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1,nessuno&centomila

Le mie contraddizioni: vivo spegnendo incendi con la benzina

 

Messaggi del 16/09/2007

Post N° 1164

Post n°1164 pubblicato il 16 Settembre 2007 da psike830

Per me, perché non lo devo più dimenticare.

Eravamo diverse una volta, non parlo di sogni forse, quelli ce li abbiamo ancora, li trovo ancora scritti nei miei libri di De Carlo e tu su tutti quei saggi sugli Indiani d'America.
Ho ancora la mia visione parziale del mondo, completamente disinteressata alla politica e con forti lacune in storia, ma sopravvivo col bignami sul comodino oppure chiedendo delucidazioni ad Ale per sms.
Ricordo quella volta che prima di entrare al seggio elettorale siamo rimaste mezz'ora in macchina a chiederci se era più giusto votare col cuore o con l'interesse che tanto anche noi, passati i 23, saremmo entrate in quel giro di favoritismi e zeppe tipico soprattutto del paese ma anche delle grandi città.
Eravamo diverse quando ci facevi aspettare ore sotto casa perchè dovevi truccarti e portavamo cinte e pantaloni che a guardarli ora si inorridisce.
Eravamo diverse quando zoppicavamo in matematica e io non volevo aiuti da mia madre o mio padre ché tanto alla fine si risolveva sempre con un "te lo faccio io" di mia madre e un "non sei capace a fare proprio niente" di mio padre. Credevo di potercela fare da sola. Per te era diverso, i tuoi t'appoggiavano sempre in ogni cosa, anche se sapevano che sbagliavi ti mettevano in guardia e se ci sbattevi il muso erano pronti a medicarti le ferite e a comprendere, eravamo adolescenti in fondo.
Mi rifugiavo a casa tua a volte, in quella tua stanzetta stretta stretta e lunga e sdraiata sul letto guardavo all'insù le lenzuola bianche attaccate al muro in cui scrivevamo frasi di incitamento per i tuoi concorsi canori. Non eravamo mai meno di 20 a venirti a sentire, a urlare e fare il tifo seduti su quel muretto ed ero sempre io a litigare col vecchietto del secondo piano per attaccare sul filo dei panni quel manifesto.
Riempivo la smemo di parole di canzoni e di poesie e tu facevi quelle scritte colorate e orribili, hai sempre avuto quella calligrafia illegibile, i professori odiavano correggere i tuoi temi.
Tante volte ci siamo sedute sulle scale del borgo medioevale a chiederci come saremmo state se non ci fossimo conosciute, se non fossimo capitate nella stessa classe, tiravamo fuori quei vecchi quaderni ingialliti dal tempo per rileggere le paranoie di quand'eravamo quattordicenni.
Quand'è morta mia madre a casa tua mi parlavano di Dio e della chiesa, del perdono e del paradiso e io ascoltavo distaccata come se la cosa non mi toccasse, con quell'indifferenza e freddezza che mi ha sempre contraddistinto e che è stata l'unica cosa che mi ha aiutato a sopravvivere tutto questo tempo senza impazzire del tutto.
t' ho sempre sentita molto vicina, eri la mia "sister", tanto che a volte mi sognavo per filo e per segno quello che ti succedeva e tu rimanevi stupita ad ascoltarmi chiedendoti com'era possibile, ma la verità è che a volte riuscivi a farmi sentire sola o forse ero io che non ero capace a parlare. Lo sai come sono fatta, no? Non sto tutto il tempo a lagnarmi dei miei guai, dovrei avere a disposizione due vite per farlo, ma certe volte avrei voluto semplicemente sentirmi chiedere come stavo invece di stare notti intere ad ascoltare i tuoi problemi con chitarristi e batteristi.
Il periodo del bar Lucio è stato forse il più divertente, finché non è arrivato M. e tu sei andata a vivere in Abruzzo per un anno per via di quel corso fin troppo inutile secondo me. Avrei voluto vederla la tua casa, conoscere la tua coinquilina antipatica e cucinare insieme, invece ci scrivevamo quaderni interi di riflessioni e stavamo pian piano uscendo una dalla vita dell'altra.
Quando sei tornata è stato un po' ricominciare da dove avevamo lasciato: le sbornie, la sala prove insonorizzata, un nuovo gruppo.
Ma era cambiato qualcosa, noi forse.
Dopo la delusione di Vale cominciavamo ad essere un po' più scettiche sull'amicizia,ma eravamo convinte che a noi non sarebbe mai successo. Che cosa ci poteva divider in fondo? Per quanto riguarda i ragazzi poi...non avevmo davvero gli stessi gusti, l'unica cosa su cui eravamo d'accordo era che B. (il mio B.) fosse la fine del mondo.
Te la ricordi quella sera che siamo state sedute due ore fuori dal cinema dietro via Cairoli per vedere se quello stronzo era andato al cinema con un'altra, ma poi, sul più bello, non me la sono sentita e siamo scappate di corsa per i vicoletti mezze ubriache?
Poi il bastardo è arrivato mano per mano con la tizia, cavolo quanto era brutta e ha pure fatto finta di niente, nel vedermi è venuto pure ad abbracciarmi e baciarmi.
Avrei dovuto mollargli uno schiaffo, lo so, ma poi pensavo che da due mesi mi vedevo anche con A. e non me la sono sentita.

Solo adesso che te ne sei andata mi accorgo che tante cose che credevo importanti per me in realtà erano importanti per te. Quella serata al pub per esempio, era la TUA serata ed ero delusissima da B. perché se n'era dimenticato.
I concerti jazz ad esempio. Non che non mi piacessero, ma certe cose non riuscivo proprio a capirle, come quella notte che dopo il festival siamo rimaste due ore a parlare con l'organizzatore. Il pianista però me lo ricordo ancora, carinissimo e simpaticissimo, l'ho visto sere fa su un programma di mediaset, bravissimo.
Anche la festa a Roma di musicoterapia era parte della TUA vita e ad un certo punto dopo essermi sorbita due ore di gente che strillava come in preda a una crisi psicotica e batteva sui bonghi, seduta su quel pavimento freddo mi son chiesta "che cazzo ci faccio qui?", sarei dovuta essere al compleanno di S. invece di raggiungerlo sul tardi in discoteca.
Alle mie feste universitarie invece non hai mai messo piede, dicevi sempre che ti sarebbe piaciuto un mondo venire invece, alla fine, declinavi sempre l'invito, all'ultimo momento, come tuo solito.

Noi eravamo quelle che un mese prima che compissi gli anni andavamo già in giro col tuo motorino e quando s'era rotto il parafango davanti arrivavamo a casa zuppe come pulcini.
Eri anche gelosa, poi, di come riuscivo a cavarmela quando tu sparivi per mesi dietro ad un nuovo ragazzo o un nuovo strumento musicale.
Certe cose le davamo per scontato, che non ci saremmo mai perse ad esempio.
Ne ero più convinta, io, davanti a quel panino alle tre del mattino, al Flaminio, dopo una notte passata a girare per Roma col navigatore e perdersi e chiedere informazioni e poi entrare in un bar a Via Veneto, pagare 3 euro due caffè e infilarsi in mezzo alle scolaresche in gita all'Hard Rock Café, messaggiando con B. che diceva che io e te insieme eravamo meglio di una soap o di un telefilm.

Non pensavo che un giorno ti saresti svegliata e avresti dimenticato tutto, che al telefono avresti parlato come una diva "ho molto da fare in questo periodo, ti richiamo appena posso".
Avrei voluto dirti "ehi, sono io, quella che un mese fa, quando M. ti ha lasciata è venuta sotto casa ad asciugarti le lacrime senza chiederti niente, non ricordi che alla fine siamo riuscite anche a riderci su e a dirci che anche questo brutto momento era passato e la nostra forza, la nostra vera forza, era essere sempre in due."
Ora invece ricordo che quando sono andata via di casa tu non c'eri, mentre portavo via scatoloni su scatoloni mettendoci dentro tutta la mia misera vita, tu non c'eri a dirmi che sarebbe passata presto, ho fatto tutto da sola io. Eri qui quando per un anno non ho avuto nessun rapporto con mio padre eppure non hai mai avuto una parola da dire se non "hai un carattere molto  forte, ti invidio a volte".
Avresti dovuto guardare oltre, sai?
Che ti importava in fondo? Avevi le tue lezioni di piano ed il tuo agente, S. cominciava ad entrare piano piano nella tua vita e io servivo solo per avvicinarvi in quelle serate a palazzo dei Papi col resto del gruppo.

Eppure quella sera la pub con quelle due vecchie amiche abbiamo giurato che non saremmo mai diventate come loro, che non avremmo mai guardato qualcuno dal basso verso l'alto, che non avremmo mai giudicato, che non ci saremmo mai fatte le scarpe.
Vorrei vederti adesso, col taglio all'ultima moda e le foto ritoccate, su qualche palco pieno di luci, non mi stupirei nemmeno se un giorno accendendo la tv ti trovassi su mtv a dire che il successo non ti ha affatto cambiata.

Era l'ultima cosa a cui credevo, l'amicizia, ora non mi è rimasto più niente.
Ma son rimasta io, e mi basto.

[quando tornerai
io non ci sarò]



 
 
 

Post N° 1163

Post n°1163 pubblicato il 16 Settembre 2007 da psike830

Post-it

Promemoria.
Cose da non fare:
non ubriacarsi di Cannonau
non farlo su una spiaggia umida di settembre
non farlo soprattutto quando il giorno dopo è l'ultimo prima di un esame e non hai studiato granchè.

Promemoria.
Cose da fare:
prima di rimanere mezza nuda sulla spiaggia ricordati di controllare se i tizi che fino a poco prima erano a pesca alla tua sinistra siano andati via.
Controlla che anche il loro cane sia andato via.
Controlla dove sono le chiavi della macchina, potrebbero finire sotto la sabbia.
Controlla bene anche dov'è il telefonino.
Controlla di essere in un punto in cui i fari delle macchine che arrivano non ti illuminino.
Controlla che non ci siano baston(cin)i sotto l'asciugamanano o nelle immediate vicinanze.
controlla che la bottiglia di vino non cada, soprattutto se è stappata.
Controlla che nei bicchieri non ci sia caduta della cenere.
Smetti di pensare che i preservativi sono rimasti in macchina

A tutto c'è una soluzione.

Meglio che torno a studiare.

 
 
 

JO

perché forse più bello che descrivere una grand’amicizia, è averne una.

 

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