1,nessuno&centomila

Spurgo.

Guardo il mondo da un oblς...
Vedo una porzione minima, ma riesco a cogliere piω particolari.

Non lo so cosa troverei dietro a quella porta se l'aprissi.
Vorrei guardare dal buco della serratura, spiare una me stessa che ancora non conosco o che forse esiste giΰ ma io non vedo.
Ognuno tira fuori una parte di me.
E io faccio confusione.

"Sei incomprensibile, imprevedibile"

Lo so.

A volte anche rimanere della stessa opinione per piω di due minuti sembra un'impresa ardua.

Mi spaventano i cambiamenti, il distacco dalle persone e dalle cose.
Paura di non essere piω quella che grazie alla loro presenza ero diventata.
Mi attacco a tutto, mi affeziono, ma non lo do a vedere.
Poi mi passa, a volte in fretta, a volte non mi passa piω.

Mi trasformo non volendo.
Potrei essere chiunque.
Ascolto ogni tipo di musica, anche se a grandi linee so quella che preferisco.
Delle mie mille sfaccettature pochi ne hanno viste un centinaio.

Odio gli specchi...spesso esco di casa con la bocca sporca di dentifricio.
Non mi sono mai truccata in vita mia, preferisco fare le figure di merda conla mia faccia ed essere ben riconoscibile. Allo stesso tempo perς...senza occhiali, ora che ci sono abituata, mi sentirei nuda, come chi θ abituata a truccarsi e non sa uscire senza.
Quindi, da questo punto di vista, riesco a capire chi si mette due quintali di stucco in faccia.
Ognuno ha le sue maschere, ognuno, a suo modo, si nasconde e cerca di proteggersi.
C'θ anche chi esagera: troppo trucco, troppe poche parole.

Non so se θ normale preparasi un bel cappuccino bollente a quest'ora e nel mese di luglio.
Fattostΰ che mi andava, come mi andava di mettermi qui a scrivere cose senza senso e senza filo logico.
Avevo solo bisogno di scaricare, di eliminare qualcosa.
In fondo sono solo pensieri.
Avevo bisogno di svuotarmi, di fare spazio.
Semplice con Vecchioni dritto nelle orecchie, aiuta a pensare piω "profondamente".

Uno di quei giorni in cui non stai attento alla punteggiatura, in cui non ti importa poi molto di quello che dici, di come lo dici, in cui l'importante θ dirlo e chi se ne frega di essere fraintesi.
A ruota libera, come le notti in cui sei un po' ubriaco, tra amici e dici cose che magari non confesseresti mai. Come quel pomeriggio, quel 16 agosto dell'anno scorso in cui in montagna facevano 7 gradi e io e M. davanti al camino, completamene ubriache, ci siamo dette cose che ci siamo dovute giurare e spergiurare di non dire mai a nessuno.

Ma voi vi ricordate come si fanno le divisioni a due cifre? In questo momento non saprei prorpio da dove cominciare.
L'ultima volta non mi ricordavo nemmeno il teorema di Pitagora, ma c'ho messo un attimo a ricordarmi come si calcola l' r di Spearmen, mah...la mente umana...

Sono le 19 e 37.
Mio padre θ appena stato qui col sorriso strafottente sulle labbra per dirmi che il mio colloquio di lunedμ θ andato molto bene.
Ero l'unica su tutti i candidati a non aver mai fatto volontariato (cosa che portava all'attribuzione di un tot di punti) eppure sono arrivata seconda.
E' forse una delle poche cose di cui sono soddisfatta nella vita, visto che poi il direttore che mi ha esaminato era pure uno psichiatra, ed θ stato l'unico a farmi domande, anzi, la domanda solo per iniziare, il resto del colloquio praticamente l'ho fatto da sola, della serie "si faccia una domanda e si dia una risposta".
Alla faccia tua papΰ.
Alla faccia tua.
Alla faccia t-u-a.