Post n°1755 pubblicato il
17 Giugno 2013 da
vi_di
Quest'argomento a Ody l'ha suggerito direttamente Letta, ne sono sicura.
Di questi tempi solo al governo conviene far finta di perorare la causa del lavoro, sperando così di accaparrarsi i voti dei disperati che cercano un impiego con sempre meno speranze.
Ma chi, come me, lavora da 36 anni, per tacere degli altri 20 anni fatti in campagna coi miei mentre parallelamente studiavo, e poi tutto il lavoro coi figli e la casa e mamma, che è una gioia ma anche una grossa responsabilità a 98 anni; chi come me, dicevo, fa tutto questo e anche di più, parlerebbe molto più volentieri di pensione.
Per carità, di questi tempi lamentarsi del proprio lavoro è una bestemmia, e io faccio anche un lavoro divertente perché i bambini non sono mai gli stessi e nemmeno l'insegnamento dunque lo è.
Ma dopo 36 anni che mi invento l'animaccia mia per motivarli, divertirli, fare in modo che ogni giorno escano da scuola sani e che abbiano imparato almeno una cosa in più di quelle che sapevano al mattino quand'erano entrati, vorrei poter essere libera di scegliere se restare o andare. Soprattutto nell'interesse dei piccoli: fa più danno un'insegnante stanca che una con poca esperienza. Me ne andrei volentieri, confesso, anche perché dopo 12 anni nella stessa scuola sono stata costretta a cambiare causa chiusura del mio piccolo plesso periferico, e adattarsi altrove non sarà facile. Me ne andrei volentieri, ma senza però rimetterci la metà di quella che sarebbe stata la mia pensione se a Monti e alla Fornero fosse preso un colpo prima del novembre 2011. Purtroppo invece i due sono arrivati a tale data così vivi e così stronzi da fare una riforma che ci ha resi prigionieri del lavoro a vita.
Avendo io vinto il primo concorso a 20 anni, i due hanno deciso che a 56 anni sono troppo giovane per poter dire basta. Non solo: non bastano più nemmeno 40 anni di servizio: dovrò lavorare almeno fino a cumularne 42 e 6 mesi, che per noi della scuola vuol dire 43. E siccome ciò accadrà quando avrò 62 anni mi tasserano del 2% fino a 66 anni, perché che cavolo, potevo cominciare più tardi a lavorare! Ho voluto vincere il primo concorso a 20 anni? E allora aggia jetta' 'o sango e m'hanno puni' perché l'età della pensione è a 66 anni. Per ora, eh! Non illudetevi... C'è tempo per far di peggio fino a quando andrò in pensione io. Se mai andrò!
Te ne mandano solo se te ne vai senza soldi, con la classica mano davanti e di dietro: questo sistema lo chiamano 'flessibilità'. Ma se vuoi andartene chiedendo che ti vengano riconosciuti i diritti acquisiti, col cavolo che te ne puoi andare. Solo i diritti dei parlamentari una volta acquisiti non sono derogabili: ve la ricordate la legge che dopo 5 anni di legislatura i parlamentari avevano diritto alla pensione? Quando fu modificata, la prima cosa che precisarono fu che per chi era in Parlamento in quel momento non valeva, perché essendo essi entrati 'in servizio' prima della modifica avevano acquisito il diritto a usufruirne.
Scusate, ma quando entrai in servizio io si poteva andare in pensione a 14 anni, 6 mesi e 1 giorno. Com'è che io nemmeno a 36 posso? Perché per me le leggi sono retroattive?
Siamo in pieno paradosso: chi vuole andare in pensione si trova la porta chiusa da una parte, chi vuole lavorare si trova la porta chiusa dall'altra: siamo qui che spingiamo tutti, con una forza uguale e contraria, facendo rimanere il mondo del lavoro in una empasse nevrastenica, quando basterebbe un EQUO taglio alle pensioni per mandar via chi vuole e sistemare due generazioni!
E' di ieri il 'decreto del fare'. A prima lettura mi pare ci siano spunti buoni. Ecco signori politici, trovandovi a fare, mettete mano a sta cosa delle pensioni, via, prima che a qualche Fornero bis non vada all'orecchio... CLICK -->... quel che ha proposto il ministro giapponese.
Scusate, è un post quasi sindacalizzato, ma nun ci 'a faccio cchiù e m'avevo sfoga'!
P. S. delle 13,56: Bru' sentendo in sottofondo 'Chi non lavora non fa l'amore' ha detto :'Celenta', se veramente tutte 'e mogliere fanno accossì, co sta disoccupazione che ci sta siamo ormai tutti destinati alla castità.
Ecco, se qualcuno sta tabellando le difficoltà legate alla crisi del lavoro, non dimentichi anche il calo del desiderio e il conseguente abbattimento demografico.
Se volete leggere qualche altra opinione sul lavoro, andate agli altri blog:
Abbandonare Tara
Mamma & Prof
La casa sull'albero
Orologio Nuovo
Ricomincio da Sette
Parlo di Me
Dagherrotipi
Vita da Museo
Arte....e dintorni
Non per tutti
Tu che tagghi i tag
Anch'io
Ci sono riuscita
Come un'aquila
Montecristo
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