Le elezioni in Sicilia spalancano la porta del potere ai Cinquestelle

Guardiamoci tutti nelle palle degli occhi: l’accozzaglia costruita in Sicilia, pezzo per pezzo, grazie ai mattoni sgangherati di un centro-destra pellegrino, e alla calce della peggior risma di malavitosi, che galleggiano sui voti dei loro schiavi, non poteva essere sconfitta da chi si erge a nobile muraglia contro queste letali bassezze. Da chi, cioè, non vuole neppure nominare né tanto meno collaborare con costoro. E quindi, già si mettono in minoranza, grazie alla proliferazione delle liste civetta, che non sono evidentemente che i vecchi trucchi del mestieri del politicantismo degenere. E’ già, perché non bisogna nasconderci dietro un dito, che la Sicilia, pur con l’enorme passo avanti di questo 35% grillino, non rinuncia e non rinuncerà mai alla strada più facile, quella del compromesso, della corruzione, della mediazione, ma anche della malafede, che solo in parte è figlia della mafia, ma per lo più vivacchia nella oscura disperazione di settant’anni di solitudine e di false promesse. Essersi astenuti al 53% non è una perdita di fiducia nel giovane M5S, ma un modo ancestrale e vile d’inghiottire rospi, spesso volentieri, e dar la colpa ad altri, che per il siciliano medio, sono tutti uguali, basta che parlino di politica: l’autogestione di se stessi, il menefreghismo cronico, la gretta considerazione di un dio che protegge di tutto, anche il delitto e la vendetta, purchè evidenzino una “onorabilità” come pretesto all’ignoranza, li obbliga a preferire l’anonimato, alla partecipazione. Perché il non-voto è, alla fine, più anonimo, nei fatti, di un voto che rappresenta sempre una responsabilità!

Detto questo, ciò non esclude che una parte considerevole di siciliani abbiano compreso che questa poteva essere l’ultima occasione per uscire dal marasma, perché gettarsi sulla menzogna di una destra populista più del populismo, che non ha e non avrà mai programmi, se non quelli di chi ne tira le fila, cioè Berlusconi, sarebbe stata la condanna definitiva. E probabilmente così sarà, perché a differenza del povero e insulso Crocetta, questa volta a Palazzo dei Normanni non siederanno solo deputati incapaci e inaffidabili, ma soprattutto manigoldi, cresciuti nelle sacrestie massoniche e dentro i ricicli miliardari del capitalismo lombardo, che fin dall’inizio, con i vari Dell’Utri, firmò il patto di non aggressione con le cosche, in cambio della metà del bottino, in una regione che è sempre stata prodiga di regalie.

Ma tant’è, la battaglia quotidiana, i grillini la cominceranno da domani mattina, e possiamo ben dire, chi glielo farà fare!

Il risultato siciliano, comunque, segna un notevole cambio di passo: la dimostrazione che il movimento è inossidabile alla maldicenza e alla mendacia di giornalisti e mistificatori di regime, resta in assoluto il primi partito d’Italia (che in un paese “normale” senza apparentamenti di sorta, sarebbe al governo già da anni!), e  una campagna elettorale di quattro mesi e più, impostata come quella siciliana, potrà sconvolgere i piani fasulli del “rosatellum”, orchestrato da Mattarella e dalle cosche massoniche del Paese, per sconfiggere definitivamente i pentastellati; che invece potrebbero avvantaggiarsi di tutti o quasi i collegi uninominali, dove sarà molto difficile che un centro-destra privo di appoggi concupiscenti alla siciliana, possa resistere alla contestazione globale che sale dal Paese; e un centro-sinistra ormai alla frutta possa ormai sperare di ottenere altro che un terzo, inutile posto.

Ecco perché, da oggi in poi, il M5S diventa l’ago della bilancia del futuro dell’Italia, e davvero non dovrà temere altro che se stesso. (D.S.)

 

Le elezioni in Sicilia spalancano la porta del potere ai Cinquestelleultima modifica: 2017-11-07T10:36:13+01:00da r.capodimonte2009