Le sceneggiate del Governo ormai non servono più

Il Governo Gentiloni sarebbe definibile come “sceneggiata” quotidiana, se non fosse che sta portando lentamente, sotto l’oculata responsabilità della Presidenza della Repubblica, il nostro Paese verso il tracollo definitivo. Basti pensare al bluff del nuovo “uomo della provvidenza”, l’oscuro e manipolatore Minniti, personaggio che ha fatto dell’intrigo un’arte, mentre sedeva nei consessi delle peggiori e nefaste intelligence mondiali: egli ha gettato fumo negli occhi a tutti, nel far credere di aver risolto il problema dell’immigrazione, convincendo i due regimi libici ad interrompere gli imbarchi, in realtà concedendo loro milioni di € sottratti alle pensioni, agli incentivi per la disoccupazione, alle ricostruzione delle zone terremotate. In realtà gli sbarchi continuano, ignorati all’uopo dai media di regime, dalla Tunisia e dall’Algeria, in flussi, più o meno pari a quelli precedenti. Se le ONG “negriere”, sputtanate dal M5S, sono praticamente scomparse, è solo perché sono riapparse puntuali le navi militari europee!

Lo si comprende bene dal DEF che sta passando, senza colpo ferire, con l’appoggio dell’accozzaglia di maggioranza, in cui dei 20 miliardi previsti (sic!), ben 16 sono allineati sulle pretese europee “di salvaguardia”, tra cui l’aumento dell’Iva è il nocciolo, e il blocco delle pensioni e dei salari, un’opzione: tutti e due, oltre al Jobs Act, le future tenaglie che la Troika fisserà come punti invalicabili per la definitiva sottomissione dell’Italia. Il resto, è praticamente a zero, anzi è solo ipocrisia, come gli “incentivi all’occupazione giovanile” (altri tre anni di regalie alla Confindustria, che prima incassa e poi licenzia!), distribuiti in 3 anni, in base a previsioni tali che quelle del mago Otelma sarebbero tavole della legge!

Il “vuoto a perdere” di una compagine insulsa, che è servita a Mattarella per allungare il brodo velenoso, che dura ininterrottamente da quel 2011 in cui si decise di rivoltare la democrazia, è agli sgoccioli: costoro, e i poteri criminali che si sollazzano nelle stanze dei bottoni, hanno portato a termine l’ultimo insulto alla nostra Costituzione, con una legge elettorale da Paperopoli, con la quale si illudono di imprigionare per sempre il popolo italiano ai diktat massonici e globalisti. E, come sta accedendo in Sicilia, di mandare al potere una classe dirigente ben peggiore della precedente, già insozzata dalla corruzione e dal trasformismo, ma che obbedisca ciecamente, come può fare solo un traditore concusso dal nemico, per svendere la propria patria.

Se gli italiani non sapranno reagire con il voto, entro l’estate del prossimo anno, l’Europa ci commissarierà con la Troika, e per l’Italia sarà finita sul serio: il tracollo bancario, il più grave dalla crisi degli Anni Trenta (quando la creazione dell’Iri salvò il Paese dalla bancarotta!), è ormai ineludibile: un Paese sotto ricatto non può vivere senza liquidità e senza impieghi. A meno che utilizzi il suo enorme debito pubblico, come “merce di scambio” della ripresa, così come hanno fatto a suo tempo Usa e Giappone, al contrario di un’Europa che ha scelto le barbare politiche fiscali, che hanno impoverito le imprese e le famiglie, disgregando il lavoro e il sociale. Il debito americano e quello Giapponese sono stati spesi per dare fiato all’economia, salvo, una volta riavviato il motore dell’espansione, riportarlo sotto controllo: il segreto perché questa manovra del tutto keynesiana andasse in porto, sono state le “riforme strutturali”, di cui in Italia non si può parlare, perché eliminerebbero la mediazione, e quindi la corruzione: la riforma vera del lavoro e delle pensioni, il reddito di cittadinanza legato all’occupazione, la riforma della giustizia, e quindi il funzionamento delle authority, che invece stanno a guardare; la riforma bancaria e monetaria, ristabilendo la nazionalizzazione di Bankitalia e della banche fallite; e l’emissione di carta moneta parallela, per convogliare il deficit verso una contabilità scevra dall’euro; e la gestione della riserva aurea. Si tratta di tratti indispensabili, che ci permetterebbero di restare in Europa (esattamente come sta facendo la Germania, e in parte la Francia, che se ne fregano dei vincoli di Maastricht), o, male che vada, di restarci, ma ripristinando un euro-lira, come la metà dei partner.

Continuando a premere sui redditi, e specialmente su quelli medio-bassi, oltre ad aver cimiterializzato intere filiere sociali e imprenditoriali, ha prodotto la caduta verticale della domanda (tranne quella dei beni di lusso, che servono alle caste per crescere a scapito del popolo!), e la fuga di intere generazioni di “cervelli”, che non ritorneranno mai più in questo “Paese per vecchi”.

Bruxelles, d’altra parte, tenta di suonare sempre lo stesso disco rotto: è un ectoplasma orma decotto, che vive dei meccanismi di trasferimento di risorse (fiscal compact, fondo di stabilizzazione, quantitave easing, ecc,), ma che andrebbero sostituiti, tramite euro-bond, in trasferimento di risorse tra paesi troppo ricchi e quelli troppo poveri: esattamente come avviene negli Stati federati, che altrimenti, crollerebbero. Si illude che la Brexit non l’abbia sfiorata nelle sue certezze, ma si sbaglia di grosso.

Ebbene, per aprire gli occhi sul nostro futuro, le “sceneggiate politiche e governative” da parte di compagini e partiti che hanno perduto il senso stesso dello Stato, non bastano più. Per amore e per forza il popolo italiano dovrà intervenire, o tutto sarà compromesso. (D.S.)

Le sceneggiate del Governo ormai non servono piùultima modifica: 2017-10-17T07:44:15+02:00da r.capodimonte2009