Creato da superviserbese il 19/12/2005

VISERBALANDIA

Accidere ex una scintilla incendia passim (A volte da una sola scintilla scoppia un incendio) - Lucrezio

 

 

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Tonino,il moralista di sta' ceppa!

Post n°192 pubblicato il 29 Settembre 2010 da superviserbese

 


A cena con Bruno Contrada nel 1992...il moralista della ceppa

Cmq da uno con una faccia cosi...cosa ti puoi aspettare...
L'italiano signor dipietro,studi l'italiano,la smetta di far
ridere quando parla,non e' dignitoso per nessuno avere
gente in parlamento che non parla l'italiano,non le sembra?

di Maurizio Tortorella

Non c'è solo Pavlov. Nel passato dell'ex pm restano molte zone d'ombra
inesplorate. A partire dalle sue strane dimissioni dalla magistratura per
arrivare ai bilanci dell'Idv. Passando per i collegamenti con i servizi.
Non soltanto italiani

Lo dicevano già alcuni cronisti nei primissimi anni Ottanta, quando
ancora era un giovane ispettore e per le strade di Bergamo, pistola
alla mano, arrestava i sequestratori: Antonio Di Pietro fa rima con
«dietro».
Non avevano tutti i torti e lo dimostra anche il nuovo caso della
fotografia sulla copertina di Panorama, che lo ritrae in compagnia del
boss bulgaro Iliya Naidenov Pavlov: che cosa si nasconde «dietro»
l'ex poliziotto ed ex magistrato, oggi leader dell'Italia dei valori?
Spesso un mistero: esattamente come è stato ai primi di febbraio,
il Corriere della sera ha mostrato le foto di una sua antica cena
accanto a Bruno Contrada, l'ex numero tre del Sisde condannato
per mafia, e ad altri agenti segreti. Anche due mesi fa Di Pietro non
ha spiegato quasi nulla.

La storia dell'ex magistrato più famoso d'Italia, indiscutibilmente,
contiene alcuni retroterra inesplorati. Non soltanto nel suo passato
più remoto, là dove le biografie lo dipingono prima umilissimo operaio
in Germania, poi tecnologicissimo dipendente dell'Aeronautica militare,
quindi intraprendentissimo segretario comunale nel Comasco. Ma
soprattutto nei suoi anni presso il tribunale di Milano, dove approda
come sostituto procuratore nel 1985 e nel febbraio 1992 esplode
come motore di Mani pulite, l'inchiesta più sconvolgente nella storia
italiana. La stagione eroica per Di Pietro si chiude alla fine del 1994,
con improvvise e strane dimissioni dalla magistratura. Un mistero.

Su quell'intrigo si accendono alcuni processi a Brescia e Di Pietro viene
accusato di concussione. I pm Fabio Salamone e Silvio Bonfigli
scoprono dalla voce dell'imprenditore Giancarlo Gorrini, all'epoca
proprietario della Maa assicurazioni, che Di Pietro gli ha chiesto molti
favori: prestiti personali per circa 100 milioni di lire, la cessione di una
Mercedes usata che ne valeva altri 50, l'assegnazione di una casa a
favore della moglie Susanna, un lavoro per il figlio Cristiano...

Perché quei piaceri? Non si saprà mai: l'attività investigativa di Salamone
e Bonfigli viene bloccata da una serie di ostacoli e nessun procedimento
riesce mai ad andare oltre l'udienza preliminare. Tranne uno: quello che
si chiude nel gennaio 1997 con una sentenza del giudice Francesco
Maddalo. In quel caso, però, Di Pietro non è l'imputato, ma la parte
civile, il danneggiato. Gli imputati sono Cesare Previti e Paolo Berlusconi,
rincorsi (e assolti) dall'accusa di estorsione per averlo indotto ad
abbandonare la toga. Ma la sentenza rivela: «È indubbio che i fatti
raccontati da Gorrini si sono realmente verificati; e alcuni rivestivano
caratteri di dubbia correttezza». Soprattutto visto che a compierli è
stato un magistrato «diventato nell'immaginario collettivo l'eroe
nazionale e il punto di riferimento dell'azione giudiziaria contro
la corruzione».

Il 10 marzo, quando escono le motivazioni della sentenza, i quotidiani
quasi non se ne accorgono. Pare sussistere una protezione nei
confronti dell'ex magistrato, come se si volesse preservarne l'immagine
immacolata. Eppure, l'assoluzione è durissima proprio con lui: «Questi
episodi» scrive Maddalo «rischiavano di prospettare un sistematico
ricorso del Di Pietro ai favori di Gorrini, il quale peraltro alla data del
novembre 1994 risultava già condannato per appropriazione indebita».
E ancora: «Alcuni di questi atti erano decisamente idonei a un'iniziativa
sul piano disciplinare» che non è mai arrivata da parte del Csm.

Misconosciute, la sentenza Maddalo e la vicenda Di Pietro-Gorrini sono
state sepolte sotto versioni edulcorate, che appaiono quasi identiche sui
blog di Di Pietro e di Marco Travaglio, il suo giornalista supporter. Tanto
che c'è chi ipotizza che il secondo sia ormai divenuto il grande suggeritore
del primo.

Poi c'è il capitolo dei rapporti fra Di Pietro e i servizi segreti, e anche
questo è complesso. Non c'è solo il caso Contrada. Nel luglio 1995 Di
Pietro viene interrogato da Salamone, a Brescia, e gli annuncia il suo
«progetto strategico per il futuro». Testualmente, è «la direzione del
Sisde, per ricominciare da dove ero rimasto». Ma anche questa

rivelazione resta senza alcun approfondimento.

Poi ci sono i viaggi che Di Pietro fa negli Stati Uniti, tra 1995 e 1996,
dove i critici pm ipotizzano contatti con ambienti vicini ai servizi. E non
se ne sa quasi nulla. Così come nulla si sa del viaggio di Di Pietro alle
Seychelles, nel 1984, sulle tracce del latitante Francesco Pazienza
coinvolto nel crac dell'Ambrosiano. Perché il magistrato bergamasco Di
Pietro diventa un segugio internazionale? Cosa cerca? Ha tentato di
capirlo anche Gianfranco Lenzini, l'avvocato milanese che da anni
tutela i piccoli azionisti dell'Ambrosiano, ma la sua richiesta di poter
visionare il fascicolo processuale è stata respinta dal tribunale. Perché?
Altro mistero.

Infine, resta la politica. E qui gli avversari di Di Pietro gli criticano la
gestione personalistica dell'Idv. Del resto, fino al dicembre 2009 i
bilanci, secondo il vecchio statuto, dovevano essere approvati solo
dal presidente, cioè da Di Pietro. E lui ha sempre gestito la cassa con
la tesoriera Silvana Mura, un'amica di famiglia ex commerciante di
biancheria a Chiari (Brescia). Così, critiche sempre più puntute si sono
affollate sui misteri dei bilanci dell'Idv. A partire dai primi soldi ricevuti
in donazione, nel 1998, da Maria Virginia Borletti: 954 milioni di lire che
la nobildonna ha destinato al movimento, ma non sono mai stati
registrati nella sua contabilità almeno fino al gennaio 2009.

Con il nuovo statuto, varato appena un mese prima dell'ultimo
congresso, Di Pietro ha cercato di parare il colpo. E ha affidato
l'approvazione dei bilanci a un ufficio di presidenza. Però ha stabilito
che sia il presidente (e lui solo) a nominare il tesoriere. Così poco è
cambiato: perché è il tesoriere che gestisce i bilanci, su mandato
vincolante di Di Pietro.

Con che coraggio e che faccia un tipo del genere possa permettersi
di fare la morale a chicchessia rimane un mistero.

 

 

 

 

 

 
 
 
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POESIE...VISERBESI

E strolg ad Viserba

E cnusiva la merda da l'udour
e l'urtiga de tat.
(L'astrologo di Viserba)
(Conosceva la merda dall'odore
e l'ortica al tatto).

Pirinela

Pirinela sota i cop e mustreva e cul ma tot,
una dona u la' sgride' pirinela use' mase',
use' mase' t'una cantoina la rube' una galoina
la rube' un pizoun,pirinela le' ande' in prisoun.

 
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