1,nessuno&centomila

Post N° 1209

Certe volte, semplicemente, si sente il bisogno di raccontare, anche se non si ha una buona storia.
Certe volte si sente solo il bisogno di lasciarsi cullare dal suono delle parole, tralasciando il significando o attribuendogliene uno nostro, personale.

E i significati li crea il tempo.

I significati sono frutto di pazienza indifferenza, attese, delusioni, tradimenti, addii, ritorni e partenze, mille partenze senza nessun arrivo.

Tante volte ho detto "parto, me ne vado" e invece sono rimasta, sono rimasta a guardare gli altri andarsene.

[Te lo ricordi D.? Ti ricordi che ogni volta che mi chiedevi "ho fatto bene secondo te?" io ti rispondevo sempre di sì, hai fatto bene a baciarlo, hai fatto bene a mollarlo se non ti faceva più stare bene, hai fatto bene a chiamarlo se ti mancava, hai fatto bene a buttarti senza paracadute perché abbiamo solo questo tempo da vivere e una cosa che vuoi fare e invece non fai è una cosa persa. Ma io? Le faccio io le cose che voglio fare?]
Ma nella vita ci sono delle regole da rispettare, è questo che impari quando diventi grande: che ci sono delle regole.
I nostri bisogni sono subordinati a delle regole, non sono scritte da nessuna parte ma ci sono, tutti pian piano imparano a conoscerle.
Altre invece ce le creiamo noi, ce le imponiamo più che altro.
E' così che ho imparato a sopportare il vuoto e la mancanza, a sublimarlo con migliaia di parole scritte invece di telefonarti e implorarti di tornare.
So che se un giorno, per caso, leggessi questo blog non mi riconoscerti, nemmeno se fossi io a dirtelo, penseresti ad uno scherzo.

Perchè io sono fredda e cinica, sono quella che mentre tu piangevi rimaneva in piedi, da lontano, a guardarti quasi compiaciuta di essere riuscita a vincerti, di essere riuscita a farti più male di quanto me ne avevi fatto tu.

Ma è dento, è dentro che io sono fragile, qui dove tutto sembra un piccolo miracolo e un'enorme tragedia.

In fondo, forse, riesco solo a sopravvivere, sorrido a metà e non riesco a piangere, mi sono accorta di amarti solo quando te ne stavi andando e forse è proprio per quello che lo faccio, a volte invece penso di non amarti più, come adesso.

La verità è che le persone come me non lo sanno cos'è l'amore, l'amore si impara in famiglia, s'impara essendo amati da qualcuno quando ancora non si è capaci di parlare o stare in piedi.

Io so camminare, parlare, scrivere, leggere, ma non so piangere e non so dire "ti amo".

E' per questo che sono debole, perchè ho paura di me, non degli altri, di me e di quello che potrei provare. Lo ammetto a me stessa solo a pericolo scampato, quando ormai è troppo tardi.

Sono fuori tempo rispetto alla mia vita.

Come si fa a non vedere?