Alfabeto

 

L’ alfabeto è la prima cosa che tutti noi abbiamo imparato all’asilo. Vi ricordate il padre della protagonista, nel film “il mio grasso, grosso matrimonio greco”?
Lui cercava per ogni parola la radice della stessa e la riportava ad una parola greca. Questo per dimostrare che tutto aveva avuto origine lì, in Grecia.

In effetti ho sempre ricondotto, la parola alfabeto a quel mondo, pur non capendo perchè, alle lettere greche alfa e beta si fosse aggiunta la tau e non la gamma come successione vorrebbe.

Sorpresa! La parola alfabeto non deriva dal greco ma dall’arabo classico. Infatti, alif-ba-ta sono le prime tre lettere dell’alfabeto arabo.
A fronte del disgregarsi di un’ altra certezza, ho scoperto con stupore che l’arabo classico in realtà è una lingua non antichissima.

La sua origine è datata tra il V e il VI secolo. Esistevano delle lingue pre arabe nelle regioni della Siria, dell’Arabia e dello Yemen. Proprio in Siria sembra però nasca una prima forma strutturata di alfabeto arabo. In breve tempo si diffonderà e diventerà  lingua ufficiale della città di Medina.

La Medina, città dell’odierna penisola arabica sorge su una vasta oasi ed è la città dove  Maometto si trasferì per la sua rivoluzione religiosa. Era già conosciuta col nome di Yathrib. Il nome di Medina gli venne attribuito dopo la morte di Maometto. Infatti “madina” in arabo significa città, Yathrib diventa quindi la città del profeta.

Ma cosa spinge un popolo a cercare e adottare un nuovo modo di interagire e di parlare?

Questo accade di solito a fronte di un profondo cambiamento in seno alla società. Certamente la rivoluzione culturale, operata da Maometto, ha portato le popolazioni a cercare un modo unanime di comprendere e di condividere.

Il Corano è il primo testo in arabo classico. Il ruolo di questo libro, chiaramente ha avuto un’influenza notevole, sul cambiamento di cui parliamo. La sua diffusione e il fatto che fosse scritto in arabo classico e che entrasse nella vita quotidiana delle persone, permise a questa lingua una diffusione molto veloce.

Ritornando alla Siria non riesco a  non pensare a cosa sta accadendo in quel disastrato paese. Un paese dove la cosiddetta primavera araba aveva dato grandi speranze al mondo. Trasformata purtroppo in una delle guerre civili più sanguinose di questo secolo.

Guerra non solo di popoli ma soprattutto di interessi, dove tutte le grandi potenze mondiali hanno mire di controllo. Quel settore medio-orientale è strategico per la sua ricchezza e la sua posizione. Le immagini che ci giungono quotidianamente dalla Siria, di bambini uccisi, di ospedali bombardati evocano solo parole di condanna.

Mi ripropongo tra qualche tempo, di parlarvi della Siria e della sua storia. Degli intrecci politici e religiosi che stanno portando questo paese  la sua popolazione alla rovina.

L’alfabeto è solo un primo passo, necessario, indispensabile. Capire questa cultura significa andare oltre le parole.

Forse non tutti sanno, che quando chiedi ad un arabo , “come stai?”, lui risponderà sempre “labas”oppure ” ana bikair ua ham dulillà”. Vi risponderà sempre, “bene grazie”o “io sto bene grazie a Dio”.

Probabilmente non è affatto così. Tutti noi tendiamo a lamentarci per qualcosa, ma da un mussulmano riceverai sempre una risposta positiva. Solo dopo ti spiegherà come sta veramente.

La cultura araba è tale che nel saluto, “sabbahalnur”, mette la parola luce. Infatti darti il buongiorno, significa augurarti un giorno pieno di luce. L’attitudine alla positività, l’attitudine al non piangersi addosso è una caratteristica  fondante di questa popolazione.

Penso che questo modo di porsi nel confronto della vita dovrebbe essere d’esempio a molti di noi.

Vi aspetto al prossimo articolo dove vi parlerò di Istanbul.

 

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