Il lago era troppo calmo e i miei pensieri troppo inquieti per rimanere lì impassibile a guardarlo.
Come si fa a dire ad una donna di 50 anni di dimenticare suo marito, di rifarsi una vita, di ricominciare da zero buttandosi alle spalle 32 anni di matrimonio?
Era a questo che pensavo guardando i fondi di caffé seduta nella cucina di una delle migliori amiche di mia madre.
Una donna che mi chiede aiuto solo perchè ho una qualche infarinatura di psicologia, una donna che mi ha visto bambina correrle per casa e romperle qualche vaso a cui teneva.
Cosa posso darle io in cambio della fiducia che ripone in me quando alle spalle ho solo fallimenti, una famiglia distrutta, nessuna storia d'amore che si possa definire tale, nemmeno un minimo d'organizzazione, gli ultimi 8 esami che non riesco a dare e l'unica cosa che riesco a fare è scrivere, scrivere e scrivere tutte le cazzate che mi vengono in mente.
Mi chiedo se io sono veramente adatta per fare questo lavoro, sì, oggi in parte ho tirato fuori quello che in questi anni ho studiato, ma come si fa ad incanalare la storia, la vita delle persone in mere definizioni pseudoscientifiche? Se la prima cosa che ti insegnano è che ogni persona è diversa dall'altra, che ognuno a modo suo è speciale e particolare, che diverse cause possono portare allo stesso problema, che le stesse cause possono anche non portare ad un problema e poi d'un tratto devo fare di tutta l'erba un fascio e sputare sentenze e dare giudizi e etichettare, dare un nome a problemi ben più vasti di una singola parola.
E qui non c'entra l'emotività, io non sono una persona emotiva, non ho "ceduto", non mi sono immedesimata troppo nei problemi, solo quel minimo di empatia che serve per capire, anche se un minimo.
Io amo quello che studio, l'ho sempre amato, ho sempre voluto fare questo, fin da bambina, ma quando ci si scontra con la realtà poi anche la fede più solida vacilla.
L'unica cosa che sono riuscita a fare è stata correre al lago a guardare lo specchio d'acqua mosso da bambini inconsapevoli che giocano, che si schizzano e sorridono pensando che la vita sia tutta lì.
Poi son tornata di fretta qui per provare a trasformare in parole questa inquietudine, questo senso di impotenza e questi dubbi.
Cosa ne so io dei rapporti umani? Io che forse sono innamorata di un uomo che non avrò mai, che appartiene ad un'altra donna, che desidero un uomo che forse posso avere, ma che non vorrei mai accanto, io che torno a casa, chiudo la porta e mi rincoglionisco di pink floyd, di negramaro e di tutta la musica del mondo che riesce a darmi un minimo di pace, ad estraniarmi dal mondo, io che vivo con due persone di ottant'anni a cui a malapena dico buongiorno e buonasera, che non sanno niente di me, se non che sono sei mesi, sei cazzo di mesi che non dò un esame, io che non chiedo mai aiuto, che non dico mai ti voglio bene, che, se va bene, riesco a scriverlo, io che sono abituata a non affezionarmi, a non fidarmi, io che dico dico ma poi non faccio mai niente...
Mi chiedo davvero se sarò mai capace di fare questo lavoro, di dare qualcosa agli altri io che non sono riuscita a costruire niente.
[Mi è capitato tra le mani un mazzo di rose...
"respirandolo" mi son chiesta se saremo di nuovo chimica io e te...] sms ore 19:24
Perché tutti abbiamo un posto in cui tornare, vicino o lontano che sia.
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