Creato da psike830 il 19/11/2005

1,nessuno&centomila

Le mie contraddizioni: vivo spegnendo incendi con la benzina

 

Messaggi del 04/11/2006

Post N° 802

Post n°802 pubblicato il 04 Novembre 2006 da psike830
Foto di psike830

Non riesco mai ad avere una visione d'insieme, il mio sguardo si fissa sempre sui particolari. Cercavo di distinguere il vestito di un'invitata dalla tappezzeria, mettendo a fuoco i fiori del divano, ma l'immenso fondoschiena della cameriera mi si è parato davanti a raccogliere bicchieri vuoti, l'ho vista in faccia solo quando ha provato a sfilarmi di mano un piatto con l'ultimo tramezzino rimasto che avrei difeso come fossi un cavaliere della tavola rotonda e quello fosse Artù.
Poi c'era l'etichetta del vino con le scritte dorate e i suoi 13 gradi, i tovagliolini accartocciati sul tavolo e il pacchetto di pall mall blu da dieci lasciato aperto con dentro solo due sigarette.
Il vetro della porta era accostatato, attraverso vedevo la testa della porchetta poggiata su un piatto in plastica rosso e vicino le rosette piene di carne che usciva fuori dai bordi.
D. ha un vestito nero di lana, non troppo lungo, col collo largo e una cinta dalla fibia ovale, è seduta accanto a me e si muove un po' al ritmo della musica per via della quale si deve avvicinare all'orecchio del batterista per parlare e lui sorride, spostandosi i capelli neri da davanti agli occhi e si vede che è sincero dalla semplicità con cui la guarda. Dietro c'è un soppalco con molte sedie e pochi tavoli, il secondo chitarrista del gruppo saluta con la mano la moglie del cantante e la sua ragazza osserva tutto come fosse un cane da guardia, se le chiedessi che numero  di scarpe porta la ragazza seduta laggiù saprebbe dirmelo con un margine d'errore minimo. Alle mie spalle c'è un quadro che potrebbe aver disegnato anche il mio cane se ne avessi avuto uno: una donna semisdraiata su un divano sfumato sullo sfondo con gli occhi più lunghi che io abbia mai visto e un'improbabile pelle azzurra.
Prendo di nuovo in mano il bicchiere e mi accorgo che è vuoto, allungo la mano verso la bottiglia e lui è più veloce di me. E' curioso il modo in cui si ricorda di avermi conosciuto, curioso il modo in cui mi distoglie dai miei pensieri e sovrumano lo sforzo che faccio per ricordarmi il suo nome senza ottenere nessun risultato. Ma potrebbe chiamarsi in qualsiasi modo, mi piace la sua compagnia. Mi dice che se sto cercando di ubriacarmi mi farà compagnia, gli dico che un passo in questo senso l'ho già mosso e lui sorride dicendomi che si ricorda che non sono certo una di quelle messe ko da tre bicchieri di vino. Infatti sono al quinto. "sai com'è...fuori fa freddo e allora..." il coglione di turno urla un "e allora scaldala" più volgare che malizioso e lo scaricatore di porto che è in me stava per rispondere, ma poi la pigrizia e il sorriso quasi ingenuo di lui hanno avuto la meglio.
Si va avanti così intorno a questo tavolo, da distanti che eravamo finiamo seduti prima una di fronte all'altro, poi uno vicino all'altra. Più lo osservo e più mi accorgo di quanto è simile a suo fratello, non nel viso, ma nei modi e nella timidezza. Lo ammette anche, ad un certo punto, non so in quale discorso o contesto, ma ricordo che nel dirlo teneva lo sguardo basso.
Nel momento in cui gli sto scrivendo il mi numero di telefono su un pezzo di carta strappato dal mio pacchetto di chesterfield vuoto arriva il festeggiato che mi tira per un braccio pensando di potermi convincere ad andare proprio lì, al centro della pista a ballare. Devo rifiutare almeno 7 volte per farlo desistere. Poi rimetto la bic sulla carta e finisco di scrivere, tiro fuori il telefono per memorizzare il suo, ma lui l'ha già scritto su un altro pezzo di carta e mi dice di no, di non memorizzarlo, di lasciarlo su quel pezzettino di carta in modo che, quando lo chiamerò, sarà perchè mi son proprio messa a cercare il suo numero per tutto il portafogli. Non so...è una cosa stupida e piccolissima, ma è una delle cose (strambe) che avrei potuto benissimo dire io.
Suo fratello ha la febbre e se ne vuole andare, lui riece a prolungare la permanenza di almeno mezz'ora con scuse e contrattempi figli di una fantasia niente male.
Poi se ne va, salutando almeno 4 volte, dandomi almeno 8 baci sulle guance e con gli occhi di chi vorrebbe a tutti i costi rimanere apre la porta ed entra nell'altra sala per poi uscire nel parcheggio.

Niente di che. Volevo solo ricordarmi com'è andata.

 
 
 

Post N° 801

Post n°801 pubblicato il 04 Novembre 2006 da psike830
Foto di psike830

Tre sale, dieci minuti buoni per trovare il festeggiato che ci ringrazia del regalo con una cassa di vino buono. Noi siamo a stomaco vuoto e ci accorgiamo che, a parte tre persone, non conosciamo nessuno. Io da bravo "animale sociale" creo un circoletto niente male con i peggiori soggetti recuperati qua e là. Si mangia, si ride, si beve e si raccontano perfino barzellette, poi, subito dopo la torta, il festeggiato ci prova spudoratamente con me, tanto da presentarmi suo padre ben due volte. Di lui avevo già parlato, è "il chitarrista". comincia a sparare frasi tipo "i tuoi baci sono terapeutici", ma sinceramente la mia mente è altrove, tipo al fratello del bassista che ho rivisto stasera per la seconda volta. Ma il bassista ha un po' di febbre e allora se ne va presto insieme al fratello, ma non prima di aver preso il mio numero di cellulare e di avermi fatto promettere di fargli sapere dove andrò domani sera. Riamniamo (io e D.) col batterista, si finisce a parlare di parti cesarei più varie ed eventuali, al che si decide di andare a fare colazione. Prima di uscire restituiamo i pantaloni al festeggiato che ha passato gran parte della sua festa di laurea in mutande (e con un paio di collant a quadri) grazie ad una trovata geniale dei suoi amici.
Il bar al centro della piazza è chiuso così ci facciamo almeno altri 5 chilometri per un cappuccino e un tost prosciutto e formaggio, tagliato a metà per me e D.
Fa freddo, ma freddo sul serio, lasciamo il batterista sotto casa, anche lui con la promessa di fargli sapere cosa faremo domani sera e poi via, verso casa con i riscaldamenti a palla e Bob in sottofondo.
All'arrivo trovo i vetri della macchina ghiacciati, accendo stereo e aria calda e aspetto il tempo che serve.
Torno a casa e penso che sì... è stata una bella serata e io sto tornando quella di una volta. Mi mancavo. Mi mancavo proprio e come ri-inizio non c'è male.

 
 
 

JO

perché forse più bello che descrivere una grand’amicizia, è averne una.

 

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"...perchè le canzoni non ti tradiscono.
Anche chi le fa può tradirti,
ma le canzoni,
le tue canzoni,
quelle che per te han voluto dire qualcosa
le trovi sempre lì,
quando tu vuoi trovarle.
Intatte.
Non importa se cambierà chi le ha cantate.
Se volete sapere la mia,
delle canzoni,
delle vostre canzoni vi potete fidare..."

 
 

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