mercato (Mediaset, Telemontecarlo, Videomusic etc. etc. e quelli nuovi, Europa Sette 1 e Europa Sette 2) presentano le loro credenziali, vengono tutte accolte queste domande, tranne quella di Rete Quattro, perché? Perché è eccedente rispetto al principio antitrust della Corte Costituzionale e quindi Rete Quattro perde la concessione e ottiene la concessione Europa Sette. Che cosa fa il governo D’Alema? Invece di prendere le frequenze di Rete Quattro, spegnerla e cedere le frequenze a Europa Sette, che ha vinto la gara, mentre Rete Quattro l’ha persa, concede un’abilitazione provvisoria a Rete Quattro a continuare a trasmettere anche se non ha più la concessione, lascia le frequenze a un soggetto che non ha la concessione, mentre quello nuovo che ha avuto la concessione non ottiene le frequenze, perché quest’abilitazione provvisoria prosegue nel corso degli anni, fino a quando poi Berlusconi va al governo e sistema le sue pendenze con la Legge Gasparri 1 e, bocciata quella, con la Legge Gasparri 2.
“ Quali sarebbero in tutti questi anni gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”, il resto alla prossima puntata, intanto ovviamente su Il Fatto Quotidiano seguiremo ogni giorno l’evoluzione dell’inciucio, cercando di smascherare che cosa nasconde e quali altri accordi sottobanco sono celati in questo nuovo inciucio, anche se ormai sono talmente evidenti che avvengono alla luce del sole, sopra il banco. Passate parola.
CHE DIO VI STRAMALEDICA. SIETE DEI TRADITORI !!!D'ALEMA E VIOLANTE E TUTTI I D'ALEMIANI, VIA DAL PD !!!!!!

 
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D'ALEMA, VIOLANTE, ANDATEVENE

Post n°1089 pubblicato il 28 Dicembre 2009 da albert.z
 
Foto di albert.z

 

 

D'ALEMA:IL PIU' GRANDE NEMICO DEI LAVORATORI E DEI PENSIONATI. IL PIU' FIDATO AMICO DEL SATRAPO DELL'INFORMAZIONE.

 D'ALEMA HA LAVORATO PIU' DI TUTTI PER FAR TRIONFARE BERLUSCONI. 

D'ALEMA E' STATO IL GRANDE SALVATORE DI BERLUSCONI, COLUI CHE AGISCE DA QUINTA COLONNA DENTRO IL CENTROSINISTRA PER FARE DANNO AL SENTROSINISTRA E FAVORIRE IL CENTRODESTRA. A CHE SCOPO? O E' DEFICIENTE O PENSA SOLO AL SUO TORNACONTO PERSONALE: DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA!?!

GUARDATE IL VIDEO DI TRAVAGLIO.

http://www.ustream.tv/recorded/3536594

 

 
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Fra qualche anno anche noi avremo i terroristi musulmani made in Italy.

Post n°1088 pubblicato il 28 Dicembre 2009 da albert.z
 

 

http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/esteri/attentato-aereo-delta/25-musulmani-istruiti/25-musulmani-istruiti.html

Per ora questo privilegio ce l'ha la Gran Bretagna, ma fra qualche anno avremo anche noi dei terroristi musulmani,nati in Italia.

NEW YORK - Lo dice il New York Post in copertina elaborando notizie del London Sun, 25 musulmani nati in Inghilterra sono stati istruiti in alcuni campi di
Al Qaeda in Yemen e adesso si preparavano a tornare in patria nei primi mesi del 2010 e attendere istruzioni via internet per colpire.

Sarebbero cinque le cellule terroriste inglesi "trasferite" nei campi yemeniti per essere istruite. L'allarme confermato da una fonte anomima di Scotland Yard. Intanto sempre da Londra rimbalza in America la notizia che ad Abdulmutallab era stato inserito a Londra sulla lista dei sospetti e gli era stato rifiutato n visto nel maggio scorso. Si indaga se e come gli inglesi abbiamo passato le informazioni agli americani.

 
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Il disastro della privatizzazione delle FS

Post n°1086 pubblicato il 23 Dicembre 2009 da albert.z
 

di Antonella Randazzo - 02/04/2007

 

Il Ministro dell'Economia e delle Finanze Tommaso Padoa Schioppa, nel suo discorso alla Commissione trasporti della Camera, ha detto: "Se in tutto il mondo i treni possono viaggiare con un macchinista unico, non si capisce perché in Italia ne servano due". Il ministro non ricorda, o non vuole ricordare, che il metodo del macchinista unico, adottato in Europa, ha provocato la morte di centinaia di persone. Ad esempio, il 5 ottobre del 1999, in Gran Bretagna, avvenne un terribile incidente, dovuto all'adozione del sistema del segnale luminoso per eliminare il secondo conducente. Furono estratti dalle macerie i cadaveri di 130 persone, e di molte altre rimase soltanto la cenere. 

Il sistema del segnale luminoso non è sicuro perché la nebbia o la vegetazione potrebbero impedire la visuale, mentre il vecchio sistema, che vedeva una divisione dei compiti fra due macchinisti, era assai più sicuro. Anche in altri paesi europei, compresa l'Italia, gli incidenti sono aumentati a causa di questi metodi, introdotti dalle società per risparmiare sui costi. In Italia, soltanto nel periodo maggio 2003-dicembre 2004, si sono avuti 10 incidenti, con oltre 200 feriti e 9 morti. Il 7 gennaio 2005, un interregionale, che da Verona si dirigeva verso Bologna, si scontrò con un treno merci che arrivava in senso contrario. L'incidente avvenne a Crevalcore, e provocò la morte di 17 persone. La linea era a binario unico, e la causa attribuita ufficialmente all'incidente è stata "errore umano", cioè il semaforo rosso non è stato visto dal macchinista a causa della nebbia. 

Il 20 dicembre del 2005, accadde un fatto analogo alla stazione di Roccasecca (Frosinone), in cui 59 persone rimasero ferite. Anche in questo caso si disse che il macchinista non aveva visto il semaforo rosso. Il 14 marzo del 2006, si scontrarono due treni nel milanese (Omnibus e Malpensa Express), e un conducente, Giuseppe Girola di 41 anni, morì. La causa era sempre dovuta alla difficoltà a vedere i semafori per la nebbia o per altri problemi (es: rami e foglie che impediscono la vista), e perché c'era il sistema a binario unico, che risale agli anni Sessanta. Per risparmiare, era stato licenziato il secondo macchinista e non erano stati installati sistemi elettronici che, in caso di errore umano, sarebbero stati in grado di arrestare il treno. La ricostruzione fatta dalle Ferrovie Nord Milano conferma che l'incidente è avvenuto a causa del mancato rispetto del segnale rosso da parte del macchinista dell'Omnibus e del problema del binario unico. L'Omnibus non era dotato di ripetitore di segnale, che avverte il macchinista anche nell'impossibilità di contatto visivo. 

In questi e in altri incidenti, i problemi di sicurezza dovuti al taglio delle spese (assenza del ripetitore di segnale o del secondo macchinista), vengono negati, addossando ai macchinisti la responsabilità, evitando così anche di risarcire le vittime. Da quando le Ferrovie sono state privatizzate sono morti 52 macchinisti. 
Un'indagine del 2005 della trasmissione Report  portò alla luce, grazie alla collaborazione di alcuni ferrovieri (licenziati in tronco e poi riassunti), le condizioni di insicurezza di molti treni, e che in molte linee ferroviarie è stato eliminato il secondo macchinista.

Le autorità politiche parlano di tecnologie all'avanguardia rappresentate dal sistema dell'alta velocità, ma poi si disinteressano al fatto che la maggior parte della rete ferroviaria, quella più utilizzata, è arretrata e in degrado. La liberalizzazione ha bloccato ogni possibile investimento per migliorare il servizio, e per riempire le tasche delle società private è stato permesso tutto: tagli al personale, aumento del biglietto, installazione sistemi arretrati ecc.
Il ministro delle finanze, anziché mettersi dalla parte dei cittadini e tutelare i loro diritti (sarebbe suo dovere), abbraccia completamente il punto di vista delle società private, in spregio ai diritti e alla vita stessa dei cittadini. Comportandosi in tale modo, egli mette in evidenza che oggi la politica non è più a servizio di tutti, ma soltanto del gruppo dominante, e il compito dei governi è diventato quello di propagandare le ragioni di chi impone il proprio potere calpestando ogni diritto umano.

Padoa Schioppa promuove persino il licenziamento dei lavoratori delle ferrovie perché, secondo lui, ci sono "risorse umane, come flessibilità e come ridondanze... Ci sono esuberi notevoli, che sarebbero ancora più notevoli se ci fosse flessibilità... È un sistema che va potato, come tutti gli alberi sani".[1] Il ministro non ricorda che, da quando l'azienda è stata privatizzata, oltre il 50% dei lavoratori è stato licenziato (compresi molti di coloro che pulivano i treni o garantivano la sicurezza), con conseguenze drammatiche, e gli stipendi sono stati decurtati del 23,3%. Mentre i dipendenti diminuiscono o guadagnano meno, il numero dei dirigenti  cresce e i loro stipendi aumentano a dismisura.[2] La diminuzione dei dipendenti ha prodotto scompensi e disservizi di vario genere, creando una situazione che negli ultimi tempi ha visto persino il proliferare di bande di delinquenti, che, approfittando dell'assenza di controlli, salgono sui treni e derubano, minacciano e impauriscono i passeggeri.

Le condizioni dei treni vengono dissimulate grazie alla comunicazione anticipata di controlli o dell'utenza da parte di personaggi importanti. Ad esempio, nel gennaio di quest'anno, il presidente del consiglio Romano Prodi e il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi hanno utilizzato il treno per recarsi da Napoli a Caserta. I dirigenti della società, avvertiti in anticipo, hanno fatto pulire e abbellire il treno, curando che la partenza fosse puntuale e l'arrivo persino anticipato. I passeggeri di quel treno ebbero i vantaggi della dissimulazione, mentre i viaggiatori comuni, specie se pendolari, nel quotidiano subiscono numerosi disservizi, ritardi, e spesso sono costretti a viaggiare su treni sporchi e con servizi igienici inservibili.

Negli ultimi anni il costo del biglietto del treno è salito del 9% e da recente è stato annunciato un aumento del 10%. Ciò fa parte del piano industriale 2007-2011, che prevede aumenti tariffari per treni di media-lunga percorrenza, con aumenti del 20% per quest'anno (un 10% è già stato attuato, mentre un altro 10% scatterà a ottobre), e poi del 5% l'anno dal 2009. Anche i treni regionali aumenteranno in media del 3,5% l'anno. Complessivamente, le ferrovie incasseranno in più, nel 2007, almeno 130 milioni di euro. Questi aumenti, secondo Padoa Schioppa sarebbero esigui, e le tariffe ferroviarie nel nostro paese sarebbero basse. 
Il nostro governo non ha dubbi sul fatto che dobbiamo essere noi cittadini a finanziare un'azienda che non è più statale: "certezza di finanziamenti. E che lo Stato condivida scelte delicate da un punto di vista politico e sociale: se ci sono esigenze sul fronte dell'occupazione o dismissioni di rami della rete non più redditizi né essenziali per assicurare il trasporto, chiedono ci sia condivisione da parte del Governo su questi indirizzi... (occorre il) raggiungimento dell'equilibrio finanziario".[3]

Si tratta di un peso finanziario che il paese non potrebbe sostenere. Lo stesso ministro Padoa Schioppa, durante la manovra finanziaria, aveva lanciato l'allarme sui conti pubblici e tagliato gravemente le spese per i servizi essenziali ai cittadini (mediche, scolastiche e per la giustizia). Il governo aveva promesso l'abbassamento del livello fiscale, ma poi ha ritrattato dicendo che soltanto nel 2009 ci potrà essere una pressione fiscale più bassa, senza però spiegare come questo accadrà, dato che il debito pubblico tende ad aumentare e le privatizzazioni hanno un costo elevato e nessun guadagno. Padoa Schioppa ha parlato di "finanziaria di sviluppo", ma come si può avere sviluppo se si tagliano le spese persino nei settori essenziali e si elargiscono milioni di euro alle società private come "vuoto a perdere"?

La privatizzazione delle aziende pubbliche (ferrovie, poste, autostrade ecc.) ha prodotto ovunque perdite economiche gravissime, il peggioramento della qualità dei servizi e l'aumento del costo per l'utente. 
La Gran Bretagna , come altri paesi europei, paga moltissimo per le privatizzazioni. Le sovvenzioni annue sono nell'ordine di 1000/2100 milioni di sterline, e a ciò si è aggiunta la perdita ingente, per lo Stato e i contribuenti, dovuta al crollo delle azioni della Railtrack (la società che gestisce i binari), che ne ha dimezzato il valore. Blair non si mostra preoccupato e annuncia la sovvenzione di altri 1000 milioni di sterline per "impianti automatici di sicurezza", senza però imporre alla società di attuare concretamente misure di sicurezza.

La società Trenitalia, ridotta al fallimento da una cattiva gestione, nel 2006, ha chiesto denaro pubblico. L'amministratore delegato, Mauro Moretti, ha minacciato fallimento se il governo non avesse rifinanziato la società, che aveva un buco di un miliardo e settecento milioni di euro. Moretti ha chiesto ben quattro miliardi di euro in quattro anni. Il governo, nell'ottobre del 2006, approvò il piano per ricapitalizzare Trenitalia, accettando di dare altro denaro pubblico ad una società privata. La privatizzazione, nella maggior parte dei casi, ha prodotto questo strano fenomeno dei "profitti privati e spese pubbliche". Le società private approfittano dell'Art. 2446 del codice civile, che permette al governo di dare denaro pubblico per ricapitalizzare le società che perdono oltre un terzo del capitale, senza che esse debbano garantire la trasparenza nella gestione o la tutela dei posti di lavoro.

Ormai da diversi anni, anche se i media non ne parlano, i ferrovieri stanno lottando per fare in modo che la situazione cambi, e denunciano le condizioni di degrado e di rischio. I dirigenti di Trenitalia non sono affatto preoccupati del rischio che i ferrovieri e gli utenti corrono, dato che nella maggior parte dei casi le responsabilità vengono dirottate altrove. Non sono disposti a spendere per la sicurezza nei treni, e hanno reintrodotto un metodo già esistente durante il fascismo: il Vacma (Veille Automatique de Contrôle par Mantien d’Appui). Si tratta di un dispositivo assai rudimentale, un pedale che deve essere premuto ogni 55 secondi, per evitare che si abbia l'arresto automatico del treno. Il metodo, installato da Trenitalia su centinaia di treni, è stato ritenuto illegale dal procuratore Beniamino Deidda, sulla base della legge 626 sulla sicurezza dei lavoratori, che vieta condizioni di monotonia e ripetitività. La società Trenitalia ha avuto il coraggio di fare ricorso al Tar, che è stato negato. 

I macchinisti stanno protestando perché sono consapevoli che in queste condizioni lavorative è a rischio la loro vita e quella dei passeggeri. In molti treni, se l'unico macchinista dovesse stancarsi, non c'è un sostituto temporaneo. La stanchezza non è poco probabile, dato che a volte i turni sono massacranti, anche di 10 ore. L'azienda induce i lavoratori a tacere sulle condizioni di lavoro, e ha il licenziamento facile quando qualcuno denuncia la situazione o protesta. Il 4 febbraio 2006, l 'Eurostar 9311 rimase fermo alla stazione di Bologna per 86 minuti. Dante De Angelis, il macchinista, preoccupato per le condizioni di precarietà della sicurezza, in seguito all'incidente di Crevalcore (in quel treno c'era il Vacma), si era rifiutato di partire. L’azienda ha risolto il problema licenziando il De Angelis, accusandolo di interruzione di pubblico servizio, senza considerare il motivo della protesta. Il macchinista, insieme ad altri ferrovieri, presentò un esposto alla Procura di Bologna per denunciare le condizioni dovute al metodo obsoleto del Vacma. Il clamore suscitato fece retrocedere l'azienda, che riassunse De Angelis ma non cambiò affatto le cose.

I macchinisti continuano a denunciare la situazione (con scarsa attenzione dei media) e a chiedere cambiamenti. I comunicati dei ferrovieri spiegano la situazione con chiarezza. Ad esempio, il comunicato SULT_FS 7/1/2005, dice: "Ancora una volta i quattro colleghi macchinisti deceduti nell’impatto…. hanno pagato con la propria vita la scelta aziendale di non dotare quella linea ferroviaria degli opportuni accorgimenti tecnologici…. La questione della sicurezza in Ferrovia sta diventando l’elemento centrale di una battaglia nella quale non ci tireremo indietro". 
Uno sciopero dei dipendenti di Trenitalia è stato annunciato per il prossimo 13 aprile, allo scopo di protestare contro i licenziamenti e le condizioni di degrado, sfruttamento e insicurezza.

Le responsabilità dei disservizi prodotti in seguito alle privatizzazioni sono sempre più difficili da individuare, perché si formano "scatole cinesi": ogni società appalta parte del servizio a un'altra società. Ad esempio, il servizio di informazioni telefoniche, che era un servizio nazionale al quale lavoravano dipendenti FS regolarmente assunti, oggi è stato appaltato a una società esterna che assume con contratti "atipici", che vuol dire di lavoro precario.

I governi, anziché sostenere i diritti dei lavoratori e la giusta battaglia per la sicurezza, cercano di impedire in tutti i modi proteste e scioperi, ignorando i gravi problemi che attanagliano le ferrovie italiane. Già il ministro Pietro Lunardi, anziché cercare di risolvere il problema mettendo le società di fronte alle loro responsabilità e ai loro doveri, aveva elaborato una "legge anti-sciopero". La legge cercava di limitare le ore di sciopero, così da rendere gli scioperi inutili. I politici non sono per nulla interessati a tutelare la sicurezza dei lavoratori, basti pensare al Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, che depenalizza quasi ogni reato dei datori di lavoro. Con contratti precari di lavoro, molti lavoratori non sono soltanto condannati all'insicurezza economica, ma anche a quella fisica, come fossero merce priva di valore.  

I Consigli di Amministrazione delle diverse società che amministrano le Ferrovie italiane (Rfi Spa, Fercredit Spa, Trenitalia Spa, Grandistazioni Spa, Italferr Spa, Ferservizi Spa, Centostazioni Spa) si atteggiano a benefattori dicendo di agire sempre per il "bene dell'azienda", che equivale a dire "per alzare i profitti a spese degli utenti e dei lavoratori". 
La pubblicità di Trenitalia, che vede facce sorridenti, hostess felici e treni lussuosi e puliti, serve all'azienda per attrarre investitori, e per diffondere un'immagine truffaldina e ingannevole di ciò che l'azienda è, inducendo a pensare che la privatizzazione abbia introdotto migliorie. E invece, in realtà, in molti treni non viene effettuata né la manutenzione ordinaria né quella straordinaria, e la sicurezza è sempre più scarsa.

I disastri delle privatizzazioni non sono un fenomeno soltanto italiano. Le ferrovie inglesi sono allo sfascio già dagli anni Novanta, in cui si ebbero numerosi incidenti per motivi analoghi a quelli avvenuti in Italia.
La privatizzazione ha interessato tutti i paesi dell'Unione Europea, e quindi i disastri sono da registrare in ordine al processo di privatizzazione di ogni paese. In paesi come la Francia , la Spagna e la Gran Bretagna , sono state organizzate numerose proteste e scioperi, per bloccare il degrado della privatizzazione.

In Gran Bretagna, la maggior parte degli incidenti ferroviari sono avvenuti dopo la privatizzazione avviata da Margaret Thatcher, e la situazione peggiora nel tempo. Lo scorso 23 febbraio, nella regione della Cumbria, tra la Scozia e l'Inghilterra, un treno ha deragliato uccidendo una persona, ferendone gravemente 8, e in modo leggero 40. Il rappresentante legale delle famiglie delle vittime, Louise Christian, dichiarò al Guardian: "Quello che è successo in Cumbria è tristemente familiare. Anche dopo il disastro ferroviario di Potters Bar nel 2002, le autorità annunciarono che avrebbero esaminato subito il caso. In seguito all'incidente il presidente della società che gestisce la rete ferroviaria nazionale John Armitt è apparso in televisione e ha negato errori di gestione. Ma la causa dell'incidente in Cumbria è nota da trent'anni: la linea ferroviaria sulla costa occidentale è vecchia e poco sicura. Le privatizzazioni continuano a giocare un ruolo deleterio e dirottano i fondi dai necessari investimenti sulla sicurezza".[4]

Anche in Francia si sono avuti numerosi incidenti, ad esempio, l'11 ottobre 2006, a Zoufftgen (Lorena), si scontrarono un treno merci francese e un treno passeggeri  lussemburghese, 13 persone morirono e 20 rimasero ferite. 
Questi tragici fatti sono conseguenze dell'ideologia introdotta a partire dagli anni Ottanta, che inneggiava alla privatizzazione e alle ristrutturazioni economiche, facendo credere che avrebbero migliorato l'esistenza di tutti e la condizione economica dei paesi. Ma così non è stato, e oggi siamo costretti a prendere atto che le privatizzazioni erano un modo per svendere i beni pubblici e garantirsi sovvenzioni milionarie, mentre le ristrutturazioni servivano ad asservire il paese all'élite economico-finanziaria. Se non comprendiamo tutto questo e non ci opponiamo, il nostro paese è destinato a diventare sempre più povero e degradato, fino al totale disfacimento.

 
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Lettera a Vittorio Feltri

Post n°1078 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da albert.z
 

 

la replica di Marco Travaglio a Gian Marco Chiocci de Il Giornale

 

Signor direttore,

ho letto l’articolo del collega Gian Marco Chiocci (ma il titolo lascia pensare che sia opera di Marcello Dell’Utri: “Dell’Utri sbugiarda Travaglio”) sulle presunte “inesattezze, omissioni e imprecisioni documentate processualmente” in cui sarei incorso nell’ultima puntata di Annozero. Di solito non replico agli attacchi dei giornali, ma stavolta faccio un’eccezione perché si mette in dubbio la cosa più preziosa che ho: la mia credibilità di giornalista documentato. Se il punto di riferimento, come scrive Chiocci, è il processo Dell’Utri conclusosi (per ora) con la sentenza di condanna in primo grado a 9 anni, mi dispiace, ma allora il disinformato è Chiocci (o Dell’Utri).

1. Nel 1974, quando fu assunto ad Arcore, Mangano faceva la spola fra Palermo e Milano da un paio d’anni, ma lo stesso Dell’Utri ha più volte dichiarato di averlo incontrato a Palermo, dove glielo presentò Gaetano Cinà.

2. La famiglia mafiosa di Porta Nuova non è affatto “nata solo nel 1983”: esisteva da ben prima, se è vero che Pippo Calò ne divenne il boss nel 1969 e ne faceva parte Tommaso Buscetta, che raccontò di esservi entrato nel 1945 a 17 anni.

3. Ho detto che Stefano Bontate era “capomafia” perché era il primus inter pares del triumvirato (insieme a Badalamenti e Liggio) che reggeva Cosa Nostra negli anni 70. Mangano era uno dei suoi pupilli, tant’è che nella sentenza Dell’Utri si legge che Bontate salì a Milano per incontrare Dell’Utri e Berlusconi per suggellare l’assunzione di Mangano ad Arcore; nel 1990, quando fu scarcerato,Riina ricordò minacciosamente a Mangano di non aver dimenticato che aveva regalato una pistola Bontate.

4. Quando fu assunto ad Arcore, Mangano aveva già subìto 6 arresti e 4 condanne in primo grado (tre per assegni a vuoto e una per truffa). Non ho mai detto che fosse già stato condannato per mafia. Del resto l’ha detto lo stesso Berlusconi il 26 giugno 1987 davanti al giudice istruttore milanese Giorgio Della Lucia: “Nell’ambito delle indagini seguite a questo sequestro (D’Angerio, 6 dicembre 1974, ndr) emerse che Mangano era un pregiudicato”.

5. Non ho mai detto che Mangano fu indagato per il sequestro D’Angerio (presunto “principe di Sant’Agata”). Ma che i carabinieri ritenevano che ne fosse il basista, come poi ha confermato il mafioso pentito Salvatore Cucuzza. Del resto, è stato lo stesso Berlusconi a raccontare il coinvolgimento di Mangano nel sequestro: “Lo licenziammo non appena scoprimmo che si stava adoperando per organizzare il rapimento di un mio ospite, il principe di Sant’Agata” (Corriere della sera, 20 marzo 1994).

6. Fra il luglio del 1974 e l’ottobre del 1976, quando risulta residente nella villa di Arcore, Mangano viene arrestato due volte, e per due volte, quando esce, elegge domicilio in “via San Martino n. 42, Arcore”, cioè a casa Berlusconi. Lo stesso Dell’Utri ha dichiarato al Corriere della sera (21 marzo 1994): “Mangano rimase ad Arcore due anni”. Mangano conferma. Se, come scrive Chiocci, fosse stato “licenziato nel dicembre 1974”, sarebbe rimasto ad Arcore pochi mesi, non due anni.

7. Dopo l’attentato del 1975 in via Rovani, Berlusconi – proprietario della villa – non sporge denuncia. Chiocci scrive che la denuncia la sporse tale “Walter Danotti” (in realtà era Walter Donati, un prestanome). Appunto. Non Berlusconi, non il proprietario della villa.

8. Che Mangano fosse un esperto di cani e non di cavalli lo dichiara Dell’Utri al processo, come ricordano i giudici nella sentenza: “(Dell’Utri) sminuisce il ruolo di Mangano come persona esperta nell’allevamento dei cavalli, dichiarando anzi di non esser stato a conoscenza di questo particolare, e sottolineando piuttosto la particolare esperienza del Mangano con i cani da guardia (mastini napoletani, per l’esattezza)… Non ha richiamato tanto la passione del Mangano per i cavalli, che anzi l’imputato ha dichiarato di avere ignorato in quel momento (cosí smentendo lui stesso la circostanza secondo la quale Mangano avrebbe dovuto occuparsi delle scuderie), ma piuttosto la passione per i cani da guardia”.

9. Al processo Spatola, Mangano viene condannato per mafia (all’epoca il reato contestato era associazione per delinquere, non essendo stato ancora introdotto nel codice penale il 416-bis, cioè l’associazione per delinquere di stampo mafioso, creata solo nel 1982); al maxiprocesso alla Cupola, invece, viene giudicato responsabile di 416-bis ma è possibile condannarlo “solo” per traffico di droga a causa del “ne bis in idem” (per mafia era già stato condannato nell’altro processo). L’ho detto ad Annozero e lo confermo.

10. Paolo Borsellino dice più volte, nell’intervista ai due giornalisti francesi che gli chiedono dei rapporti fra Mangano, Dell’Utri e Berlusconi, di non poter rispondere perché sui loro rapporti “c’è ancora un’inchiesta aperta con il vecchio rito”, cioè col vecchio codice di procedura penale, gestita dal giudice istruttore Leonardo Guarnotta.

11. So bene che i Graviano nascono come fedelissimi di Riina. Ma il pentito Spatuzza, che dei fratelli Graviano era il factotum, ha rivelato ai magistrati che, dopo l’arresto di Riina il 15 gennaio 1993, i Graviano passarono nell’orbita di Provenzano. Io infatti mi riferivo “alla fine del 1993”.

Grato per la pubblicazione di questa mia replica sul suo Giornale, ti saluto cordialmente.

                                                 Marco Travaglio

 
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LA STORIA DI MILANO2

Post n°1077 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da albert.z

DAL LIBRO:" GLI AFFARI DEL PRESIDENTE" DI GIOVANNI RUGGERI

Secondo la menzognera agiografia berlusconiana, la costruzione della “città satellite” Milano 2, nei primissimi anni Settanta, sarebbe stato il primo “miracolo” compiuto dal Superimprenditore self made man, il quale, senza disporre di capitali e col solo ausilio della sua straordinaria genialità, sarebbe riuscito a edificare dal nulla l'avveniristica cittadella.

La realtà dei fatti è assai diversa: quella di Milano 2 e dintorni è una vicenda originata da misteriosi capitali provenienti dalla Svizzera, scandita da prestanome e espedienti, da irregolarità e abusi una vicenda accompagnata dal forte sentore dì tangenti e corruttele, e impregnata di collusioni col potere politico.

* * *

Il 9 luglio 1963, il conte Leonardo Bonzi, proprietario di un'area di 712.000 metri quadrati a Segrate (zona est dell'hinterland milanese), stipula col Comune una convenzione edilizia di urbanizzazione: 485.964 mq dell'area vengono destinati a zona residenziale, 114.200 mq a zona industriale, 105.667 mq riservati a verde; 30.000 mq vengono ceduti dal conte Bonzi al Comune. Successivamente ("Non è stato possibile rilevare la data", scriverà in un rapporto la Guardia di Finanza1), il Comune stipula una seconda convenzione, in base alla quale il conte Bonzi si impegna a cedere al Comune di Segrate, "senza corrispettivo in denaro", ulteriori 97.995 mq dell'area. In base alle due convenzioni, dunque, il conte Bonzi cede gratuitamente al Comune segratese 127.995 mq dell'area da urbanizzare.

Il 18 luglio 1967, il Consiglio comunale approva il Piano regolatore generale del Comune di Segrate, nell'ambito del quale l'area Bonzi destinata a zona industriale (114.200 mq) viene modificata da area verde. Ma il 27 giugno 1968, il Consiglio comunale torna sulle proprie decisioni e delibera che l'area verde ex industriale di 144.200 mq venga destinata anch'essa ad area residenziale. Intanto, l'organismo consultivo Pim (Piano intercomunale milanese) esprime parere negativo in merito alla lottizzazione Bonzi, poiché "l'insediamento compromette una zona delicatissima e di importanza strategica dal punto di vista intercomunale" - l'area, tra l'altro, sorge infatti a poca distanza dall'aeroporto di Linate.

Il conte Leonardo Bonzi non si occupa di edilizia, né intende occuparsene: stipulando la convenzione col Comune, mira a “valorizzare” i suoi terreni di Segrate per venderli poi a un prezzo maggiorato. Dei resto, l'area è disgraziata: confina da un lato col cimitero di Lambrate, dall'altro con un immondezzaio, e soprattutto è sorvolata dalle fragorose rotte degli aerei che decollano dal vicino aeroporto di Linate - nessuno al mondo costruirebbe abitazioni in un luogo simile.

Il 25 settembre 1968, nello studio di un notaio milanese, viene costituita la società Edilnord Centri Residenziali sas di Lidia Borsani & C., capitale sociale di 6 milioni di lire, oggetto dell'attività "operazioni immobiliari": la Borsani (cugina trentunenne del trentaduenne Silvio Berlusconi, e sua prestanome) ne è la socia accomandataria, con firma libera per somme inferiori a un milione - per somme superiori, occorre la preventiva autorizzazione scritta del socio accomandante. Il socio accomandante, cioè chi conferisce alla società i capitali, è la finanziaria Aktiengesellschaft fúr Immobilienlagen Ag con sede a Lugano; gli anonimi capitali della finanziaria svizzera sono in parte depositati presso la International Bank di Zurigo, e pervengono alla Edilnord Centri Residenziali attraverso la Banca Rasini2.

Il giorno dopo, 26 settembre 1968, la società Edilnord Centri Residenziali sas di Lidia Borsani & C. acquista dal conte Leonardo Bonzi, pagando la somma di oltre 3 miliardi di lire, l'area di 712.000 metri quadrati situata a Segrate, comprensiva delle convenzioni edilizie col Comune per la costruzione di 2,5 milioni di metri cubi di "opere di urbanizzazione primaria e secondaria"3.

Coi capitali forniti dalla Aktiengeselìschaft fúr Immobilienlagen Ag4, sull'area segratese (vendutagli dai Bonzi attraverso la cugina Lidia Borsani) il palazzinaro Berlusconi intende edificare una cittadella sul modello dell'avveniristica edilizia nordeuropea - una “città satellite” che verrà chiamata “Milano 2”5.

La Edilnord di Lidia Borsani & C. comunica al Comune di Segrate di avere acquisito la proprietà dell'area Bonzi, e inoltra subito la proposta di una nuova soluzione planivolumetrica dell'area.

Il 12 maggio 1969, dopo il parere favorevole della Commissione edilizia, il sindaco di Segrate - il socialista “autonomista”6 Renato Turri - approva il nuovo piano di lottizzazione dell'area ex Bonzi proposto dalla Edilnord; del resto, già dal precedente 30 aprile il sindaco Turri ha cominciato a firmare le prime licenze edilizie alla Edilnord Centri Residenziali sas. Ma il 16 settembre 1969, la Giunta provinciale amministrativa respinge la delibera del 12 maggio; il Consiglio comunale segratese, revocando la delibera del sindaco, ripristina la convenzione originaria, e perdipiù limitatamente alla sola parte dell'area in origine a destinazione residenziale (cioè 485.964 mq) - per la Edilnord e per i suoi piani speculativi è un grave smacco.

Il 15 aprile 1970, Lidia Borsani cessa nelle sue funzioni di prestanome-accomandataria della “società svizzera” Edilnord; le subentra sua madre Maria Bossi vedova Borsani, zia di Berlusconi. Il cambiamento di prestanome sembra propiziatorio per il costruttore milanese che si muove nell'ombra: cinque giorni dopo, il Consiglio comunale, modificando la convenzione Bonzi del luglio 1963, delibera che i 30.000 mq regalati al Comune divengano di proprietà della Edilnord, la quale si impegna in cambio a costruire nel complesso Milano 2 "opere edilizie scolastiche".

Intanto, sono in corso serrate e riservate “trattative” per approdare a una nuova convenzione che consenta alla Edilnord sas di attuare i suoi progetti speculativi. "Occorre avere contatti con le segreterie provinciali dei partiti, con la Regione... Le segreterie provinciali dei partiti acquistano una grande importanza nella definizione di queste decisioni... Il potere decisionale reale è delegato agli organi politici, che hanno potere superiore agli organi tecnici, dì cui possono anche scavalcare le indicazioni... Le strutture dei partiti diventano i canali reali di mediazione fra i livelli decisionali locali e intercomunali"7.

Nel gennaio 1971 la Giunta comunale di Segrate (PciPsi, sindaco Turri) entra in crisi, ma la Edilnord sembra aver già trovato la strada maestra da percorrere per superare le difficoltà che si frappongono ai suoi disegni. Il 26 marzo 1971, il ministero dei Lavori Pubblici invita il Comune di Segrate a modificare il Piano regolatore8, e il mese successivo un decreto dei ministero vieta di edificare la zona segratese ex Bonzi già prevista a verde e modificata in abitativa dal Consiglio comunale il 27 giugno 1968: ma l'invito del ministero cade nel vuoto, e al decreto ministeriale "tocca una sorte misteriosa: nei registri del Comune non risulta protocollato e, secondo alcuni consiglieri, “deve essersi smarrito”"9.

Nel settembre 1971 si insedia la nuova Giunta comunale segratese, di centrosinistra (DcPsi, sindaco il democristiano Gianfranco Rosa, vicesindaco e assessore all'Urbanistica l'ex sindaco Psi Renato Turri), e il 29 marzo 1972 "in una sola seduta il Consiglio comunale di Segrate approva tutto: la nuova Convenzione [proposta dalla Edilnord] e le necessarie varianti del Piano regolatore generale e del piano di fabbricazione. Rimane sempre in sospeso la questione della Giunta provinciale amministrativa [organo burocratico, NdA], che ha il potere di bloccare tutto e che già in passato è stata poco favorevole. Niente paura: pochi giorni dopo, esattamente il lo aprile 1972, la Giunta provinciale amministrativa cessa di avere competenza sulla materia perché essa viene trasferita alla Commissione regionale di controllo [organo politico, Nd,4], che in poche settimane approva ogni cosa senza modifiche e senza inutili discussioni"10.

Nella sala del Consiglio comunale di Segrate sì parla di appartamenti in regalo a socialisti e democristiani, e del regalo di una villa in Svizzera. Secondo Umberto Dragone (all'epoca capogruppo del Psi nel Consiglio comunale di Milano), la Edilnord paga alla Dc e al Psi milanesi tangenti tra il 5 e il 10 per cento sull'ammontare dell'operazione Milano 2. "Vengono concesse alla Edilnord licenze edilizie in cambio di sostanziose somme di denaro... Qualche appartamento arredato [di Milano 2] pare sia stato dato gratis ad assessori e tecnici Dc e socialisti. E' certo che questo regalo lo ha avuto un tecnico del Psi che vive a Milano 2 con una fotomodella11. "L'Edilnord ha ottenuto la revisione dell'originaria Convenzione ereditata dal Bonzi, sottoscrivendo il 29 marzo 1972 una vantaggiosissima Convenzione che legittima ogni sua mira speculativa: si è significativamente appena iniziata la campagna elettorale per le politiche del maggio, e i gruppi politici dei vari partiti appetiscono, più del solito, finanziamenti e sovvenzioni... [Nella società Edilnord] vi sono gli interessi del Monte dei Paschi di Siena, serbatoio e feudo del potente gruppo democristiano capeggiato da Andreotti, e di finanziamenti svizzeri della Aktiengesellschaft für Immobilienlagen in Residenzzentren Ag, leggi Banca Rasini... Berlusconi capeggia l'Edilnord sas"12.

Alcuni consiglieri comunali dell'opposizione, e lo stesso capogruppo Dc Filippo Accinni, denunciano alla Procura della Repubblica il sindaco Rosa e il vicesindaco Turri per "l'uso continuato di un Programma di Fabbricazione non conforme a quello vigente, e di un Piano Regolatore generale non conforme a quello in itinere; rilascio di licenze edilizie in contrasto col P.d.F. veramente vigente; formazione di delibere consiliari con allegati e facenti parte integrante i citati strumenti urbanistici irregolari; occultamento di atti pubblici". Il capogruppo consiliare democristiano Filippo Accinni rassegnerà le dimissioni dalla DC "in segno di polemica" per le corruttele13.

Scossa dal turbine di polemiche sintetizzate nell'espostodenuncia dei consiglieri comunali, la giunta DcPsi rassegnerà le dimissioni, e a partire dal maggio 1974 l'amministrazione comunale di Segrate verrà affidata a un commissario prefettizio.

Con la truffaldina delibera della Giunta comunale segratese Dc-Psi del marzo 1972, grazie alla quale "con un colpo di mano la nuova Giunta [ha portato l'area edificabile della Edilnord] dagli iniziali 400.000 metri quadrati a 700.000"14, la speculazione edilizia di Milano 2 può dispiegarsi secondo i piani di Berlusconi e dei suoi anonimi finanziatori. La stessa Giunta esecutiva del Piano intercomunale milanese, che a suo tempo aveva espresso parere negativo circa la lottizzazione della zona (ritenuta "di importanza strategica dal punto di vista intercomunale"), l'8 giugno 1972 ratificherà il fatto compiuto: "Non si può che tener conto dell'esistente, e garantirne il completamento al miglior livello possibile"15.

Forte dei capitali che affluiscono dalla Svizzera, dietro lo schermo societario prima della cugina e poi della ziaprestanome, protetto dal potere politico milanese (DC e PSI), il palazzinaro Silvio Berlusconi appalta la costruzione materiale della “cittadella satellite” ad alcune note imprese edili (le quali spesso subappaltano a loro volta i lavori a piccole imprese e a cottimisti, ricorrendo anche al “lavoro nero”); colui che diverrà celebre come “costruttore di città”, in realtà non costruisce nulla: compra aree con capitali “svizzeri”, ottiene licenze, e dopo averne appaltata la realizzazione si occupa della commercializzazione degli immobili.

E' proprio con la vicenda di Milano 2 (che segue il Centro residenziale di Brugherio16 e precede Milano 3) che Berlusconi esprime per la prima volta il suo vero, formidabile talento di “persuasivo interlocutore” del potere politico: non tanto e non solo di sindaci e assessori locali, ma anche e soprattutto delle segreterie provinciali dei partiti di governo essenzialmente DC e PSI e le loro “correnti” interne che si sostentano di tangenti ricavate principalmente dall'edilizia (licenze e appalti). E sono ancora i “contatti eccellenti” col potere politico, anche attraverso il sodalizio con un losco prete spretato, che consentiranno a Berlusconi di risolvere il grave inconveniente che grava sulla sua ambiziosa speculazione segratese: le rotte aeree dei velivoli che, decollando dal vicino aeroporto di Linate, transitano con fragore sul cielo di Milano 2, e rischiano di comprometterne la commercializzazione.

 
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LA CLINICA PRIVATA SAN RAFFAELE DI DON LUIGI VERZE'

Post n°1076 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da albert.z
 

DAL LIBRO: " GLI AFFARI DEL PRESIDENTE" DI GIOVANNI RUGGERI

Con l'aiuto di Dio

 

La convenzione stipulata nel 1963 dal conte Bonzi col Comune di Segrate era comprensiva di un'area di 46.000 mq che il conte aveva venduto, nel 1966, a un oscuro Centro assistenza ospedaliera Monte Tabor di don Luigi Maria Verzé; nel luglio 1967, il compiacente sindaco segratese Turri aveva poi rilasciato a don Verzé licenza edilizia per la costruzione sull'area di una clinica geriatrica privata (“Ospedale San Raffaele”). La losca vicenda della clinica segratese e del suo spregiudicato promotore don Verzé si salda subito con quella di Milano 2 e del suo spregiudicato (e occulto) promotore Berlusconi, dando luogo a uno scandalo nello scandalo a colpi di abusi, irregolarità, e soprattutto collusioni politiche.

 
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LA NASCITA DI FORZA ITALIA

Post n°1075 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da albert.z
 

PARLA GIOACCHINO GENCHI. ASCOLTA

O LEGGI:

Le indagini che furono fatte nel '94, '95, '96 e 97 a Palermo nelle indagini di mafia su Dell’Utri, su Berlusconi, sulla nascita della Fininvest ci hanno portato a acquisire elementi incontrovertibili su quello che è accaduto in Italia nei primi anni '90, sulla fine della Prima Repubblica e su come la classe politica ha creato quei nuovi equilibri, quei nuovi leaders, quei nuovi partiti, o meglio quel nuovo partito che doveva consentire di fare sì che, secondo un detto autorevolissimo di Tommasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”, se vogliamo che tutto resti come è ogni cosa deve cambiare. C’era la necessità di cambiare tutto, perché i partiti tradizionali della Prima Repubblica si erano resi impresentabili, erano sotto l’occhio del ciclone non solo di mani pulite per le inchieste giudiziarie, per gli arresti che ogni giorno vedevano decapitare e rinchiudere in carcere leader politici appartenenti al mondo imprenditoriale che quella politica aveva foraggiato. No, perché la gente, il popolo iniziava a ribellarsi a quella classe politica e quindi c’era una progressiva erosione della fiducia, una delegittimazione di quella classe politica e a questa delegittimazione, che nasceva da Mani Pulite, si è aggiunta un’ulteriore forte delegittimazione da parte della mafia, di quella mafia che aveva appoggiato un partito come Democrazia Cristiana, che fin dal 1987 inizia a portare il conto alla Democrazia Cristiana.

L'ala stragista di Cosa Nostra e Forza Italia

La Seconda Repubblica nasce nel momento in cui, nelle ceneri della Prima Repubblica, questi referenti di Cosa Nostra iniziano a cercare nuovi uomini, iniziano a cercare tra i rottami, tra le macerie di quella Prima Repubblica che si era consumata, quei soggetti che, anche per pregresse conoscenze nel campo imprenditoriale, come probabile investimento di risorse economiche e finanziarie della mafia, avevano dato un certo affidamento. Lì il mio lavoro fornisce e ha fornito ai processi e ne fornirà dei risultati che ritengo i più importanti in assoluto sotto il profilo dell’oggettività, della dimostrazione della genesi della nascita mafiosa del partito di Forza Italia, di come dei soggetti appartenenti a Cosa Nostra, appartenenti all’ala stragista di Cosa Nostra, che certamente ha consumato le stragi del 1993, agiscano in perfetta sintonia con le fasi prodromiche e organizzative del partito di Forza Italia a Palermo e in tutta Italia. Viene varato un primo tentativo di creazione di una lega siciliana, Sicilia Libera e, proprio dalla ricostruzione dei dati di traffico telefonici, si è potuto accertare con certezza processuale che uomini di Costa Nostra direttamente collegati a Leoluca Bagarella, il più sanguinario tra i criminali di mafia che siano mai esisti nella storia della mafia da quando esiste la mafia in Sicilia, proprio il gregario di Leoluca Bagarella era in contatto con esponenti romani appartenenti alla massoneria, collegati alla P2, con i quali si sono fatte delle riunioni a Palermo e in Sicilia in date ben precise, tra Palermo e Catania e ci sono dei contatti telefonici con questi soggetti e, immediatamente dopo, a stretto giro questi soggetti hanno chiamato direttamente a casa di Silvio Berlusconi. Ma non finisce qua, perché quando il progetto separatista o il progetto del partito Sicilia Libera, che nasceva un po’ come clonazione di quelli che erano stati il successo e l’esplosione della Lega, che prende lo spazio della frantumazione, dell’annientamento dei partiti tradizionali al nord, quando questo progetto viene abortito, viene abortito nel nome della costituzione di un partito unico che, da associazione nazionale Forza Italia, diventa partito Forza Italia con la creazione dei club di Forza Italia. E lì ci sono delle date che sono indimenticabili, che sono certe: la data con cui nasce il partito di Forza Italia e la data in cui si organizzano i primi clubs a Palermo e si tengono le prime riunioni, una delle quali viene tenuta, non a caso, all’Hotel San Paolo di Palermo: l’Hotel San Paolo, costruito dai costruttori Ienna per conto della mafia, per conto dei Graviano, un Hotel San Paolo nel quale i Graviano pensavano di allocare, all’ultimo piano, nell’attico di un grattacielo per le altezze dei palazzi di Palermo l’appartamento giardino della loro madre, dei loro genitori. In quell’albergo si tiene la prima riunione a cui partecipano gli esponenti mafiosi di Brancaccio e gli esponenti mafiosi di Misilmeri: uno di questi, che è stato sentito nel 1994, si chiama Lalia. Lalia conferma che il club Forza Italia di Braccaccio e quello di Misilmeri sono stati creati a febbraio. Noi vedremo poi dal traffico telefonico che la sezione di Forza Italia, il club Forza Italia di Palermo viene attivato in Via Sciuti appena a marzo, quindi nasce prima quello di febbraio e poi quello di marzo. Ho effettuato la ricostruzione del traffico telefonico di Lalia in un’indagine di mafia, un indagine di omicidio a Misilmeri, l’indagine dove viene trovato il bunker con i lanciamissili con i quali doveva essere fatto l’ulteriore attentato a Caselli, da quegli uomini che poi vengono fatti uccidere tutti da Bernardo Provenzano. Nel telefono di La Lia ci sono i contatti telefonici con Pietro Benigno, condannato all’ergastolo per le stragi di Firenze, ci sono i contatti telefonici con Spatuzza, con lo stesso cellulare con cui Spatuzza, come ho accertato nel 1992, si sentiva e utilizzava il giorno 23 maggio della strage di Capaci e il 19 luglio 1992, la strage di Via d’Amelio.
Partendo da quei contatti telefonici, si ricostruisce la catena dei rapporti del cellulare di Lalia, che è uno dei tanti soggetti che si sentono con parlamentari di Forza Italia, persone che diventeranno senatori, persone che diventeranno deputati regionali, persone che diventeranno esponenti locali del partito di Forza Italia e le chiamate sono perfettamente sequenziali: prima Lalia chiama queste persone, queste persone immediatamente dopo chiamano a casa di Silvio Berlusconi.
Tutto si può pensare, ma i numeri telefonici, i contatti telefonici non sono opinioni, sono dati oggettivi." Gioacchino Genchi

 
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LA VILLA DI ARCORE DI BERLUSCONI

Post n°1074 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da albert.z
 

L'ultimo Casati-Stampa, il marchese Camillo, morì suicida a Roma, nel 1970, dopo avere ucciso la moglie e il giovane amante in una brutta storia che fece epoca nelle cronache del tempo. Ma oltre a dare motivo di chiacchiere alle gazzette, il marchese aveva lasciato una figlia minorenne, Annamaria Casati Stampa, e grandi sospesi con il fisco. L'ereditiera Annamaria, avendo nel frattempo lasciato l'Italia per il Brasile, su consiglio del suo pro-tutore, l'allora giovane avvocato Cesare Previti, accettò una volta divenuta maggiorenne di vendere l'intera proprietà San Martino nel 1974 all'allora imprenditore edile Silvio Berlusconi (la villa, completa di pinacoteca, biblioteca di 10mila volumi - per curare i quali venne assunto come bibliotecario Marcello Dell'Utri - arredi e parco con scuderia in cui fu assunto come stalliere Vittorio Mangano, era all'epoca valutata circa 1.700 milioni di lire [2]) in cambio della cifra, molto inferiore alla valutazione, di 500 milioni di lire [3] in titoli azionari (di società all'epoca non quotate in borsa), pagamento dilazionato nel tempo. L'ereditiera non riuscì a monetizzare, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li riacquistarono per 250 milioni, ossia la metà di quanto avrebbero dovuto valere[4].

All'inizio degli anni '80 la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire.[5].

 Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari del presidente", che raccontava la storia della transazione[senza fonte].

 

Le prodezze di Previti e Berlusconi risalgono nella notte dei tempi.

ATTENTI A QUEI DUE!

 

 
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CLAMOROSO: DELL'UTRI TELEFONAVA AI MAFIOSI

Post n°1073 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da albert.z
 

''Dell'Utri telefonava a mafiosi, ho le prove''
 GIOACCHINO GENCHI   


16 dicembre 2009
Roma.
''Ho evidenze di telefonate di Dell'Utri ai mafiosi. Ci sono chiare prove che risultano dai tabulati, dei suoi contatti telefonici già all'origine della fondazione di Forza Italia.

Ho dei dati inconfutabili che dimostrano come alcuni appartenenti di spicco a Cosa Nostra abbiano preso parte alla genesi del partito in Sicilia oltre che essere direttamente collegati ai soggetti che hanno compiuto le stragi del'93". E' quanto ha rivelato Gioacchino Genchi, consulente informatico per diverse procure, ospite di Klaus Davi nel programma tv Klauscondicio in onda su You Tube. "Alcuni telefoni legati a fondatori dei club di Misilmeri e di Brancaccio, che si riunivano all'hotel San Paolo di Palermo costruito per conto dei Graviano e ad oggi confiscato alla mafia, sono stati utilizzati - ha detto il consulente - per chiamare mafiosi, stragisti, altri soggetti ora pentiti e condannati all'ergastolo, anche per contattare a casa il presidente Silvio Berlusconi. Queste per me sono prove che dimostrano in modo indiscutibile il legame tra chi ha provveduto alla fondazione del partito in Sicilia e chi, a Milano o Roma, ha tirato le fila con i mafiosi. E Dell'Utri - conclude Genchi - é il soggetto che avvicina il Cavaliere a Palermo. Con lui non c'é stato solo un rapporto imprenditoriale ma da loro dipende l'intera genesi politica del partito". Genchi aggiunge nella intervista che "la mente di Cosa Nostra è sempre stata negli Usa. Prova ne sono i ripetuti viaggi del boss mafioso, Domenico Raccuglia, negli Stati Uniti fin dai tempi delle stragi del '92. Queste furono decise in America, non certo a Corleone''. "I rapporti oltreoceano sono stati la prima cosa che ho evidenziato nelle mie relazioni e nelle mie consulenze proprio alla vigilia dell'attentato di Via D'Amelio. Mi riferisco a delle chiamate fatte negli States nell'estate del '92 che furono il punto di coordinamento e di controllo dell'attività stragista in Italia. Il cervello è sempre stato la, la dove c'era Buscetta". Nella intervista Genchi non esclude la possibilità di "una nuova stagione di stragi, soprattutto se le trattative tra Cosa Nostra, i suoi referenti e le istituzioni dovessero 'saltare'". "Al momento - spiega Genchi - ritengo che un simile scenario tuttavia sia improbabile ma, visto il clima di tensione che si é creato in Italia, tutto è possibile. Il passaggio che stiamo vivendo è molto difficile, ci sono grossi scontri che non sono certamente quelli tra maggioranza e opposizione visto che spesso votano in accordo, come nel caso di Cosentino. Quindi, nel momento in cui le lotte non sono più in Parlamento, privato completamente di ogni funzione, è possibile che accada tutto e il contrario di tutto". "Lo Stato - conclude perentorio Genchi - non prevede attentati di mafia perché Cosa Nostra è messa bene ed è già tutelata dal Governo".

ANSA

 
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L'AMORE DI BERLUSCONI PER GLI ALTRI

Post n°1072 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da albert.z
 
Foto di albert.z

16 dicembre 2009

Dal ‘94 ad oggi l’infinita serie di insulti del premier e dei suoi
di Peter Gomez e Marco Travaglio

Il capogruppo dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ieri ha spiegato in Parlamento che dal 1994 è in corso in Italia "una campagna d’odio" contro Silvio Berlusconi. Fortunatamente il premier è intervenuto subito e dall’ospedale San Raffaele, dove è ricoverato dopo la vergognosa e ingiustificabile aggressione subita domenica sera, ha ricordato che "l’amore vince sull’odio". Lo dimostrano, tra l’altro, le centinaia di interventi suoi e di esponenti del centrodestra che negli ultimi 15 anni sono sempre stati improntati al buon senso e alla moderazione. Ecco dunque una necessariamente breve antologia delle migliori frasi di quello che potrebbe essere chiamato il Partito dell’Amore.

Il bon ton con gli avversari
"Veltroni è un coglione" (Berlusconi, 3/9/95). "Veltroni è un miserabile" (Berlusconi, 4/4/2000). "Giuliano Amato, l'utile idiota che siede a Palazzo Chigi" (Berlusconi, 21/4/2000). "Prodi? Un leader d'accatto (Berlusconi, 22/2/95). "La Bindi e Prodi sono come i ladri di Pisa: litigano di giorno per rubare di notte" (Berlusconi, 29/9/96). "Prodi è la maschera dei comunisti" (Berlusconi, 22/5/2003). "Prodi è un gran bugiardo pericoloso per tutti noi" (Berlusconi, 21/10/2006). "Prima delle elezioni ho potuto incontrare due sole volte in tv il mio avversario, e con soli due minuti e mezzo per rispondere alle domande del giornalista e alle stronzate che diceva Prodi". (Berlusconi alla scuola di formazione politica di Forza Italia, 2 luglio 2007)."Con Prodi a Palazzo Chigi è giusto dire: piove governo ladro" (Berlusconi, 10/4/2008). “Il centrosinistra? Mentecatti, miserabili alla canna del gas” (Berlusconi, 4/4/2000)."Signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapò" (inaugurando la presidenza italiana dell’Unione europea e rispondendo a una domanda del capogruppo socialdemocratico, il tedesco Martin Schulz, sul conflitto d’interessi, 2 luglio 2003). "Sono in politica perché il Bene prevalga sul Male. Se la sinistra andasse al governo l’esito sarebbe questo: miseria, terrore, morte. Così come avviene ovunque governi il comunismo (Berlusconi, 17/1/2005).

Il rispetto per gli elettori
“Lei ha una bella faccia da stronza!” (alla signora riminese Anna Galli, che lo contestava, 24/7/ 2003).“Non credo che gli elettori siano così stupidi da affidarsi a gente come D’Alema e Fassino, a chi ha una complicità morale con chi ha fatto i più gravi crimini come il compagno Pol Pot” (Berlusconi, 14 dicembre 2005). "Ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse" (discorso di Berlusconi davanti alla Confcommercio il 4/4/2006). “Le nostre tre “I”: inglese, Internet, imprese. Quelle dell’Ulivo: insulto, insulto e insulto” (27/5/2004).

L'armonia con gli alleati Berlusconi
“Parliamo della par condicio: se non abbiamo vinto le elezioni, caro Follini, è colpa tua che non l’hai voluta abolire”. Follini: “Io trasecolo. Credevo che dovessimo parlare dei problemi della maggioranza e del governo”. Berlusconi: “Non far finta di non capire, la par condicio è fondamentale. Capisco che tu non te ne renda conto, visto che sei già molto presente sulle reti Rai e Mediaset”. Follini: “Sulle reti Mediaset ho avuto 42 secondi in un mese”. Berlusconi: “Non dire sciocchezze, la verità è che su Mediaset nessuno ti attacca mai”. Follini: “Ci mancherebbe pure che mi attacchino”. Berlusconi: “Se continui così, te ne accorgerai. Vedrai come ti tratteranno le mie tv”. Follini: “Voglio che sia chiaro a tutti che sono stato minacciato” (Discussione con l’Udc Marco Follini, secondo i quotidiani dell’11 luglio 2004).

La sacralità delle toghe
“I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana... Se fai quel mestiere, devi essere affetto da turbe psichiche” (Berlusconi, The Spectator, 10/9 2003). “In tutti i settori ci possono essere corpi deviati. Io ho una grandissima stima per la magistratura, ma ci sono toghe che operano per fini politici. Sono come la banda della Uno bianca” (Berlusconi, dopo l’arresto del giudice Renato Squillante, 14/5/96. Ma il riferimento è per quelli che l’hanno arrestato). “I Ds sono i mandanti delle toghe rosse. Noi non attacchiamo la magistratura, ma pochi giudici che si sono fatti braccio armato della sinistra per spianare a questa la conquista del potere” (Berlusconi, 1/12/99). “I giudici di Mani Pulite vanno arrestati, sono un’associazione a delinquere con licenza di uccidere che mira al sovvertimento dell’ordine democratico” (Vittorio Sgarbi, “Sgarbi quotidiani”, Canale5, 16/9/94).“Gian Carlo Caselli è una vergogna della magistratura italiana, siamo ormai in pieno fascismo: si comporta come un colonnello greco, in modo dittatoriale, arbitrario, intollerante. I suoi atti giudiziari hanno portato alla morte” (Vittorio Sgarbi, 8/12/94). “Nelle mie televisioni private non ci sono mai state trasmissioni con attacchi, perchè noi siamo liberali” (Berlusconi, 21/ 5/2006). "Silvio Berlusconi, durante l'ufficio di presidenza del Pdl ancora in corso, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, ha parlato di una vera e propria persecuzione giudiziaria nei suoi confronti , che porta il paese sull'orlo della guerra civile" (Ansa, 29/11/09)

La fiducia nella democrazia
"Si è messo mano all’arma dei processi politici per eliminare l’opposizione democratica. Non siamo più una democrazia, ma un regime. Da oggi la nostra opposizione cessa di essere opposizione a un governo e diventa opposizione a un regime" (Berlusconi, dopo una condanna in primo grado tangenti, 8/8/98). “La libertà non si può più conquistare in Parlamento, ma con uomini lanciati in una lotta di liberazione. Senza la devoluzione, da qui possono partire ordini di attacco dal Nord. Io sono certo di avere dieci milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà” (Umberto Bossi al “parlamento padano”, presente Berlusconi, Ansa, 29/9/2007). "Boicotteremo il Parlamento, abbandoneremo l’aula, se necessario daremo vita a una resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia” (Berlusconi, 3/3/95). "In Italia c’è uno Stato manifesto, costituito dal governo e dalla sua maggioranza in Parlamento, e c’è uno Stato parallelo: quello organizzato in forma di potere dalla sinistra nelle scuole e nelle università, nel giornalismo e nelle tv, nei sindacati e nella magistratura, nel Csm e nei Tar, fino alla Consulta. Se si consentirà a questo Stato occulto di unirsi allo Stato palese, avremo in Italia un regime vendicativo e giustizialista, mascherato di legalità e ostile a tutto ciò che è privato" (Berlusconi, 5/4/2005). "Adesso diranno che offendo il Parlamento ma questa é la pura realtà: le assemblee pletoriche sono assolutamente inutili e addirittura controproducenti".(Berlusconi, 21/5/2009)

Il galateo istituzionale

“Il presidente Scalfaro è un serpente, un traditore, un golpista” (Berlusconi, La Stampa, 16/1/95). "Altro che impeachment! Scalfaro andrebbe processato davanti all’Alta Corte per attentato alla Costituzione. E di noi due chi ha maneggiato fondi neri non sono certo io. D’altra parte, Scalfaro da magistrato ha fatto fucilare una persona invocandone contemporaneamente il perdono cristiano. Bè, l’uomo è questo! Ha instaurato un regime misto di monarchia e aristocrazia” (Berlusconi 18/1/95). "Io non sono in contrasto con il capo dello Stato, non ne ho nessun motivo, anzi sono un suo sostenitore convinto. Ho con lui un rapporto molto cordiale" (Berlusconi, 28/2/95). "Ma vaffanculo!" (Berlusconi, accompagnando l’insulto con un gesto della mano, mentre il presidente emerito Scalfaro denuncia in Senato il «servilismo» della politica estera del suo governo nei confronti degli Usa sull’Iraq, 27/9/2002). "Italia vaffanculo" (Tre eurodeputati leghisti, commentando in aula a Strasburgo l'intevento del presidente Carlo Azeglio Ciampi, 5/7/05). "Questi signori, che hanno vinto delle elezioni taroccate, hanno arrogantemente messo le mani sulle istituzioni: il presidente della Repubblica è uno di loro" (Berlusconi, riferendosi al presidente, Giorgio Napolitano, 21/10/06).

da Il Fatto Quotidiano del 16 dicembre

QUESTO E' L'AMORE CHE BERLUSCONI VUOLE

A VOLTE QUESTO AMORE FU DATO DA CRAXI, ANDREOTTI, MAMMI', OCCHETTO, VELTRONI, D'ALEMA, VIOLANTE.......E COSI' DIVENNE IL PADRONE D'ITALIA!

 
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NO ALLA VIOLENZA

Post n°1071 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da albert.z
 

SONO  CONTRARIO A QUALSIASI FORMA DI VIOLENZA, COMPRESA QUELLA POLITICA.

CON LA VIOLENZA NON SI RISOLVONO I PROBLEMI, ANZI SI PEGGIORANO.

INOLTRE, FARE LA VITTIMA FA AUMENTARE I VOTI.

 

BUONE FESTE A TUTTI.

 
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