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Torna la P2? E gli italiani dormono............

Post n°72 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da starman2006
 

Leggo e posto un  articolo a dir poco preoccupante tratto da "la Repubblica" .

Premetto e faccio presente che Licio Gelli è libero ed operante (tra poco esce un suo libro con molti messaggi trasversali),concede interviste seminando giudizi con relativi promossi e bocciati(berlusconi promosso,Costanzo bocciati tra gli ex iscritti alla P2).

Ricordo che la P2 altro non era che la longa manus della Cia oltre ad essere un potere occulto massonico ...

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Da la Repubblica

In qualsiasi altro - appena decente - Paese dell'Occidente, che un premier sia spiato da una grande azienda privata di telecomunicazioni sarebbe una notizia coi fiocchi. "Terrebbe" la prima pagina per settimane. Scatenerebbe la curiosità preoccupata dell'opinione pubblica. Costringerebbe i cronisti a rimboccarsi le maniche per afferrare qualche briciolo di notizia autentica. Solleciterebbe il Parlamento a interrogarsi. Magari convincerebbe quelle distratte aule vocianti a istituire addirittura una commissione d'inchiesta. In un qualsiasi altro Paese dell'Occidente accadrebbe di tutto tranne che la notizia coi fiocchi diventasse una notiziuccia presto seppellita da una coltre di silenzio. E dunque Prodi ha ragione a dolersene con El Pais. È vero: "È avvenuto un abuso molto grave". Anche se sprofondato in un flusso verbale che frulla confusamente i conti pubblici, la Telecom, la mozzarella, qualche imprudente inesattezza, l'avventata mossa di Rovati, sorprendenti riflessioni sull'equivalenza tra verità e menzogna, lo sconfortato rammarico del presidente del Consiglio non può essere abbandonato come una lettera morta.

Chi tace e perché, dunque? Per venirne a capo bisogna rinfrescare la memoria dei fatti anche al presidente del Consiglio perché l'affaire dei dossier illegali nasce non quando salta fuori lo spionaggio contro Prodi, ma quasi sette mesi prima. Prima delle elezioni. Prima della vittoria del centro-sinistra. Prima dell'ingresso di Romano Prodi a Palazzo Chigi, a noi di Repubblica - per dire - era già sufficientemente chiaro che fosse all'opera una "banda del ricatto": "Qualche ufficio riservato della Guardia di Finanza, di fatto controllato dall'intelligence. Le agenzie di investigazione che lavorano in outsourcing per l'intelligence. La sicurezza privata delle grandi aziende come Telecom che, con l'intelligence, hanno sempre avuto scambio di informazioni e di uomini" (Repubblica, 11 marzo). Non ci voleva poi Mago Merlino per concludere che il Paese era alle prese con "un "apparato" legale/clandestino deforme, pericoloso per la democrazia, scandaloso, ma del tutto "visibile" a volerlo vedere" (ancora l'11 marzo). Presto il tableau si arricchiva anche di qualche nome.


"È questo Cipriani (un private eye) che fa saltare il banco. È l'uomo di mano di Giuliano Tavaroli, già capo della sicurezza aziendale e responsabile della struttura Telecom che dispone le intercettazioni su ordine della magistratura. Il nome di Tavaroli conduce nel cuore stesso del Sismi. Meglio nell'ufficio stesso del direttore del Sismi Nicolò Pollari perché Tavaroli da decenni non muove passo senza la collaborazione di un carabiniere (Marco Mancini) che oggi è il braccio destro del capo delle spie" (Repubblica, 12 marzo). Chi voleva vederlo quell'intreccio oscuro e minaccioso ha avuto modo di farlo già a quel tempo, ma la politica ha preferito guardare altrove, quasi incapace di prendere atto dell'infezione, impotente a comprenderne il pericolo, addirittura impedita a programmare il necessario lavoro di bonifica. Si era alla vigilia delle elezioni e per molti l'appuntamento è valso da alibi. Ma dopo le elezioni?

Dopo le elezioni, la faccenda appare anche più grave. La politica può leggere (ancora Repubblica, 23 maggio) che la Telecom ha messo su "una rete spionistica per raccogliere dossier (veri e falsi) contro amici, nemici, politici, ministri, giornalisti, banchieri, magistrati, uomini di finanza, manager concorrenti e finanche arbitri e giocatori di calcio". E ancora non accade nulla. Non una protesta, non una lamentela, non una preoccupazione. Quell'apparato legale/clandestino sembra non interessare nessuno. Appaiono in gioco gli spazi di libertà e i diritti, ma tra chi governa la cosa pubblica (Parlamento, governo) si raccoglie soltanto il silenzio. Sepolcrale taciturnitas - imbarazzata o inquietante? - che si fa addirittura ostinatissima quando i protagonisti dell'affaire (Cipriani, Tavaroli, Mancini) finiscono in galera. I primi esiti delle inchieste giudiziarie sul sequestro di Abu Omar e Telecom, anzi, raccontano di una realtà ben più nera di quella fin lì svelata. Il nodo che stringe l'intelligence politico-militare di Nicolò Pollari con la Telecom di Tronchetti Provera è ben più stretto e i passi sono più storti di quanto si potesse immaginare. In Telecom, si apprende, esiste una "control room" e una "struttura S2OC" "capace di fare qualsiasi cosa, anche intercettazioni vocali: può entrare in tutti i sistemi, gestirli, eventualmente dirottare le conversazioni su utenze in uso, con la possibilità di cancellarne la traccia senza essere specificatamente autorizzato".

E poi giornalisti pedinati e intercettati dal Sismi; giornalisti "influenzati" per manipolare l'informazione; giornalisti pagati dal Sismi per pubblicare dossier falsi contro Romano Prodi (si accusa il premier, allora presidente della commissione europea, di aver autorizzato lui - e non il governo di Roma - i sequestri illegali della Cia). Neanche questa circostanza che lo coinvolge in prima persona - e il divieto assoluto di legge per il Sismi di ingaggiare giornalisti - sembra scuotere il presidente del Consiglio. Che sceglie, anche in questo caso, il silenzio. Anzi, peggio. Manda in Parlamento un sottosegretario a dire che tutto va bene perché il governo, che non sa nulla, ha chiesto a Pollari che cosa è accaduto e quello, come sempre, ha detto che non sa nulla, che i suoi uomini non gli hanno detto nulla e quindi non può essere successo nulla di quel che si va dicendo.

Prodi non fa una piega anche se la scena è alquanto comica. Conferma, sostenuto dai ministri dell'Interno, della Difesa e degli Esteri, la fiducia a quell'uomo che non sa nulla. Allunga l'ombra del segreto di Stato sul pasticcio di Abu Omar. Non sembra impensierito dalla connection che esiste tra l'affaire Telecom e i maneggi del Sismi. Può fiorire una quiete tale che il breve disordine dell'estate può essere ricomposto in autunno. Riapre l'Ufficio Manipolazione e Disinformazione di Via Nazionale che doveva azzoppare anche il premier con il dossier falso. Quel Mancini (braccio destro del capo) torna al lavoro a Forte Braschi. Nicolò Pollari è politicamente accreditato più di prima come i giornalisti al suo soldo, "perdonati" dall'analfabetismo etico della corporazione giornalistica e definiti addirittura "guerrieri della libertà" da Silvio Berlusconi. Che la lista degli spiati si allunghi ogni giorno di più (molti i ministri del precedente governo) non importa proprio a nessuno. Come sempre per le cose italiane, la faccenda appare molto grave, ma per nulla seria.

Fino a quando, e siamo ad oggi, Prodi decide di dolersi del silenzio. Meglio tardi che mai. Ma forse per spiegare il silenzio di oggi, Prodi dovrebbe farci sapere la sua sul silenzio di ieri. Perché quel che oggi incuriosisce è appunto l'improvviso scuotimento del governo e del premier. Che cosa è accaduto? Che cosa è cambiato? Qual è la novità che l'opinione pubblica non conosce? Perché quel che ieri non sollecitava alcuna reazione del governo, ora dovrebbe allarmare il Paese? Perché i gattini ciechi della Quercia che, fino all'altro ieri, andavano ripetendo, con Massimo Brutti, che "tutto va bene, madama la marchesa", oggi - toh!, con Massimo Brutti, sempre lui - invertono la rotta e strillano che "sono tornati i tempi della P2"? Con chi ce l'hanno? Che cosa sa quel Brutti che nessuno sa? Che cosa accade nel retrobottega del governo? Chi sono i "cattivi" e quale arma o minaccia hanno sfoderato? Ha ragione Prodi. Il silenzio che ha circondato la "banda del ricatto" e lo spionaggio illegale che lo ha coinvolto (e con lui migliaia di altri) non è decente. È ora di romperlo, finalmente. Per farlo, appare opportuno che Prodi ci faccia sapere che cosa lo ha convinto a rovesciare il tavolo. Per favore, signor presidente, ci dica che cosa diavolo sta succedendo lassù. O là sotto, faccia lei.

 
Rispondi al commento:
edmondo2000
edmondo2000 il 17/10/06 alle 16:15 via WEB
In tutta questa vicenda però mi lascia estremamente perplessa pure la posizione di Prodi. Nutro sempre grandi sospetti sugli interventi ad intermittenza, lo scandalizzarsi ad intermittenza, una morale ad intermittenza. Cero è che è una "vera schifezza"! ciao.
 
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