ISLAM IL VIAGGIO 4 – ISTANBUL

istanbul 2   Istanbul

Istanbul è una città meravigliosa.  Questa è la storia di Andrea e del suo incontro con la città, che un tempo, fu Costantinopoli. Lui aveva visitato tutte le grandi città americane e ne era rimasto affascinato.  Splendide nei loro eccessi, e nella capacità di trasformare eventi della loro breve storia in attrazioni. Poi c’è una piccola città del nord-Italia e c’è un bambino.

Quel bambino era impacciato, timido, pauroso, ma tanto, tanto testardo. Crescendo ha fatto in modo di mettersi in gioco sempre e comunque.

Aveva l’idea fissa di scappare da quella piccola città e di scoprire il mondo. Era sicuro che grazie a questo sarebbe diventato più forte.

Quel bambino poi è cresciuto. Oggi è un uomo, Andrea ha lottato contro le sue insicurezze e ha sepolto nel in profondità quel bambino tanto sensibile e pieno di paure.

Ha avuto una brillante carriera lavorativa, lavorando duramente e sacrificando gran parte della sua vita privata. Questo gli ha permesso di girare il mondo, di imparare lingue straniere, di conoscere culture e persone diverse. La conoscenza è la chiave, per essere davvero liberi e solo perseguendola le nostre vite potranno cambiare.

Un giorno Andrea decide di fare un viaggio. Un viaggio ad Istanbul. Studia la città, la sua storia, vuole scoprirla nella sua quotidianità. Affitta cosi una casa nel quartiere di Fener, lontana da quel circuito proposto ai turisti e ai viaggiatori. Al suo arrivo, alla stazione della metro di Emniyet-Fatih ha un primo incontro che riesce a stupirlo. In inglese chiede ad un passante informazioni, su come raggiungere la moschea di Yavuz Selim Camil.

Venga! Si fa capire l’interlocutore, la accompagno io”. Non si aspettava certo di camminare per circa 20 minuti, su e giù per i colli che caratterizzano quella zona. “Ecco questa è la moschea , vede da quassù si può vedere tutto il Bosforo e in lontananza il Corno d’oro”.<h2></h2>

Andrea è imbarazzato, quell’uomo aveva cambiato i suoi programmi per aiutarlo. Non sapendo bene come comportarsi, estrae il portafoglio e cerca di ringraziarlo dandogli una mancia. “No signore! Grazie ma non posso, per me è stato un piacere, as salaam aleycum” e si congeda con un sorriso.

Lo vede sparire sorridente tra i vicoli di quel quartiere. Le case sono di due massimo tre piani. Dai loro balconi si dipanano dei fili, dove è steso il bucato. Nei cortili e nelle strade i bambini ridono e urlano giocando a una specie di nascondino. Sembrava fosse tornato indietro di trent’anni quando i telefonini, i videogiochi, le tv non esistevano o non occupavano gran parte della giornata di un bambino.

“La pace sia con te”, così si era congedato. Sorpreso inizia a camminare, scende lungo un vicolo adiacente alla Moschea, trovando immediatamente la casa. Eccola, disse tra se e se, quando vide quella piccola casa di legno e mattoni dove si intravedeva uno splendido giardino. La proprietaria lo stava aspettando. Lo accoglie calorosamente, mostrandogli la casa e il sugo che aveva preparato per lui, per la cena. Sermin è una donna di mezza età, sempre sorridente. Quando il muezzin intona un canto da una vicina torretta, si congeda da Andrea spiegandogli di dover andare in moschea.

Rimasto solo apre una piccola porta di legno ed esce sul balcone. Una sensazione di pace ed di tranquillità lo pervade. Ammira quello splendido panorama, e le piccole imbarcazioni di traghettatori che navigano sul Bosforo. La luce del giorno si fa fioca, le guglie dorate delle moschee pian piano lasciano il posto alle luci delle case e dei mercati notturni. Il mare, i mille colori che si riflettono sulle sue acque, il vocio della gente per strada fanno di Istanbul, una delle città più magiche che avesse visto.

Nei giorni seguenti, Andrea cammina moltissimo muovendosi sempre a piedi, su e giù per i quartieri storici della città. Conosce persone, incappa in mercati improvvisati, visita moschee.Ovunque vada le persone lo accolgono benissimo. Sorridono a quell’italiano un po’ buffo e un po’ goffo, che gira tra loro.
Entra in un negozio di alimentari e incuriosito inizia ad osservare cibi e prodotti per lui sconosciuti. Si ferma davanti ad una teca di vetro e scruta quello che potrebbe essere un dolce. L’aspetto è quello di un favo, una lastra che si preleva dalle arnie , piena zeppa di miele.

Il proprietario si avvicina, ne taglia un pezzo e glielo offre. Gli spiega che bisogna masticare a lungo senza ingoiare, come fosse un chewing gum. Dopo un po’, quando il dolce sarà finto non rimarrà altro che sputare ciò che resta, ovvero una palla di cera. Andrea non si fa certo remore e assapora subito quella delizia. Uscendo ringrazia e ricomincia a vagare per la città.

istanbul

Vicino alla moschea vede due donne sedute su una panchina, che sembrano raccontarsi inconfessabili segreti. Non resiste e ruba questo scatto fotografico col telefonino cercando di non farsi sorprendere. Si avvicina per chiedere loro un’ informazione, e loro si coprono velocemente il volto. Non gli sfugge però che entrambe hanno un sorriso incuriosito. Non capiscono ciò che lui chiede, scuotono la testa dicendo qualcosa nella loro lingua.

Improvvisamente si alza nell’aria una litania lenta e continua. Andrea si gira e inizia a guardare verso il Bosforo. Il rumore del mare, le sirene dei traghetti e quella litania del muezzin gli infondono uno strano senso di pace. Sente che non sta pensando a nulla, ma che lui è parte del tutto. Istanbul lo sta conquistando, passo dopo passo.

Uno stormo di colombi, si alza grugando a gran voce da terra e distoglie la sua attenzione. Si riscopre improvvisamente bambino e stupito guarda quei piccioni volare tra i minareti e attorno alla mezza luna che svetta alta al centro della moschea.

Saluta le due donne e inizia a camminare, perdendosi per quelle vie, osserva i tulipani  che colorano le strade e le aiuole di Istanbul. Arriva ad una piccola darsena e decide di prendere un traghetto. Ad ogni fermata osserva le persone che salgono e scendono con i loro pacchi, i loro fagotti. Continua per un po’, zigzagando sul Bosforo da una sponda all’altra. Ed eccola, maestosa vista dal basso, era arrivato alla torre di Galata.

La torre era stata costruita dai genovesi attorno al 1350 ed era parte integrante della fortificazione dell’allora cittadella di Galata. Dalla sua sommità si può vedere tutta Istanbul e per questo nei secoli venne anche utilizzata come punto di osservazione per individuare incendi nella città.

La leggenda narra che nel 1630, un viaggiatore ottomano, Lagari Hasan Celebi, utilizzando delle ali da lui fabbricate, spiccò il volo lanciandosi dalla torre. Sorvolò il Bosforo e atterrò incolume in una zona a qualche chilometro di distanza.

Andrea decide di scendere, subito dietro l’angolo scopre un piccolo mercato rionale, Istanbul ne è piena. Vendono di tutto, ma si sofferma ad un banco. Una tovaglia bianca con sopra tre cumuli di tabacco, dove un anziano signore con i denti ingialliti lo incita a comprare. Ne prende un po’, compera delle cartine e si fa una sigaretta. Cammina perdendosi tra le persone che trattano e barattano, ascoltando discorsi concitati e urla di audaci venditori. La sera esce sul balcone della sua casa, si prepara una sigaretta. Si siede osservando le case sulla collina aldilà dello stretto e aspira quel tabacco e quel senso di pace assoluta che lo pervade.

La mattina seguente si alza presto ed entra nella Moschea vicino casa. Si toglie le scarpe e in silenzio si siede dietro ad alcuni uomini che pregano. Andrea non crede nell’esistenza di Dio, cattolico o mussulmano che sia, ma  quell’ambiente lo incuriosisce sempre di più.  La moschea è priva della fastosità delle chiese cattoliche o ortodosse, vi predomina il silenzio e  la completa devozione è spiazzante.

Resta lì per un po’e ancora una volta guarda dentro se stesso. Gli sembra quasi di ritrovare il bambino che era stato. Inizia a risentire emozioni sopite fino a quel momento. Un uomo seduto vicino a lui gli fa cenno di uscire. Si alza e lo segue. L’uomo amichevolmente e con un’ inglese perfetto inizia ad interloquire con lui. Da dove vieni? Cosa stai cercando?

Sono italiano, mi chiamo Andrea, non so perché sono qui. Nella vita arriva un momento in cui ti devi fermare, devi osservare, ascoltare. Ecco! Credo di essere in quel momento. Io mi chiamo Basaam e lavoro qui alla Moschea, se Dio ti ha portato qui ci sarà sicuramente un perché, devi solo scoprirlo. Ne ho tutte le intenzioni, risponde sorridendo. Se hai bisogno di qualcosa o semplicemente di un posto, dove stare con i tuoi pensieri questa è la tua casa. Saluta Basaam e si avvia verso il centro pensando a quell’incontro e a come per la seconda volta fosse stato accolto.

Ancora una volta questa città, questa gente, con le loro contraddizioni, lo ammaliano. La semplicità e la disponibilità di quelle persone lo affascinano. Camminando lungo le vecchie mura di Costantinopoli, vede un parco, dove dei ragazzini sui 12/13 anni giocano a calcio. Ridono e parlano del Galatasaray, e della partita che quella sera avrebbe giocato. Improvvisamente uno dei ragazzini si accorge di lui e gli fa cenno di giocare con loro. Andrea sorride e si ritrae, facendo un cenno di no con il capo.

Il pensiero torna a quel bambino del passato. Quel bambino che nessuno voleva nella propria squadra, che non sapeva giocare e che era troppo impacciato e timido per buttarsi nella mischia. Decide allora di avvicinarsi, i ragazzini sorridono intorno a lui e gli passano la palla. Giocano per un po’, lo scherniscono quando scoprono che è italiano. Del Piero! Del Piero! Urlano felici chiamando palla. Dopo quasi un’ora si ritrova su una panchina, senza fiato ma felice. Saluta e si avvia verso l’uscita, ma uno dei ragazzini, il più piccolo , lo abbraccia e torna a giocare con un sorriso.

Il giorno di ripartire era giunto. Andrea si riaffacciò per un’ ultima volta al balcone della sua piccola casa, ammirò il Bosforo. Ispirò profondamente, con la speranza di portare con se quegli odori e quelle sensazioni . Istanbul, i suoi abitanti, i suoi mercati , l’odore delle spezie, il silenzio delle moschee e le litanie del muezzin, le risate di quei bambini, le persone incontrate, lo avevano conquistato.

Le grandi città americane erano lontane, rappresentano quello lui è diventato, la sua realtà. Qualcosa però nella povertà di quella gente, nella loro umana disponibilità lo aveva cambiato.Istanbul rappresenta il suo intimo, la sua anima. E’ il luogo dove ha ritrovato una parte di se , dove ha ritrovato un bambino che pensava perso.

Tornando in Italia decide di intraprendere un altro viaggio.  E’ così che nasce l’idea di questo blog. “Islam il viaggio” nasce per continuare il cammino iniziato. Per capire questi popoli, la loro cultura, la loro lingua, le loro ossessioni e i loro dettami. Per capire , criticare o apprezzare una cultura bisogna conoscerla profondamente, ed io….

Ho intenzione di farlo.

http://www.scoprireistanbul.com

 

ISLAM IL VIAGGIO 4 – ISTANBULultima modifica: 2016-12-01T13:45:31+01:00da andreaengl