Creato da nagel_a il 27/12/2008

la finestra

gli scenari dell'anima

 

Luna

Post n°475 pubblicato il 31 Dicembre 2011 da nagel_a

 

Ci sono lune invidiose, lune impietose, lune gelide e lune taglienti...
Lune che semplicemente sono, a sfolgorare nel buio, a raccontare di ninfe e fauni, di balconi e sospiri, di abiti abbandonati e danze nude...
Lune che cristallizzano le notti di pensieri, spiate dietro un vetro nell'aria fredda dell'inverno, capovolte su un prato sdraiato d'erba d'estate.
Pallide lune spergiure... innocenti gong di desideri...

Turberanno forse la tua pace stasera, luna... forse sarà come vedere un cielo ribaltato.

[Auguri a tutti voi che mi siete cari...    e grazie]

 

 
 
 

Rotte

Post n°474 pubblicato il 20 Dicembre 2011 da nagel_a

 

Sono stata costruita con cedro del Libano, stagionato dal sole e dall'aria.
La perizia dell'uomo ha sagomato le mie forme e ora i miei fianchi tagliano leggeri le onde. Le mie vele catturano il vento e si gonfiano ai suoi capricci. Mi muovo sinuosa tra le spume del mare. La mia chiglia getta lo sguardo sul fondo degli abissi e scruta le danze dei mostri che vi abitano.
Mi preparo a solcare i marosi di Capo Horn, il timone ben saldo e la prua alzata spavalda.

Diario di bordo: qui volano alti i gabbiani e stridono nell'azzurro. Le comunicazioni con la terra saranno interrotte fino a tempesta sfumata. Vedremo cosa resterà.

[pausa... più in là tornerò, a rispondere e salutare... sono viva :) ]

 

 
 
 

Pellegrina e straniera

Post n°473 pubblicato il 10 Dicembre 2011 da nagel_a


"Mezzogiorno: a Micene è l'ora del delitto.
- Oh Apollo, Apollo mio assassino...
"
(Marguerite Yourcenar, Pellegrina e straniera)

E la stella volse sconsolata lo sguardo.
Dove sei mio sole? Sento il fondo buio di questo cielo e la luce fredda delle mie compagne mute.
Dove sei mio astro splendente? Il mio brillare si offusca nella tua mancanza, diviene impenetrabile l'universo. Mi spegne la distanza e il peso della tua assenza.
Dove sei mio signore di luce? Un buco nero si espande oltre le mie punte e mi divora nel mio centro. L'abisso colma la mia pancia e io mi perdo nei suoi meandri cupi, in un cadere che non ha fine.
Se tu fossi, mio sole, quest'infinito sarebbe un giardino lieto e io non smarrirei il mio fiorire. E' senza cura al mio sguardo cieco la fila dei pianeti che mi preclude la tua vista.

 

 
 
 

I duellanti

Post n°472 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da nagel_a


"che ambi avean per la bellezza rara
d'amoroso disio l'animo caldo.
"
(Ludovico Ariosto, Orlando Furioso)

Vi sono volontà che si spezzano contro lo scoglio tenace della vita. Non più l'istinto di sopravvivenza ma una forza multiforme che si annida nel respiro di ogni creatura. Oltre ciò che esiste di umano.
Sull'arena si misurano questo famelico anelito che persegue solo il suo perpetuarsi e la volontà che avrebbe ormai deciso e scelto la quiete dell'annullamento. Una volontà segnata e ammaccata che ormai non è più potenza ma solo desiderio e bisogno.
Contrapposte facce di un'unica medaglia e la sottile linea bronzea passa per il petto dell'uomo. Ecco allora il cuore ostinato, che caccia nelle selve i vuoti da colmare e insegue cavalli in fuga, portatori di sogni e visioni.

 

 
 
 

La presunzione fragile

Post n°471 pubblicato il 06 Dicembre 2011 da nagel_a


Ho raggiunto un contraddittorio stadio nelle mie predisposizioni.
Si oppongono come rive di un fiume, due tendenze. Da un lato si è esacerbata una certa intolleranza nei confronti della stupidità e della meschinità, al cui parto le menti umane indulgono tanto spesso. Dall'altro lato è cresciuta invece una certa tenerezza che perdona i vizi della fragilità umana. Questa nuova indulgenza mi porta a "perdonare", quasi con piglio di madre amorosa, le manifestazioni di insicurezza, nelle loro forme più comuni di presunzione e arroganza.
Perchè in fondo gli uomini sono semplici per molti versi e riconducibili a bambini che hanno avuto troppe o troppo poche attenzioni e con i loro capricci e le loro costruite superbie, rivendicano la giusta misura che non hanno avuto.

 

 
 
 

Nebbie

Post n°470 pubblicato il 04 Dicembre 2011 da nagel_a

 


Sai quel che nasconde la nebbia oltre il ciglio della collina? Oltre le tetre trame dei rami nudi? Potrebbe esserci il nulla, povero piccolo inutile uomo.
Forse una marea di tuoi simili gementi e nocchieri senza volto a condurre barche fantasma, laggiù in fondo alla valle.
La nebbia è la tua coltre, la tua maschera al nulla e tu ne meriti la morsa soffocante. Senza consolazione. Offri le tue braccia bianche, apri le tue porte, lascia entrare dai buchi il nulla. Dai buchi lascia fuggire l'unica assoluzione alla tua condanna.

Sei uomo. E sei condannato.

 
 
 

Inverno

Post n°469 pubblicato il 02 Dicembre 2011 da nagel_a


"L'inverno conserva per noi questo senso di stagione minerale, di paesaggio incorruttibile e casto, che sottopone i nostri pensieri a una rigida vigilanza. Stagione la meno adatta a nutrire le nostre immaginazioni false, tanto il suo clima ci porta viva sotto gli occhi la nostra segreta natura."
(Leonardo Sinisgalli, Furor mathematicus)

Stingono nelle spire
di bare diafane,
come farfalle sotto spilli,
foglie esuli,

gravate a terra
gelide di ghiaccio
avvizzite.
Di bianco e inverno
il lungo sonno avvince.

[Alzò gli occhi verso il cielo mosso e sentì nell'aria un odore particolare, l'odore che promette neve. Pensò alla coltre bianca delle distese infinite, ai sastrugi nei ghiacci artici. E si vide raccolta, accoccolata, come in un buco scavato nelle neve, a conservare il tepore del proprio corpo. Una tana da lupo. Un letargo che la risvegliasse a primavera, sotto un cielo mutato di smalto. La crosta glaciale spezzata e lei emergente dalla terra come nuovo virgulto.
Riabbassò lo sguardo, sul suolo umido e freddo, le foglie macerate, sui tronchi scuri e nudi. Le sarebbe piaciuto un lungo sonno, denso di sogni come solo in inverno riusciva a vedere. Con un piccolo sospiro nel cuore, si volse verso casa, a ricercare il calore familiare delle sue finestre.]

 

 
 
 

L'attimo precedente

Post n°468 pubblicato il 27 Novembre 2011 da nagel_a


Il comandante spinse pensieroso lo sguardo lungo le fila degli uomini che con i rossi cimieri incendiavano il pendio di quella collina che a sera avrebbe perso ogni sua amenità d'erba tenera e fiori azzurri. Non serviva più che ne contasse le lance e gli scudi, sapeva come il loro numero fosse esiguo. Troppo pochi contro l'esercito nemico che avanzava. Erano così impavidi e giovani e belli nel loro orgoglio, nel loro coraggio, nell'assenza di dubbi e domande. Dovevano essere di quella pasta gli eroi. Senza titubanze, senza remore a incrinare l'azione, senza le sbavature di una coscienza, nella convinzione di un'innata giustizia.
E si chiese se lui poteva esserne il capo di un simile esercito, il condottiero inutilmente saggio dalla lunga vista (perchè vedeva già la collina ricoperta dai corpi inermi e dagli uccelli e dai cani). Si sentiva schiacciare da una responsabilità che non aveva scelto, che non gli competeva. Un'investitura impietosa.

Uno squillo lontano vibrò nell'aria, il cavallo ebbe un scarto e il comandante serrò il volto in una maschera inespressiva.
"Soldati, oggi il cielo ci guarda e si schiera dalla nostra parte, la parte dei giusti. Voglio che il clangore delle vostre armi salga oltre le nuvole e che la terra sotto i vostri piedi conosca il sangue dei nostri nemici. Uomini oggi facciamo la storia e incidiamo col ferro i nostri nomi sulle lastre della memoria! Soldati, seguitemi, ciechi alla ragione e insensibili alla sorte."

 

 
 
 

Inaspettato

Post n°467 pubblicato il 25 Novembre 2011 da nagel_a

 

A volte si riaprono scatole chiuse da molto tempo. Scatole conservate in attesa che il contenuto smettesse di pungere, che potesse suscitare la tenerezza del ricordo.
Come quelle che contengono la storia di un amore importante, quello che ha lasciato segni profondi, che forse ci ha persino cambiati.

Sono un incomprensibile miscuglio di sensibilità e indifferenza: mi sottraggo a ciò che non mi piace sia scritto nella mia storia passata. Lascio scorrere quel che crede di toccarmi e nascondo quel che mi ha plasmata. E ora, finalmente senza ferire,  si scoperchia la dolcezza nostalgica per quell'io ingenuo che armandosi e credendo nella sua corazza, si scopriva invece nudo e fragile. Affiora un'inaspettata indulgenza anche per colui che avrebbe dovuto condurre il gioco e che invece imparava, forse, solo a conoscere se stesso, incapace di andare oltre il puro intuito di me.
E pensare che io ero, semplicemente, la mia pelle.

Ripongo la scatola... ormai non servono più sigilli.
Pandora tace quieta.

 

 
 
 

La folla

Post n°466 pubblicato il 23 Novembre 2011 da nagel_a


"La folla è il velo attraverso il quale la città ben nota appare al flaneur come fantasmagoria."
(Walter Benjamin, Angelus Novus)

C'è stato un tempo in cui il bisogno della folla era cifra della mia malinconia, tanto quanto una ricercata solitudine lo era della mia forza.
Raggiunta una spirale concentrica del pensiero, mi serviva una leva di disinnesco. Devo avere un'accentuata propensione alle impennate umorali che si declina secondo lo scandire del giorno. Così l'apice di una vorticosità che si richiudeva sterile su se stessa, si schiudeva sotto la luce del pomeriggio che cede alla sera. Quando già si bruniscono i contorni delle cose sull'azzurro distante del cielo. Quella era l'ora. Chiusa ogni pendenza uscivo, lasciandomi trascinare nella corrente della folla, quasi sospesa sul ritmo di passi estranei. Catartico bagno che mi lasciava pur intatta. E io riacquistavo così la mia integrità oltre i compromessi accettati o subiti, abitando il cuore pulsante della città, delle sue strade umane, delle sue finestre e dei suoi volti. Unico ventre germinante creatura multiforme. Caleidoscopio di sole sagome, senza intenzione di pensieri.

 

 
 
 

Preghiera

Post n°465 pubblicato il 20 Novembre 2011 da nagel_a


Parlami stella del tuo fiore purpureo,
di quel cielo spalancato
sui banchetti offerti delle nostre carni,
quando distanza era solo il nome
di un cane latrante
dietro angoli di altre strade.

Raccontami stella della via dei ritorni,
del silenzio che si rapprende sui muri
e di fari estranei che segnano la notte,
quando le parole si svuotano
e i gesti divengono ricordi
doloranti sulle labbra.

Accompagnami stella
in questo buio ogni volta nuovo
lungo i fili di un'altra attesa,
quando le ombre si accalcano
e fingo la noncuranza dell'assenza.

 

 
 
 

La sfida

Post n°464 pubblicato il 18 Novembre 2011 da nagel_a

 

La donna si avvicinò con passo arrogante, tolse con studiata lentezza la sigaretta dalla bocca. Lui fece appena in tempo a scorgere l'alone rosso sul filtro, a pensare che un rossetto di quel colore in pieno giorno era spudorato, prima che la fiammata si sprigionasse dall'erogatore della benzina che teneva in mano.
Incredulo, attraverso quella vampata di calore, riuscì a vedere le labbra scarlatte muoversi lasciando indovinare più che far udire la sua condanna: "Non avresti mai dovuto superarmi, stronzo!".
Poi tutto svanì in un inferno di fuoco e fiamme.

 
 
 

Armonia

Post n°463 pubblicato il 16 Novembre 2011 da nagel_a


" ... l'eventuale armonia delle cose dipende dal loro equilibrio e dal momento in cui accadono, non troppo presto, non troppo tardi, ecco perchè ci è tanto difficile raggiungere la perfezione."
(José Saramago, La zattera di pietra)

C'è un'armonia musicale che vibra nell'alternarsi dei suoni. Un'armonia dei colori che raccoglie le luci assorbendone o rifrangendone la composita vividezza. Un'armonia delle forme che si rivela nella poetica occupazione dello spazio, nella resistenza offerta all'aria.
Poi c'è un'armonia più nascosta e meno evidente che si instaura nei pensieri e nei gesti delle persone. Un qualche filo segreto che si annoda e aggroviglia per qualche incontro di emozioni e visioni. Allora si scopre una delicatezza che ha l'aura impalpabile delle sensazioni, quando un profumo ci suscita un ricordo, qualcosa di evanescente nella sua intangibile presenza. Tutto è prezioso e raro come una perla nell'ostrica, come la fatica del pescatore per affrancarla dallo scoglio.
E attingiamo fiduciosi in quell'armadio sconfinato, per quel maglione che ci avvolga lieve e caldo con sentore di lavanda.

 

 
 
 

Scandaglio

Post n°462 pubblicato il 11 Novembre 2011 da nagel_a


L’uomo calò lo scandaglio, lasciando scorrere la fune tra le dita nervose.
Erano in mare da troppi giorni calcando rotte nuove senza incontrare anima viva. L’acqua era stranamente calma e di un colore scuro, impenetrabile ai raggi del sole. Nel’equipaggio serpeggiava un’inquietudine palpabile, per quella distesa più verde che azzurra, su cui non si vedevano affiorare pesci. Ora tutti stavano con il fiato sospeso, osservando il lento srotolarsi della fune, implacabile, come se il mare non avesse fondo e loro stessero sospesi sull’orlo di un abisso.

[fin dove insiste lo scandaglio nella gola di un uomo?]

 

 
 
 

La doppia visione

Post n°461 pubblicato il 08 Novembre 2011 da nagel_a



Ci sono modi differenti di raccontare e raccontarsi. Ognuno possiede il suo e spesso non è nemmeno una scelta, ma inclinazione innata.
Chi riesce a comunicare in modo schietto e diretto persino i moti più fondi e intimi della propria anima e chi ha bisogno di trasfigurare anche il fatto quotidiano più banale.
La trasfigurazione in questo caso non è vana difesa ad una noia imperante né desiderio di evasione o di fuga dalla realtà. E’ un modo di vedere attraverso.
Nessuna pretesa in questo vedere, nessuna maggior fantasia né sensibilità, solo una propensione a trovare assonanze, legami, echi anche dove forse è nulla.
Di solito, come sempre accade tra modi differenti di interpretare, le reazioni quando avviene un incontro di visioni, sono di attrazione o di repulsione.
Ci sarà colui che affascinato dalla non piena comprensibilità del diverso, gli attribuirà poteri magici e rimarrà a bocca aperta cogliendone una preziosità dovuta all’estraneità.

Ci sarà per contraltare colui che diffidente ad un diverso che sfugge le regole entro cui si muove il suo pensiero, tenderà a ridurre a ciarlataneria quella visione che racconta una realtà di favola.

 

 
 
 

Fobie

Post n°460 pubblicato il 04 Novembre 2011 da nagel_a


E va bene. Lo ammetto. Mi fanno paura cose stupide che non spaventano nessuno.
Non ho idiosincrasie particolari nei confronti di serpenti, topi, ragni, scorpioni, ma trovare in casa una falena o l'ipotesi di una gallina in giardino condurrebbero irrimediabilmente la mia fibrillazione  a cristallizzarsi in una crisi isterica.
A nulla vale il ripetere con calma ossessiva, ipnosi razionale, che le falene non mordono, non pungono, non sono velenose ... dev'essere quel loro colore scuro o l'imprevedibilità del volo, sulla sotterranea idea che se quelle ali vellutate (brivido) mi toccassero, il mio cuore cederebbe di schianto.
Con le galline sono più spavalda... corro più veloce e il loro volo stenta, però non reggo il loro sguardo, ha un che di diabolicamente stolido che agghiaccia...

A volte avrei ottimi motivi per voler abitare in città.

[l'unica falena che vorrei avere in casa è quella di Alvaro Siza]

 

 
 
 

Un fiore

Post n°459 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da nagel_a


Vorrei mi venisse in mente un fiore da portarti. Qualcosa che trattenga nella delicatezza dei suoi petali la bellezza della fragilità e il sacrificio di ciò che è stato troppo breve. Dovrebbe avere la tinta tenue dei tuoi occhi azzurri e il bianco di quello che era il tuo sorriso, quando ne avevi motivo. L'aria un po' spavalda di un passo sulla neve, quella che vista da lontano fa tenerezza. Dovrebbe trattenere la brezza delle corse intorno al lago e il fiato rappreso delle camminate d'inverno. L'allegria delle gocce di condensa sul vetro di un bicchiere e le canzoni stonate per raggiungere la meta. Dovrebbe avere la fragranza e il potere del loto per scordare gli anni del mio silenzio e del mio rancore. La purezza e l'indulgenza del giglio perchè il dolore decanta ogni offesa. La vellutata semplicità del tulipano per ricordare come dovrebbe essere la vita e come molto spesso tradisce.
Vorrei portarti un fiore, ma mi viene in mente solo la bellezza lucente di un tralcio e la sua curva breve.

 

 
 
 

Pendenze

Post n°458 pubblicato il 29 Ottobre 2011 da nagel_a


"Un pianeta che continua a girare, a girare intorno a una stella, ora giorno, ora notte, ora freddo, ora caldo, e uno spazio quasi vuoto dove ci sono cose gigantesche che non hanno altro nome se non quello che gli diamo noi, e un tempo che nessuno sa veramente cosa sia, anche tutto questo deve essere roba da matti."
(J. Saramago, La zattera di pietra)

Registro l'inclinata della terra, il suo sussultare notturno che flette le mie gambe e fa tremare il mio cuore. Il lenzuolo non è più l'armatura perfetta della mia infanzia e nessuna rotta potrebbe tracciare la mia salvezza.
Forse è stanca la terra di questo peso morto che le solletica la pelle e ne irrita i pori. Noi, già mosche noiose e invise, ronziamo assordanti. Non possediamo la silenziosa dignità delle foglie d'autunno.
Come buffoni di corte che non fanno più ridere.

 

 
 
 

Accampamenti

Post n°457 pubblicato il 28 Ottobre 2011 da nagel_a


Ci sono pensieri dal nocciolo duro, che rimangono inscalfibilmente proni sotto una catasta di quotidianità. Sopiti ma indistruttibili, in un'attesa che non rifulge di alcuna pazienza, ma riposa certa della sua natura necessaria.
E non c'è possibilità di svista o di oblio, perchè un cuneo di pietra è conficcato nella carne tenera della memoria. Non vale alcun gioco a nascondino, nessuna pretesa di un soprassedere indulgente. Quel nocciolo duro, come biglia d'acciaio, principia a rotolare sull'asse che corre tra gli occhi e la parola e abbatte, sbandando, i pensieri leggeri.

E rimaniamo stupiti e inerti a osservarne la traiettoria decisa e fatale

 

 
 
 

Provvisoriamente

Post n°456 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da nagel_a


... è che in certi sguardi si va alla deriva, in un naufragio di parole sospese.
E ti senti come un chimico dinnanzi a leggi straniere, tra codici di matematiche sconosciute e di fisiche improbabili.
Allora ti lasci cullare in quel mare che sposa assopiti idrogeno e ossigeno, mentre tu rabbrividisci per ogni tocco che sfiora la pelle. E pensi che ogni combinazione sarà deflagrante e morirai un'altra volta per essere qualcosa di diverso, per assorbire ciò che sei stata e buttare all'aria i semi di ciò che sarai.

 
 
 

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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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