Le implicazioni delle nuove armi della Russia sullo scacchiere geostrategico globale.

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 Di Andrea Atzori 

 

Le reazioni occidentali alle rivelazioni fatte da Putin sui nuovi missili russi capaci di bucare lo scudo atomico statunitense, sono state di quasi totale noncuranza.

Come si trattasse di questione di assoluta irrilevanza e priva di interesse specifico per le gravissime tensioni internazionali che trovano contrapposte le due superpotenze globali.

Nell’era Reagan, dopo l’entrata in servizio dello scudo atomico, il Nord America ha creduto di essere divenuto ormai, invincibile. L’acquisizione di uno status di invincibilità, l’aveva proiettata con le sue forze armate, alle frontiere delle nazioni membre del blocco sovietico o con esso alleate, con in mano un messaggio univoco, o sgomberare o venire distrutti.

Fu così che l’URSS dovette arretrare fino ai suoi confini naturali, abbandonando l’Europa orientale alla bramosia rapace del blocco atlantico, che dopo avere scatenato una guerra brutale nel Kosovo, ha invaso e occupato i territori balcanici annettendoli all’Unione europea ed alla Nato.

Dopo la “rivoluzione colorata” in stile USA e conseguente colpo di stato di Piazza Maidan a Kiev, anche l’Ucraina è stata risucchiata dentro a questa sfera d’influenza in attesa di essere, definitivamente, assorbita dentro agli apparati istituzionali UE e all’alleanza atlantica.

Un’avanzata irresistibile, annegata nel sangue di innumerevoli guerre mostruose, combattute in Europa, da quella nel Kosovo a quella del Donbass, che ha provocato decine di migliaia di vittime, morti e feriti, nonché devastazioni e saccheggi, distruzioni di infrastrutture e centri abitati, in cui ogni comunità ivi radicata da millenni, aveva costituito le sue forme di relazioni sociali ed economiche in piena fiducia sul proprio futuro.

Una guerra, questa del Donbass, che ancora si preannuncia assai pericolosa, solo congelata dal trattato di Minsk, mai però rispettato integralmente, mentre salgono di tono i moniti di Kiev contro le regioni ribelli, con una situazione sul fronte di guerra mai stabilizzata veramente, essendo sempre in atto scontri tra opposti schieramenti militari e bombardamenti sulla popolazione civile.
Tutto ciò mentre Washington ha già dato il via libera alla consegna di armi letali all’esercito ucraino, operazione condannata, fermamente, dal Cremlino.

Anche il Medio Oriente ha conosciuto le sue guerre scatenate dal comune nemico, gli Stati Uniti e non per caso: trattasi sempre di Stati rientranti nell’orbita di influenza prima dell’Unione Sovietica e della Russia poi.

Oltre, ovviamente, al nord Africa, con le c.d. Primavere arabe, che hanno incendiato questo mondo con l’intento di sotterrarlo per sempre, facendolo sparire dalla faccia di questa terra. Prima l’Egitto, poi Marocco, Tunisia ed infine la Libia di Muammar Gheddafi. In Medio Oriente, gli attacchi militari statunitensi, sono cominciati contro l’Afghanistan e l’Iraq di Saddam Hussein, che come Gheddafi è stato eliminato fisicamente, dai militari americani, con un processo sommario farsa.

La stessa sorte attendeva anche  Bashar Al Assad, presidente della Siria; la sua condanna era già stata decisa e decretata da un destino crudele, triste e fatale, che non gli dava scampo, nello sforzo di difendere il suo paese e la stessa vita sua e dei suoi familiari, contro un nemico feroce e spietato, mosso solo dall’intento di acquisire potere politico e risorse economiche, nel rispetto dei peggiori istinti predatori che agitano la psiche della bestia umana, analogamente, a quella di tutto il resto del mondo animale.

Per sua fortuna Assad è stato salvato, finora, dal presidente russo Putin, che ha, finalmente, deciso di scendere e schierarsi, con il suo esercito in questa guerra, pronto a sgominare le orde di guerriglieri terroristi sauditi: un esercito di centinaia di migliaia di uomini, Al Qaeda e ISIS, armati e vettovagliati da Turchia, Arabia Saudita, Emirati arabi, Israele e Stati Uniti.

La sola colpa di questi Stati mediorientali distrutti dalla belva famelica, è stata quella di essere satelliti dell’orbita di influenza russa. Anche l’Iran, sta correndo enormi rischi, proprio adesso, che la guerra in Siria volge a favore della Siria e dei suoi alleati, Russia, Hezbollah e, appunto l’Iran. Trump ha già stracciato l’accordo sul nucleare con Teheran e minaccia di sotterrarla con una pioggia di bombe.

Ma pure il Libano e la Palestina sono stati minacciati da Israele già sul piede di guerra, nell’intento di chiudere i conti con Hezbollah, accusata di essere stata la causa e responsabile, della sconfitta della coalizione USA in Siria.

Dati questi presupposti in cui si svolge e si dibatte lo scontro diplomatico e il confronto militare tra le due più importanti superpotenze mondiali, Russia e Stati Uniti, la domanda che sorge spontanea, alla luce delle rivelazioni fatte da Putin sui missili Sarmat russi, in grado di bucare lo scudo atomico USA, è la seguente: quali conseguenze avranno queste notizie tanto rivoluzionarie, nei vari scacchieri geostrategici del pianeta terra?

Se come detto, lo scudo nucleare Usa ha trasformato la geografia politica internazionale, la sua definiva relegazione in un angolo come un comune ferrovecchio, rendendo così, quel mondo che lo precedeva un semplice residuato storico, adesso che la sua funzione strategica è stata superata, il primo effetto dovrebbe essere, almeno, quello di ripristinare la situazione storica che lo precedeva.

Teniamo però nel debito conto il fatto che gli Stati Uniti sono già andati troppo avanti nel provocare l’orso russo e che non sempre è stato facile riparare con lo sputo il vaso cinese rovesciato e frantumato. Da aggiungere a questa particolare realtà, il fatto che il carattere degli americani non consentirà mai loro di recedere dal progetto di dominio mondiale, il c.d. Ordine Mondiale, o impero mondiale americano.

Troppo avanti sono andati e ancora sono lanciati a folle velocità, verso questo traguardo, obiettivo. Far tornare indietro all’ora x le lancette dell’orologio della storia non è di certo un’impresa facile, anche se alla vecchia URSS questa capacità non è mancata. Se il socialismo si è retratto, pacificamente, il capitalismo non farà mai lo stesso. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Conoscendo il carattere degli americani, questo si può già pronosticare.

Infatti, le prime reazioni a Washington, a queste dichiarazioni di Putin, sono state di totale chiusura. A livello nazionale non si è neppure aperto un dialogo acceso, nel rispetto della gravità della situazione, tendente a fare chiarezza sulle responsabilità dei singoli statisti o apparati diplomatici e militari, e chiedere e ottenere un sacrificio riparatore. L’America è sempre prima, è sempre l’incontestabile sovrana del mondo. Nessuno osi ledere la maestà e sovranità imperiale, degli Stati Uniti d’America.

La guerra tra Russia e Stati Uniti, alla luce dei fatti, sarebbe già in corso. La forza devastante delle armi di cui è entrata in possesso la Russia, la rende capace di punire, severamente e gravemente, questa arroganza. Le minacce lanciate di recente alla Siria, di avere posto in atto bombardamenti con armi chimiche nel Goutha, sono la dimostrazione che la Casa Bianca ha in mente di eseguire uno strike militare, sulla Siria. Anzi, le notizie sono quelle per cui Trump avrebbe anche già dato ordine ai comandanti dell’esercito di preparare le operazioni.

Con la Russia presente e coinvolta, su questo terreno di battaglia, se questo dovesse avverarsi, sarebbe il “casus belli” perfetto! Se vi aggiungiamo la complessità della situazione alle frontiere russe, in cui continuano ad accumularsi le truppe della Nato schierate e impegnate in esercitazioni militari mastodontiche, quella nel Mar Nero, con le flotte alleate che violano in successione la sovranità delle acque territoriali russe nonché i caccia bombardieri USA che sorvolano i cieli della Russia, la gravità della situazione nel Donbass, le minacce all’Iran, le sanzioni agli statisti russi, penso che le provocazioni dei nordamericani, abbiano già superato il massimo consentito.

Unica nota positiva, l’annunciato incontro di Trump con il leader nordcoreano Kim Jong Un, ma alla condizione che costui rinunci al nucleare, cioè a quelle armi che già possiedono sia Israele che Arabia Saudita, che sono alleati USA. Ecco i due pesi e le due misure, a cui i nord americani non rinunceranno mai, essendo questa la vera manifestazione ed espressione della loro superiorità e predominio mondiale.

Il vantaggio militare russo, acquisito con queste nuove armi è incontestabile. Non solo i missili ipersonici danno una superiorità garantendo l’impunità per il primo colpo nucleare. Infatti le minacce del “Prompt Global Strike”, sono state rovesciate. Non sono più gli USA ma i russi a possedere l’arma decisiva e risolutiva. Per questo Putin chiede trattative sulla questione, perché i rapporti tra superpotenze non possono continuare allo stesso modo.

Un cambiamento è necessario ed inevitabile. Il fattore dirompente di queste armi è troppo forte, pensiamo anche solo al fatto per cui i missili Sarmat saranno alimentari ad energia nucleare, godranno di un’autonomia di volo pressoché assoluta. Questo significa che potranno essere lanciati da qualunque punto nello spazio globo-terracqueo, per raggiungere il loro obiettivo in modo autonomo e preciso, cambiando percorso ed obiettivo volendo, anche durante il volto, non solo, ma non potranno essere tracciati dagli apparati nemici di rilevamento, per cui non si potranno neppure prendere misure di ritorsione, in quanto, dopo sarà sempre troppo tardi, essendo la loro velocità di Mach 20 ineguagliabile.

Ho letto su questo argomento, dei commenti, assolutamente, incredibili ed inaccettabili, come il fatto per cui essendo gli statunitensi persone prepotenti ed arroganti nonché presuntuose, i russi non dovrebbero ripagare con la stessa moneta, ma dimostrarsi responsabili e non farsi trascinare dagli istinti e dai sentimenti più negativi di vendetta e dal desiderio di rispondere alla stessa maniera, non percorrendo la stessa strada sbagliata e ripetendo quindi, lo stesso errore, degli americani.

In verità, non vedo chi non si renda conto della stranezza di queste idee che predicano il buonismo sempre e solo a senso unico, cioè nel senso sempre più favorevole ai loro “desiata”. A perdonare il nemico si corre non solo il rischio ma la quasi assoluta certezza che non appena la situazione si sarà ribaltata, rovesciata, non si avrà garantito lo stesso trattamento di favore.

Come minimo le forze militari statunitensi dovranno andarsene dall’Europa, non solo quella orientale, ma pure da quella occidentale. Così come dal Medio Oriente e dall’America Latina. Dovranno chiudersi dentro ai loro confini come fece la Russia a suo tempo. Ma dubito che questo avvenga. Sono e rimarranno solo pie illusioni.

Piuttosto costoro aumenteranno il loro budget militare, di migliaia di miliardi, per raggiungere il loro scopo di vincere questa guerra già in programma. Accuseranno ancora, come sempre, la Russia di essere essa il pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Con questo pretesto mobiliteranno l’opinione pubblica e tutto il popolo contro il rischio di subire un attacco nucleare del solito grande nemico, mai abbastanza demonizzato.

Le implicazioni delle nuove armi della Russia sullo scacchiere geostrategico globale.ultima modifica: 2018-03-11T16:52:37+01:00da Artalek

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